PERICOLOSAMENTE AL LIMITE

Da due giorni questo blog non ospitava alcuno scritto, evento abbastanza raro per noi – siamo così tanti che a volte dobbiamo suddividerci le uscite durante la settimana e non tutti trovano spazio (e del resto non tutti i membri del blog si occupano di scrivere gli articoli). Ma se ieri e ieri l’altro la nostra voce si è fermata, lasciando peraltro elaborare gli ultimi due pezzi (il mio e il redazionale) perché certi concetti si innestassero bene nelle menti di tutti, è stato soprattutto perché abbiamo tutti riflettuto e deciso che era il momento del silenzio, quello.
Troppe voci, troppo rumore, troppo poche certezze.
Sì, si diceva che Gemmi avesse sposato la causa dell’Empoli. Si diceva, appunto. Voci – e del resto nulla di ufficiale neanche adesso c’è, anche se è difficile credere che la realtà possa essere diversa: pare abbastanza chiaro che, seppure Empoli e la serie A magari siano ancora in ballo (ma al 99% Gemmi andrà in Toscana), di certo (al 100%) c’è che lui comunque vada non resterà a Cosenza. Quella che due giorni fa era una voce, motivo per cui abbiamo preferito tutti aspettare e tacere, oggi è diventata una certezza, per cui inutile tergiversare ancora.
E poi Tutino: le bordate dei tifosi del presidente (promossi sul campo, evidentemente, a tifosi delle sue tasche) si sono intensificate proprio in questi giorni, da quando questi guitti e lacchè si sono visti svergognati dai quattro ciotarìaddri del blog calcistico più letto della città e non solo. I mercenarissimi non hanno gradito l’essere stati additati al pubblico ludibrio (avreste meritato che lo facessimo con nomi e cognomi…) e hanno ulteriormente alzato il tiro, che addirittura si sta ormai spostando dal lo riscatta per venderlo e costruire uno squadrone col ricavato a lo riscatta per venderlo punto, senza minimamente considerare di rinforzare la squadra (che perderebbe il suo cannoniere e il miglior giocatore dell’ultimo campionato di serie B), per poi finire a non lo riscatta, non ci sono soldi, spese assurde, bisogna essere pazzi per pretendere questo da Guarascio.
Sì, siamo arrivati anche a questo.
E del resto, come si scriveva proprio qui due giorni fa, se la volontà fosse quella di riscattare e rivendere Tutino la strada, nonostante le apparenze, non sarebbe affatto facile, perché non basterebbe al padrone l’idea di realizzare la plusvalenza: occorrerebbe che lui ne avesse la certezza, cioè che ci fosse qualcuno disposto già dal 15 giugno a dargli per Tutino la cifra che lui favoleggia. E al 15 giugno nessuno, nessuno ti mette nero su bianco che ti dà tot milioni di euro, nemmeno per Tutino. A luglio / agosto la fila, magari, ma il padrone non aspetterebbe mai luglio: troppa la paura che per un motivo o l’altro Tutino resti sul groppone a lui – i tifosi si godrebbero ancora il loro campione, ma le sue tasche piangerebbero e a nulla Guarascio tiene più che alle sue tasche.
Ecco perché la pista del mancato riscatto non è poi così peregrina.
D’altro canto, anche qualche testata giornalistica sta cominciando a lanciare questo sasso nello stagno: l’idea che non è detto che Tutino venga riscattato dal Cosenza non è più una barzelletta di ‘ste vie-vie ma un’ipotesi che anche i media ora considerano. E la mancata riconferma di Gemmi non rassicura sotto quest’ottica, perché la volontà di Gemmi era di lottare seriamente per i playoff e Tutino era il fulcro di questo Cosenza che aveva in mente – e non credete a chi vi racconta di un Guarascio semplicemente deluso da non aver centrato i playoff già quest’anno: come negli anni scorsi (Goretti, Bisoli, eccetera) tergiversare, sparire, non rispondere al telefono, rinviare sine die ogni appuntamento con lo staff tecnico era ed è dovuto esclusivamente alla mancanza di volontà di fare un passo più in là della spaventosa mediocrità a cui ci ha (ci siamo) condannati.


Tre cose, per ora, dico soltanto.
Tre sole, perché è l’8 giugno: dal 15 in poi potremo tutti cominciare a dire altro.
Tre cose già dette e ripetute su questo blog, ma mai come oggi attuali e mai come oggi quindi è necessario ripetersi, a costo di annoiare i lettori.
Tre cose e poi per oggi chiudo, a parte ricordare che siamo pericolosamente al limite della pazienza dei tifosi – i veri tifosi del Cosenza – e non credo sia il caso di tirare troppo la corda, perché a Cosenza non si deve scherzare né col fuoco né con Tutino.
La prima: abbiano detto e scritto mille volte quanto sia importante, fondamentale la continuità tecnica. Un concetto spaventosamente alieno al Cosenza di Guarascio che negli anni ha perso giocatori come Rivière, Caso, Casasola, La Mantia, Okereke, eccetera (vuoi per mancati riscatti, vuoi per mancati rinnovi, vuoi per non aver neanche provato a trattare con le società proprietarie dei cartellini), DS come Trinchera, Goretti, ora Gemmi, eccetera, allenatori come Bisoli e lo stesso Viali, eccetera, e ha sempre dovuto ricominciare da capo ogni anno. I risultati si sono visti e sono sotto gli occhi di tutti: due retrocessioni (una virtuale, poi cancellata dalla pandemia, e una reale, poi cancellata da una riammissione), due playout, due salvezze senza infamia e senza lode nelle uniche due annate in cui si era dato un minimo di continuità e c’erano le basi per costruire qualcosa di importante (la prima volta tutto raso al suolo, la seconda è oggi).
Anche stavolta la continuità tecnica va a farsi benedire: via il DS, via forse anche l’allenatore (che ha un anno di contratto ma già ad Ascoli appena seduto in panchina ha visto andar via il DS che lo aveva voluto, il campo ha bocciato la situazione e non è facile che Viali voglia ripeterla), via, a sentire i tifosi del presidente, il giocatore simbolo e anima della squadra.
E ricominciamo da capo. Un circo.
La seconda: Eugenio Guarascio ha promesso pubblicamente di tenere Tutino a Cosenza. A me non importa che formula ha usato e che parole, stiamo lavorando per, faremo di tutto per o che so io: la sostanza è solo quella. Stiamo lavorando per e poi non ti riesce lo puoi dire e può essere perdonato se si tratta di una trattativa ex novo: voglio il giocatore Tizio, lavoro per prenderlo, gli faccio un’offerta, non si trova u accordo, amen. Ma quando non c’è nulla su cui trattare, quando le cifre sono già stabilite non solo col Parma per il cartellino ma anche con Tutino per il contratto, non c’è da lavorare o fare di tutto: basta che paghi il dovuto e Tutino è tuo, stampa già la nuova numero 9 dell’anno prossimo col suo nome sopra, non te lo può impedire nessuno. Anche a Tutino starebbe benissimo se gli si costruisse attorno una squadra per lottare per la serie A, come il giocatore merita e come lo stesso Guarascio sussurra, sospira, sublima già da diverso tempo. Tutino vuole andare in serie A, è vero, ma ha anche detto testualmente che Cosenza è la prima scelta e a casa mia prima scelta significa che prima vengo io e solo dopo viene la serie A – basta garantirgli una squadra in linea con le sue ambizioni.
Quindi a Guarascio basterebbe in pratica mantenere la parola data ai tifosi, in un intervento pubblico ormai famoso (“stiamo lavorando per disputare il settimo campionato di serie B insieme a Tutino“). E quelli che sento e leggo in giro, che dicono e scrivono che i tifosi non possono pretendere Tutino (cioè sostanzialmente non possono pretendere che un presidente mantenga la parola data alla tifoseria, o se preferite sostengono che sia giusto che un presidente menta alla tifoseria) non osino farsi chiamare tifosi del Cosenza.
La terza, strettamente legata alla seconda, e – sì, lo so, l’ho anche scritto che si era toccato l’argomento pochi giorni fa – per quanto fastidio possa dare, bisogna parlare di nuovo del Catanzaro. Del Catanzaro e del suo presidente, che fa il presidente e non il padrone. Giusto per ribadire (a quanto pare a qualcuno non è entrato in testa, o ha fatto finta di non leggere quel passaggio nell’articolo precedente) che quando il Catanzaro di Noto era in serie C (introiti irrisori), aveva in prestito Vandeputte e soprattutto Iemmello, due elementi di categoria superiore. Noto voleva vincere il campionato, aveva appena perso i playoff, Vandeputte e Iemmello avevano il costo che avevano (confido che chiunque si possa rendere conto quanto costi a una società di serie C andare a comprare il cartellino di Iemmello dal Frosinone in serie B) – Noto ha staccato due assegni e si è tenuto i due giocatori. Sì, per Iemmello ha esercitato il diritto di riscatto e poi non lo ha nemmeno rivenduto, ci ha vinto un campionato di serie C e poi ci ha conquistato i playoff in B quest’anno.
Con Tutino siamo nella stessa situazione.
Fatelo sapere ai tifosi delle sue tasche e al prossimo che sentite o leggete affermare che il Cosenza non può permettersi Tutino.

NubeDT

Lascia un commento