LA ZONA MORTA #141 – UNA LOGICA SOCIETARIA.

Tempo è cambiato adesso. Non importa se uno è grande giocatore o meno, se ha 20 o 28 anni. Si parla sempre di soldi. Soldi e interessi dei procuratori. Vujadin Boskov

La settimana scorsa ero stato facile profeta, quando avevo parlato di una possibile mutazione nel caso in cui il Cosenza avesse sfruttato la possibilità di riscattare Tutino. Qualcuno pensava che fossi malato di un inguaribile ottimismo nello scrivere queste cose, basta vedere nei commenti – immediatamente prima dell’annuncio in conferenza stampa – come gli umori erano bassi rispetto a questa mio auspicio. In realtà non avevo tirato ad indovinare. Tutto quello che speravo si configurasse in tempo per compiere questa mossa, era frutto di una logica societaria. Cerco di spiegarmi meglio:

Da quando Eugenio Guarascio ha preso le redini del Cosenza, la società ha attraversato un’unica fase, sempre segnata da una certa instabilità e mancanza di una visione chiara e ambiziosa. Tuttavia, gli ultimi sviluppi, con l’arrivo del Direttore Generale Beppe Ursino del nuovo Ds Delvecchio, e il riscatto di Gennaro Tutino, rappresentano una svolta significativa per il nostro club , segnando (forse) l’inizio di una nuova era. Negli anni precedenti, la logica dei piccoli passi è stata spesso utilizzata come gigantesco scudo, per giustificare una mancanza di investimenti e ambizioni da parte della proprietà. Questa strategia ha visto il Cosenza oscillare tra la Serie B e la Serie C, senza mai realmente affermarsi come una delle realtà più solide del campionato cadetto. E parliamo di sei anni consecutivi! La verità è che di passi fatti c’erano solo una certa volontà di adeguarsi alle dinamiche del calcio, solo ed esclusivamente quando erano imposte dalla categoria. Molto meno perciò del minimo indispensabile e dei piccoli passi pubblicizzati. Sei anni fatti di due salvezze tranquille, una all’ultimo secondo, due playout e una retrocessione rientrata con l’esclusione del Chievo, certificano ampiamente questa convinzione. Parallelamente a questo, non si è mai percepito una chiara volontà di analizzare cosa non andava, per porre rimedio e dare una svolta positiva legata ad una evoluzione. Ma l’anno scorso qualcosa di diverso stava iniziando a manifestarsi. Il mercato alla fine era stato sorprendente nella sua azioni, e molte scelte – almeno sulla carta. – avevano certificato che una certa volontà di progredire si era avviata.

Nei momenti decisivi però, qualcosa si è inceppato, e a fatica si è riusciti a ripartire con serenità e sicurezza. Perché alla fine mancavano dei pezzi. In campo la squadra era buona, ma intorno a lei non si è mai percepito una certa protezione dai soliti scossoni del campionato, che arrivano sempre. Quante volte usare il termine Direttore Generale da qualcuno veniva preso come pure utopia? Quante volte si è – giustamente! – sostenuto che era fondamentale strutturare meglio i quadri dirigenziali per potersi creare una corazza solida ed efficace? Vi faccio notare un piccolo particolare che forse a molti è sfuggito durante la conferenza stampa. Guarascio, parole sue, ha ammesso candidamente che cercava di convincere Ursino a venire sulle rive del Crati da ben tre anni! Chiaro? Tre anni. Quindi, a dispetto di chi è venuto pure a criticarci per le nostre uscite fuori luogo nella logica Guarasciana, anche il Presidente aveva capito che era questo il passaggio più importante per cercare di impostare meglio la Società. L’ingaggio di Beppe Ursino come Direttore Generale – prima ancora che si presentasse alla stampa ed ai tifosi – ha portato una immagine diversa ed una certa professionalità nella gestione del club. Ma questo era fin troppo prevedibile. La storia di Ursino, con un passato di successo al Crotone, deve per forza essere improntata a trasformare il Cosenza in una squadra competitiva e rispettata in Serie B. Lo stesso neo DG si è soffermato a specificare che il lavoro sul campo perlopiù sarà compito di Delvecchio, lui si concentrerà sull’immagine del club.

Il riscatto di Gennaro Tutino è stato il primo segnale forte di questo cambiamento, della mutazione. Anche a livello di immagine. Tutino, un talento riconosciuto e già affermato, rappresenta un investimento significativo e una dichiarazione d’intenti: il Cosenza non vuole più essere una semplice comparsa, ma ambisce a competere seriamente. Il Cosenza sta chiaramente dicendo che è pronto a sedersi al tavolo con tutte le altre società di Serie B, con l’obiettivo di costruire una squadra capace di lottare alla pari. Magari pure per traguardi importanti. Tutto sistemato? Assolutamente no! Con Ursino al timone e una nuova filosofia gestionale, il futuro del Cosenza appare decisamente più luminoso, ma le insidie sono sempre le stesse. La differenza stavolta è che, se si sta impostando un programma ed un progetto tecnico, lo si sta facendo tenendo presente proprio di quelle insidie, quelle problematiche che potrebbero venire fuori inaspettatamente. Non possiamo sapere se il nostro mercato sarà valido, se il nuovo allenatore sarà in grado di portare subito buoni risultati, se gli investimenti renderanno quanto valgono. Le aspettative sono alte, e la pressione per ottenere risultati immediati sarà notevole. Tuttavia, i primi passi sono stati compiuti nella giusta direzione, e il desiderio dei tifosi è che questa nuova era possa portare finalmente il club ai livelli che merita. Soprattutto, la vera speranza è che al primo scossone questa Società – che ha scelto di dotarsi di maggiore collegialità ed esperienza nei quadri societari. -, sappia far fronte nell’immediato a tutte le difficoltà che potranno presentarsi.

Un vera mutazione ed una logica societaria necessitano di tempo, adattamento e prove da superare. Un paio di giorni fa un nostro affezionato lettore ci ha scritto in privato, manifestando il piacere dell’operazione Tutino, ma anche il timore che possiamo impantanarci su questo punto e non continuare su questa via, rimanendo nel mondo dei SE. Timore più che legittimo, ma la sfida adesso consiste proprio in questo. Cioè dimostrare che la nuova strategia di mercato e gestione societaria ha il potenziale di cambiare completamente la percezione del Cosenza. Non più una Società che si accontenta di galleggiare nella mediocrità, ma una realtà ambiziosa e determinata, pronta a fare il suo salto di qualità. Che non parte necessariamente dal conquistare i playoff, ma consolidare il primo mattone che si è posato. La reale natura nello sconcerto da parte degli addetti ai lavori alla inaspettata notizia del riscatto è che il Cosenza si sta finalmente presentando come una società con una visione chiara e ambiziosa, pronta a competere – finalmente! – in maniera adeguata con la Serie B. E per molti di loro è difficile crederci. Il calcio odierno è fatto di mosse, contromosse, giochetti sporchi, accordi e interessi che possono cambiare con un refolo di vento, e soldi. Soprattutto soldi. Vedi la frase del grande Boskov. E’ una cosa con cui finora noi abbiamo evitato di entrare in contatto più del dovuto, cercando solo il contentino della categoria e della sopravvivenza. Ci siamo quasi sempre nascosti, defilati, senza neanche provarci. Adesso pare che abbiamo deciso di metterci in gioco. E, se porteremo avanti senza esitazioni questa idea, tutto quello che faremo avrà un senso, un obiettivo. Una logica societaria. Non sarà facile, cercate di capirlo ora. Ci sarà da sudare, come sempre. Ma sono molto curioso, come tutti, di vedere dove ci porterà.

Sinn Feìn

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