CHIEVORAGINE

Oggi 16 luglio 2021 siamo dunque venuti in possesso del documento ufficiale con cui il Consiglio Federale, recepito il parere della COVISOC, ha rigettato il ricorso del Chievo avverso la bocciatura propedeutica all’ovvia esclusione dai campionati. Così, dopo giorni di ipotesi, congetture, voci e certezze sbandierate da chi so tutto ma non posso dire chi me l’ha detto, abbiamo finalmente in mano la verità, accertata e attestata.
Il documento in parola è illuminante, e fa capire come il Chievo – si perdoni la presunzione di chi scrive, ritenendosi all’altezza di valutare documentazione prettamente giuridica – abbia scarsissime se non nulle speranze di scamparla anche presso il Collegio di Garanzia del CONI, sebbene tutti rappresentino la politicità di quest’organo e quindi il rischio (…) che politica sia anche la decisione che ne potrebbe uscire.
In termini regolamentari, non occupandomi io di politica, posso solo dire che il Chievo non è in regola, effettivamente – e ha torto. Non c’è altro.


Le parole con cui il Consiglio – riprendendo la COVISOC – riassume la vicenda sono esemplificative.
Il Chievo vantava (si fa per dire…) un’esposizione debitoria con l’Agenzia delle Entrate enorme e risalente negli anni. Roba che avrebbe posto sotto l’attenzione degli organi competenti qualunque altro tipo di azienda (le varie voci sono elencate nel documento, che riportiamo integralmente a inizio pagina). Per fare fronte a questa esposizione, la società del presidente Campedelli ha richiesto illo tempore (e ottenuto) una rateizzazione in 72 tranches; tali rate, però, non sono state poi effettivamente pagate. Questo, come sanno anche i bambini, comporta la decadenza di ogni accordo dilazionatorio e/o transattivo e il ripristino della debenza delle somme nella loro interezza: tradotto, se mi devi cento euro, ti concedo per rientrare dieci rate mensili da dieci euro l’una e tu col passare dei mesi non me le paghi, torni a dovermi cento euro tutti in una volta. E siccome l’accordo è decaduto, pagarmi in ritardo una o più rate non lo ripristina e non ti fa venire meno l’obbligo di pagarmi i cento euro (o quanto ancora avanzo) in un’unica soluzione. Non puoi più presentare le rate già pagate (in ritardo) come prova che stai provvedendo a onorare il debito, perché non è più un debito pagabile a rate.
Al momento di lavorare all’iscrizione alla stagione 2021-2022, cioè la prossima, al Chievo si sono ricordati di questo dettaglio – che non è né piccolo né insignificante – e devono essersi resi conto che con il debito con l’erario non saldato non avevano i requisiti per l’iscrizione; così, come attesta la COVISOC, si sono precipitati a pagare rate decidendo del quantum in autonomia (tradotto: hanno stabilito loro, non avendo più alcun accordo in essere con l’Agenzia, di quale importo dovesse essere la rata: potevano pure versare solo dieci euro…) e all’atto dell’iscrizione hanno sostenuto che fosse sufficiente a fargli ottenere i requisiti per la medesima. L’Agenzia, si legge, riguardo questa presunta ottemperanza delle debenze relative al 2014-2018 non ha riscontrato alcuna istanza né trasmesso il rituale piano di ammortamento.
La COVISOC ha ovviamente rigettato questa lettura assolutamente antigiuridica, e ha rilevato che al 28 giugno 2021, termine perentorio ultimo per depositare tutta la documentazione obbligatoria, il Chievo non ha prodotto alcuna prova che quel pagamento di una rata fosse conseguenza di un accordo di nuovo valido e in essere con l’Agenzia delle Entrate. Da qui la bocciatura ovvia. Né vale produrre eventualmente ora, nemmeno davanti al CONI, documenti che attesterebbero un nuovo accordo con l’Agenzia (anche solo di ripristino del precedente) che comunque non potrebbe mai essere precedente al 28 giugno (lo so che alcuni tifosi rossoblu temono la produzione di atti sapientemente retrodatati, ma non scherziamo, via…) e se pure per assurdo lo fosse non potrebbe salvare comunque il Chievo, perché il 28 giugno era e resta termine perentorio per produrre la documentazione, non solo per saldare le pendenze. Se io per iscrivermi in serie B devo prima dimostrare che ho saldato dieci euro di debito che avevo col mio salumiere entro il giorno x, non basta che io le paghi, ma entro quella data devo anche produrre la documentazione che prova che ho pagato.
Perdonatemi il grassetto, ma voglio essere sufficientemente chiaro.


Questi sono, in estrema sintesi (ovviamente la situazione è più complessa) i motivi della bocciatura del Chievo, sacrosanta e inevitabile. Andando oltre, nel replicare anche al ricorso dei clivensi, il Consiglio Federale rileva come anche le argomentazioni giuridiche (o pseudo-tali, mi si perdonerà il giudizio tagliente) portate avanti dai legali di Campedelli siano prive di pregio: si nota che “tale circostanza [la citata decadenza dell’accordo di cui sopra] comporta che, alla data del 28 giugno u.s. rilevante ai fini del procedimento ammissivo, i debiti oggetto della censura mossa con la menzionata nota dell’8 luglio 2021 [della COVISOC] non potessero essere considerati oggetto di rituale adempimento rateale“, e inoltre il ricorso “non offre elementi di segno contrario a questa ricostruzione (né postula principi di diritto tali da indurre una rimeditazione della precedente decisione)“, ovvero il Chievo non ha in mano, oltre a elementi di fatto, nemmeno elementi di diritto tali da poterne suffragare le tesi, a prescindere dalla sede in cui intenderebbe discuterli. E circa il discorso della differenza tra ordinamento statale, che in periodo emergenziale da Covid concede dilazioni con l’erario a 12 rate, e ordinamento federale che è rimasto ancorato alle 4 rate – cavallo di battaglia di tutti i Don Chisciotte che piangono per la sorte del Chievo “bocciato ma in regola con le leggi dello Stato” (?) – ricorda il Consiglio Federale che tale considerazione, anche rappresentasse una discrasia, “non elide l’oggettività dell’inadempimento“, sempre perché l’accordo era decaduto: lo Stato potrà anche concederti 12 rate anziché 4 per rientrare, ma te le deve intanto concedere, ovvero devi avere un accordo. Un accordo valido e in corso, cioè, non decaduto. Altrimenti ogni altro discorso è fumo negli occhi.
Questo con buona pace di “è un problema risolvibile“, “è ingiusto che il Chievo venga escluso per un cavillo“, “è ingiusto che il Chievo non possa produrre nuova documentazione nei ricorsi” e ogni altra boutade mediatica che sapientemente da Verona, attraverso molteplici canali, hanno saputo diffondere. Ma era chiaro che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine.
Sono venuti al pettine ora, visto che anche i Lupi da Guardia di questo blog hanno ottenuto l’accesso alle motivazioni ufficiali.

NubeDT

2 pensieri su “CHIEVORAGINE

    1. nubedt

      Naturalmente, ma alla luce di questo documento è un rischio che mi sento di poter minimizzare. Ci vorrebbe troppa faccia di bronzo per cercare di salvare una società in torto marcio, torto che si conosce pubblicamente.

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