#118 WAITING FOR THE BARBARIANS: COMO

Siamo alla chiusura della regular season ed i giochi saranno praticamente fatti. O quasi, visto che per gli ultimi verdetti mancheranno le classiche code cui la B ci ha ormai da tempo abituato, dei playoff e dei playout. A cui noi, con riferimento a quest’ultimi, fortunatamente stavolta non parteciperemo, essendoci salvati già in occasione della vittoria strappata ad Ascoli, con due turni d’anticipo sulla chiusura. Per quanto riguarda i playoff, invece, fino alla partita con lo Spezia di domenica scorsa, avevamo una flebilissima speranza di potervi partecipare, ma il pareggio poi maturato coi liguri e soprattutto i risultati che hanno riguardato Brescia e Sampdoria, hanno finito per chiudere definitivamente la porta a questa, sia pure affascinante, ipotesi. Quindi, la prossima gara non ha particolari significati per i nostri colori, se non per una classifica capocannonieri che il nostro bomber di razza, Gennaro Tutino, potrebbe ancora vincere, anche se il leader di questa speciale graduatoria, il finlandese del Venezia Pohjanpalo è distante di 3 reti, a quota 22, contro le 19 del nostro “scugnizzo”. Un Tutino che comunque ha stracciato tanti record in questa stagione, da quello della sfortuna, con ben 9 legni colpiti, a quello personale dei gol segnati in cadetteria (era fermo a 13 segnature, realizzate nell’anno in cui grazie alle stesse favorì la promozione della Salernitana) senza dimenticare il record di reti in una stagione di B con indosso la maglia del Cosenza, che fino a settimana scorsa era appannaggio del solo Marco Negri, da domenica affiancato con 19 sigilli proprio dal giocatore napoletano e, ultimo record, non meno importante degli altri, il giocatore rossoblu, appena nominato miglior giocatore della serie B per il mese di aprile, è pure il miglior cannoniere italiano dell’anno, tra serie A e serie B. Tornando al campionato, è stata davvero una Serie B incerta ed equilibrata, quest’anno, e, a testimonianza di ciò, nonostante manchi solo l’ultima giornata, c’è il fatto che di deciso c’è solo la vincitrice del torneo (il Parma, già promosso in A) due retrocessioni (Lecco e FeralpiSalò) e la griglia dei playoff. Ancora rimangono da decretarsi l’altra promossa diretta in A (la terza verrà poi decisa dai playoff), la terza retrocessione diretta in C e le due squadre che attraverso i playout dovranno giocarsi la salvezza evitando la quartultima piazza, che significherebbe retrocessione. A certificare tale stato di incertezza, c’è la composizione della Serie B della prossima stagione che, ad oggi, è decisa solo per metà: solo dieci squadre (Cesena, Cittadella, Cosenza, Juve Stabia, Mantova, Modena, Pisa, Reggiana, Salernitana e Sudtirol) su venti, infatti, sono certe di partecipare al campionato di B 2024/25. Quindi ci aspettiamo, questa sera, un’ultima giornata di campionato particolarmente rovente, con tutti (o quasi) i campi impegnati per sfide decisive per la salvezza, migliorare posizione playoff e per la promozione. Proprio quest’ultimo caso ci riguarderà da vicino perché, se per noi – come detto in precedenza – l’ultima di campionato non ha implicazioni di classifica, per i nostri avversari di stasera la gara è di vitale importanza: il Como, infatti, si gioca la promozione diretta in A, che in caso di vittoria sui Lupi, arriverebbe aritmeticamente senza badare ai risultati provenienti dagli altri campi (in particolar modo quello del Picco, dove il Venezia si gioca la promozione diretta, sperando in un passo falso del Como, ma tendo conto che di fronte avrà i padroni di casa, in lotta per non retrocedere).

Intanto, partiamo dal nome ufficiale del sodalizio lariano, che è Como 1907. Ai suoi esordi il nominativo scelto fu Como Foot-Ball Club che, dopo le fusioni, prima con il Club studentesco Minerva nel 1911 e poi con l’Esperia nel 1926, divenne l’Associazione Calcio Comense, rinominata successivamente Associazione Sportiva Como nel 1936. Nel 1938, dalla fusione con l’A.S. Ardita di Rebbio, nacque la Sportiva Como, divenuta poi Associazione Calcio Como ed infine Como Calcio S.p.A. nel 1970. Nella sua pluricentenaria storia, il sodalizio lombardo ha disputato 14 campionati nella massima Serie, l’ultimo dei quali nella stagione 2002-2003 e 43 campionati della seconda Serie nazionale. Il suo miglior risultato di sempre fu il sesto posto ottenuto al termine della sua prima stagione in Serie A. Arrivando ai giorni nostri, c’è da registrare forse il periodo più buio per i biancoblu, da cui sono usciti solo tre stagioni fa dopo essere risaliti in cadetteria ed aver vissuto diversi anni di purgatorio, che li ha visti tra il 2004 ed il 2016/17 vivere ben due fallimenti (ed un esercizio provvisorio) oltre alla difficoltà di dover ripartire umilmente dalla Serie D (noi ne sappiamo qualcosa e possiamo ben comprendere). Il “miracolo” – dicevamo – si è concretizzato solo negli ultimi cinque anni, grazie all’avvento di una solidissima proprietà straniera, che ha rilevato il Club: l’inglese, si fa per dire, Sent Enterteinment Ltd, società con sede a Londra ma con cuore in realtà pulsante in Indonesia (proprietà afferente alla PT Djarum). Dietro ad essa vi sono, infatti, i fratelli Hartono, Budi e Bambang, meglio conosciuti con i loro nomi occidentali Robert e Michael, capostipiti di una famiglia che deve le sue fortune al commercio del tabacco nel continente asiatico, ma anche e soprattutto agli investimenti sulla Banca Centrale d’Asia, fatti successivamente. Oggi sono al vertice di un impero da 52 miliardi di dollari e secondo Forbes i due fratelli indonesiani rientrano nei vertici della classifica degli uomini più ricchi al mondo, rispettivamente al 71° e 76° posto e 3° e 4° nella speciale classifica dei proprietari sportivi più facoltosi dell’intero pianeta. Giusto per dare qualche termine di paragone, sempre scorrendo Forbes nella graduatoria oggi un po’ datata, pubblicata nel 2021, ma che rende bene l’idea, Roman Abramovich (ex Chelsea) era 142° con 14,5 miliardi; Silvio Berlusconi (Monza) e famiglia, all’epoca erano al 327° posto con 7,6; Zhang Jindong (Inter) 339° con 7,4; Rocco Commisso (Fiorentina) 352° con 7,2. Se, dunque, la proprietà è la più ricca in assoluto dell’intero panorama sportivo italiano, ciò non significa che si sia data alle spese folli per la squadra lariana: gli investimenti nel Como sono stati fino ad un paio d’anni fa contenuti. La facoltosa proprietà lariana naturalmente sostiene economicamente il Club, ma non si disperde in spese pazze e a volte inutili, come spesso capitato in passato a molte altre proprietà con le stesse caratteristiche. A certificare questa politica, il DG Carlalberto Ludi che in passato ha dichiarato: “a noi non piace fare aste al rialzo o buttare i soldi, abbiamo degli obiettivi e li inseguiamo con i nostri tempi”. Quindi i risultati sportivi ottenuti, sono arrivati non già grazie allo strapotere economico, ma per via della equilibrata struttura societaria e ad investimenti oculati e mirati. Così, ad esempio, a parte il progetto di ristrutturazione dello stadio Sinigaglia (al quale sono già stati rifatti il manto erboso, i seggiolini e le panchine e per il quale il Club ha affidato gli studi di fattibilità per il restyling completo dell’impianto a tre colossi mondiali della progettazione sportiva: Elevate, Legends e Img Arena. Il progetto è da 40 milioni di euro), la Società è passata ai fatti, rilevando all’asta il Centro Sportivo comunale di Mozzate, che già dalla scorsa stagione, attrezzato con due campi, palestra, pista d’atletica e uffici, è diventato la sede e il campo di allenamento della prima squadra. L’amministratore delegato, nonché presidente Dennis Wise (ex bandiera e capitano del Chelsea) nella circostanza ha dichiarato: “Essere proprietari di un centro sportivo rappresenta il punto di partenza per costruire un club solido, con una visione a lungo termine e una progettualità di ampio respiro”. Suggeriamo, dalle parti di Via degli Stadi, a Cosenza, di prendere appunti e cominciare a pensare di andare oltre l’investimento sui seggiolini o le convenzioni per l’affitto dei campi d’allenamento di proprietà di altri! Da quest’anno, tuttavia, la Società lariana ha deciso di dare una sterzata al suo modus operandi, decidendo di alzare l’asticella sia sul piano degli obiettivi tecnici (ora la A è ad un passo) che su quello del marketing e della composizione societaria. In tal senso giova segnalare il singolare caso di Como Tv, la piattaforma webtv nata nel 2020, che non si limita a fare da megafono all’attività della squadra ma trasmette anche le dirette di eventi calcistici internazionali. Ciò si è reso possibile poiché l’anno scorso, la TV lariana è entrata a far parte del mondo Mola, TV on demand indonesiana (controllata tramite Polytron sempre dagli Hartono), che già dal 2021 era ed è tuttora, a sua volta, diventata sponsor di maglia del Club biancoblu e si vocifera possa prendere i diritti TV della Serie B per la prossima stagione, dopo averli già presi in esclusiva per la trasmissione delle partite in Indonesia, un paio di anni fa. Il disegno, per il Como, è la creazione di una media company. Progetto ambizioso che, avrà una compiuta riuscita se il Como riuscisse nell’approdo in Serie A.

Per raggiungere questo ambizioso traguardo, dopo la salvezza in B nella prima stagione ed il (deludente) centro classifica dell’anno scorso, i colpi della sessione di mercato estiva sono stati propedeutici al nuovo step del progetto, con impennata degli investimenti nella sessione di calciomercato invernale, quando la dirigenza lariana ha sentito il profumo di Serie A ed allora ha deciso di fare all-in. A breve ne parleremo, entrando nel dettaglio delle operazioni condotte nel corso della sessione invernale. Una strategia che fino ad ora ha premiato e che sta consacrando le scelte del già citato Carlalberto Ludi, il quale era stato riconfermato l’anno passato per 2 anni, dopo un analogo periodo già trascorso in riva al lago, coinciso con il doppio salto di categoria dei lariani dalla D alla B, nella duplice veste di direttore generale e sportivo. In principio di stagione era stata confermata anche la guida tecnica in panchina con Moreno Longo che pareva dovesse, fino alla fine dell’annata sportiva, condurre i biancoblu all’obiettivo: conquista della Serie A. Ed effettivamente il sodalizio in maglia blu reale era in linea con questi obiettivi quando, come fulmine a ciel sereno, il 13 novembre scorso il club di via Alessandro Volta 70 gettava lo sconcerto nel mondo della Serie B, ma anche tra gli stessi, increduli, tifosi del Como. Nessuno si aspettava un colpo di scena tanto netto e clamoroso: la cacciata di Moreno Longo dopo un periodo che lo stesso tecnico di Grugliasco aveva definito buono. Vittoria sul Catanzaro e ad Ascoli, oltre ad un pari ottenuto a Pisa. Sette punti in tre partite, bottino più che in linea con gli obiettivi. Nessuno pensava al colpo di scena: Longo allontanato dall’incarico tecnico dalla società perché non avrebbe convinto con il suo gioco e il suo atteggiamento una Società che descriveva l’operazione come di un “cambiamento dinamico nell’interesse del Club”: critiche per il gioco e l’atteggiamento in campo della squadra, che non sarebbe piaciuto per nulla ai dirigenti tra cui, in primis, Mirwan Suwarso (rappresentante ufficiale del gruppo proprietario). Così la rivoluzione in casa lariana ha portato all’affidamento della panchina a Cesc Fabregas, che da questa stagione, appesi gli scarpini al chiodo, era nel frattempo diventato l’allenatore della Primavera. Ma la mossa del sodalizio lariano non potrà essere definitiva poiché le si è presentato un altro intoppo, stavolta di natura burocratica: ufficialmente Fabregas dopo una deroga di un mese concessagli dalla FIGC – non ha potuto più ricoprire il ruolo di allenatore del Como a partire dallo scorso sabato 23 dicembre data della sua ultima partita come tecnico dei lombardi, poiché non ha ancora il patentino UEFA. L’ex campione del mondo spagnolo però, in una tipica farsa all’italiana, comunque è rimasto di fatto sulla panchina per il resto del campionato, formalmente come collaboratore, allenatore in seconda (ma di fatto vero trainer dei voltiani), sedendo al fianco del gallese Osian Roberts che formalmente risulta l’allenatore in prima. Tornando all’esonero di Longo, la Società si è fatta carico di una grandissima scommessa, anche perché il rendimento del tecnico piemontese era stato piuttosto buono, fino al momento dell’esonero: in 12 partite da lui dirette erano arrivati 21 punti, frutto di 6 vittorie, 3 pareggi ed altrettante sconfitte, 14 gol subiti, tanti quanti ne erano stati realizzati con una differenza reti che era a zero. Alla fine la media punti raggiunta era un buon 1,75. Fabregas invece, dall’esordio avvenuto lo scorso 25 novembre nel derby con la FeralpiSalò, si è seduto per 25 volte sulla panchina lariana ottenendo un ottimo ruolino di marcia, leggermente migliore rispetto al suo predecessore, considerato che ha ottenuto 51 punti frutto di 15 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte, con una media punti di 2,04 a gara. Quindi scommessa largamente vinta dalla dirigenza lariana, cui ora manca solo la ciliegina sulla torta, vale a dire la conquista diretta della A, senza passare dai playoff. Sicuramente, ad aiutare il tandem di tecnici Roberts-Fabregas ci ha pensato la società che, nel mercato di riparazione scrivevamo in precedenza, ha ulteriormente rinforzato un organico che già di suo era fortissimo, potendo vantare calciatori del calibro di Simone Verdi e Patrick Cutrone, per citarne un paio. Così, è arrivato in prestito Gabriel Strefezza, sbarcato in riva al Lario proveniente dalla Serie A, sponda Lecce, per quella che è stata una delle operazioni più importanti dell’intera sessione. A parte l’ala destra italo-brasiliana, i lariani dalla massima Serie hanno pescato pure un difensore d’esperienza come Edoardo Goldaniga, prelevato a titolo definitivo dal Cagliari per puntellare ulteriormente un già forte reparto arretrato. Un investimento sul futuro è stato l’acquisto della giovane punta Fumagalli, distintasi in terza serie tra le fila della Giana Erminio (a metà stagione era capocannoniere del girone A di Serie C con 12 reti all’attivo. Gli altri ingaggi sono tutti provenienti da campionati stranieri: due dalla Super League, campionato di massima serie svizzera da cui sono stati prelevati, a titolo definitivo due giocatori di origini camerunensi, cioè il centrocampista Samuel Ballet (FC Winterthur) e l’attaccante Jean Pierre Nsame (Young Boys); il trequartista algerino di passaporto irlandese Naj Razi, anche lui arrivato a titolo definitivo, prelevato dallo Shamrock Rovers, Ireland Premier Division, massima divisione del calcio irlandese; infine, un importante investimento quanto a prospettiva (il ragazzo ha 23 anni) ed aspetto finanziario (costo del cartellino 2,5 milioni di euro) è stato fatto su Nicholas Gioacchini, promettente punta centrale della nazionale U.S.A., prelevata in MLS dal St. Louis City. Sul fronte cessioni le operazioni sono state, a parte la cessione definitiva di Scaglia al SudTirol, i prestiti dei vari Vignali (Spezia), Cerri (Empoli), Arrigoni (SudTirol), Kerrigan (Novara), Mustapha (Dusseldorf), Blanco (Reggiana), oltre alla rescissione consensuale con Faragò che si è dunque svincolato.

Grazie anche ai nuovi innesti, ma anche ai suoi canoni tecnico tattici Il Como di Fabregas ha cambiato l’approccio alle gare rispetto a Longo: possesso palla, verticalizzazioni, occupazione intelligente degli spazi e baricentro alto sono i concetti chiave dell’allenatore catalano, il quale, in pochissimo tempo, ha reso la presenza dei lariani in campo anche divertente e piacevole da vedere. Ma come fa giocare il suo Como l’allenatore classe 1987 di Arenys de Mar? Intanto il modulo, rispetto al 3-4-1-2 prevalentemente praticato da Longo, è passato alla difesa a 4 ed al centrocampo a 2, sfruttando la linea della trequarti per impiegare l’alto potenziale offensivo dell’organico a sua disposizione. Un sistema di gioco, il 4-2-3-1, che abbiamo imparato a conoscere molto bene in questa stagione perché era quello praticato anche da Caserta prima dell’esonero che nel Como è affidato a giocatori brevilinei e talentuosi, in testa ai quali spicca l’estro sulla trequarti di Simone Verdi che riesce ad essere ancora più efficace in tandem con un finalizzatore (14 gol stagionali per lui) efficace come il comasco doc Patrick Cutrone e l’altro brevilineo Strefezza. L’ex Milan è preferito per caratteristiche alla fisicità di Nsame (188 centimetri per 89 chili utilizzati poco da Fabregas, finora) il quale al momento rimane un’arma poco utilizzata, con Cesc che ha già dimostrato di attenersi a quella filosofia tutta catalana che privilegia il nove non propriamente vero – falso nueve, anche se poi una punta centrale nel suo schema, di fatto, c’è, ma è lì prevalentemente per aprire gli spazi agli inserimenti dei su citati compagni di reparto. Fabregas in questa prima annata da trainer sta mettendo in moto l’ambizione, che si estrinseca dal punto di vista tattico in un atteggiamento decisamente aggressivo della sua squadra. Basta osservare alcune azioni dei lombardi: una delle chiavi tattiche è la ricerca del mis-match (la situazione in cui un giocatore della squadra attaccante affronta singolarmente un avversario trovandosi in condizione di vantaggio rispetto ad esso) a livello offensivo, con gli uno contro uno cercati negli ultimi 20-30 metri di campo. Un piano che porta il Como a spingere sull’acceleratore e a fidarsi del proprio talento, con una rosa comunque oggettivamente sopra la media per la Serie B (la rosa degli azzurri è per valore, stando al portale Transfermarkt, al secondo posto alle spalle del Parma). L’alternativa alle “coppie” offensive è altrettanto interessante, con l’allenatore iberico che punta sulla densità: un Como che riempie l’area di rigore avversaria, con mischie che producono spesso e volentieri risultati ottimi ed occasioni trasformate in gol. Altro argomento tattico su cui Fabregas spinge sono i calci piazzati, situazioni dalle quali la squadra ha trovato in stagione diverse segnature. Una certificazione dell’importanza della densità offensiva di cui abbiamo detto, sublimata nei calci d’angolo e di punizione. Un’altra caratteristica che il Como ha e di crederci sempre, così, per Fabregas e i suoi ragazzi è diventato un modo di vivere e aggredire fino all’ultimo secondo le partite (diversi gol sono arrivati sui titoli di coda). Del resto, comunque, lo spagnolo in carriera ha segnato 80 dei suoi 125 goal nei secondi tempi, più 2 nei supplementari, sintomo di una costanza di rendimento da calciatore che si tra tramutando in efficacia calcistica anche nel suo percorso da allenatore. Ciò che ha trovato meno riuscita nella cura dell’allenatore catalano è la fase difensiva, tant’è che per numero di gol subiti la sua squadra è solo (si fa per dire) la quarta migliore difesa del campionato, col nostro Cosenza che, ad esempio, ha incassato appena due reti in più dei voltiani. Ma parliamo chiaramente di dettagli e comunque, nel girone di ritorno la media di gol incassati a partita (1) si è leggermente abbassata rispetto al girone d’andata, segno che anche la fase difensiva è migliorata e la squadra sta chiudendo in crescendo la propria stagione. Vedremo, sotto questo aspetto, se la difesa lariana sarà stasera in grado di rintuzzare efficacemente gli attacchi di un Cosenza forte di un Tutino vice capocannoniere del campionato.

Il 4-2-3-1 di Fabregas

Detto degli aspetti tecnico-tattici, è ora di occuparsi delle possibili scelte che Fabregas vorrà adottare, ricordando che però, formalmente, il tecnico dei comaschi, almeno sulle distinte ufficiali, sarà Osian Roberts. L’allenatore “ombra” dei lariani dovrà rinunciare all’ex Kone, il quale aveva già dovuto saltare la gara d’andata al Marulla (1-2 per i lombardi con gol iniziale del solito Tutino, poi pareggiato da una rete di Cutrone ed infine ribaltone ad opera di Verdi). Per il resto, tutti abili ed arruolabili in casa voltiana. Sulla base di ciò proviamo ad ipotizzare un 11 che potrebbe essere schierato in contrapposizione al nostro Cosenza. Intanto il modulo: è ipotizzabile che Fabregas voglia fare partire i suoi col 4-2-3-1, anche se non è da escludere una soluzione che preveda due punte. Comunque partendo dall’estremo difensore, non abbiamo dubbi su chi possa essere schierato: il titolare (ed anche tra gli azzurri l’elemento più presente in campionato con 3.399’ giocati) di questa squadra è il croato Adrian Semper, visto che l’altro ex di turno, il portiere Mauro Vigorito, è in riva al lago solo come secondo ed in stagione ha visto il campo per appena 21’. Per la difesa a quattro, sull’out di destra probabile l’impiego di Cassandro (con Odenthal che potrebbe parimenti essere impiegato in quella posizione se Fabregas richiedesse una maggiore copertura) mentre i due centrali dovrebbero essere Goldaniga e Barba. Per il ruolo di terzino sinistro potrebbe configurarsi, così come abbiamo detto nel caso della corsia opposta, un altro ballottaggio con uno tra Sala e Ioannou (per noi favorito il nazionale cipriota). Nella linea mediana a due sono in diversi a giocarsi un posto da titolare, con il danese ex Rubin Kazan Oliver Abilgaard e l’austriaco in prestito dall’Austria Vienna Braunöder che potrebbero spuntarla su Baselli e Bellemo. Nella linea a tre sulla trequarti, a destra sicuro di un posto c’è Strefezza mentre al centro è possibile che, almeno inizialmente, Simone Verdi venga preferito a Cutrone mentre a sinistra Chajia potrebbe essere un’alternativa valida, tuttavia l’impiego di un Da Cunha particolarmente in palla sembrerebbe irrinunciabile per Fabregas. Infine in attacco le due soluzioni più papabili sono o il già citato Patrick Cutrone schierato come falso nueve, ovvero quel Gabrielloni che quando vede il Cosenza è come un toro a cui si ponga davanti un drappo rosso: l’attaccante lariano ha già segnato due doppiette ai Lupi (ultima delle quali nel 5-1 dell’ultima partita giocata al Sinigaglia, a febbraio dell’anno passato), unica squadra di B con cui il numero 9 jesino vanta più di un gol all’attivo. Viali è avvisato.

In conclusione, passiamo a curiosità, varie ed eventuali. Intanto, lo scrivevamo già in premessa, il Como se vince è sicuramente in serie A, senza fare altri calcoli. Ma ai lariani, in virtù dei due punti di vantaggio in classifica sui diretti avversari, potrebbero bastare anche un pareggio e persino la sconfitta, se il Venezia non vincesse a La Spezia. I lagunari dunque sono costretti, per tenere accesa la fiammella della speranza, a far loro l’intera posta in palio e sperare che il Como non ci batta (in caso di arrivo a pari punti, per via del vantaggio di cui godono negli scontri diretti, sarebbero promossi i veneti): giocheranno come anticipato, allo stadio Picco, contro uno Spezia a sua volta costretto a vincere per evitare la retrocessione, visto com’è in bilico tra salvezza e playout, questi ultimi potrebbero verificarsi in caso di sconfitta o pareggio. Quindi azzurri lombardi concentrati sulla partita che giocheranno contro di noi, stasera alle ore 20,30 allo stadio Sinigaglia di Como, ma con un orecchio alla radiolina (si diceva una volta, magari oggi si sarebbe più realistico scrivere “un occhio al device”) per le novità che arriveranno dalla Liguria. Certo è che i favori del pronostico sono tutti verso i voltiani, la cui vittoria è quotata pochissimo dai bookmakers, sicuri che la qualità dell’organico e le maggiori motivazioni degli uomini di Fabregas alla fine avranno la meglio. Così, il segno 1 cioè la vittoria dei padroni di casa ha quotazioni tra 1,22 e 1,33; il segno X (segno, nei nove precedenti di questa gara mai verificatosi, con sette vittorie del Como e due dei Lupi) tra 4,75 e 5,70; infine il 2 con la vittoria del Cosenza che viene pagata tantissimo, cioè con una forbice che oscilla tra 8,19 e 10,50. Un match che sembrerebbe segnato, a stare coi dodici bookmakers analizzati, prima ancora d’essere disputato: si vedrà. Andiamo adesso a vedere a chi è stata affidata la direzione arbitrale della partita: si tratta del signor Gianluca Manganiello della Sezione AIA di Pinerolo. Un precedente con sconfitta per i rossoblu, con l’arbitro piemontese, col quale i lariani invece nei tre precedenti hanno trovato due pareggi ed una sconfitta. Il fischietto, quest’anno particolarmente impiegato soprattutto in massima Serie, sarà assistito da Gamal Mokhtar di Lecco e Francesca Di Monte, di Chieti. Quarto ufficiale Abdoulaye Diop di Treviglio. Al VAR Marco Serra di Torino, AVAR Giacomo Paganessi di Bergamo. In chiusura di rubrica vorrei esprimere tutto il mio rammarico circa la pessima gestione della vendita dei biglietti per il settore ospiti operata dalla Società del Como 1907. ebbene, il balordo sistema adottato dalla dirigenza lariana ha pensato ad uno scaglionamento delle vendite che hanno favorito nei primi due giorni, cioè lunedì 6 e martedì 7 maggio coloro i quali si sono potuti recare nei punti vendita fisici del circuito Vivaticket in provincia di Cosenza. Nella giornata successiva, quella di mercoledì 8 maggio si è passati alla vendita online, ma con acquisto riservato ai residenti in provincia di Cosenza. Solo il giorno dopo, cioè nella giornata di ieri, la prevendita sarebbe stata aperta a chi, come me, è un fuori sede. Peccato che nella giornata di martedì tutti i biglietti del settore ospiti siano andati esauriti, quindi per i fuori sede non c’è stata neanche la possibilità di tentare di acquistare online un tagliando. In sostanza, tagliati fuori da un sistema che, francamente, facciamo difficoltà a comprendere. Crediamo che chi è responsabile della biglietteria del Como avrebbe dovuto pensare all’eventualità di riservare e quindi mettere in vendita nell’ultimo giorno disponibile qualche tagliando per i tanti fuori sede che seguono il Cosenza. Invece, con questo sistema si è finito per favorire quei furbetti (dai social è venuto fuori che qualche centinaio di comaschi, poiché il Sinigaglia è presto andato sodout, avrebbe acquistato tagliandi del settore ospiti, dichiarando nella giornata di mercoledì, di essere residenti in provincia di Cosenza all’atto dell’acquisto online sul sito di Vivaticket, tanto non c’è nessun tipo di controllo!) che hanno indebitamente sottratto a chi invece si è attenuto al rispetto delle cervellotiche regole, finendo danneggiato. Insomma, una schifezza all’italiana. Ci auguriamo solo che questa situazione non pregiudichi l’ordine pubblico, perché a quel punto qualcuno ne dovrebbe rispondere e spiegare a qual pro si è adottato un tale, assurdo, sistema di prevendita. Certo è che una Società che si appresta ad andare in Serie A ha gestito la cosa in modo dilettantistico e una situazione del genere non le fa di certo onore.

Chiudiamo senza neanche disturbare il nostro talismano speciale, Alarico, perché, pur non volendo assurgere al ruolo di vittime sacrificali, qualunque sarà il risultato della partita, una volta tanto non saremo noi quelli che avranno qualcosa da perdere.

Sapiens

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