SANZIONAMI QUESTO

Quando a metà Anni Trenta l’Italia mussoliniana avviò la sua avventura coloniale in Africa prendendosi l’Etiopia, le altre nazioni del primo mondo e la Società delle Nazioni che le riuniva a consesso decisero di censurare, mediante pesanti sanzioni, l’iniziativa del Regime – più che altro, va detto, perché il colonialismo e le risorse dell’immenso continente africano dovevano rimanere cosa loro. Divieto di esportazioni dei prodotti italiani, di importazioni in Italia di materiali bellici da poter usare in Africa, una serie di misure che porteranno a parlare di assedio economico – anche se le pesanti crepe nella Società delle Nazioni (di cui comunque la Germania hitleriana e gli USA non facevano allora parte) resero questi provvedimenti particolarmente inefficaci e puramente simbolici: era la prima volta, infatti, che veniva sanzionato dalla stessa Società delle Nazioni uno stato membro.
L’ipocrisia di una condanna giunta da Paesi molto più colonialisti (Francia e soprattutto Gran Bretagna su tutti) ebbe l’effetto paradossale di rafforzare il Governo Mussolini (non per caso De Felice parlerà dei 30’s del secolo scorso come degli Anni del Consenso) e scatenò la goliardia fascista. A essere presa di mira fu soprattutto l’Inghilterra, che diventerà perfida Albione in un pezzo di quegli anni divenuto famosissimo (Sanzionami Questo).
Sanzionami questo
Albione rapace
Lo so che ti piace
Ma non te ne do

Oggi, a novant’anni circa di distanza, c’è di nuovo la perfida Albione sulla strada dell’Italia; ma stavolta l’Italia è quella della Repubblica democratica fondata sul lavoro, che viene rappresentata dai ragazzi in maglia azzurra, gli avversari non sono politicanti novecenteschi ma i giocatori della Nazionale inglese e – nello sfondo di Wembley – il contesto è semplicemente, seppur di grande importanza, la finale del campionato europeo di calcio.
Immobile, Insigne, Chiellini, Chiesa, Donnarumma, il nostro Berardi, l’Italia di Roberto Mancini all’assalto del Tempio inglese per strappare dalla testa della Regina la Corona e cingersene il capo, dopo – si spera – aver guerrescamente indossato per tutta la partita l’ormai celebre Elmo di Scipio.


Ma c’è un’altra Italia-Inghilterra che interessa ai tifosi del Cosenza – e un altro tipo di sanzioni.
Naso di McKinley
Tibia di Benetti
Nuca del portiere inglese

15 di luglio prossimo venturo, data del consiglio federale della FIGC, è la nostra Italia-Inghilterra. Quella in versione fantozziana, senza diretta TV né di altro tipo, per cui ci si affannerà per tutto il giorno a raccogliere disperatamente notizie, indiscrezioni, voci di corridoio, spifferi da dietro una porta chiusa, fino alla verità sul destino del Chievo e – di riflesso – su quello della società Cosenza Calcio. Saremo tutti lì, idealmente dietro quella soglia, con l’orecchio incollato alla porta per percepire l’aria che tirerà nei confronti dei clivensi. Se le sanzioni stavolta ci saranno – è già da qualche anno che la società di Campedelli trova grazia nelle stanze del Consiglio Federale e in altri simili luoghi istituzionali calcistici – al Cosenza, dopo soli due mesi di inferno, si spalancheranno insperatamente le porte di un ritorno in cadetteria.
Stinco di Pulici
Naso di Antognoni
Da Bellugi a Capello in funzione di ala destra

Sono momenti che in fondo abbiamo già vissuto, pur se eravamo dall’altra parte. Nessuno dimenticherà mai il 31 luglio del 2003, quando aspettavamo buone nuove dal Consiglio Federale che però non arrivarono. Troppi e troppo gravi i peccati di Pagliuso e del suo Cosenza, si disse, per riammettere i Lupi in serie B insieme alle altre tre retrocesse: il Cosenza non era in regola e andava radiato. La notizia non arrivò tanto presto, però, e restammo in disperata attesa per ore quel giorno, pregando per un miracolo che forse non poteva esserci. Magari davvero solo per i peccati troppo gravi di Pagliuso; magari anche perché dall’altra parte avevamo la Fiorentina (con tutto il suo peso sociale e politico) che doveva lasciare la serie C.
Il prossimo 15 luglio sarà come allora. Solo che stavolta noi tiferemo sanzioni.


Scusate l’emozione, amici che state comodamente seduti davanti ai teleschermi, nessuno escluso, ma sono centosettanta anni che non vedevo una partenza così folgorante degli Azzurri! 
Qualcuno ci sta già chiamando sciacalli. Una tifoseria di divoratori di carogne che aspettano la morte altrui per banchettare. Il solito moralismo da operetta che non manca mai di far sentire la sua voce, specialmente da quando esistono i social e ogni umbertoechiano imbecille può dire la sua davanti a un uditorio ben più vasto dell’osteria del paesello che dovrebbe essere l’unico degno palcoscenico di certi deliri – e solo dopo il quinto bicchiere almeno.
Ai moralisti ricordiamo che – come avviene per quello del Cosenza, e lo abbiamo dimostrato – abbiamo accesso anche al bilancio del Chievo (pubblico come tutti gli altri) e sì, è tutto vero, la società del presidente Campedelli al 2020 ha oltre 44 milioni di debiti, e con l’erario, contrariamente a quanto hanno detto con faciloneria taluni soloni nelle prime ore, sta inguaiata assai. Se ne è finalmente accorto, bontà sua, anche Nicola Binda, che sulla sua pagina Facebook – compulsato da tifosi del Cosenza per nulla contenti di come mediaticamente sembrava stesse proteggendo il Chievo – ha corretto il tiro, passando da problema facilmente risolvibile a problema molto serio.
E allora noi, che siamo Lupi (e sciacalli ci andate a chiamare qualcun altro), ricordiamo a tutto lo zoo (compresi pappagalli e iene) che quando si è trattato di pagare il Cosenza ha sempre pagato. No, non parlo dell’erario, parlo di pagare per i propri errori – se così si possono chiamare – come avvenuto nel 2003 sopra richiamato, in occasione dei peccati di Pagliuso.
Allora di sciacalli non ce n’erano?
L’infamia sarebbe dunque oggi pretendere che ogni sacrosanto diritto del Cosenza sia tutelato e rispettato, e che l’esame della situazione fiscale del Chievo e del suo ricorso avverso il rigetto della COVISOC sia rigoroso, integerrimo e inappuntabile?
Noi richiamiamo chiunque alle sue responsabilità, ivi compresi giornalisti (ancora oggi dobbiamo leggere titoloni a tutta pagina sul Chievo tranquillo, nessuna paura, è tutto in regola, ogni cosa sarà chiarita) e vertici federali. Noi esigiamo anche stavolta, come fu per noi, il più ferreo rispetto delle norme. Nessuna soluzione politica, nessuna mano tesa a nessuno. Se il Chievo al 28 giugno 2021 era in regola e la COVISOC ha preso una cantonata, si faccia coi nostri migliori auguri la sua serie B.
Se la COVISOC ha visto giusto, si applichi il regolamento, che dice una cosa sola.

Scusi, chi ha fatto palo?


Noi stasera tiferemo gli Azzurri, sperando che portino a casa l’alloro europeo – che sarebbe meritatissimo visto lo splendido cammino dell’Italia di Mancini e il suo gioco, a detta di tutti il migliore visto nella rassegna continentale. Un rigore generosissimo concesso ai padroni di casa ha consentito all’Inghilterra di raggiungere la finale per sfidare i nostri, a scapito di una bella Danimarca.
Ecco, c’è una finale europea a Wembley, era impensabile che l’Inghilterra non vi partecipasse, no? Anche a costo di fischiare nei tempi supplementari un rigore un po’ così, perché i danesi non ne volevano sapere di fare da vittima sacrificale. Da quella semifinale tifosi e media italiani un po’ temono che non si voglia guastare la festa ai Leoni nemmeno in finale, che portarli fin qui non sia bastato e che il copione preveda – attraverso un arbitraggio che vedrebbe di buon occhio i bianchi di Southgate – il trionfo finale per la nazionale di Sua Maestà, a costo di pescare dal cilindro altri rigori un po’ così, e pazienza per le polemiche.
Beh, noi a Cosenza per il prossimo 15 luglio un po’ temiamo qualcosa del genere. Sai, Campedelli. Sai, la Paluani. Sai, una società del ricco nord. Sai, il parere COVISOC non è vincolante per il Consiglio Federale. Sai, Guarascio non è simpatico in Lega B. No, nemmeno a noi è simpatico – e stavolta non metto link perché quello che pensiamo della sua gestione societaria è scritto praticamente in ogni articolo di questo blog – ma non per questo accetteremo nulla del genere. Come speriamo, in questa malaugurata eventualità che certamente è solo dietrologica scaramanzia, vero?, non lo accetterebbe il Cosenza, pronto a schierare i suoi avvocati (al presidente ricordo che ci sarebbe anche una squadra da schierare, in una categoria o l’altra, e ancora siamo a sette elementi in rosa al 10 luglio).
Naso di Antognoni
Nuca di McKinley
Tuffo in area di Sterling
Ricorso del Chievo

Noi siamo pronti tutti qui a sostenere i nostri: azzurri, rossoblù o avvocati che siano. In attesa della nostra vittoria per ventuno a zero.

NubeDT

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