TUTTI SANNO, MA NESSUNO PARLA. PERCHE’?

Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.”scrisse una volta il famoso filosofo Wittgenstein.

E’ un’invito all’umiltà, ma anche al non sproloquiare su tutto, soprattutto su quello di cui non si sa. Perchè la conoscenza di determinati argomenti è prerogativa di poche persone, ed a loro – e solo a loro – deve essere lasciata la parola. Altrimenti si rischia la confusione e la disinformazione. Nella fattispecie, troppe persone hanno parlato sulla vicenda Chievo e sul PERCHE’ di questa famosa esclusione della Covisoc. E alcuni, come una famosa firma giornalistica nazionale della Gazzetta dello Sport (si, proprio lui, Nicola Binda) sono stati costretti a fare un clamoroso dietrofront per evitare una figuraccia! La verità però rimane, ed è solo una. Il Chievo tecnicamente è fallito ed andrebbe escluso. Non c’è bisogno di un’esperto per saperlo (anche se noi alla fine abbiamo chiesto lumi a chi lavora nel settore). E la cosa non solo è risaputa, ma anche vecchia! Si, perchè questa situazione è ormai nota dal 2016. E non solo a livello sportivo, ma anche e soprattutto finanziario. Però nessuno parla. Tutti sanno, ma nessuno parla. E chi parla è portato perlopiù a rassicurare sul buon esito. E si è visto da come è venuta l’esclusione. La Covisoc si sarebbe dovuta esprimere alle 19. Ma la notizia dell’esclusione è venuta ufficialmente fuori alle 22 inoltrate! Come mai? Cosa c’era di così grave e controverso da richiedere tanto tempo per approfondire, prima di esprimersi? Non si sa.

O meglio, non si può sapere. Bocche cucite su tutto. Anche sulle motivazioni dell’esclusione. Tant’è che prima anche i giornali parlano di errore “facilmente risolvibile”, poi iniziano a dire che la cosa potrebbe essere seria, e adesso siamo già andati oltre. Cioè si da per scontato che il ricorso verrà rigettato e si dovrà andare al Coni. E, c’è ovviamente da chiedersi, com’è possibile che si facciano questi ragionamenti, se le motivazioni dell’esclusione sono tuttora “segrete”? Perchè evidentemente SI SA qual è la motivazione, ma probabilmente non ci sono margini perchè il ricorso abbia successo. E allora inizia a farsi strada il sospetto che si stia per alzare quella famosa “nebbia” italiana. Una nebbia fatta di disinformazione, intrallazzi – accordi e disaccordi – che portano alla solita cerchia ristretta che deve decidere diversamente, malgrado il regolamento. Già, il regolamento. Il vero scoglio insuperabile, a quanto pare. Perchè, a dispetto di quello che i media nazionali hanno inizialmente cercato di pubblicizzare, la questione non si può risolvere presentando documenti riparatori! Leggete ancora se non ci credete:

“In sede di ricorso non potrà essere presentata documentazione ulteriore rispetto a quella già esaminata dalla competente Commissione, né potrà essere effettuato e/o integrato alcuno degli adempimenti richiamati ai Titoli I), II), e III) (del manuale delle licenze), il cui termine perentorio è fissato al 28 giugno 2021.

L’ultima riga mette in risalto una cosa importante. Una data. Il 28 giugno. Perchè, una delle poche cose che alla fine è trapelata, è che già da prima del 28 giugno la Covisoc aveva cercato di contattare il Chievo per evidenziare che la documentazione era lacunosa per l’ammissione. Ma anche qui c’era stato silenzio. Quindi anche questo, nonostante tanti strombazzamenti di sicurezza sull’iscrizione da parte della Società clivense, era noto! E allora? E allora anche la fine è nota. Più esattamente “dovrebbe essere nota”. Se non fossimo in Italia. E quella nebbia non si fosse già alzata. Perchè, scusate, se alla fine si andrà veramente al Coni, che senso ha la Covisoc? Cosa impedisce un domani, a QUALSIASI SQUADRA di seguire questo iter giudiziario, se verrà bocciata dalla Covisoc? E a che serve un regolamento, se qualcuno può non rispettarlo perchè tanto fa parte di una “ristretta cerchia” di privilegiate? Leggo di gente che, giustamente, è preoccupata che anche in caso di ripescaggio “l’uomo che aspetta” non ci farebbe passare una stagione diversa dall’ultima. E, almeno per ora, i fatti gli danno pienamente ragione. Lo conosciamo benissimo ormai, nonostante i suoi devoti difensori lo dipingano anche in questa occasione come uno che ci vede lungo. Peccato che non sia così, e l’ostinarsi e ripeterlo rende tutto ancora più ridicolo intorno al modo di comportarsi di Guarascio. Però qui c’è in ballo altro, molto altro. C’è in ballo la giustizia. Perchè, Guarascio o non Guarascio, se il Chievo non ha i requisiti, non va iscritto! E non m’interessa quale cerchia massonica lobbistica finanziaria ci sia dietro Campedelli. C’è un limite alla decenza, e qui si sta inziando a superarlo abbondantemente! Quindi, intanto facciamo in modo di non subire, come tifosi del Cosenza, un’altra ingiustizia, oltre a quella di ritrovarci con un Presidente che non ci merita. Tanto con lui la resa dei conti – per farlo andare via – ci dovrà essere a prescindere dalla categoria, B o C che sia. Ma questa ingiustizia a favore del Chievo, se fosse perpetrata, toccherebbe noi Tifosi. Perchè toglierebbe fiducia in un sistema che già ha scricchiolato pesantemente in un passato neanche tanto lontano. Nel 2003 lo scandalo non fu la nostra esclusione – solo i languidi beoti filopagliusani si possono attaccare a questa stupidaggine – ma la riammissione della Fiorentina. Una squadra che non aveva più titolo delle altre aspiranti in serie C (visto che era fallita e si era appena fatta la C2!), ma che evidentemente faceva parte della famigerata “cerchia”. Stavolta sarebbe solo la prova defintiva che non c’è niente di conquistato sul campo nel calcio Italiano. Solo “indirizzato”, grazie ad una ragnatela di favori e privilegi. La giustizia non avrebbe parola in merito. E anche questo – dopo la penosa stagione che abbiamo vissuto – sarebbe una beffa che non ci meritiamo.

Lascia un commento