LA PISTA BULGARA


Il 28 ottobre 1982 il terrorista turco Ali Agca, ex giovanili dei Lupi Grigi e nazionale di terrorismo del suo Paese (con il quale sfiorerà il successo ai mondiali di terrorismo nel maggio 1981 a Roma, in Piazza San Pietro), deponendo davanti al giudice istruttore Ilario Martella fa i nomi di alcuni bulgari suoi compagni di squadra di club (la Federazione degli Idealisti Turchi): il primo è Sotir Kolev, a cui nei giorni successivi seguiranno Bayramic e Sotir Petrov. Ma come, diranno i più attenti, tutti Sotir si chiamano questi bulgari? Assolutamente no, e infatti i loro veri nomi sono Sergej Antonov, Jelio Vassilev e Todor Ayvazov. E’ vero, finiscono tutti in -ov, ma questo sì che è normale per i bulgari.
Nasce così la pista bulgara, uno dei più avvincenti romanzi dal vero della mitologica Italia degli anni 80 – uno scenario magnifico che tra servizi segreti dritti, servizi deviati, terroristi, sette esoteriche, depistaggi, bombe, misteriosi incidenti aerei, psicodrammi nazionali & molto altro ha offerto e continua a offrire agli autori di thriller, noir e spy story un retroterra fecondissimo che si potrà sfruttare ancora per decenni.
Mò, lascia stare che la pista bulgara era solo la prima di tutta una serie di sparate inverosimili – pardon: di giocate individuali di un fantasista istrionico e fuoriclasse come Agca. O, se preferite, di boutade – propinate agli inquirenti dell’impareggiabile terrorista turco. Ok, il fantasista si era inventato tutto – col suo riconosciuto e indiscusso geniale talento -, i tre bulgari non c’entravano assolutamente nulla con quella storia di pistole, spie e attentati al Papa, ma insomma, vuoi mettere il fascino della pista bulgara? Suona maledettamente bene, come certi nomi di certe tematiche di agenti segreti e grande Storia, tipo guerra fredda o crisi del missili.


Giovedì 20 gennaio e tutto va bene: dopodomani il Cosenza torna finalmente in campo dopo ormai quasi un mese, tempo in cui si volendo sarebbe potuto allestire un organico da serie A (e nessuno pretendeva questo) recuperando le settimane perse quest’estate e di cui ancora paghiamo lo scotto – e invece siamo esattamente al punto di prima, con un Liotti e un Hristov in più, a rinforzare settori che meno degli altri necessitavano di nuovi innesti, e il buio più totale in quelle zone del campo e in quei ruoli in cui abbiamo manifestato drammatiche lacune. Invano abbiamo pregato, supplicato, sbraitato chiedendo che si procedesse immediatamente ai nuovi acquisti, appena si fosse aperta la sessione invernale di calciomercato, badando per una volta a rinforzare la squadra e farlo da subito (come sopra, per recuperare tempo e terreno persi) anziché sempre e solo al risparmio: tutto inutile, l’inerzia della società è rimasta tale davanti alla voce dei tifosi.
A chi legge il blog devo una spiegazione definitiva sulla vicenda Casasola, rimasto a Frosinone come minimo almeno fino a dopo la prossima partita dei ciociari. Avevo anche scritto che le fonti lo davano a Cosenza lunedì scorso – ed era così, almeno fino al giorno prima o poco più. Si era a fatica raggiunto un accordo più o meno su tutto: anche per venire incontro alla volontà del giocatore, che intendeva sentirsi parte di un progetto, si era concordata con la Lazio una formula ibrida che prevedesse la possibilità di un passaggio a titolo definitivo con un contratto per ulteriori due anni dell’argentino a Cosenza, al termine di questa stagione. Tutti contenti, e cosa è cambiato allora? Perché lunedì mattina Casasola non è stato ufficializzato e non era a Cosenza come rivelato?
E soprattutto, perché le possibilità di ingaggiare Casasola (che ricordo essere un giocatore espressamente richiesto dal tecnico) sono scese dal 99% di domenica – era davvero praticamente nostro – al, diciamo per essere buoni, 51% di oggi?
Ci racconteranno che è dipeso dai guai del Frosinone, rimasto senza esterni destri di ruolo per la gara che disputerà domani e che ha quindi chiesto o preteso di tenere per sé il giocatore ancora per qualche giorno, per coprire la lacuna sulla fascia (in attesa del rientro di Zampano dalla squalifica, dell’ingaggio di Sabelli, eccetera). Credo che già ieri su questo stesso blog vi sia stato spiegato che è una mezza scemenza: i guai del Frosinone li piange il Frosinone, non la Lazio che in caso di infortunio di Casasola domani rischierebbe di perdere i soldi che teoricamente le daremmo per rilevare il contratto, non lo stesso argentino che per lo stesso motivo mai accetterebbe di scendere in campo (voi avete mai visto un giocatore in lista di partenza, già d’accordo con un’altra società, accettare di giocare – a rischio di infortunarsi e perdere tutto – un’ultima partita con la sua quasi ex squadra che all’improvviso ne ha bisogno?). In sostanza, se le cose fossero rimaste come negli accordi validi fino a sabato scorso almeno, Lazio, Casasola e procuratore di quest’ultimo al Frosinone avrebbero replicato di giocare semmai in dieci, ma non di schierare l’argentino.
E cosa è successo allora? Che ci siamo tirati indietro noi. Di nuovo.
Che gli accordi di prima non ci piacevano più – forse a qualcuno non erano mai veramente piaciuti -, che il giocatore lo vorremmo solo in prestito secco senza alcun impegno per i prossimi due anni, probabilmente nemmeno condizionato alla salvezza. Che non vogliamo offrire un acquisto a titolo definitivo alla società nemmeno differito nel tempo e di conseguenza non possiamo offrire al giocatore un progetto tecnico di cui fargli far parte. Il nodo è soprattutto il suo ingaggio: al proprietario non va giù, evidentemente, di doverselo sorbire per tre anni in caso ci si salvasse.
Ecco cosa è successo. E a essersi incazzata è la Lazio proprietaria del cartellino, mica il Frosinone.
Questo è il mercato importante promesso da Guarascio: un giocatore espressamente richiesto dal tecnico, accessibile, sul mercato, per il quale si concordano anche le condizioni del trasferimento e le si accettano, che non si prende in tempo per la gara di campionato perché da quelle condizioni ci si tira indietro per motivi di mero risparmio economico e così si rischia di perdere il giocatore, sul quale ci sono altre società, pur di risparmiare il centesimo – alla faccia dei risultati sul campo.


Questo ennesimo, vergognoso teatrino – che ricordo essere la copia carbone dell’affare Gliozzi nell’estate 2020: giocatore preso da Trinchera a titolo definitivo dal Monza, intervento disperato e trafelato del presidente a fermare tutto, telefonate frenetiche con Galliani a Monza e titolo definitivo trasformato in prestito secco, tutto raccontato pubblicamente da Trinchera stesso – fa sorgere però una domanda impellente. No, non le domande che vi porreste ora voi lettori e tifosi: quelle le conosco bene, e ammetterete che sarebbero retoriche: la risposta la sapreste già da voi. La domanda che mi pongo invece riguarda altro.
Riguarda Hristov.
L’operazione Hristov, alla luce di quanto sta dimostrando per altri giocatori il parsimonioso presidente (e di quanto ha dimostrato in undici anni: non fu forse lui a chiedere, come svelato sempre pubblicamente da Stefano Fiore, all’allora direttore generale ed ex bandiera del Cosenza se non ci fosse economicamente convenuto perdere la gara di Coppa Italia a tavolino non presentandoci, piuttosto che spendere i soldi per la trasferta a Portogruaro?), fa sorgere più di un interrogativo.
Secondo le cronache, per il difensore già passato da queste parti il Cosenza ha speso cinquecentomila euro da versare in tre anni allo Slavia Sofia. E come mai una società che non prende (in un ruolo in cui ne ha disperatamente bisogno) Casasola in tempo per una gara fondamentale, che rischia addirittura di far saltare tutta l’operazione (dopo aver già perso altri obiettivi sul mercato, vedi Asencio e soprattutto Da Cruz – quest’ultimo perso per gli stessi motivi per cui si sta rischiando di perdere Casasola), all’improvviso mette mezzo milione di euro (in tre anni) sul piatto per Hristov?
Dal punto di vista tecnico è già di suo un’operazione strana: il giocatore lo conosciamo bene, lo abbiamo già avuto qui, seppure visto pochissimo in campo – non era nemmeno dispiaciuto e poi è un nazionale del suo paese, ma non copre alcuna lacuna attuale. L’urgenza era semmai un centrale di piede mancino, cosa che Hristov non è: mettiamo che questo centrale venga preso (diciamo Regini, toh), Hristov che fine fa, considerato che a breve rientrerà Vasainen, ovvero il migliore del pacchetto arretrato? Regini o chi per lui a sinistra, Rigione al centro, Vasainen a destra nella difesa a tre – o ancora Rigione e Vasainen centrali in quella a quattro (oppure Vasainen e il centrale mancino). Hristov in panchina.
Abbiamo speso mezzo milione per un giocatore da destinare alla panchina?
Mezzo milione per uno che nelle gerarchie prenderà il posto di Tiritiello, prima riserva?
Mezzo milione di euro, sia pure spalmato in tre anni – ma questo significa pure che potrebbe incidere per i prossimi tre bilanci -, per una riserva, noi che rischiamo di perdere persino Casasola per non voler spendere un centesimo?
Mezzo milione di euro per un giocatore, Guarascio?
Capirete tutti che la cosa mi suscita enormi perplessità, fino a farmi chiedere cosa ci sia dietro. Forse una pista bulgara ce l’abbiamo anche noi a Cosenza. E perché no?, se poi già sul nostro palcoscenico sono saliti i russi, con l’ausilio ispanicheggiante di Fernando Martinez Vela. Caduta la Cortina di Ferro, da decenni è ormai liberi tutti da Oriente a Occidente. Poi quando si tratta di calciomercato del Cosenza ormai è acclarato che ci sia ulteriore materia per romanzi, mystery, feulletons, storie da raccontarsi di sera agli angoli del focolare o intrecci di caratura internazionale che meriterebbero il grande schermo e la firma di un prestigioso regista, dopo essere passati in vie cartacea dalle sapienti mani di un Le Carrè o un Ken Follett.
E figuriamoci, una pista bulgara non si nega a nessuno. In una trasmissione web dedicata al Cosenza un addetto ai lavori esperto di calciomercato ha persino teorizzato che il bulgaro (il cui cognome immancabilmente finisce in -ov) non sia stato preso davvero dalla società di Guarascio, che si starebbe prestando (dietro remunerazione in ottica valorizzazione) a fare da parcheggio conto terzi per il difensore, per poi passare all’incasso.
Io vorrei anche dare retta alle parole di Goretti, quando spiegando ai tifosi l’acquisto di Hristov (specie a quelle cifre) ha detto di avere convinto il presidente facendogli capire che lo rivenderemo a molto di più di quanto abbiamo speso per lui. Oddio, questo non escluderebbe e anzi confermerebbe la teoria dell’addetto ai lavori di cui sopra – e soprattutto comunque, come ho sempre scritto qui, a me non sorride l’idea di considerare esclusivamente l’idea di lucrarci sopra quando si ingaggia un calciatore (dovresti prenderlo perché ti dia qualcosa in più di quello che hai), e mi urta moltissimo che per convincere Guarascio a comprare un cartellino gli si debba dire che ci farà soldi di sopra, come se già così il Cosenza Calcio non gliene portasse abbastanza.
Io però vorrei essere buono e credere a Goretti che l’intento sia solo questo (e di riflesso, ovviamente, un intento di miglioramento tecnico della squadra: uno lo rivendi a più di quanto lo hai pagato se da te rende), solo che non posso fare a meno di chiedermi quando e come Hristov renderà tanto da rivenderlo, toh, a cinquecentomila e un euro, se nemmeno si riesce a capire quando e come scenderà in campo con la nostra maglia.
Ma magari già contro l’Ascoli gioca, fa un partitone, non prendiamo nessun centrale mancino, la difesa resta a tre e si schiera lui insieme a Rigione e a Vasainen (di cui attendo il rientro dall’infortunio come si aspetta il Messia). Magari. Chissà.
O magari gioca e giocherà obtorto collo sempre proprio per non far porre queste domande in giro.
Del resto, in una società trasparente come la nostra, nell’operazione Hristov cosa potrebbe mai esserci dietro?

NubeDT

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