QUESTIONE DI TEMPO



Trascorsi dieci giorni da quella partita di ritorno dei playout entrata di diritto nell’epica dell’immaginario collettivo cosentino, raffreddata finalmente la mente dopo settimane di tensione e paure, entriamo con una domenica di fine maggio nell’ottica di un’estate prossima ventura che ci porterà in dote un inizio di campionato assolutamente lampo (in campo per i tre punti già il 13 agosto, probabilmente una settimana prima si giocherà in Coppa Italia) che impone ritmi di calciomercato e dipanamento delle strategie elevati e senza ripensamenti. Non c’è spazio, ora meno che mai, per tentennamenti, riflessioni, tre passi indietro dopo averne fatto uno avanti e dilemmi filosofici lunghi ere ogni volta che bisogna spendere un centesimo: in sostanza, non c’è spazio per gli inaccettabili tempi di Guarascio.
Stavolta bisogna fare calcio.
In questa domenica, allora, proviamo ad analizzare la situazione attuale, tolti gli occhiali rosa di un ottimismo che i media stanno diffondendo a piene mani ma senza minimamente argomentarlo: si scrive sempre e solo che Goretti accetterà, Bisoli accetterà, come se si fossero installate microspie nei luoghi degli incontri tra presidente, DS e allenatore o direttamente nelle teste degli interessati; non solo: a queste presunte accettazioni, a questi asseriti – e finora ancora lontanissimi dall’essere ufficiali – rinnovi di DS e allenatore, si collegano indebitamente considerazioni pericolosamente empiriche, ovvero che queste conferme sarebbero la prova che Guarascio avrebbe intenzione di cambiare marcia e varare una gestione societaria finalmente da serie B: se Goretti e Bisoli accettano e restano significa che hanno garanzie che Guarascio opererà bene e investirà come si deve. Il ragionamento è questo e non c’è modo di far capire a certa gente che è un ottimismo troppo precipitoso.
Le stesse garanzie, tocca ripeterlo, che avevano avuto Trinchera, Braglia, in parte persino il primo Occhiuzzi (a cui l’anno scorso in occasione del mercato invernale era stato promesso Pettinari, e se vogliamo quest’anno gli era stato promesso Casasola). Sappiamo com’è finita con loro.
Goretti non sappiamo se resterà.
Bisoli non sappiamo se resterà.
Anche restassero entrambi, non sappiamo se le parole e le promesse che avrà usato Guarascio per trattenerli poi si tradurranno in fatti, perché in passato già altri professionisti sono stati in questo modo traditi dal presidente, che si è tirato indietro nel momento in cui alla sua società toccava dimostrarsi (con investimenti e impegno) una società di serie B.


Domenica di fine maggio e si sfoglia la margherita.
Il caldo ci spinge sulle spiagge già da ora, ma la mente non si scolla dalle idee che ruotano intorno al Cosenza. Veramente, stavolta abbiamo attraversato un’epopea: persino l’amarissima retrocessione della scorsa stagione (forse la peggiore retrocessione della nostra storia), poi mitigata dalla riammissione in B, non ha rappresentato quelle mostruose montagne russe emotive che abbiamo vissuto nella stagione appena conclusa e nell’esperienza formativa dei playout.
Io personalmente non voglio ripeterla più – per la precisione, gradirei godermi un paio di stagioni tranquille, tipo un Como qualsiasi, con qualche sporadica incursione in zona playoff verso l’ottavo posto (per poi uscirne subito, dovessimo mai farci venire grilli per la testa e pretendere che la società ne approfitti per comprare altri giocatori ancora più forti e centrare gli spareggi post season per andare in serie A) e soprattutto salvarmi a quattro, non dico di più, quattro giornate dalla fine – non averlo fatto quest’anno, e anzi aver rischiato la serie C finendo ai playout nonostante un campionato così scarso che a quota 35 siamo arrivati addirittura quintultimi perché quattro bande sono riuscite a fare peggio di noi, è stato delittuoso (e peggio sarebbe stato retrocedere). Ora vorrei una squadra che di punti ne faccia 50, 52, 55, resti magari ai piedi dei playoff arrivando nona o decima ma salvandosi con un mese di anticipo. Per due stagioni, così mi rilasso. E’ chiedere troppo?
Al momento sì.
Si riparte dall’aspettare i tempi di Guarascio – forse dal rifare gli stessi errori, pur di risparmiare due centesimi che poi al limite ci si salva all’ultimo o succede qualcosa e ci riammettono oppure boh. Questo è il massimo dell’idea di programmazione dimostrato finora dalla società: un orizzonte temporale che se va bene arriva sì e no a dopodomani, letteralmente.
Si riparte da Matosevic in porta, Hristov o Rigione, Venturi e Vaisanen in difesa, Vallocchia, Kongolo e Florenzi in mezzo, Larrivey e Zilli di punta, con Vigorito, Voca e Pandolfi in panchina. La base su cui costruire di cui hanno blaterato in molti in questi giorni: una squadra che ha fatto la miseria di 35 punti, depauperata dei suoi elementi migliori e di categoria (Di Pardo, Camporese, Situm, Caso, Palmiero, eccetera) perché non di proprietà.
Si riparte come al solito da Guarascio che pensa, pensa, pensa. Ci sono cose da fare, decisioni da prendere, firme da apporre, tutta una serie di atti propedeutici per allestire finalmente una squadra che non navighi nelle peggiori acque della classifica come da sempre – da quando è tornata in B – a questa parte, ma Guarascio ancora pensa, riflette e medita, schiavo come sempre della sua paura di bruciare soldi per ogni singolo centesimo che spende. Lo ha sempre detto che il Cosenza è un hobby e non si spendono tanti soldi per un hobby, per qualcosa che non viene considerato mai un investimento ma solo (quanto è cambiato da dodici anni fa a oggi?) un peso necessario da sostenere per continuare a lucrare sull’appalto della spazzatura in città.
Si riparte così, con Guarascio che invece di agire per tempo al momento ancora pensa, e valuta magari se gli convenga spendere un euro oggi per qualcosa che potrebbe avere tra tot mesi gratis se qualcuno gli farà l’elemosina – e se non gliela faranno pazienza, si farà a meno di quella cosa. Coi calciatori da ingaggiare è andata spesso più o meno così.
Si riparte senza sapere ancora chi saranno DS e allenatore.
No, l’accordo con loro per la prossima stagione è tutt’altro che raggiunto, tutt’altro che una formalità. E chi scrive a oggi che non ci sono dubbi sul fatto che Goretti e Bisoli saranno certamente riconfermati e accetteranno di proseguire la loro avventura professionale con il Cosenza Calcio pecca, nella migliore delle ipotesi, di eccessivo quanto ingiustificato ottimismo – nella peggiore di malafede e solito servilismo filosocietario.


Veniamo all’incontro dell’altro giorno tra il direttore sportivo e Guarascio.
Quello che Goretti ha chiesto al (per ora suo) presidente si sa ed è comunque anche facile da desumere, nel caso, perché il direttore certi argomenti li ha sempre toccati, anche nelle conferenze stampa: innanzitutto pretende di poter contare su strutture di allenamento e ricettive tali da non costringere la squadra a vagabondare per tutta la provincia per trovare dove allenarsi e preparare le partite. Lo stesso Goretti, in una celebre conferenza stampa di fine mercato invernale, ha parlato del Pompeo Macrì e del Real Cosenza, a due passi dallo stadio, non capacitandosi di come non si sia stipulata una convenzione per farli utilizzare al Cosenza Calcio all’uopo.
Ovviamente il secondo nodo da sciogliere è relativo al budget da stanziare. Goretti sul punto ha le idee chiare: già riguardo al suo arrivo a Cosenza l’anno scorso ha sempre detto che i suoi colleghi avevano provato a dissuaderlo, proprio in forza dei ritardi biblici con cui qui si allestiscono le rose (a Guarascio giusto la scusa della riammissione tardiva occorreva dargli…) e dei quattro soldi miseramente messi a disposizione dal proprietario. Il direttore ha fatto un’impresa (condita da errori? Risulta essere arrogante? Non conta più nulla, conta che abbia condotto insieme a Bisoli la nave in un porto difficilissimo in cui approdare), adesso vuole spendere la nuova credibilità che ha accumulato: bisognerà vedere se la spenderà qui o altrove. Il punto chiarissimo è che non accetterà più le condizioni con cui è cominciata la scorsa stagione.
Benissimo ha fatto Alfredo Nardi sul Quotidiano, mentre tutti i suoi colleghi già stavano parlando e scrivendo di accordo prossimo a raggiungersi, ad andare a chiedere lumi direttamente a Goretti stesso, che così gli ha chiarito la situazione: “la scorsa estate mi venivano proposti tre anni di contratto, ma la situazione era tale, col rischio di retrocedere (penultimo budget del campionato, sette tesserati in rosa di cui due infortunati, squadra costruita ad agosto inoltrato), che poi come sarei potuto restare se non ce l’avessimo fatta a salvarci? Ora che è andata bene posso proporre alla società le mie istanze. La prossima settimana, se il presidente vorrà, entreremo nel merito in maniera concreta. Oltre al campo di allenamento e al budget, è necessario che il Cosenza compia una decisa inversione a U“, che probabilmente significa anche dotarsi di un vero DG.
I punti, dunque, sono davvero quelli che avevamo più o meno intuito tutti: la presenza di un direttore generale addentro al mondo del calcio per consentire alla società di evolversi in tutti i settori, la dotazione di campi di allenamento stabili e soprattutto un budget che rispetto all’attuale sia – senza esagerare – più cospicuo di almeno 1.5 milioni.
Ora, accetterà invece Guarascio di aumentare considerevolmente il budget?
La serie B gli fa entrare nelle casse otto milioni a stagione dal 2021-22: otto quella appena conclusa, otto la prossima, sono più o meno sedici solo per il fatto di esserci – senza contare introiti provenienti da altre fonti. Se almeno sei e mezzo di questi milioni stavolta fossero destinati alla squadra di calcio, anziché sparire in oneri diversi di gestione e costi per servizi (voci a bilancio per cui a noi escono tre milioni e mezzo e altre società della nostra stessa categoria nemmeno si avvicinano a cifre simili), si potrebbe quantomeno stabilire una minima tregua tra il proprietario delle quote societarie e una tifoseria ormai sul piede di guerra e affatto persuasa di farsi comprare da un playout vinto.
Non si sa quanto di tutto questo sia riconducibile alla volontà di Guarascio e quanto invece il presidente sia, diciamo così, costretto a operare in tali termini – sarebbe interessante scoprire prima o poi chi siano i soggetti nelle cui tasche finiscono quei milioni per oneri diversi e costi per servizi. Nell’attesa, però, la volontà della tifoseria e le richieste di Goretti, per una volta perfettamente concordi, puntano tutto in quella direzione: i soldi vanno spesi per costruire una squadra di serie B e non per altro. Noi come Goretti – mentre tutto intorno a noi c’è gente che spaccia per già raggiunto un accordo che a oggi sembra persino difficile – aspettiamo ora le determinazioni di Guarascio.
Speriamo che stavolta siano diverse, finalmente, dopo dodici anni.

NubeDT

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