#42 WAITING FOR THE BARBARIANS: PARMA

E se ne vaaaaa, la capolista se ne vaaaaa”: il popolo rossoblu ci ha preso gusto ad intonare a squarciagola questo coro, già sentito scandire in modo goliardico e divertente sugli spalti del Vigorito, a Benevento (si era solo alla prima giornata, ma la vittoria in trasferta mancava da troppo tempo), con un po’ più di convinzione da parte di qualcuno che incredibilmente ci crederebbe davvero (tutti gli altri più per divertimento e sfogo, visto gli affanni cui il popolo rossoblu è stato costretto negli ultimi tre anni) dopo l’affermazione in rimonta al San Vito – Gigi Marulla contro il Modena di Tesser. Ora, senza voler fare da pompieri per spegnere gli entusiasmi, perché un po’ di gloria, spensieratezza e sano godimento il branco dei lupi se lo merita, dopo gli ettolitri di bile versati in passato, magari è il caso di appellarsi ad un po’ di sano realismo e di rimanere ben radicati coi piedi per terra, perché la sessione estiva di calciomercato chiuderà tra appena cinque giorni e la squadra ha ancora bisogno di essere puntellata a dovere con almeno un paio di elementi titolari e di categoria (un terzino sinistro ed un mediano di rottura), oltre a necessitare di validi rincalzi in diversi ruoli – la stagione è lunga e gli infortuni fanno parte del gioco, oltre al fatto che oramai alle partite prendono parte in 16 – e senza dimenticare l’esigenza di sfoltire l’organico di quegli elementi che non fanno più parte del progetto tecnico in modo dichiarato, ma che sono ancora in rosa. L’inadeguatezza degli uomini schierati titolari da Dionigi contro i canarini, domenica scorsa, si è vista nettamente tra il Cosenza visto fino al quarto d’ora della ripresa, con gente come Vallocchia e Panico in campo (la loro generosità non è sufficiente in B, bisogna innalzare il livello tecnico della squadra) e quello ammirato dopo l’innesto di Gozzi e Brescianini, due ragazzi promettenti e dal pedigree importante, al 61’, per segnare la svolta della gara e vedere andare in gol dopo appena 6 minuti Florenzi e dopo 19 lo stesso Brescianini. Un Cosenza trasformato, migliorato, che grazie alla freschezza dei nuovi entrati e del loro migliore tasso tecnico rispetto ai sostituiti, unito ad un calo fisico degli emiliani in giallo, ha fruttato la seconda vittoria in campionato, che vale – ad oggi – più che la vetta della classifica (sì, è bellissimo stare lassù e ci auguriamo di rimanerci il più a lungo possibile) sei punti che sono oro colato in vista dell’obiettivo della salvezza. Sul percorso dei Lupi, arriva ora una gara che, a dispetto dei valori tecnici ed economici e tenuto contodelle rispettive posizioni in classifica (vedremo quanto sincera, domani: una sorta di prova – prematura – del nove per entrambe le compagini che si affronteranno) potrebbe essere adatta alle caratteristiche della squadra di Dionigi: la quarantaduesima puntata di Waiting for the Barbarians, è dedicata al Parma.

Com’è d’uso in questa rubrica, si parte intanto con l’analizzare la storia, per poi passare a scoprire come si compone nell’attualità la struttura societaria della squadra avversaria di turno, in questo caso il Parma, appunto. Nobile decaduta, nel palmarès dei Ducali figurano 3 Coppe Italia, una Supercoppa italiana e 4 titoli internazionali: una Coppa delle Coppe, 2 Coppe UEFA e una Supercoppa UEFA. Dopo Milan, Juventus e Inter, il Parma è il quarto club italiano e il sedicesimo europeo nella classifica generale delle competizioni UEFA vinte. Inoltre, nella sua storia ha partecipato a ben 28 campionati di Serie A (l’ultimo dei quali due anni fa) e ben 34 di B. Certo, gran parte dei successi e dei campionati di A sono riconducibili all’epoca d’oro dei Tanzi, tuttavia, col crack Parmalat, inesorabile, è poi arrivato il lento declino della squadra emiliana (nel frattempo rilevata da Ghirardi prima, Manenti poi), la quale ha infine dovuto – nel 2015 – riprendere dai dilettanti. Rifondata e posseduta da due società, la Nuovo Inizio (composta dagli imprenditori parmigiani Guido Barilla, Giampaolo Dallara, Mauro Del Rio, Marco Ferrari, Angelo Gandolfi, Giacomo Malmesi, Paolo e Pietro Pizzarotti) che controllava la maggior parte del club, e da Parma Partecipazioni Calcistiche (formata e controllata dai tifosi) la squadra ha rialzato da subito la testa, facendo registrare il record, mai stabilito prima di allora, del triplo salto, con tre promozioni consecutive dalla D alla A. Nel frattempo, un piccolo interludio – durato meno di un anno perché valutata realtà finanziariamente non sufficientemente solida – con l’ingresso in Società di un gruppo cinese (Desports), fino all’attuale composizione societaria che ha visto, nel settembre del 2020, la famiglia statunitense Krause divenire azionista di maggioranza col 90% delle quote ed il restante 10% appannaggio sempre di Nuovo Inizio – 9% – e Parma Partecipazioni Calcistiche – 1%. Così, assieme ad Ascoli, Como, Genoa, Palermo, Pisa, S.P.A.L. e Venezia, i Crociati sono uno degli otto club di Serie B (è un record, mai così tanti: fino all’anno scorso erano sei) le cui quote di maggioranza sono, almeno in parte, in mano straniera. Il Krause Group, realtà americana controllante una diversificata serie di business che abbracciano retail, logistica, turismo, vino, real estate, agricoltura e club sportivi, oltre ad avere acquistato il 90% del Parma Calcio 1913 Srl, ha fatto suo anche il 99% del Progetto Stadio Parma Srl (società creata per la gestione della ristrutturazione dello Stadio Tardini). A stare con Forbes, Krause Group è la 166esima azienda più facoltosa negli USA. Di stanza a Des Moines (capoluogo dello stato dell’Iowa) ha iniziato la sua ascesa con l’apertura del suo primo negozio nel 1959 ad Hampton. Oggi si contano circa 5.000 dipendenti in 11 Stati negli USA continentali, dall’Arkansas al Montana, impiegati in oltre 400 convenience store (e stazioni di benzina) della catena Kum&Go, classici negozi statunitensi di vendita al dettaglio, dove si può trovare un po’ di tutto. Una vera e propria potenza finanziaria, capace di fatturare tre anni fa una cifra vicina ai 2,8 miliardi di dollari. Complessivamente il patrimonio stimato per la famiglia Krause è, invece, di 3 miliardi di dollari. L’attuale presidente del Parma, Kyle Krause, classe ‘63, rivendica origini italiane e si è detto appassionato del Belpaese dove già da 6 anni, ben prima di approdare al Parma, ha deciso di investire. Così il magnate americano ha acquistato dal Gruppo Campari nel giugno del 2015, per 6,1 milioni di euro, la storica Enrico Serafino e nel 2016 raddoppiando l’impegno, dopo avere rilevato un nome storico del vino del Piemonte e di Langa: Vietti. Questa volta, l’investimento è stato di quelli che raramente si vedono nel mondo di Bacco: 60 milioni di euro! E non finisce qui: nel 2017 è arrivato un altro importante tassello, il resort a 5 stelle “La Soprana”, a Cerretto Langhe, circondato da bellissime colline Patrimonio Unesco, ingentilite da pittoreschi filari di viti. In un’intervista a DAZN, il magnate italo-americano ha dichiarato: “mia madre di cognome fa Gentile: la mia famiglia ha quindi origine siciliane. Noi siamo della parte attorno a Palermo, per la precisione da Alia, un piccolo paese nel palermitano. Io e mia moglie ci siamo fidanzati a Palermo e poi ci siamo sposati a Positano, per cui ho origini italiane e sono sempre stato attratto da tutto ciò che ruota attorno all’Italia: mi piace la gente, mi piace il vino, mi piace il calcio… è tutto meraviglioso, tutto ciò che riguarda l’Italia!”. Non solo retail, vino e turismo per i Krause, ma – dicevamo – anche calcio: in USA sono proprietari dei Des Moines Menace, società di soccer che due anni fa aveva vinto l’USL League Two (il massimo campionato dilettantistico americano). Solo che, a differenza di quanto avviene alle nostre latitudini, alla vittoria del torneo oltre oceano non sono previste promozioni, tanto meno retrocessioni nel caso si occupino le ultime posizioni in classifica. Così, quando Kyle Krause nel 2020 ha acquistato in Serie A il Parma, come riportato dal giornalista Guido Bagatta su Sportitalia, pare non fosse a conoscenza della possibilità di retrocedere in Serie B: “Non sapeva nulla della retrocessione…“ ha detto Bagatta “Pensava fosse come l’NBA probabilmente”. Poi, effettivamente, la squadra retrocesse in serie cadetta e possiamo solo immaginare lo stupore e l’amarezza dell’imprenditore a stelle e strisce.

Dopo due annate a dir poco deludenti per la proprietà, il presidente Krause è deciso. Quest’anno si deve andare in Serie A. Il rilancio, l’anno passato era stato affidato a due figure di spessore internazionale e con esperienze importanti in Italia, come il DT (managing director corporate) Javier Ribalta, ex Torino, Juve, Milan, Novara, Manchester Utd e Zenit (oggi andato all’Olimpyque Marsiglia), e il suo braccio destro Jaap Kalma (managing director sport), con un passato nel marketing di Milan e Ferrari, ma che ha lasciato Parma già nello scorso dicembre. Krause ha dichiarato che a breve, entrambi verranno finalmente sostituiti (dopo un lunghissimo casting, ultimamente si fa il nome di Julien Fournier, ex direttore sportivo del Nizza), visto i pessimi risultati raggiunti (l’anno scorso i Ducali, partiti col favore del pronostico, hanno poi chiuso la stagione solo al 12° posto, mai in lizza per la promozione). Come Direttore Sportivo è rimasto Mauro Pederzoli che nel 2019 era entrato a far parte dell’area scouting del Club e che in passato ha ricoperto il ruolo di Chief Scout del Liverpool, di Direttore Sportivo del Brescia, Cagliari, Torino, nel settore giovanile del Milan, Novara, Miami Fc e GZ Hengfeng, oltre alla carica di General Manager del Cerro Porteño e del Quevedo. A Pederzoli la scorsa estate era stato dato incarico di costruire – con scarsissimi risultati – una rosa forte, ma allo stesso tempo equilibrata, da mettere a disposizione dell’allenatore. La dirigenza tecnica avevamesso su un Parma che ponesse al centro dei suoi obiettivi un ritorno immediato in Serie A. Intanto, mettendo a segno quello che nella scorsa estate era stato definito il il colpo di mercato più importante di tutta la serie B, vale a dire il clamoroso ritorno del “figliol prodigoGianluigi Buffon. Ma non meno avevano pesato gli arrivi di Vazquez (svincolato dal Siviglia), Tutino (oggi riscattato per 5 milioni dopo un anno di prestito dal Napoli), ed ancora Schiattarella (anche se in partenza), Juric, Benedyczak e tante giovani scommesse, tra le quali spiccano i giovanissimi AliouTraorè, prelevato l’anno passato dal Manchester United, così come avvenuto per Adriàn Bernabé proveniente dall’altra sponda della stessa città, quella del City. Tutti innesti che sono stati riconfermati anche quest’anno, in blocco, tant’è che finora sta giocando, sostanzialmente, la squadra della scorsa stagione, con variazioni minime, cioè i pochi nuovi arrivati finora quest’anno: Romagnoli, ex Empoli, in difesa, l terzino sinistro Oosterwolde arrivato dal Twente ed il centrocampista Estevez, prelevato dal Crotone. Più Chichizola arrivato dal Perugia a difendere porta, dei crociati, per ora titolare al posto di Buffon (che – fresco di rinnovo – ha ripreso ad allenarsi da qualche settimana dopo i problemi fisici avuti nella seconda parte della passata stagione, ma ancora non sembra aver del tutto risolto). Sicuramente il colpo più importante del mercato ducale (uno dei più importanti della B) è stato messo a segno in questa settimana ed ha portato in terra emiliana Cristian Ansaldi, argentino 35enne con alle spalle tanta A (Torino, Inter e Genoa) ma anche esperienze internazionali (Newell’s Boys, Rubin Kazan, Atletico Madrid) che può fare più ruoli (terzino sinistro, ma anche destro o centrocampista esterno di sinistra) utilizza entrambi i piedi, ha calcio e corsa. Il mercato dei ducali potrebbe ancora riservare qualche sorpresa last minute – le sorprese nel calciomercato sono sempre dietro l’angolo -, anche se il Parma potrebbe essere già a posto così. Questo perché Krause e i suoi collaboratori sono convinti che la squadra non vada affatto stravolta, già un anno fa aveva valori che la ponevano per gli scommettitori in pole position per la A. Semmai, il problema è la sovrabbondanza nella rosa dei ducali, considerato che nonostante le numerose cessioni (Cheddira al Bari, Sprocati al Sudtirol, Brugman finito in USA ai Los Angeles Galaxy, Rinaldi al Piacenza, Rispoli arrivato da noi, a Cosenza, Da Cruz andato al Mechelen, Adorante alla Triestina, Vaglica alla Pro Sesto, Turk e Lanini alla Reggiana, Colombi alla Reggina, Golfo al Picerno, Dierckx al Genk, Grassi all’Empoli) ancora nel roster emiliano figurano la bellezza di trentatré calciatori al libro paga di Krause. Pederzoli ha tanto da lavorare dunque, soprattutto per sfoltire ulteriormente la rosa mentre per ora non pare aver compiuto gli stessi errori della scorsa estate, nel tentativo di fare all-in per la riconquista della A: si sa, le squadre non sono album di figurine e per essere vincenti hanno la necessità di indirizzare le individualità in modo tale che ragionino da squadra. Per fare ciò è necessario trovare il manico giusto. L’arrivo sulla panchina di Fabio Pecchia, autore del miracolo con la Cremonese serve, nei programmi del Club crociato, a questo.

Il nuovo allenatore dei ducali, 49enne nativo di Formia, la stagione scorsa ha svolto un lavoro che ha impressionato Krause al punto da meritarsi la stima e la conseguente chiamata del presidente: “Pecchia ha gestito lo scorso anno una rosa giovane che non conosceva la categoria, il punto non è l’età ma il talento”. Il tecnico solitamente gioca un calcio abbastanza spregiudicato che naviga tra il 4-3-3 ed il 4-2-3-1 (modulo, quest’ultimo, che sembrerebbe avere eletto per il suo Parma) viste le caratteristiche e l’attitudine all’adattabilità di certi suoi giocatori (Vasquez, Mihaila, Estevez, Bernabé, Man, Juric, Tutino, in particolare). Poi in panchina il tecnico può contare su titolari aggiunti, in grado di cambiare faccia alla propria squadra, così come l’inerzia del match, a partita in corso. Grazie ai suoi versatili e tecnici calciatori la compagine parmense si dimostra preparata su più sistemi di gioco e capace di interpretarne bene diversi, come detto, anche durante la stessa gara a seconda della situazione e degli uomini a disposizione. In fase di non possesso la squadra cerca spesso di non snaturarsi quando gli avversari sono in fase di costruzione e sviluppo con i giocatori che cercano di aggredire subito l’avversario in pressing aiutando i compagni con raddoppi e coperture. Il pressing parte già dalla punta centrale aiutato anche dalle ali, con queste che spesso si scambiano con i centrocampisti centrali. Con lo svilupparsi dell’azione avversaria le linee si compattano ed un centrocampista centrale indietreggia sulla linea dei difensori centrali, con la linea difensiva che diventa a 5. Di grande sostegno alla fase difensiva sono anche le ali che si sacrificano spesso per coprire gli spazi lasciati liberi dai terzini in precedenti proiezioni offensive. I difensori centrali preferiscono giocare molto vicini tra loro ed aiutarsi a vicenda. In fase di possesso la costruzione avviene a partire dai difensori centrali, che cercano di passare la palla ai centrocampisti, i quali vanno incontro, o danno palla sulle zone laterali dove i terzini, in particolare con Oosterwolde, ora con Ansaldi, ma anche Del Prato, hanno spiccate doti offensive. La squadra nelle idee di Pecchia deve governare la partita ed essere padrona del campo, cercando di imporre il proprio gioco; se la costruzione dal basso non risulta efficace spesso i suoi giocatori sono chiamati a ripiegare sul portiere, che usa i lanci lunghi per saltare il centrocampo e trovare gli attaccanti. Questi ultimi sono chiamati ad usare la loro velocità e fisicità per creare occasioni con cross o azioni individuali. Spesso i terzini, come già detto, si propongono in fase offensiva cercando spazi liberi in avanti ed una delle soluzioni a loro più richieste dal tecnico è il traversone dalla trequarti per velocizzare la giocata e provare a sfruttare la fisicità della punta centrale (Inglese o Juric) la quale è chiamata da Pecchia a farsi trovare smarcata per ricevere e proporsi anche come fonte di gioco. La fase offensiva è creata e gestita da almeno 5-6 giocatori, con un centrocampista che di frequente si propone come soluzione al limite dell’area di rigore. In fase di sviluppo gli attaccanti spesso sono molto vicini tra loro per riuscire in reciproci appoggi, nonché al fine di coinvolgere i compagni che accompagnano la manovra di attacco. In particolare le ali sono molto mobili, chiamate a calcare ogni zona del campo per dare il riferimento ai compagni. A proposito degli esterni d’attacco, un tema ricorrente negli schemi del tecnico di Formia è la costruzione, partendo dall’out: nella sua idea gli esterni smagliano – praticamente allargano – la difesa avversaria, per poi colpire per vie centrali. In generale la squadra sembra più organizzata e pronta in fase di possesso, con la fase di transizione positiva più efficace grazie ai movimenti di smarcamento preventivo. La squadra impostata sul 4-2-3-1 ha sostanzialmente registrato un cambio di mentalità evidente rispetto ai predecessori, con il Mudo Vazquez, reduce da una gran stagione nonostante il flop della squadra, che continua a predicare calcio e dove il talentuoso Bernabé non deve fare il mediano davanti alla difesa ma può finalmente sbizzarrirsi sulla trequarti, liberando il proprio estro. Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, considerati i meccanismi difensivi essi non sempre sono precisi, con la transizione negativa che è più lenta ed i rientri dei giocatori non sempre pronti. In sostanza, una squadra molto forte ed organizzata, il Parma, che però non è invulnerabile e che se attaccata in velocità, può essere permeata e messa in difficoltà.

L’aggressivo 4-2-3-1 di Pecchia

Esauriti gli aspetti tattici, passiamo ora all’11 che mister Pecchia potrebbe schierare domani. C’è da dire che è difficile ipotizzare una formazione, intanto per l’ampiezza della rosa, poi anche per le notizie dall’infermeria. Gigi Buffon, ad esempio, sarà probabilmente convocato, ma ancora una volta non dovrebbe partecipare alla gara. Il portierone crociato non dovrebbe farcela ad essere tra i titolari neanche per il match di domani, per cui Chichizola con ogni probabilità, verrà chiamato per la terza partita consecutiva di campionato a difendere la porta ducale. Davanti a lui i centrali di difesa potrebbero essere Valenti e Romagnoli, ai cui lati potrebbero giostrare da esterni Del Prato a destra e Oosterwolde a sinistra, anche se non è da escludere che al suo posto possa fare il suo esordio stagionale in maglia crociata il nuovo arrivato Ansaldi (a dire il vero propendiamo proprio per questa soluzione). In mediana, la diga a due dovrebbe essere confermata con b e Bernabé (pronti, come rincalzi Juric e, se Pecchia ha esigenze di rendere la squadra ultra offensiva, anche Benedyczak). Difficilmente a centrocampo vedremo schierare Schiattarella, destinato a quanto pare ad andare via da Parma direzione Benevento: facile, dunque, che il giocatore venga preservato per evitare che eventuali infortuni possano pregiudicare la cessione del centrocampista. Sulla trequarti, al centro non dovrebbero esserci dubbi sulla presenza di Vasquez, supportato a destra da Man (con Camara pronto a subentrare) e dal lato opposto Mihaila. Tutino ha finora giocato da subentrante alle spalle della punta, Roberto Inglese, con Sohm che anch’egli ha trovato un posto in squadra finora solo da subentrante, a partita in corso.

Passiamo, in conclusione, alle varie ed eventuali. Cosenza e Parma si incroceranno domani in terra emiliana per l’ottava volta, con netto favore per la formazione di casa, nonostante il divario in classifica sia già di 4 punti (frutto di due pareggi per gli emiliani e due vittorie per noi): i Lupi al Tardini sono riusciti ad ottenere solo due miseri pareggi (l’ultimo l’anno scorso) nelle sfide in esso disputate finora tra le due squadre, quindi mai una vittoria. Per parlare di pronostici, il Cosenza è dato per spacciato dai bookmakers: su undici siti di scommesse da noi analizzati, infatti, il segno 1, favorevole al Parma è pagato poco tra 1,52 e 1,61; il pari, segno X, è dato tra 3,60 e 3,94; mentre l’affermazione in trasferta degli uomini di Dionigi premierebbe chi è pronto scommettere sul segno 2 da un minimo di 5,45 ad un massimo di 6,75 volte la posta puntata: un’enormità, il divario tra le due compagini, secondo gli esperti del betting. Sarà Daniele Perenzoni di Rovereto l’arbitro della partita, in programma domani sera alle 20,45 allo stadio Tardini. Il fischietto trentino sarà coadiuvato dagli assistenti Christian Rossi di La Spezia e Paolo Laudato di Taranto, mentre il quarto uomo sarà Niccolò Turrini di Firenze. Infine, come addetti al VAR ci saranno Paolo Silvio Mazzoleni di Bergamo e Filippo Bercigli di Firenze come suo aiuto. Gli ex della gara saranno due, uno per squadra vale a dire Gennaro Tutino tra le fila dei crociati ed Andrea Rispoli, quest’anno arrivato in rossoblu proveniente proprio da Parma. La gara dovrebbe essere seguita dagli spalti da un buon numero di spettatori tenuto conto che, solo di abbonati, a Parma sono state sottoscritte ben 6.000 tessere in abbonamento. I tifosi al seguito del Cosenza, invece, pur essendo sempre in rispettabile numero (non più di 600, domani al Tardini, tra i quali il sottoscritto) non si avvicinano minimamente ai 1.400 visti nello stesso settore ospiti nella passata stagione.

Concludiamo la rubrica come da rito, invocando l’assistenza di Alarico perché, dopo le prime due uscite, riuscire nell’impresa di sbancare il Tardini per la prima volta nella storia dei Lupi, sarebbe davvero un sogno e sognare non costa nulla!

Sapiens

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