#45 WAITING FOR THE BARBARIANS: SüDTIROL

Cosenza già in difficoltà? Presto dirlo, tuttavia è un peccato, perché stavamo sopperendo, fino alla partita di Parma, con una buona condizione atletica alle evidenti mancanze tecniche che la nostra squadra, purtroppo, ha. Poi con evidenza già a Terni, ma soprattutto in casa col Bari, quello smalto atletico è venuto a mancare e nei secondi tempi la squadra è venuta meno, sfoderando prestazioni nelle seconde frazioni di gioco, che francamente hanno lasciato sbigottito il popolo rossoblu. Già, perché nelle precedenti partite, soprattutto quelle con Benevento e Modena, un’ottima condizione fisica, superiore a quella degli avversari, aveva permesso di fare bottino pieno. Resta da capire come sia stata impostata la preparazione atletica dei Lupi e cosa c’è da aspettarsi sotto questo aspetto d’ora in poi. Eppure la prestanza fisica e la preparazione atletica sono aspetto preponderante nell’impostazione del tecnico Dionigi, il quale chiede tanta corsa e profusione d’energie ai propri uomini per coprire adeguatamente il campo in un modulo che finora si è dimostrato tutto sommato efficace nella tenuta del gioco nei confronti di qualunque avversario (la fase difensiva sta funzionando egregiamente, soprattutto se si tiene conto dei limiti tecnici dei singoli) tant’è che i gol subiti sono appena 4. Peccato che il sistema di gioco del tecnico modenese non sia sinonimo di gioco d’attacco e le statistiche impietose messe in evidenza sul web non da tagliaturi nostrani ma da testate nazionali hanno messo in risalto l’avaro numero di tiri e di occasioni d’attacco costruite da Larrivey e compagni, che hanno tirato nello specchio della porta avversaria con una media miserrima, ultima tra tutte le squadre della B, di appena 1,6 tiri a partita (8 tiri totali in 5 gare) e la miseria di 6,4 tiri di media a partita not in target, vale a dire fuori dallo specchio della porta avversaria (appena 32 tiri totali) anche in questo caso peggiore performance della categoria. Con queste medie è scontato dirlo, non si andrà da nessuna parte e confidiamo nel fatto che Dionigi, da persona intelligente qual è, oltre che in ossequio ad una carriera svolta da calciatore in qualità di bomber di razza (132 gol in carriera, di cui 19 in A, più 10 gol nelle under della Nazionale) vorrà rivedere qualcosa nell’impostazione di gioco del suo Cosenza. Certo, è importante badare agli equilibri, ma se non si arriva al tiro, forse sarebbe meglio, visti anche gli uomini a disposizione, rinfoltire la mediana che è quella che costruisce gioco ed alimenta gli attaccanti, sfruttare gli estrosi D’Urso o Merola in cabina di regia come trequartista, e dotarsi di due attaccanti, quindi provando a virare sul 4-3-1-2. Magari, per cercare delle soluzioni attenderà la sosta del 24/25 settembre, quindi probabilmente non ci saranno novità tattiche nell’affrontare il prossimo barbaro di turno, vale a dire l’FC Südtirol – Alto Adige.

In Alto Adige non c’è una grande tradizione calcistica se è vero che da quelle parti, ma in realtà così è stato per l’intera regione del Trentino Alto Adige, il solo Bolzano, nel lontano 1947 e per una sola stagione, ha militato in Serie B. Da quelle parti sono più popolari gli sport invernali, su tutti l’hockey, sport in cui la squadra del capoluogo vanta ben 19 scudetti. Ritornando al calcio, bisogna arrivare al 2022 per ritrovare la regione rappresentata al secondo livello del calcio italiano, dopo la promozione nella scorsa stagione del Fussball Club Südtirol, una Società calcistica relativamente giovane e decisamente fuori dagli schemi canonici cui siamo abituati. Fondato a Bressanone nel 1974, con colori sociali giallo e nero, come sezione della polisportiva Sport Verein Milland, in realtà l’attuale Club si è scisso dalla società madre nel1995, quindi è stato rinominato Football Club Südtirol-Alto Adige, trasferendosi poi nel 2000 a Bolzano. La ragione sociale ed i colori bianco-rossi (bandiera tirolese) scelti per il nuovo sodalizio simboleggiano l’intenzione del Club di rappresentare non solo il capoluogo, ma l’intero territorio della relativa provincia autonoma. Dalla scissione in avanti è stato un continuo salto di categorie, tra i dilettanti: Seconda categoria, Prima, Eccellenza, Serie D, C2 e Prima Divisione di Lega Pro nel 2010, per il primo assaggio del mondo professionistico vero e proprio. Già nella stagione 2012-13 arriva in semifinale playoff, perdendola ed addirittura in finale l’anno successivo, con una nuova sconfitta e niente Serie B. Dopo tre stagioni anonime, nel 2017-18 il Südtirol arriva secondo in classifica ed in semifinale playoff contro il Cosenza di Braglia si deve arrendere solo nella partita di ritorno, al cospetto dei 20.000 del Marulla (dolci ricordi, per noi). Nei quattro anni successivi, si classifica sempre ai playoff, senza mai arrivare fino in fondo. Sembrava quasi una maledizione per gli altoatesini, fino alla scorsa stagione, stra-dominata, con vittoria del campionato ed accesso diretto in B, stavolta evitando il tabù dei playoff. Una vera impresa quella dei Rot-Weiß, ovvero rosso-bianchi, l’anno passato: su 38 gare, infatti, ne hanno vinte ben 27, con nove pareggi e due sole sconfitte. Non solo, perché il Südtirol non ha mai perso in casa e si è vantato di avere avuto la miglior difesa d’Europa, con solo nove gol subiti in tutto il campionato. Autore di questo capolavoro, il tecnico croato Ivan Javorcic il quale nello scorso giugno è passato al Venezia, che ha pagato la clausola rescissoria necessaria ad assumerlo come nuovo tecnico; in sua sostituzione il Südtirol ha chiamato Lamberto Zauli, il cui incarico si è esaurito però già nel precampionato, essendo stato giudicato particolarmente infruttuoso il rendimento della squadra nelle amichevoli e in Coppa Italia (ove i biancorossi sono stati eliminati dalla FeralpiSalò). Il 14 agosto la squadra esordisce pertanto in Serie B guidata ad interim dal vice-allenatore Leandro Greco (un ex: ha vestito la casacca rossoblu, per mezza stagione nel 2019-20), che guida i biancorossi nelle prime 3 giornate, risolte in altrettante sconfitte con 1 goal fatto e 8 subìti. Il 29 agosto Greco torna a fare il secondo e la panchina passa ad un altro (rimpianto) ex: Pierpaolo Bisoli.

Ma prima di parlare del tecnico di Porretta e di come fa giocare il suo Südtirol, andiamo brevemente a conoscere la Società del sodalizio altoatesino. Il Südtirol è una Società a responsabilità limitata con sede legale a Bolzano e sede operativa e amministrativa presso il FCS Center di Appiano sulla Strada del Vino, a circa 30 chilometri a sud del capoluogo. In questa località nel 2018 è stato anche portato a termine il bellissimo progetto che ha dotato il Club di un bel centro sportivo, l’FCS Center, appunto, che  dispone di quattro campi da calcio regolamentari (due in erba naturale, due in erba sintetica), di un campo da calcio a 5 (in erba sintetica) e di due campi da beach volley, tutti recintati e dotati di illuminazione. Gli edifici di pertinenza ospitano locali di servizio (spogliatoi, palestra, piscine, ambulatori medici, magazzini, lavanderia), aree aperte al pubblico (sale conferenze, esercizi di ristorazione e il negozio ufficiale della squadra) e uffici amministrativi del club altoatesino. L’eccellenza dell’FCS Center è dimostrata anche dal fatto che esso sia stato scelto come ritiro dalla nazionale di calcio della Germania, che vi ha più volte preparato le partecipazioni alla Coppa del Mondo. Tornando alla Società, il suo assetto amministrativo è assimilabile a quello di una public company, atipico per gli standard del calcio italiano, mentre per quanto riguarda il vero e proprio assetto societario in tanti parlano di azionariato, che di fatto non è popolare o diffuso come si dice, anche perché con l’aumento di capitale dello scorso autunno ne è venuto fuori una partecipazione con una trentina di soci sì, ma i primi quattro hanno in mano il 78% e i primi due il 66% delle quote. Di sicuro c’è un grande potenziale economico che viaggia di pari passo con il rigore finanziario: niente debiti, costi sotto controllo, tetto agli ingaggi dei giocatori (poco al di sopra dei 100 mila annui, ora con la B; 1,7 milioni il monte stipendi della scorsa stagione), zero emolumenti al consiglio di amministrazione (staranno fischiando le orecchie a qualcuno, in questo momento, a Lamezia Terme: a proposito, GUARASCIO VATTENE!). Il principale azionista (36%) è un imprenditore altoatesino, Hans Krapf, che è a capo di un gruppo industriale (Duka, cabine doccia) e immobiliare. Ma con l’aumento di capitale è cresciuta in modo esponenziale la Birra Forst che dal 5% è passata al 30%. Tant’è che Gerhard Comper, il nuovo presidente della squadra, è un manager proprio della Forst, indicato da Margherita Fuchs, l’imprenditrice alla presidenza del gruppo di cui detiene la maggioranza in usufrutto. Cioè gode dei diritti patrimoniali ma la nuda proprietà è in capo alle due figlie, Margaretha e Cordula von Mannstein. Un vertice tutto al femminile, quinta generazione della famiglia che da 160 anni guida l’azienda, oggi proprietaria anche della Menabrea di Biella. Il gruppo sfiorava i 200 milioni di fatturato pre-covid, poi nel 2020 è calata a 147 milioni (4 milioni di perdita contro i 16 di utile nei due anni precedenti). I debiti sono cresciuti da 91 a 120 milioni ma il gruppo, che ha Mediobanca e Intesa Sanpaolo come istituti di riferimento, può contare su 190 milioni di patrimonio netto compresi una cinquantina di milioni di utili accantonati negli anni, che i soci hanno deciso di non distribuire come dividendi. È un socio dalle spalle larghe per un Club low cost che si è affacciato alla serie B per la prima volta. Finora la Forst ha sponsorizzato più che altro gare della coppa del mondo di sci ma è solo da pochi mesi che ha raggiunto il 30% del club anche perché è da poco che rimbalza l’eco delle imprese calcistiche del Südtirol, diventando pertanto anche importante veicolo di marketing. Un altro aspetto interessantissimo del Club è che per statuto almeno il 30% del budget societario è destinato alla gestione del settore giovanile. Ed è proprio questo il cuore del progetto: il Südtirol vuole attrarre i giovani della propria regione e legarli ai colori biancorossi, creando una nuova cultura di identità calcistica, finora non presente nel territorio. Il progetto del settore giovanile fa si che il Südtirol sforni calciatori che attirano le mire dei club più blasonati, creando un fondo cassa fondamentale per il Club: solo nello scorso campionato (il precedente a quello vinto) il club altoatesino ha prodotto 1 milione di euro di plusvalenze. Senza calcolare l’anno precedente ancora, per il quale il portale Transfermarkt indicava un saldo in positivo di 780mila euro, con la sola cessione di Lorenzo Sgarbi al Napoli U19. Ottimi numeri per una piccola realtà che sia affaccia per la prima volta al calcio che conta. Insomma, il Südtirol ha capito che i giovani permettono ad un Club con soli 1500 tifosi al seguito di affacciarsi con solidità nel calcio professionistico, puntando al consolidamento dopo il balzo di categoria con investimenti oculati e la crescita dei propri calciatori. La promozione di giocatori dalle giovanili alla prima squadra è prassi regolare e consolidata: alcuni di essi come Fabian Tait hanno trascorso tutta la carriera in biancorosso, mentre altri come Fischnaller, Scavone o Seculin hanno lasciato il sodalizio altoatesino ceduti a varie squadre professionistiche dello Stivale.

Passando agli aspetti puramente tecnici, la costruzione della squadra e quindi la direzione sportiva è saldamente dal 2018 in mano a Paolo Bravo, 48enne bresciano, ex calciatore professionista (ruolo: terzino), con all’attivo 107 presenze (e 2 gol) in serie B con Como, Alzano Virescit, Siena e Rimini e 217 presenze (e 7 reti) in serie C1 con Como, Saronno, Livorno, Cesena e Rimini. Divenuto DS, comincia la sua carriera da dirigente a Rimini undici anni fa, ottenendo subito una promozione, per poi passare tre anni dopo in C1 al Sant’Arcangelo. Dopo altri tre anni in Romagna, è alfine arrivata la chiamata del Südtirol, culminata con l’esaltante promozione in B della passata stagione. Abbiamo già detto dell’addio di Javorcic andato a Venezia e della separazione da Zauli dopo appena due mesi d’incarico per i pessimi risultati in pre-season, dicevamo, ma soprattutto per insanabili divergenze di vedute col DS. Quindi il 29 agosto, dopo tre giornate di campionato in cui ha fatto da allenatore l’ex Cosenza Leandro Greco rimediando tre sconfitte, è arrivato sulla panchina dei Rot-Weiß, dicevamo, l’altro grande ex, Pierpaolo Bisoli, il quale ha dato una netta sterzata a questo principio di campionato del Südtirol ottenendo subito due vittorie nelle due gare da lui dirette. E come era già successo quando è venuto a salvare noi, il tecnico di Porretta si è ritrovato ad allenare una squadra non scelta da lui negli uomini, ma dalla quale è già riuscito a tirare fuori il massimo. Il DS Palo Bravo ha costruito la squadra rinforzandola con elementi di esperienza acquistati a titolo definitivo da squadre di B, come gli ex Cosenza D’Orazio (Ascoli) e Carretta (Perugia), l’attaccante Sprocati (svincolato dal Parma), Barison (Pordenone), Berra e Siega arrivati entrambi dal Pisa, Marconi (Alessandria) e, unico dalla C, il portiere Iacobucci proveniente dal Pescara. Poi sono arrivati dalla A diversi prestiti come Belardinelli e Crociata (Empoli), Pompetti (Inter), NicolussiCaviglia (Juventus), Capone (Atalanta), oltre agli ultimi colpi di assoluto valore ed esperienza, vale a dire il difensore ex Genoa ed Atalanta, Masiello (per lui presenze anche in Champions League) ed il forte mediano proveniente dalla Salernitana Andrea Schiavone. Ai nuovi arrivati si vanno a sommare coloro i quali sono stati protagonisti della cavalcata che ha regalato la promozione in B, a cominciare dal capitano e portiere titolare Poluzzi, Zaro e De Col, Curto, Davì, passando per Rover, Casiraghi, Tait ed Odogwu.

Ma come schiera i suoi undici Rot-Weiß Pierpaolo Bisoli? Del suo predecessore ed attuale suo secondo, Leandro Greco, ha sostanzialmente mantenuto l’assetto difensivo con la retroguardia schierata a 4. Ma dal 4-3-3 impostato dall’ex centrocampista rossoblu, il tecnico di Porretta è passato ad un più prudente ed equilibrato 4-4-2, modulo finora utilizzato sia nella prima, storica, vittoria in B degli altoatesini, ottenuta allo stadio Druso contro il Pisa, sia nel secondo consecutivo successo ottenuto in quel di Como settimana scorsa al termine di una partita alquanto convincente. Proprio alla vigilia della gara coi lariani il tecnico aveva dichiarato, a proposito di come fare giocare la sua squadra: “Il nostro atteggiamento non dovrà mai cambiare. Sia in casa, che in trasferta dobbiamo essere propostivi e aggressivi. La vittoria con il Pisa ci ha dato ossigeno, permettendoci di lavorare con più serenità. La conferma del modulo? Sono uno a cui piace variare, da me ci si possono sempre aspettare dei cambiamenti. Io sono dell’opinione che i giocatori più in forma devono giocare. Il mio compito è quello di trovare il modo per fare esaltare le qualità di coloro che stanno meglio”. Adattare il modulo agli uomini a disposizione è un modus operandi che abbiamo visto adoperare con disinvoltura, anche da noi a Cosenza, dal nostro ex tecnico. Due settimane fa col Pisa, ad esempio, aveva schierato i doppi terzini a sinistra; a Como ha ripetuto la formula ma stavolta sulla fascia destra, con Berra e De Col. La forza dei biancorossi è anche questa, variare il sistema e le posizioni di gioco in campo, anche a partita in corso. Gli interpreti sono gli stessi, ma con compiti differenti. Altrettanta flessibilità, lo scrivevamo in premessa, ci piacerebbe venisse adottata anche dall’attuale tecnico dei Lupi, Dionigi, per il bene nostro, ma anche per il suo. Tornando a Bisoli, col cambio di modulo ha irrobustito il centrocampo, vero fulcro nel gioco dei biancorossi, da cui parte un pressing alto, ma non altissimo, infatti non è portato oltre la linea mediana. Questa aggressività porta a repentini capovolgimenti di fronte per vie centrali che innescano, in fase di transizione positiva, delle ripartenze che possono rivelarsi letali per le difese avversarie. Un’altra freccia nella faretra della formazione bolzanina è la pericolosità nel gioco aereo che sfrutta sia nei calci da fermo, dove l’allenatore porta almeno sette uomini nell’area avversaria, ma anche in azione, dove il cross degli esterni (ma talvolta anche la conclusione) è cercato di sovente. Inutile parlare della fase difensiva perché sappiamo bene come Bisoli ci tenga e come pretende che ad essa partecipino tutti i suoi uomini, pertanto la squadra, quando gli avversari attaccano, aggredisce a centrocampo con le due punte e gli esterni, mentre i centrali si appiattiscono verso la linea di difesa facendo densità e chiudendo gli spazi.

I Rot-Weiß di Bisoli

Per capire chi Pierpaolo Bisoli schiererà nel suo undici iniziale – e come – forse vale la pena affacciarsi innanzitutto nell’infermeria bolzanina, visto che in questo inizio di stagione i Rot-Weiß sono stati falcidiati dagli infortuni. Intanto con le buone notizie per loro, anche se si tratta di giocatori appena recuperati e quindi difficilmente adoperabili a pieno servizio già domani. Tra questi, Fabian Tait, colonna storica del centrocampo altoatesino che ha recuperato dalla lesione di primo grado al bicipite femorale della gamba destra e torna dunque a disposizione tra i titolari, dopo che a Como era stato riaggregato in squadra, ma solo per la panchina; così come dovrebbe tornare disponibile Alberto Barison, che ha risolto i suoi problemi fisici, ma che probabilmente partirà dalla panchina. Per passare a chi, invece, starà fermo ai box, Nicholas Siega certamente non sarà del match, ancora alle prese con la lesione al muscolo gemello della gamba destra; così come non ci sarà neanche l’ala destra ex Parma Mattia Sprocati che, con una lesione del soleo destro ne avrà ancora per un paio di mesi. Non saranno della gara neanche Kévin Vinetot alle prese con una lesione di primo grado al muscolo semimembranoso destro con prognosi di circa un mese, né Michele Marconi che con una lesione del tendine retto femorale destro ne avrà per due mesi; tanto meno Davide Voltan che per un fastidio muscolare starà lontano dal campo circa un mese Quindi Bisoli dovrà fare di necessità virtù domani ma, nonostante ciò, saranno comunque tanti i ballottaggi possibili, per cui il tecnico di Porretta potrebbe schierare davanti al portiere Poluzzi, Filippo Berra terzino destro, l’ex D’Orazio a sinistra, centrali difensivi Masiello (esperienza da vendere per il 36enne difensore, arrivato da svincolato, dopo la stagione in Serie A con il Genoa: ricordiamolo, vanta 287 presenze nella massima divisione) e Zaro, anche se si candidano per un posto da titolare, così come anche Crociata (per D’Orazio come a Como? In tal caso cambierebbe l’assetto tattico, con la difesa a 3 ed un centrocampo a 5) e Curto. A centrocampo, se Bisoli dovesse ripetere l’esperimento dei due terzini a destra, potremmo rivedere De Col (piuttosto che l’altro ex di giornata, Mirko Carretta) su quell’out, più avanzato rispetto a Berra. Quindi Schiavone (se non Belardinelli) con Nicolussi-Caviglia (difficile vedere al suo posto Pompetti) a spartirsi i compiti d’impostazione e interdizione; completerebbe il centrocampo Rover (ovvero Davì) a fare il quarto, mentre in attacco sembra scontato vengano confermati Odogwu e Mazzocchi. Ma occhio anche a Casiraghi che a Como ha cambiato faccia all’economia della partita avendo, da subentrato, colpito un palo, fatto l’assist del primo gol, realizzato di testa da Mazzocchi ed infine realizzato un rigore, da lui stesso battuto e conquistato dopo un tocco di braccio di Fabregas su un suo cross. Anzi, a pensarci bene, invece di Rover, azzardiamo l’idea che Bisoli voglia schierare da esterno sinistro proprio Casiraghi, per un Südtirol particolarmente aggressivo sin da subito.

Siamo in chiusura, quindi, alle curiosità riguardanti la partita di domani, che si giocherà a partire dalle ore 14,00 nello stadio Druso di Bolzano e sarà diretta da Gianpiero Miele della sezione di Nola, coadiuvato da Fabrizio Lombardo di Cinisello Balsamo e Francesco Fiore di Barletta nelle vesti di assistenti; quarto ufficiale Marco Monaldi di Macerata, mentre VAR on site sarà Daniele Minelli, coadiuvato da Mattia Scarpa con funzioni di AVAR. Per l’arbitro campano due i precedenti ciascuno con le due formazioni nelle quali i Lupi hanno ottenuto due pareggi, mentre gli altoatesini rispettivamente un pareggio ed una sconfitta. Incredibilmente, neanche se giochiamo contro una neopromossa al suo esordio in B, con poco pubblico al seguito, né alcun blasone, peraltro indicata dagli addetti ai lavori come una possibile candidata alla retrocessione diretta (come noi, peraltro) e che ha meno punti in classifica (anche se viene da due vittorie di fila) i bookmakers riescono a vederci favoriti. Ma non solo, le quote della vittoria dell’una e dell’altra squadra sono piuttosto distanti e francamente rimaniamo spiazzati, perché non riteniamo ci sia tre le due squadre un tale divario di valori da giustificare per il segno 1, quindi la vittoria dei padroni di casa quotata appena 2,15, con un massimo di 2,20; l’X pagato ancora di più (quindi più improbabile dell’1 per i 12 siti di betting analizzati), vale a dire tra 2,90 e 3,23; infine il segno 2 che vedrebbe l’affermazione dei Lupi, sarebbe pagato tra 3,35 e 3,68 volte la posta puntata. Mah! Venendo alla cornice di pubblico che domani ci si aspetta di vedere al Druso, beh, l’abbiamo già detto, il calcio non è di certo lo sport più amato da quelle parti, se è vero com’è vero che nell’ultima partita interna (vs il Pisa) erano in 3.032 ad assistere al match, con almeno 300 pisani. Crediamo che non saranno (anzi, saremo, visto che dopo avere assistito alla semifinale playoff persa in terra altoatesina nel 2018, per la seconda volta andrò in trasferta al seguito dei Lupi in quel di Bolzano) in numero tanto superiore, domani – attese circa tremila unità -, nonostante i quasi quattrocento Lupi rossoblu che si accomoderanno – si fa per dire – come al solito caldissimi e coloratissimi, nel settore ospiti dell’impianto bolzanino.

Non ci resta, allora, che augurarci di assistere ad una bella partita e che vinca… non necessariamente il migliore, ma senz’altro il nostro Cosenza. Forza Lupi!

Sapiens

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