​#59 WAITING FOR THE BARBARIANS: BENEVENTO

Veniamo fuori da una lunga, lunghissima pausa di quasi tre settimane, la più lunga prevista nella corrente stagione, che avrebbe dovuto servire a ricaricare le batterie ed a lenire un po’ le ferite causate ai supporters rossoblu non solo dalla brutta sconfitta del boxing day patita in quel di Cagliari, ma anche dal conseguente scivolamento all’ultimo posto in graduatoria, che di fatto ha significato delle vacanze “sporcate” (chi, come noi, è malatu d’u Cusè comprenderà facilmente questo stato d’animo), affatto serene per il branco. La Società avrebbe dovuto rispondere prontamente a questo stato di cose, per dimostrare di avere carattere, di tenere a cuore i propri tifosi (che invece hanno ricevuto ben altro trattamento, con sanzioni, perquisizioni sconsiderate e daspo, lo sappiamo) e di certificare, attraverso un tempestivo intervento nella campagna acquisti in corso, la volontà di riscattare un girone d’andata pessimo, degno solo della stupefacente squadra messa su la scorsa estate dal DS con la miseria messagli a disposizione da chi sta al vertice del Club. Invece no: il mercato cosiddetto di riparazione (oh, quanto ci sarebbe da riparare in questa derelitta rosa concepita senza criterio, senza capo, né coda) è aperto già da due settimane e noi ci apprestiamo ad affrontare la prima giornata del girone di ritorno – una partita da non sbagliare assolutamente se volessimo nutrire ancora speranze e propositi di salvezza – con una squadra che ricalca nell’organico praticamente quella fallimentare della prima metà di stagione, quella che ad oggi vale l’ultimo posto in classifica. E non saranno mai abbastanza le parole contro il responsabile numero uno di questa situazione, che si trascina ciclicamente – mica solo da quest’anno – da quando è in sella: quell’Eugenio Guarascio il quale, quando finalmente sarà andato via, sarà comunque sempre troppo tardi! Oramai la quasi totalità della piazza, a parte qualche sparuta minoranza (rivolgiamo al contrario una citazione che in tanti ricorderete) di piaggiatori, opportunisti, lacchè, adulatori, turiferari, incensatori e lustrascarpe, è manifestamente contro il proprietario (chiamarlo presidente ne nobiliterebbe la figura e, a nostro giudizio, non ne è neanche lontanamente degno!) che fa della speculazione più spinta e bieca l’unico suo obiettivo per il Cosenza: altro che hobby, i Lupi da cinque anni a questa parte, per lui, sono il main business, con buona pace di coloro i quali pensano ancora ad un maggior peso dell’appalto relativo alla gestione rifiuti in città! Quindi, dicevamo, una squadra che, ben lungi dall’essere degnamente rinforzata con innesti mirati e di valore ed anzi quasi indebolita (ad oggi il saldo tra entrate ed uscite ufficiali dice: dentro il solo Micai e fuori, in ordine cronologico Vallocchia, Panico, Camigliano e – appena ieri – Butic. Vergognoso che, a differenza del passato, non si sia rispettata neanche la consumata formula cui il presiNente ci aveva abituato, vale a dire l’equilibrio tra entrate ed uscite: ad una vendita corrispondeva un acquisto) si appresta ad affrontare domani in casa una quasi diretta concorrente. Ad opporsi ai nostri, in terra bruzia, arriveranno i barbari sanniti di Benevento.

Come detto, la partita di domani con i campani sarà la prima giornata di ritorno del campionato di Serie B e certo tutti ricorderete (così come noi che eravamo presenti al Vigorito) che abbiamo già incrociato all’esordio stagionale i giallorossi nel corso della scorsa estate, andando a compiere una vera e propria rapina fuori casa. Ergo, la nostra rubrica si è già profusa nel presentare la squadra che i Lupi incroceranno domani pertanto, chi vorrà ancora una volta soffermarsi su storia ed aspetti societari dei nostri avversari, potrà andarsi a leggere la puntata numero 40 di Waiting for the barbarians, dedicata proprio al Benevento. Da allora, infatti, non ci sono stati significativi fatti che si siano aggiunti alla storia del Club, tanto meno si sono registrati cambiamenti quanto alla proprietà, che pertanto rimane saldamente in mano al presidente Oreste Vigorito. Non ci sono novità neanche per quel che concerne la composizione della rosa dei sanniti (anche quella troverete dettagliatamente descritta nella succitata puntata di questa rubrica), con il DS Pasquale Foggia (in carica nel ruolo da sei anni consecutivi) che finora ha solo fatto registrare il rinnovo del centrocampista Acampora e la gestione di trattative, finora lungi dall’essere in dirittura d’arrivo, in uscita (il bomber Forte sembra dover partire, poiché ha deluso a distanza di un anno esatto dal suo arrivo nel Sannio) ed in entrata (il ritorno di Massimo Coda tra i giallorossi, che però è stato recentemente seccamente smentito dal Genoa, attuale proprietaria del cartellino del giocatore). Ciò che invece dalla scorsa estate è cambiato è la guida tecnica, poiché lo scorso 20 settembre veniva esonerato l’allenatore calabrese Fabio Caserta. Da un Fabio all’altro: a succedere al tecnico 44enne nativo di Melito di Porto Salvo, è arrivato un campione del Mondo (l’ennesimo nella B di quest’anno, assieme ad Inzaghi, Grosso, Gilardino e De Rossi), nonché Pallone d’Oro, vale a dire Fabio Cannavaro.

Tornato da qualche anno in Italia, dopo l’esperienza in Cina tra la stessa Nazionale asiatica ed un paio di club in cui è riuscito a farsi notare al meglio, il modulo che il tecnico 49enne napoletano ha più utilizzato nella sua carriera da allenatore è stato il 4-3-3. Ma non è un integralista di un sistema di gioco, anzi, tende molto ad adeguare i propri schemi agli uomini di cui dispone, così come alle dinamiche della partita da disputare o in corso e quindi all’avversario di turno. Così ha fatto, ad esempio, quando essendo arrivato Paulinho ai tempi in cui sedeva sulla panchina del Guangzhou, in Cina, aveva riadattato il modulo una prima volta per sfruttare al meglio le elevati doti tecniche del brasiliano rispetto ai compagni; quindi successivamente, altrettanto aveva dovuto fare quando il calciatore aveva lasciato la squadra, per trovare un nuovo assetto tattico che non risentisse dell’assenza del suo uomo di punta. A Benevento, pur avendo nella sua carriera da allenatore – come già detto – utilizzato di sovente il 4-3-3, non ha disdegnato l’idea di sistemare i suoi anche con la difesa a tre, come faceva Caserta attraverso il 3-5-2, anche se ultimamente ormai sembra consolidata in lui un’impostazione con linea difensiva disegnata ancora una volta con quattro uomini. Da questo imprinting di base poi, il modulo è stato declinato secondo diverse interpretazioni del 4-3-3, talvolta con l’albero di Natale (4-3-2-1), altre volte col rombo (4-3-1-2), oppure, come accaduto ad esempio nell’ultima uscita contro il Perugia, applicando un offensivo 4-2-3-1. Comunque, seguendo la sua filosofia tattica, il tecnico Pallone d’Oro ha nei giocatori della dorsale centrale (portiere, mediano centrale davanti alla difesa ed attaccante) i veri punti di riferimento del suo gioco, che prevede di tagliare il campo verticalmente, affidandosi nello sviluppo dell’azione sulle catene laterali, di destra e sinistra passando per le scelte degli uomini dell’asse di centro ed in base alle dinamiche, facendo occupare dai suoi gli spazi, facendo scalare i calciatori più vicini a coprire le zone lasciate libere da chi si inserisce tra le linee, in fase di possesso, oppure coprendo le aree scoperte quando c’è da rientrare e difendere. Crede molto nel possesso palla e, quando vuole aggredire l’avversario, retrocede il centrale di centrocampo, avanzando i terzini e portando le ali dentro. Così nelle sue intenzioni vuole creare un sistema che mostri supremazia territoriale e una grande qualità di gioco, potendo contare sempre su plurime soluzioni nello smistamento, a favore di chi porta palla. Il problema maggiore che il tecnico sta riscontrando, tuttavia, è proprio la fase di costruzione offensiva, infatti i suoi uomini d’attacco si stanno rivelando essere con le polveri bagnate, come si sul dire. E’ per questo motivo se, nella prima metà del campionato, la Strega ha realizzato la miseria di 17 reti (come il nostro Cosenza, peraltro) attestandosi al terzultimo posto tra gli attacchi dell’intera cadetteria: peggio hanno fatto solo il Cittadella (13) ed il Perugia (16). E non conta se il reparto d’attacco dei sanniti può contare su uomini come il già citato Forte, Farias, Improta, La Gumina, Simy e l’ex Frosinone Camillo Ciano, perché è chiaro che il problema non è solo dei singoli (che comunque stanno deludendo e non poco) ma più propriamente nell’organizzazione di gioco della fase di possesso, che evidentemente non sta funzionando nell’ambito della finalizzazione. Tra l’altro poco o niente stanno incidendo gli inserimenti delle mezzali, quando previste, o degli esterni, movimenti che sono alla base del credo dell’allenatore napoletano che punta moltissimo, lo abbiamo già riportato, sull’idea di fare attaccare gli spazi ai suoi uomini. Se la fase offensiva non gira, per contro quella difensiva sembra premiare la scelta del passaggio alla linea a quattro operata dal tecnico 49enne. Cannavaro ne ha affidato il coordinamento al fratello Paolo, nello staff con lui, che allena bene un reparto il quale, a dispetto della classifica (il Benevento, con 22 punti, occupa la 14a posizione in graduatoria, a soli due punti dalla zona playout e ad appena cinque dall’ultima, cioè, come noto, proprio il nostro Cosenza) con appena 20 gol subiti è il quinto della Serie B. Grazie proprio alla difesa la Strega sta galleggiando in classifica appena fuori dalla zona caldissima. Le conseguenze di un attacco che non gira come il suo allenatore vorrebbe, hanno messo in difficoltà lo stesso Cannavaro il quale, dopo un solo mese dal suo ingaggio e quattro giornate in sella con appena due punti conquistati su dodici disponibili, aveva rassegnato le sue dimissioni, prontamente respinte dal presidente Vigorito. “Ho dato le dimissioni perché le ho considerate un atto dovuto e perché Foggia è non solo il mio direttore sportivo ma anche un amico. Quindi anche per sgomberare il campo da qualsiasi imbarazzo ho preferito fare un passo indietro – aveva dichiarato l’allenatore del Benevento in quella circostanza – Le dimissioni non sono state accettate, il presidente è stato deciso nel rifiutarle e questo devo dire mi ha fatto molto piacere“. Il tecnico aveva preso in carico la squadra a metà classifica con 7 punti e, dopo la partenza choc che lo aveva portato – come detto – a rimettere l’incarico, è arrivato un ciclo positivo valso 13 punti, fatto di otto partite nel corso delle quali sono arrivate tre vittorie, quattro pareggi ed una sola sconfitta. Questo fino alla battuta d’arresto del boxing day: come il Cosenza, anche il Benevento ha perso la sua ultima partita e lo ha fatto in malo modo: in casa e contro un Perugia fino a quel momento fanalino di coda in classifica (poi, si sa, ultimi lo siamo diventati noi, proprio a seguito della 19a giornata). Un brutto stop che ha fatto male a Cannavaro come alla squadra ed all’intero ambiente, nel momento a Benevento si riteneva di avere imboccato il percorso giusto per centrare il target stagionale, cioèprovare a risalire in A attraverso i playoff. Ma, con previdenza, Società e staff tecnico, a prescindere dalla cocente sconfitta rimediata con gli umbri, avevano già deciso di mandare, alla ripresa dei lavori, dopo una settimana di ferie, la squadra in ritiro. Una sorta di mini raduno che si tenuto a Roma per una settimana dal 4 gennaio fino allo scorso mercoledì: un vero e proprio richiamo di preparazione importante, che avrà dato la possibilità ad Improta e compagni di mettere benzina nelle gambe e, soprattutto, di recuperare sul piano psicologico, vista l’occasione di confronto tra Cannavaro e la sua squadra.

Cannavaro a Cosenza con il 4-2-3-1? Questo il suo probabile 11

Magari anche Viali avrebbe gradito poter lavorare in un contesto più sereno per fare recuperare concentrazione ai suoi uomini e farli tornare in fiducia, ma ovviamente il Club di via degli Stadi, quando c’è da investire soldi, si vede bene dall’affrontare spese che per il patron sono sempre di troppo, anche se la squadra langue tristemente all’ultimo posto in classifica, immersa in un ambiente che è a metà strada tra il depresso (simo in tanti a sentirci in ostaggio di una proprietà che palesemente non ha a cuore le sorti dei Lupi, né dà segni di voler passare la mano. A proposito: GUARASCIO VATTENE!) e l’arrabbiato. Tornando al Benevento, domani al Marulla mancheranno molti uomini di valore tra i giallorossi, infatti per squalifica è stato praticamente azzerato dal Giudice Sportivo il centrocampo titolare di mister Cannavaro visto che salteranno il turno Tello, Acampora e Viviani. Out anche Letizia per infortunio. Allora, come disporrà in campo il suo 11 titolare il tecnico napoletano Campione del Mondo? Con tutte le defezioni in mediana che abbiamo appena visto, possiamo ragionevolmente ipotizzare un centrocampo a due, quindi come sistema di gioco di base un 4-2-3-1, con il passaggio al 4-5-1 in fase di non possesso. Così facendo Cannavaro, oltre a sistemare la mediana, sfrutterebbe tutto il suo potenziale offensivo, considerato che avrà senz’altro intenzione bellicose, quindi di fare sua l’intera posta in palio a Cosenza. Inoltre si aspetta un 11 di Viali piuttosto chiuso, quindi proverà a scardinarne la difesa rossoblu mediante l’impiego dei forti esterni d’attacco di cui dispone. Ciò detto, proviamo ad immaginare quali potrebbero essere i titolari che il tecnico ex Real Madrid vorrà utilizzare. Anzitutto in porta: col numero 21, tra i pali, dovrebbe partire colui il quale è in questa stagione l’indiscusso titolare, Paleari, (sempre presente, 19 volte su altrettante gare) davanti al quale la linea difensiva a quattro dovrebbe essere schierata con, da destra a sinistra, lo svizzero d’origini albanesi Veseli (stante l’assenza di Letizia ed il difficile impiego di El Laouakibi) ancora una volta adattato, lui che è un centrale, come terzino destro; Glik e Capellini (visto l’ottimo rendimento sarà preferito a Pastina) come centrali; uno tra Foulon o Masciangelo (favorito) in qualità di terzino sinistro. In mediana, a giostrare in cabina di regia non sembrano esserci dubbi, stante la già citata squalifica di Viviani, circa l’impiego di Schiattarella, che verrebbe molto probabilmente affiancato da un Koutsoupias quasi mai titolare, ma sempre nelle rotazioni. Difficile ipotizzare l’impiego, nella zona nevralgica del capo dei giovani Karic e/o Kubica. Sulla trequarti, Cannavaro ha abbondanza di scelte ed il tridente alle spalle della punta che stavolta potrebbe essere Ciano, considerato che Simy e Forte sembrano con le valigie in mano e destini lontani dal Sannio (ma è facile che possano essere impiegati a gara in corso), potrebbe essere formato da Farias a sinistra, La Gumina giusto alle spalle della punta centrale ed Improta a destra. Karic e Vokic scalpitano pure loro per un posto e torneranno sicuramente utili nel corso del match.

Siamo in chiusura, ma prima dei saluti, diamo un po’ di informazioni di servizio oltre ad alcune curiosità. Cominciamo con il parlare di pronostici e, come di consueto per questa rubrica, siamo andati a curiosare sui siti di betting online per capire com’è considerata la partita dagli specialisti del mondo delle scommesse. A stare con i bookmakers la gara sembrerebbe più equilibrata di quanto fu valutata all’andata, visto che allora chi aveva puntato su un Cosenza corsaro, aveva portato a casa fino a 7,25 volte la posta puntata: domani, infatti, pur rimanendo i Lupi sfavoriti, con il segno 1 pagato tra 3,25 e 3,55, la distanza dalle quotazioni che vedono la Strega vincente non è poi così abissale (il segno 2 paga tra 2,11 e 2,23 la posta puntata). Infine per quanto riguarda il pareggio registriamo quote simili al segno 1: la X infatti è data tra 3,10 e 3,34. Per chi invece si vuole affidare a Cabala e scaramanzia, c’è da dire che nei ventitré precedenti disputati in terra bruzia si può trovare conforto: queste partite raccontano di una pessima tradizione giallorossa a Cosenza, fatta di tante vittorie per i Lupi (quindici), l’ultima delle quali nella passata stagione (1-0 gol di Camporese), alcuni pareggi (cinque) e solo tre successi per i campani, l’ultimo risalente al 9 febbraio 2020 (0-1, Insigne). La gara, valevole per la ventesima giornata del campionato di Serie BKT, in programma domani alle ore 16:15 presso lo stadio San Vito – Gigi Marulla, sarà diretta da Giacomo Camplone di Pescara. A coadiuvare il fischietto abruzzese ci saranno Valerio Colarossi di Roma 2 e Mattia Politi di Lecce, che andrà a sostituire il precedentemente designato Edoardo Raspollini di Livorno. Quarto Ufficiale sarà Claudio Petrella di Viterbo, mentre VAR e AVAR saranno, rispettivamente, Valerio Marini di Roma 1 e Vito Mastrodonato di Molfetta. A seguire la partita è attesa una spettrale cornice di pubblico, con spalti vuoti: da un lato, per via della scarsa affluenza prevista nel settore ospiti (al massimo in 50 i supporters giallorossi in un settore da 2.000 posti. A parti invertite, la scorsa estate, in quasi 700 ci movemmo da Cosenza per colorare di rosso e di blu il settore del Vigorito a noi dedicato); ma, soprattutto, dall’altro a causa dal clima che la Società del Cosenza Calcio, per le assurde prese di posizione assunte dal proprietario nei confronti della tifoseria, che ha portato grande malumore – per usare un eufemismo – all’interno degli ambienti ultrà in particolare e dell’intero popolo rossoblu più in generale, di cui abbiamo fatto cenno in premessa. Così, per tutta risposta, domani pomeriggio i sostenitori dei Lupi dovrebbero disertare le scalee del Marulla, in aperta contestazione verso i comportamenti irrispettosi della proprietà. D’altra parte, chi semina vento, raccoglie tempesta: il proprietario è servito ed avrà – finalmente, aggiungo io – un importante ammanco di incassi laddove, invece, finora aveva potuto contare sui botteghini, nel corso dell’attuale stagione, con inntroiti di poco al di sotto del mezzo milione di euro! A proposito di incassi, concludiamo con una curiosità che stavolta non ci coinvolge direttamente. All’andata, osservavo come il nostro settore costasse 4 euro in più rispetto alla stessa curva dove, separati solo da cancellate, quindi con un’identica visuale, potevano accedere anche i locali (non gli ultrà, nella curva opposta, dirimpetto a noi). Ebbene, questa caduta di stile (l’ospitalità dov’è finita?) da parte del Club di Vigorito non solo viene clamorosamente ancora di più meno, ma assumerà i tratti di una vera e propria speculazione, nella prossima partita casalinga della Strega, dove nell’impianto beneventano saranno “ospitati” i tifosi del Genoa, ai quali lo stesso settore nostro costerà la bellezza di 22 euro, ben 14 euro in più dei locali. Mah!

Nel salutare i nostri lettori, non ci resta che affidarci alla superstizione ed all’irrazionale, caratteristiche tipiche di un tifoso perché viceversa, se ci si mettesse troppo a ragionare, la depressione avrebbe la meglio e molleremmo tutti. Quindi, evochiamo ancora una volta il nostro talismano e che Alarico sia con noi!

Sapiens

Un pensiero su “​#59 WAITING FOR THE BARBARIANS: BENEVENTO

Lascia un commento