​#84 WAITING FOR THE BARBARIANS: BRESCIA

Siamo ancora a leccarci le ferite dopo l’immeritata battuta d’arresto patita in casa col Modena, in una gara in cui il risultato più giusto sarebbe stato – ad essere onesti – un pari, quanto ad opportunità e valori espressi in campo. Peccato! Ma non c’è tempo per guardarsi alle spalle e piangere sul latte versato, perché questa, oltre ad essere stata la settimana dell’impegno triplo, è anche quella in cui si è chiuso (ieri alle ore 20:00) il calciomercato, che ha sancito un ulteriore rinforzo dell’organico a disposizione di Caserta, con l’arrivo di due giocatori davvero importanti e di categoria come l’ala, attaccante esterno e rossanese di nascita, il ventinovenne Luigi Canotto, e l’esperto attaccante romano, il trentenne Francesco Forte. Peccato se non è arrivato un vice D’Orazio, un terzino sinistro che possa fare rifiatare o sostituire, se sarà necessario, il buon Tommaso e magari un centrale di difesa con un po’ più di esperienza. Ma obiettivamente Gemmi si è mosso bene e finalmente abbiamo una squadra completa in ogni reparto con uomini di categoria ed in alcuni ruoli pure dei fuoriclasse, come mai era successo nei trascorsi cinque anni da quando siamo tornati in Serie B. Ma non ci soffermiamo ulteriormente a trattare di calciomercato, perché nei prossimi giorni su queste stesse pagine de La Bandiera Rossoblu non mancheranno le analisi al riguardo (stay tuned) ma soprattutto perché è già ora di proiettarsi nuovamente sul campionato. Dunque, torniamo in argomento di rubrica e preoccupiamoci dell’imminenza, vale a dire della partita di domani perché, dopo la dolorosa battuta d’arresto casalinga dello scorso martedì di cui abbiamo scritto in apertura, ora ci si presenta un’opportunità ghiotta per andare a punti in trasferta e bisogna raccoglierla. Già, perché oltre a quanto su riportato, questa è stata pure la settimana dei pareri del Consiglio di Stato che, come tutti ormai saprete, ha respinto i ricorsi di Perugia e Reggina: confermando da un lato, in Serie B il Lecco, la cui promozione era stata guadagnata ai playoff ma messa in discussione dalle tempistiche di presentazione della necessaria documentazione d’iscrizione (con riferimento alla questione stadio) e riammettendovi, dall’altro, il Brescia. Proprio i lombardi saranno i nostri prossimi avversari, che incroceremo domani per la quarta volta, in quest’anno solare, per la terza volta nella città dalle due cattedrali. Un’occasione, quella da sfruttare nel capoluogo di provincia lombardo, che non dovremmo lasciarci sfuggire, un’opportunità ghiotta dicevamo perché essendo state ufficialmente riammesse appena questo mercoledì in B, al posto della Reggina, le Rondinelle hanno iniziato a costruire la squadra allestendola per il torneo cadetto a partire solo dall’altro ieri, quindi è difficile che possano avere amalgama, condizione fisica in tutti gli elementi (alcuni dei nuovi non hanno nemmeno fatto un’adeguata preparazione atletica) e senso d’appartenenza. Né potranno avere avuto il tempo di assimilare il credo tattico del loro mister.

Il Brescia Calcio nasce nel lontano 1911 diventando, ben presto, il primo Club calcistico della cittadina lombarda, oltre ad essere uno tra i più longevi della propria provincia. Nella sua storia vanta la vittoria di due campionati di Serie C (1939 e 1985) torneo dove ha partecipato per sole quattro edizioni, quattro affermazioni nel campionato di Serie B (1965, 1992, 1997 e 2019) dove ha preso parte per ben 65 volte, grazie alla riammissione di quest’anno, oltre ad un successo in campo europeo, vale a dire il Torneo Anglo-Italiano conquistato nel 1993 in finale a Wembley contro il Notts County. Nel campionato di massima Serie italiana la squadra lombarda ha fatto la sua apparizione per ben 33 volte (l’ultima delle quali nel 2019/20). Il miglior piazzamento in Serie A è il settimo posto della stagione 2000/01, quando, guidata dal Pallone d’oro 1993 Roberto Baggio, la formazione azzurra del compianto Carlo Mazzone (scomparso lo scorso 19 agosto) si qualificò per la Coppa Intertoto. In quest’ultima competizione raggiunse poi la finale, dove venne sconfitta, nonostante due pareggi, per la regola delle reti in trasferta, dal Paris Saint-Germain. Nel 2004/05, dopo quattro stagioni consecutive nel massimo campionato, il Brescia Calcio tornò tra i cadetti. Il ritorno nell’Olimpo del calcio italiano avvenne nella stagione 2009/10 al termine di una cavalcata trionfale, culminata nel successo ottenuto contro il Torino nella finale play-off, ma la permanenza in Serie A durò appena l’arco di una stagione. Fino all’approdo a capo del Club dell’attuale presidente, Massimo Cellino, avvenuto nell’agosto 2017, che ha rappresentato un nuovo trampolino di lancio della Leonessa, capace di ottenere un’immediata promozione in Serie A, oltre che fautore della realizzazione del Centro Sportivo di Torbole Casaglia (croce e delizia per lui, per via di vicende giudiziarie al riguardo) e l’ammodernamento dello stadio Mario Rigamonti. Ai lombardi sono legate molte figure prestigiose del mondo del calcio italiano ed internazionale: con la tipica maglia azzurra con la “V” bianca sul petto hanno disputato diversi campionati, e partite, giocatori diventati mito e leggenda: per citarne solo alcuni, Altobelli, il già citato Baggio, Beccalossi, Hagi, Hamsik, Pirlo, Guardiola, Toni e persino due che poi sarebbero stati vincenti CT della Nazionale, come Valcareggi e Vicini. Tornando a Cellino, andiamo a capirne la solidità economica, quindi da dove deriva il suo patrimonio che negli anni gli ha consentito di poter fare calcio ad alti livelli. Insieme alla sorella fino al 2000 ha amministrato la SEM Molini Sardi, società che fa parte del Gruppo Cellino, una sorta di cassaforte di famiglia. Oltre alla SEM, del gruppo fanno parte altre sette aziende tutte sarde ad eccezione della francese TRANSGRAIN FRANCE SA, che si occupa della selezione e dell’acquisizione dei cereali indispensabili ai cicli produttivi di tutte le Società del Gruppo nonché della commercializzazione di cereali sui mercati internazionali. Nato a Cagliari nel 1956, ragioniere, Massimo Cellino ha frequentato per alcuni anni la Facoltà di Economia e Commercio. Negli anni settanta, interrotti gli studi, iniziò a collaborare con suo padre Ercole nella gestione delle Aziende di famiglia e, dopo avere ricevuto gravi minacce di morte, giovanissimo, si trasferì a Sidney, in Australia, dove stabilì proficui contatti con i maggiori produttori locali di cereali. Rientrato in Sardegna nel 1982, si dedicò a tempo pieno alle aziende di famiglia ristrutturando l’organizzazione delle vendite sul mercato interno sardo. Nel 1988 assunse la gestione del Gruppo Cellino e concluse importanti contratti di fornitura con Paesi nordafricani. In quegli anni le aziende del Gruppo hanno lavorato circa tre milioni di quintali di grano, tra i quali circa il 70% dell’intera produzione sarda, e venivano considerate il settimo importatore mondiale di cereali. Il Gruppo, che all’epoca contava su di un fatturato annuo consolidato di circa 400 miliardi delle vecchie lire, tra dipendenti (450) e lavoratori dell’indotto (valutabili in circa 1.200) costituiva una importante fonte di guadagno e di sopravvivenza per un numero considerevole di famiglie sarde. Per i successi conseguiti nel campo economico-industriale, nel 1994 l’Università statunitense Columbia University – New York gli conferì la Laurea Honoris Causa in Scienze Economiche, della quale è molto fiero. Alle spalle del Massimo Cellino presidente di calcio ci sarebbe quindi la solidità del Gruppo di famiglia, con il pallone che però da anni rappresenta una assoluta passione che gli ha dato anche una grande popolarità. Sin dall’estate del 1992, quando aveva acquistato il Cagliari Calcio dai fratelli Orrù per una cifra pari a 16 miliardi di vecchie lire. A capo del club sardo rimase per 22 anni, durante i quali i rossoblu isolani hanno disputato 17 campionati di Serie A (con un 6º, due 9° e tre 10º posti come migliori piazzamenti, oltre a due retrocessioni), 5 campionati di B (con due promozioni). Alla guida dei quattro mori ha inoltre raggiunto una semifinale di Coppa UEFA (1993/94) e due semifinali di Coppa Italia (1999/00, 2004/05). Nel 2014 Cellino ha ceduto il Cagliari all’attuale presidente Giulini per una cifra che, stando a quanto riportato all’epoca dai giornali, si sarebbe aggirata sui 40/45 milioni di euro. Quindi, il vulcanico presidente ha provato anche l’esperienza (fallimentare) oltremanica, al Leeds prima di rientrare in Italia, per acquistare il Brescia, quasi cinque anni fa, sborsando appena 6,5 milioni. I meglio informati raccontano che, prima di approdare in Lombardia, pare vi fosse un suo interessamento nei confronti proprio del nostro Cosenza, con un timido sondaggio, ma non se ne fece nulla. Stavolta non per volontà di Guarascio (una volta tanto non ha responsabilità), ma solo perché Cellino volse appunto il suo sguardo, nel frattempo, verso il Brescia, concludendone l’acquisizione. Protagonista di diverse vicende giudiziarie (già ai tempi di Cagliari), il presidente del Brescia l’anno scorso è stato ancora alle prese con la giustizia, riuscendo ancora una volta ad uscirne indenne. Ma la stagione sportiva ne aveva risentito, fino ad arrivare allo spareggio giocato contro di noi, alla forte contestazione della tifoseria nei suoi confronti, mai sopita (proprio pochi giorni fa al Rigamonti sono stati affissi degli striscioni contro di lui) ed alla conseguente retrocessione in serie C, con i fattacci a noi ben noti dello scorso 1° giugno, che hanno determinato una serie di DASPO e (solo) due turni a porte chiuse per le Rondinelle nel proprio impianto sportivo, oltre alla sconfitta decretata a tavolino per 0-3. Tornando a Cellino, l’istrionico presidente è anche noto per i frequenti esoneri degli allenatori. Negli anni in cui ha fatto calcio in Sardegna, ben 27 trainer si sono avvicendati sulla panchina del Cagliari, per un totale di 36 cambi in panchina. Da quando ha rilevato il Brescia nel 2017, già 15 tecnici si sono seduti sulla panchina delle Rondinelle, oltre a quello attuale. Un’altra delle sue caratteristiche è la scaramanzia. Tra le sue fisse ci sono le bandane distribuite ai tifosi, l’obbligo di indossare il colore viola quando le partite si giocavano il venerdì 17, benedizioni e amuleti vari, spargere sale sul terreno di gioco, etc. Allo stadio Sant’Elia, ai tempi di Cagliari tanto per dirne un’altra, fece rinominare i seggiolini numero 17 come “16 bis”.

Non solo girandola di allenatori, ma pure di Direttori Sportivi, per Cellino, anche perché è uno che ama interessarsi direttamente del mercato e finisce per invadere il campo altrui. Così, due stagioni fa, dopo che la Leonessa era stata eliminata al primo turno playoff dal Cittadella, conclusa l’esperienza con Perinetti, nella successiva estate aveva deciso per un rinnovamento della rosa con l’obiettivo di puntare al ritorno in serie A. Sotto la guida inizialmente dell’attuale DS dei Lupi, Gemmi – dimessosi dopo appena 44 giorni – in principio affiancato dal giovane Christian Botturi, poi era rientrato Armando Ortoli, quindi a fine settembre era arrivato Marroccu, il quale a sua volta a fine campionato non era stato confermato, sostituito nella carica da un cavallo di ritorno, vale a dire Perinetti, già a Brescia due stagioni fa. Per questa stagione, infine, è arrivato l’ennesimo Direttore Sportivo, un altro ex rossoblu come Renzo Castagnini, il quale è dovuto a lungo rimanere con le mani in mano, a causa della vicenda-riammissione in B di cui abbiamo già detto in premessa. In realtà, il bravo dirigente, ha lavorato tutto questo tempo (dal 13 giugno al 30 agosto) molto bene, ma sotto traccia tant’è che, a parte gli arrivi prima della sentenza del Consiglio di Stato di Stato, come quello di Bjarnason (un ritorno, il suo) ed il prestito del giovane centrocampista Besaggio, quando ha avuto la certezza di poter costruire una squadra di B, sono fioccate le ufficializzazioni di calciatori di prima fascia come Dickmann, Moncini, Borrelli e Liotti (due ex). Comunque un compito difficile, quello di costruire così in ritardo una squadra quasi ex novo (noi ci passammo tre stagioni fa, o meglio, Goretti!) e renderla competitiva, anche perché dalla partita giocata contro di noi lo scorso 1° giugno, di quella squadra con la V sul petto – che comunque retrocesse -, se ne sono andati quasi tutti i pezzi più pregiati. Così, ad esempio, il capocannoniere di quella squadra, Florian Ayé è stato venduto per 1,5 milioni all’Auxerre, Lobojko è finito a Terni, Niemeijer se n’è tornato nella sua Olanda, in Eredivisie. Hanno lasciato pure Scavone, Karacic, Adryan ed i tre prestiti arrivati a gennaio dal Lecce: Rodriguez, Bjorkengren e Listowsky. Quindi, se il Brescia dell’anno scorso ha conservato più o meno la sua fisionomia dalla cintola in giù, con i portieri Lezzerini e Andrenacci, i centrali Cistana ed Adorni, i terzini Mangraviti ed Huard, oltre al capitano e simbolo della squadra Bisoli, dalla mediana in su deve essere radicalmente rifondata. E attenzione, perché il reparto arretrato delle Rondinelle è risultato, nel corso della passata stagione, quello più perforato del torneo, con la bellezza di 57 reti subite. Quindi, Castagnini probabilmente dovrà mettere mano anche su quel reparto, avendo a disposizione solo una settimana in più rispetto ai suoi colleghi, grazie alla deroga concessa dalla Lega fino all’8 di settembre a Brescia e Lecco per fare mercato.

Più in là cercheremo di capire quale potrebbe essere la formazione con cui le Rondinelle si presenteranno al cospetto dei nostri Lupi, affamati e feriti dopo la sconfitta casalinga subita per mano del Modena. Intanto, però, ci soffermeremo per qualche rigo a trattare dell’allenatore degli azzurri bresciani e dei suoi moduli di gioco. Iniziamo col ricordare come sia arrivato ed in quale contesto alla guida di Bisoli e compagni. Il Brescia l’anno scorso – in perfetto stile Cellino – ha operato ben cinque cambi in panchina, dopo che che era ripartito ad inizio stagione da Clotet, poi esonerato per Aglietti, quindi rientrato per un secondo mandato, ma senza successo. Motivo per il quale, al secondo Clotet, era succeduto Possanzini. Due sole giornate in sella per l’ex attaccante della Reggina, al quale era finalmente succeduto l’attuale allenatore: Daniele Gastaldello. Il quarantenne allenatore di Camposampiero (PD), era riuscito a risollevare le sorti di un Brescia ormai dato per spacciato e l’aveva condotto ai playout, poi persi contro di noi. Incredibilmente per gli standard del presidente Cellino, dal 20 febbraio scorso Gastaldello è riuscito a rimanere in sella nonostante non sia riuscito a salvare la Leonessa dalla retrocessione sul campo. Ora ricomincerà da dove ha lasciato e la sorte, per scherzo del destino, ha riassegnato a lui ed al Brescia, come prima partita della ritrovata B, quel Cosenza che sul campo lo aveva condannato alla retrocessione in terza serie. Il tecnico veneto ricomincerà da dove ha lasciato, o proverà, vista la rivoluzione che Castagnini sta portando avanti per necessità nell’organico, a proporsi in modo diverso in campo? Quel che è certo, è che lui ha come caposaldo dei suoi schemi la difesa a quattro ed il centrocampo a tre: ha esordito, la scorsa stagione, sistemando la squadra per nove partite con l’albero di Natale (4-3-2-1) e solo nelle ultime quattro uscite aveva ottenuto i risultati migliori, a partire proprio dalla gara di campionato disputata e vinta al Rigamonti contro i Lupi, allora allenati da William Viali, adottando il rombo, cioè il 4-3-1-2. C’è da osservare però, che per quest’ultimo modulo gli sono venuti meno vertice alto e basso del rombo stesso, vale a dire Listkowski e Labojko e che, inoltre, in rosa il parco attaccanti è per adesso ridotto ai soli Moncini e Pace e Borrelli. Farà di necessità virtù, quindi tornerà provvisoriamente all’albero di Natale, o rimarrà nella sua comfort zone, vale a dire col 4-3-1-2? Quel che è certo è che ancora una volta il giovane allenatore delle Rondinelle si affiderà al suo capitano, quel Dimitri Bisoli, figlio del nostro ex mister, che sa inserirsi e segna (a noi ha fatto male più di una volta ed ha segnato anche nell’ultima uscita in amichevole, contro il Trento, pareggiata per 1-1 al Rigamonti grazie ad un suo gol, appunto) ma soprattutto fa segnare i compagni visto che anche l’anno scorso è risultato essere il migliore assist-man tra i suoi.

Il rombo di Gastaldello, domani al Rigamonti

Detto degli elementi più temibili, ma anche dei limiti attualmente presenti nella formazione di Gastaldello, data l’emergenza, andiamo adesso a vedere come il mister patavino potrebbe schierare i suoi uomini. Sulla base dell’ipotesi che possa adottare – per quanto in precedenza osservato – il rombo, quindi il 4-3-1-2, proviamo a fatica (ricordiamo il cantiere aperto in casa Brescia) ad ipotizzare una formazione dello starting eleven azzurro, tenendo conto anche della situazione infortunati: sul campo di allenamento di Torbole Casaglia, si sono allenati a parte Muca, Jallow, Huard e Galazzi, che dunque non dovrebbero essere della gara, ai quali si è aggiunto pure Van de Looi, che ha rimediato una botta, quindi sarà indisponibile al pari degli appena citati compagni. Invece, anche se ha avuto qualche problemino in allenamento nei giorni scorsi, non pare ci siano interdizioni per Cistana, visto che sembrerebbe avere superato le piccole difficoltà fisiche riscontrate. Ciò detto, andiamo a snocciolare il possibile 11 di Gastaldello, cominciando da Lezzerini che sarà probabilmente chiamato, a partire dal primo minuto, a difendere i pali della porta della Leonessa: difficilmente potrebbe insidiarne la titolarità Andrenacci, ormai sfiduciato dall’allenatore e dato addirittura per partente. Davanti al pipelet, la linea difensiva potrebbe essere composta, da destra verso sinistra dal nuovo arrivato Dickmann sull’out di destra, Cistana (se non dovesse farcela pronto, al suo posto, Adorni) e Papetti in qualità di centrali, infine Mangraviti adattato a sinistra, in attesa di Liotti che proprio stamattina, dopo che ieri ha sostenuto le visite, si è aggregato al gruppo: difficile che domani, tuttavia, possa esordire dal primo minuto perché non ha sostenuto un’adeguata preparazione precampionato con la Reggina, come risaputo in difficoltà per le note vicende. In mediana spazio senz’altro a Bisoli che potrebbe fungere, in mancanza di Van de Looi, da vertice basso del rombo. Ai suoi lati dovrebbero quindi giostrare il giovanissimo Fogliata a destra, mentre come seconda mezz’ala, a sinistra potrebbe essere schierato l’ex Ndoj. Il rombo verrebbe completato dal vertice alto, occupato senz’altro da Bjarnason, mentre in attacco dovrebbero trovare una maglia da titolare Bianchi ed il temibile nuovo acquisto Moncini, con l’altro nuovo arrivato in casa azzurra, anch’egli ex rossoblu, Gennaro Borrelli, che potrebbe esordire sia dal primo minuto, che a partita in corso. Vedremo.

In chiusura di rubrica passiamo alle notizie varie e curiosità. Cominciamo col dire che i bookmakers, per l’ennesima volta, ci danno per perdenti: incredibile, ma è così. Il segno 1 viene infatti pagato tra un minimo di 2,05 ed un massimo di2,10; la X, pur se leggermente meglio apprezzata, anch’essa data per meno probabile e quindi pagata fino a 3,33 volte la posta giocata; infine il 2, con l’eventuale successo degli uomini di Caserta, è dato piuttosto per molto meno probabile, visto che riconosce agli scommettitori che vi puntano, un range di guadagno sulla scommessa tra 3,58 e 3,70 la cifra puntata. Queste quote sono sbalorditive e lasciano di stucco perché, intanto, il fattore casa non esisterà, visto che le due squadre si affronteranno in un Rigamonti spettralmente vuoto, visto che la gara verrà disputata a porte chiuse. Poi, il precampionato delle maglie azzurre con la V bianca è stato piuttosto stentato (l’ultima amichevole pareggiata in recupero contro il non irresistibile Trento, formazione di C); inoltre, la squadra di Gastaldello domani si troverà al suo esordio in campionato, mentre i Lupi di Caserta saranno già alla quarta partita ufficiale, cinque se si considera il turno di Coppa Italia. Quindi, nonostante le Rondinelle abbiano operato bene sul mercato e si presentino con una formazione tutto sommato competitiva, ancora non sono un gruppo collaudato, non tutti hanno in mente gli schemi dell’allenatore e, perdipiù, nella formazione ipotizzata ci sono 4 elementi nuovi su 11, che non hanno avuto – o quasi – neanche il tempo di conoscere i compagni. Infine, aggiungiamo quanto già detto in precedenza e cioè che, fatto salvo l’inserimento del pur forte Dickmann (attenzione, però, perché con la sua SPAL, il calciatore viene da una retrocessione) tutto il reparto arretrato è quello che l’anno passato è risultato il più fragile e perforato dell’intera cadetteria. Registriamo pure che l’ambiente a Brescia non è per nulla sereno, che la contestazione all’indirizzo di Cellino (ora pronto, a seguire quanto scritto da Il Sole 24 Ore, a cedere: interessati sarebbero quattro soggetti: due fondi esteri, una holding europea e un gruppo di imprenditori bresciani) e pure di Gastaldello non si è mai spenta, anzi è stata pure recentemente ulteriormente alimentata ed ecco che è pronto un quadro che francamente non giustifica affatto un pronostico che pende in modo così netto a favore degli azzurri lombardi. Infine c’è da dire che anche l’aspetto psicologico non rema a favore delle Rondinelle le quali, ironia della sorte, si trovano ad iniziare da dove avevano fallito, vale a dire ad affrontare quel Cosenza che le ha purgate appena tre mesi fa. Magari avranno rabbia in corpo che potrebbe essere tramutata in ardore agonistico e costituire quel quid in più capace di dare loro la spinta giusta per affrontare la gara con vigore e convinzione. Vedremo. A proposito della gara dello scorso 1° giugno e dei vergognosi incidenti (davvero una brutta figura per l’intera comunità bresciana, nell’anno in cui la stessa città, insieme a Bergamo, è stata nominata come Capitale italiana della Cultura: peccato perché per qualche centinaia di imbecilli un intero territorio ha patito un enorme perdita d’immagine!) che si sono verificati nel finale e che hanno poi portato allo 0-3 a tavolino, una nota curiosa è venuta fuori alcuni giorni fa, a seguito del match giocato col Trento in amichevole: su uno dei pali della porta dove Meroni ha segnato il gol salvezza per i Lupi, ancora campeggiano, a distanza di tre mesi, 8 o 9 adesivi attaccati lì dai tifosi del Cosenza. Questo è stato possibile perché, mentre noi tifosi rossoblu eravamo assediati dagli ultras di Brescia (e Milan) ed asserragliati nel Rigamonti, per motivi di ordine pubblico erano stati aperti i cancelli che separavano il settore ospiti dal prato del campo. Così, non solo gli adesivi di cui sopra sono finiti sul montante della porta bresciana (chissà se domani saranno ancora lì, o se sono stati, nel frattempo, rimossi), ma molti tifosi rossoblu hanno pensato bene di portarsi a casa un lembo della rete della stessa porta, come souvenir a ricordo di una notte più che magica, per i nostri colori. Passiamo ora alle designazioni arbitrali: la giacchetta nera chiamata a dirigere la gara di domani pomeriggio, valida per la 4a giornata e che si disputerà nell’impianto bresciano con calcio d’inizio alle 16,15 (che orario infelice nel periodo estivo!) sarà Fabio Marescadella sezione AIA di Napoli. L’arbitro campano non è un portafortuna per il Brescia che con lui, dopo otto direzioni di gara, conta appena una vittoria, tre pareggi e ben quattro sconfitte. Ancora peggio per i Lupi, per i quali il fischietto napoletano è un vero e proprio amuleto negativo: su quattro gare con lui come direttore di gara, abbiamo perso tutte e quattro le volte. L’ultima, in particolar modo, è quella che ricordiamo di più, perché fu quella dello spareggio playout d’andata di due stagioni fa, a Vicenza, dove ci fu il clamoroso episodio del gol inspiegabilmente annullato a Caso. Il direttore di gare sarà coadiuvato nel suo lavoro dagli assistenti Colarossi di Roma 2 e Raspollini di Livorno, mentre il quarto ufficiale sarà Milone di Taurianova. Infine, al VAR è stato designato Pairetto che avrà l’aiuto di Tremolada, nel ruolo di AVAR. Ultima curiosità è relativa alla campagna abbonamenti: è balzato ai nostri occhi l’impietoso confronto tra le scelte operate dalle due Società. Nella ricca Brescia, pur se le partite in abbonamento saranno 17 (ricordiamo le due giornate a porte chiuse sancite dal giudice sportivo per i fatti del 1° giugno) anziché 18 come nel nostro caso, uno spettatore di curva nord potrà seguire la squadra spendendo appena 160€, mentre uno di gradinata bassa, l’equivalente della nostra (buonanima) tribuna B per intenderci, pagherebbe 220€. Vale a dire che uno spettatore del Rigamonti che si abbonasse in quest’ultimo settore godrebbe non solo di una visuale perfetta ma spenderebbe addirittura meno rispetto ai 240€ che un nuovo abbonato di Curva Bergamini o Catena paga per vedere le partite dei Lupi mediante abbonamento. Traete voi le conclusioni.

Ad ogni buon conto, ciò che più sarà importante, domani, sono i tre punti, per entrambe le squadre: loro vorranno subito riscattare lo smacco subito a domicilio con la retrocessione rimediata per mano nostra, a noi invece è rimasto l’amaro in bocca per non essere riusciti ad approfittare dello scorso turno casalingo, quindi ora il Lupo vorrà riscattarsi cercando di azzannare una Leonessa che sta prendendo forma e che pertanto dovrebbe ancora presentarsi fragile. Staremo a vedere che succederà e chissà che Alarico

Sapiens

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