​#86 WAITING FOR THE BARBARIANS: PALERMO

Veniamo da una gara, quella casalinga di sabato scorso giocata contro il Südtirol, che ha lasciato strascichi e contrastanti sensazioni: se da un lato, infatti, si è visto il solito Cosenza d’inizio stagione, che nei primi tempi si esprime su buoni livelli, ma che nella ripresa rimane, o quasi, nello spogliatoio, dall’altro c’è la soddisfazione di essere riusciti a raddrizzare una barca che avrebbe rischiato pericolosamente di imbarcare troppa acqua, pur essendo appena alla quinta stagionale. Eravamo riusciti a passare in vantaggio nella prima frazione di gioco, salvo poi farci recuperare e superare dalla banda di Bisoli (squadra peraltro avvezza alle rimonte: già tre quest’anno, su quattro giocate!). C’è di buono che non abbiamo mollato e che siamo riusciti, in extremis, a riacciuffare per i capelli una partita che sembrava, al 98’, ormai irrimediabilmente compromessa. Se fosse arrivata la sconfitta, sarebbe stata la terza di fila ed avrebbe certamente creato un clima pesante attorno a Caserta ed ai suoi. Invece il gol di Mazzocchi, arrivato come manna dal cielo, non solo ha permesso di conquistare un preziosissimo punticino (a fine anno, lo sappiamo bene, ogni singolo punto in classifica vale oro) ma ha regalato un po’ di serenità all’ambiente tutto, evitando ulteriori pesanti polemiche. Polemiche che comunque ci sono state, magari un po’ meno pesanti di come sarebbero state se fosse arrivato il secondo stop casalingo consecutivo, oltre alla già menzionata terza sconfitta di fila. Per fortuna ciò non si è verificato e ad onor del vero c’è da aggiungere che, onestamente, non sarebbe stato un risultato giusto, per quanto visto in campo. Così come, d’altra parte, troppo severi erano stati pure i risultati delle gare perse con Modena e Brescia. Questo dato ci fa ben sperare perché vuol dire che, pur non esprimendosi la squadra al meglio ed avendo ancora grandi margini di miglioramento quanto a raggiungimento di amalgama, assimilazione dei concetti e schemi del mister, raggiungimento della condizione fisica di tutti gli effettivi ed inserimento di pedine – su tutti Florenzi, che ancora non hanno potuto dare il proprio contributo – tutto sommato non ha mai smaccatamente demeritato. A testimonianza del fatto che il gruppo quest’anno c’è, è competitivo ed è stato in grado per larghi tratti di giocare alla pari ed a volte meglio di squadre che hanno ambizioni importanti: delle cinque formazioni con cui abbiamo “incrociato le armi”, quattro di esse sono infatti nel lato sinistro della classifica e tre addirittura entro le prime sei posizioni. A proposito di squadre ambiziose, a cominciare da oggi, i Lupi inizieranno un mini tour de force che li vedrà impegnati, in un fazzoletto temporale di appena otto giorni, contro tre squadre dalle proprietà e dai progetti che guardano decisamente in alto, com’è nel caso di Cremonese e Pisa, ma soprattutto con riferimento al prossimo impegno di stasera, che vedrà Tutino e compagni affrontare fuori casa una formazione temibilissima, con velleità di conquista di un posto al sole: il Palermo Football Club.

Sono passati quasi 123 anni da quel 1° novembre del 1900, quando Ignazio Majo Pagano e la comunità inglese della città diedero vita all’Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club, che prenderà poi il nome di Palermo Foot-Ball Club sette anni più tardi, cambiando anche il colore delle casacche passate dall’iniziale rossoblu all’ancora attuale rosanero. Trascorsero quasi trent’anni prima che il sodalizio del capoluogo siciliano potesse avere una ribalta nazionale, così con l’unificazione dei campionati italiani, nel 1930 i siciliani conquistarono il loro primo accesso alla Serie B, dovendo attendere appena una stagione tra i cadetti per accedere, nel 1932, al loro primo torneo di massima Serie. Da allora a seguito di alterne vicende la squadra, che nel frattempo era retrocessa e più volte fallita, ritornerà in Serie A solo nel 1948, disputando altre sei stagioni consecutive nel calcio che conta. Il Palermo divenne negli anni successivi una squadra che alternava promozioni in Serie A a retrocessioni in Serie B. Si arrivò così al1970, quando si aprì una nuova, importante, pagina della storia della società rosanero: Renzo Barbera, imprenditore con esperienze dirigenziali nel calcio minore, divenne il nuovo presidente del club. Noto per la sua moralità, Barbera è ancora oggi il presidente più ricordato dai tifosi, al punto che circa quattro mesi dopo la sua morte lo stadio della Favorita gli venne intitolato. Sotto la sua presidenza il Palermo disputò una sola stagione nella massima categoria: dopo la promozione del 1971-1972. In seguito bisognerà attendere altri 32 anni per rivedere il sodalizio palermitano in Serie A. Nel 2004 il Club, nel frattempo rilevato dall’ambizioso Maurizio Zamparini e guidato da Francesco Guidolin, centrò la vittoria del campionato di B. Una volta tornati in Serie A, Zamparini riuscì a costruire un Palermo che stazionasse nella metà di sinistra della classifica. Le prime tre stagioni si conclusero con altrettante qualificazioni alla Coppa UEFA, delle quali, quella dell’esordio fu la più memorabile, con i rosanero eliminati solo agli ottavi di finale dai tedeschi dello Schalke 04. Tuttavia, dopo nove stagioni di fila con cinque partecipazioni alle coppe europee e una finale di coppa Italia (persa 3-1 contro l’Inter) il Club mise fine al più lungo periodo in massima Serie della sua storia. Dopo un fugace rientro in A per altre due stagioni, infine, nel 2016 si registrò una nuova la retrocessione in Serie cadetta e l’inizio di una difficile situazione finanziaria. Il presidente Zamparini non riuscì più a sostenere le spese di bilancio e si profilò all’orizzonte la cessione alla Sport Capital Investments Ltd. Sfortunatamente questa operazione non si concretizzò e si giunse così alla dichiarazione del fallimento della squadra nel 2019. La nuova società sorta dalle ceneri della precedente e guidata da Dario Mirri, venne ammessa al campionato di Serie D – per la prima volta nella storia dei rosanero in una categoria di livello dilettantistico – con la denominazione Società Sportiva Dilettantistica Palermo. Il sodalizio siciliano trovò subito la promozione in serie C (anche grazie all’interruzione del campionato per via della pandemia di Covid-19 esplosa nel corso di quella stagione sportiva). Dopo una prima partecipazione deludente al campionato di C, conclusasi al settimo posto nel proprio girone, nella stagione successiva, 2021-2022, il Palermo è stato promosso in Serie B dopo aver vinto i play off davanti ad un Renzo Barbera gremito da 32mila spettatori, ritornando così in cadetteria dopo tre anni dall’ultima apparizione. In ordine di tempo, però, il più importante e recente step che ha segnato la storia della squadra siciliana, è l’essenziale passaggio a livello societario avvenuto il 4 luglio dell’anno scorso, allorquando la holding del City Football Group (CFG) ha rilevato l’80% delle quote del Club rosanero, che contestualmente è diventato la dodicesima società controllata dalla società britannica, con Mirri che ha comunque conservato il 19,5% delle quote e la sua carica da presidente del sodalizio e del consiglio d’amministrazione.

Una piazza così importante ha dunque finito per attrarre capitali altrettanto importanti e solidi. D’altra parte il Club è blasonato: vincitore di cinque titoli del campionato cadetto, ha conquistato una Coppa Italia di Serie C nel 1992-93; per tre volte ha anche disputato la finale nella Coppa Italia maggiore: nel 1974, nel 1979 e nel 2011. Riguardo alle partecipazioni alle coppe europee, ne abbiamo già detto, la società conta cinque apparizioni in Coppa UEFA/Europa League. Inoltre, la FIGC considera il Palermo 18º nella graduatoria dei criteri di punteggio della tradizione sportiva della federazione, mentre si posiziona 16º nella classifica perpetua della Serie A. Il palmares dei rosanero, unitamente al prestigio ed al seguito che anche in ambito internazionale il sodalizio siciliano può assicurare, è stato riconosciuto da chi oggi detiene la maggioranza della proprietà che, per bocca di Ferran Soriano, Amministratore Delegato del City Football Group, ha dichiarato: “Il Palermo è uno storico grande club e possiede un’identità forte e orgogliosa. Lavoreremo insieme a Dario Mirri per consolidare il suo straordinario lavoro, che punta – nel corso dei prossimi anni – a una crescita sostenibile del Palermo. Questa è una squadra molto speciale e il nostro ruolo sarà quello di aggiungere valore a tutte le cose che la rendono così speciale e di migliorare costantemente le prestazioni dentro e fuori dal campo, facendo leva sulla nostra esperienza e competenza”. Fondato nel maggio del 2013, City Football Group è il principale operatore privato di club calcistici a livello mondiale, con la proprietà totale o parziale di 12 club nelle principali città del mondo: i neo-campioni d’Europa e d’Inghilterra, Manchester City, nel Regno Unito, i campioni della MLS New York City FC, negli Stati Uniti, Melbourne City FC, in Australia, Yokohama F. Marinos, in Giappone, Montevideo City Torque, in Uruguay, Girona FC, in Spagna, Sichuan Jiuniu FC, in Cina, Mumbai City FC, in India, Lommel SK, in Belgio, ESTAC Troyes, in Francia, come detto il Palermo FC in Italia e ultimamente – lo scorso maggio – pure il Club Bahia in Brasile. Con 13 uffici in tutto il mondo, CFG investe anche in altre attività e progetti legati al calcio e funge da piattaforma commerciale globale per i suoi partner, portando avanti al contempo la sua visione che vede l’utilizzo del calcio per il bene sociale – su scala locale e globale – attraverso associazioni di beneficenza, fondazioni e altre iniziative di responsabilità sociale. Al 30 giugno 2021 CFG dichiara un fatturato di circa 624,6 milioni di sterline (circa 725 milioni di euro) con una perdita d’esercizio di circa 53 milioni (oltre 61 milioni di euro). A fronte di quasi il 19% di quote in capo all’americana Silver Lake Partners, l’azionista di maggioranza di CFG (poco più dell’81%) è Newton Investment and Development, società di proprietà dello Sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, vice presidente e vice primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, nonché membro della famiglia reggente di Abu Dhabi. Per capirne la consistenza ed il potere economico, secondo le stime più aggiornate, il patrimonio del magnate emiratino ammonterebbe a circa 38 miliardi di dollari. City Football Group, scrivevamo in precedenza, non detiene l’intero pacchetto azionario delle quote societarie del Palermo ma, sulla base di circa 13 milioni di euro ne ha rilevato la maggioranza delle quote, vale a dire l’80%, mentre il resto, il 20%, rimane al presidente Dario Mirri, che le detiene attraverso la società Hera Hora Srl per il 19,5% ed il restante 0,5% al gruppo di iniziativa popolare “Amici Rosanero”.

Ovviamente, con l’ingresso di CFG in Società, sono arrivati pure ingenti investimenti per il progetto tecnico curato dal Direttore Sportivo, già responsabile del settore giovanile, Leandro Rinaudo (coadiuvato da Riccardo Bigon, oggi consulente tecnico del CFG, che si occupa di tutte e 12 le squadre del gruppo), il quale ha ricevuto dalla Società un budget importante (i meglio informati parlano di 20 milioni di euro) con 10,6 milioni di euro spesi (dati tratti dal sito transfermarkt.it, ndr) solo per i cartellini di alcuni dei calciatori portati in maglia rosanero, come Lund, terzino sinistro arrivato per 2,7 milioni dall’Hacken; Vasic, trequartista di giovani speranze prelevato per 2 milioni dal Padova; Desplanches, portierino della U20 laureatosi la scorsa estate in Argentina vice campione del Mondo e prelevato anch’egli per 2 milioni, ma dal Vicenza; l’ala sinistra Di Francesco, prelevata dal Lecce per 1,3 milioni; Roberto Insigne, arrivato a titolo definitivo per un milione dal Frosinone, dopo aver vinto la B lo scorso anno coi ciociari; Leo Stulac arrivato dall’Empoli, anch’egli per 1 milione di euro; ed il difensore centrale Peda, prelevato dalle S.P.A.L. per 600mila euro, anche se poi rimasto a Ferrara in prestito. A questi si aggiungano gli arrivi, a vario titolo di giocatori importanti come Lucioni (Frosionone), Ceccaroni (Venezia), Henderson (Empoli), Mancuso (Monza) e Coulibaly (Salernitana). Un mercato ricco sì, ma svolto in modo intelligente e ambizioso: in casa rosanero l’obiettivo, malcelato, è tornare a lottare per la promozione nella massima Serie. Soprattutto se si tiene conto del fatto che sono stati trattenuti giocatori di peso come, per citarne qualcuno, Pigliacelli, Nedelcearu, Segre, Di Mariano, Valente e, su tutti, bomber Brunori. E che CFG stia facendo le cose sul serio (dall’anno passato ed in poco più di un anno, da quando cioè il gruppo di Mansour ha rilevato la maggioranza di quote del Club, sono stati investiti già 66 milioni di euro – fonte il quotidiano la Repubblica ndr) è certificato anche dal fatto che il Club si sia dotato, cosa non riuscita neanche a Zamparini, di un nuovo centro sportivo di proprietà, sorto a Torretta, comune a metà strada tra Palermo e l’aeroporto di Punta Raisi, per un investimento complessivo di circa 5 milioni di euro. La struttura è ancora in una fase provvisoria: al momento ci sono due campi in erba, la club house per i pasti con la nuova cucina e una struttura temporanea completamente attrezzata con palestra e spogliatoi. Mentre la squadra già vi si allena dallo scorso 14 agosto, i lavori continuano speditamente per il main building che sarà pronto entro la fine del 2023 con nuovi spogliatoi, palestra, magazzini, sale mediche per trattamenti e fisioterapia e una sala conferenze. Insomma, un progetto che pensa in grande (le ambizioni si misurano soprattutto con fatti concreti, non con sterili proclami: vero Eugenio Guarascio?) e certificato pure dall’attenzione che il CFG ripone anche nella crescita del settore giovanile: basti pensare che i primi calci sul campo del nuovo centro sportivo di Torretta sono stati dati dalla Berretti (fresca di promozione in Primavera 2) e non, come ci si aspettava, dalla prima squadra. Un segnale di quanto siano importante per il Club di Viale del Fante le nuove leve che andranno a comporre la cantera rosanero.

Tornando ai “grandi”, ad allenare una rosa profondamente rinnovata e rafforzata, la Società ha confermato un allenatore d’esperienza, che aveva già vestito in passato il rosanero, sia da calciatore (129 presenze nella squadra del capoluogo siciliano, per lui) che da allenatore (anche se solo per una fugace esperienza di appena 7 partite tra il 30 novembre 2016 ed il 24 gennaio 2017): stiamo parlando di Eugenio Corini. L’ex centrocampista del Chievo, bresciano di provincia, per l’esattezza di Bagnolo Mella dov’è nato 53 anni fa, pratica un gioco particolarmente votato all’attacco che parte dalla difesa a quattro ed un centrocampo a tre. Il modulo da lui più utilizzato in carriera è il rombo, vale a dire il 4-3-1-2. Tuttavia, per il suo Palermo già dalla passata stagione ha dovuto rivedere un po’ le sue idee e, senza stravolgere i suoi piani tattici, è finito con il passare al 4-3-3 come gli è capitato di chiarire già l’anno scorso: “Giochiamo con un 4-3-3 flessibile, con il palleggio cerchiamo le giocate tra le linee e di essere sempre aggressivi”. Pertanto, se nella passata stagione, soprattutto all’inizio del campionato, le ali erano rimaste quasi ai margini della manovra, quest’anno ne sono diventate il fulcro. Cambio di intenzioni certificato anche dalle manovre di mercato che, come abbiamo visto, hanno portato in organico esterni di assoluto valore come Di Francesco ed Insigne e confermato gente del calibro di Di Mariano e Valente. Tuttavia, per ora, il gioco d’attacco di Corini non ha portato grandi frutti per quanto riguarda la finalizzazione delle sue punte: sono 7 i gol realizzati finora dai rosanero (tanti quanti ne ha messo a segno il Cosenza, anche se i rossoblu hanno disputato una gara in più) di cui uno a testa per le due punte centrali Mancuso e Soleri, altrettanti ne hanno segnati gli esterni Insigne e Di Francesco e i restanti tre uno ciascuno per Stulac, Segre ed il difensore Lucioni. Manca all’appello il protagonista principale, vale a dire Brunori, l’anno passato con 17 gol tra i migliori realizzatori della B. A centrocampo le cose sono cambiate, come abbiamo visto, con innesti importanti che hanno alzato il livello di un reparto che l’anno scorso non aveva entusiasmato, reparto che oggi sembra più efficace sia in fase di impostazione, che di filtro davanti alla difesa. La difesa, appunto: è stata la zona maggiormente rafforzata, intanto attraverso l’arrivo di uno specialista delle promozioni come Fabio Lucioni, primo acquisto ufficiale della sessione estiva, che ha messo in chiaro le ambizioni della società. Poi è arrivato Ceccaroni, un difensore esperto e di piede mancino, perfetto per giocare in coppia con l’ex Frosinone. Senza dimenticare Kristoffer Lund, l’innesto più interessante nel reparto per il quale il Palermo ha fatto, come abbiamo visto, un investimento importante, considerato che si tratta di un giovane, classe 2002, il cui impiego Corini sta abilmente dosando per consentirgli una crescita graduale, senza bruciarlo. Ed i frutti del lavoro sulla retroguardia delle Aquile siciliane si vedono eccome, se è vero com’è vero che i rosanero sono oggi, assieme al Parma (che però ha disputato una partita in più) la difesa meno perforata della Serie B, con appena un gol subito. Forte, Tutino (un ex dal dente avvelenato, tra l’altro) e compagni sono avvisati. Attenzione, dunque, perché quest’anno i rosanero sono molto più completi, accorti ed organizzati rispetto all’anno passato e sarà difficile stasera riuscire a bissare l’impresa di una stagione fa, quando vincemmo e bene in casa (3-1, prima vittoria di Viali), rischiando di replicare in Sicilia, quando non conquistammo l’intera posta in palio solo per sfortuna. Se allora per i rosanero mancavano all’appello i gol di centrocampisti e difensori (soprattutto sulle palle da fermo) quest’anno abbiamo visto che il trend pare cambiato, infatti Corini vuole che alla fase offensiva partecipino in tanti, quindi chiede ai suoi uomini di fare densità in area avversaria, dove vi porta addirittura fino a sette uomini, pronti a ricevere il cross dell’ala, che da destra o sinistra conduce l’azione attaccando la profondità con sovrapposizioni e triangolazioni atte a raggiungere il fondo, fino al traversone. Certo, questa tattica è molto rischiosa per la fase difensiva, poiché su un eventuale ribaltamento di fronte con ripartenza da parte degli avversari, la retroguardia palermitana potrebbe trovarsi sguarnita di filtro a centrocampo e dunque piuttosto vulnerabile: ma quest’anno gli uomini della mediana sono più accorti e sono pronti a ripiegare molto velocemente in caso di un contropiede avversario. In fase di non possesso il Palermo è caratterizzato da una difesa alta ed un pressing già portato sulla trequarti avversaria, che mira al recupero palla immediato per favorire il contrattacco. La prima linea di pressione è costituita da attaccante ed ali; qualora gli avversari superino questa linea, diventa compito delle mezzali effettuare un pressing alto e aggressivo sui portatori di palla. Quando l’avversario avanza lateralmente il terzino si stacca dalla linea difensiva andando a pressare alto nel tentativo di rubare palla o costringere allo scarico indietro. Mentre quando l’avversario si trova nella trequarti offensiva la difesa si stringe e si compatta con la linea dei tre centrocampisti che accorcia andando a formare due linee abbastanza vicine tra loro. Ciò favorisce molta densità in mezzo al campo garantendo la copertura degli spazi ed evitando le verticalizzazioni, quindi Caserta dovrebbe cercare di sfruttare maggiormente le corsie esterne.

Il 4-3-3 di Corini stasera al fischio d’inizio

Andiamo a questo punto ad ipotizzare come andrà a sistemare il suo 11 in campo mister Corini stasera contro il Cosenza. Non è difficile immaginare gli uomini che dovrebbe utilizzare il tecnico bresciano il quale, tenuto conto delle assenze di Valente (lesione all’adduttore destro) e Buttaro (problemi alla caviglia, per lui), e che Roberto Insigne, pur convocato, ha lavorato in settimana solo parzialmente in gruppo, mentre Aljosa Vasic, anche lui nella lista dei convocati è leggermente avanti come recupero rispetto al compagno, avrà a disposizione l’organico degli uomini – che per lui contano – praticamente al completo, soprattutto per quanto riguarda i papabili titolari. Ciò detto, in porta verrà senz’altro schierato il n. 22, Mirko Pigliacelli, davanti al quale il tandem dei centrali sarà costituito da Lucioni e dall’ex Venezia Ceccaroni. Per il ruolo di esterni di difesa, stante l’indisponibilità di Buttaro, di cui s’è detto, a destra verrà senz’altro impiegato Mateju, mentre si profila all’orizzonte un ballottaggio per l’altro binario, quello di sinistra, dove stavolta il giovane Lund potrebbe spuntarla sull’adattato Aurelio (è un centrocampista di sinistra, non un vero e proprio terzino). Per la linea a tre in mediana, considerato anche il triplo impegno che nel giro di nove giorni vedrà i siciliani impegnati, a partire da stasera contro di noi, ad affrontare due squadre toste come Venezia prima e Südtirol poi, Corini ha diverse soluzioni e potrebbe fare ruotare gli effettivi a disposizione in rosa, con Stulac al centro, impiegato nel ruolo di play e Gomes pronto a prenderne il posto anche a gara in corso, mentre per il ruolo di mezz’ala a sinistra l’inamovibile Segre potrebbe essere ancora una volta preferito a Coulibaly, mentre dall’altra parte crediamo più nella presenza dello scozzese Henderson piuttosto che Vasic. C’è da dire che quasi tutti i centrocampisti menzionati sono piuttosto duttili nei ruoli, per cui sono tra di loro intercambiabili e non ci stupiremmo se le posizioni e gli uomini da noi qui indicati venissero rimescolati dall’allenatore di Bagnolo Mella. Veniamo ora all’attacco, dove il tridente dovrebbe avere qualche certezza in più, con il capitano Brunori che, come accennato in precedenza, ancora si deve sbloccare in campionato, quindi è strategico per i rosanero che giochi titolare sin dal 1’. Ai suoi lati i due “Di”: Di Mariano sul versante destro e Di Francesco su quello sinistro. Ma occhio anche a Soleri e Mancuso, perché non si possono assolutamente considerare come dei semplici rincalzi, mentre come su riportato, difficile sarà l’impiego di Insigne.

Siamo in chiusura di rubrica. Prima di salutare dedichiamo le ultime righe com’è consuetudine alle curiosità che riguardano il match. Alla partita le due squadre arrivano in momenti psicologici diametralmente opposti, con un Palermo in fiducia, reduce da tre vittorie consecutive ed una striscia di quattro risultati utili (all’esordio, solo un pareggio in quel di Bari, ma avrebbe potuto essere vittoria se non fosse stato per il rigore sbagliato da Di Mariano ed un gol – giustamente – annullato per fuorigioco in pieno recupero). I siciliani non hanno ancora conosciuto sconfitta e grazie a questi risultati sono terzi in classifica, ma a sole tre lunghezze dalla capolista Parma, che però rispetto ai rosa ha giocato una gara in più. Per contro noi siamo reduci da quattro gare senza vittoria e con l’ultimo pareggio maturato proprio nel finale di gara… altrimenti, l’abbiamo scritto, sarebbe stata crisi! Stasera alle 20,30, nel turno valevole per la 6a giornata di campionato, nel catino dello stadio Renzo Barbera le due squadre si incroceranno per la ventinovesima volta: la formazione rossoblu è in vantaggio sulle Aquile nel computo totale (undici vittorie per il Cosenza, otto per i rosanero e nove pareggi), ma in Sicilia noi abbiamo vinto solo una volta su quattordici gare disputate, in Serie C, nella stagione 1996/97. Sarà anche per questo, oltre che per i valori in campo, che i bookmakers, domani, ci danno per spacciati: su quattordici siti di betting analizzati, infatti, nelle quote assegnate ai possibili risultati del match dagli scommettitori l’1 è pagato pochissimo, da un minimo di 1,50 ad un massimo di 1,64 con scarsa oscillazione; il pari (X) è giudicato più difficile a verificarsi, quotato com’è da 3,67 a 4,16; infine il 2, con la vittoria fuori casa dei rossoblu che, essendo secondo i bookmakers presi in esame un risultato più difficile a verificarsi, paga molto più della vittoria dei padroni di casa, fino al quadruplo in più e cioè tra 5,50 e 6,40 volte la posta giocata. E senz’altro i professionisti delle scommesse tengono conto anche dell’aspetto ambientale e sull’effetto che la Favorita potrà esercitare sui calciatori: pensate che la campagna abbonamenti del Club di viale del Fante è stata chiusa lo scorso martedì con 12.603 abbonati stagionali per il campionato di Serie B 2023-2024. Un dato che supera la soglia delle 11.465 tessere sottoscritte lo scorso anno e colloca ancora una volta la tifoseria rosanero tra le più calorose di tutto il panorama sportivo italiano (in B secondi, dietro alla sola Sampdoria che conta 18.224 abbonati). Al consistente numero di abbonati, poi, si aggiungeranno coloro i quali stanno acquistando in prevendita il biglietto per assistere al singolo evento che fino a ieri avevano superato le 7.000 unità, tra questi anche i circa 200 che si sposteranno in trasferta da Cosenza (onore a loro). Facile prevedere a questo punto che sugli spalti del Renzo Barbera stasera si supereranno i 22.667 dell’esordio dello scorso 2 settembre contro la Feralpisalò. La partita vedrà contrapporsi diversi ex, ma sono tutti e sette ex rosanero, oggi tra le fila del Cosenza: Rispoli (derby in casa per lui, visto che la moglie è palermitana doc), i portieri Micai ed il suo secondo Marson, il palermitano purosangue La Vardera e ultimo in ordine cronologico quel Gennaro Tutino che con 3 gol in 18 gare disputate nella seconda frazione di campionato all’ombra del Monte Pellegrino, non ha di certo lasciato un ricordo indelebile tra i tifosi rosa. Chiudono la lista degli ex rosanero il tecnico Fabio Caserta (in Sicilia nella stagione 2007/08) ed il collaboratore di Gemmi, Armando Perna, anch’egli come La Vardera nativo del capoluogo siculo. Il match verrà arbitrato da Marco Monaldi della Sezione AIA di Macerata: sono due i precedenti per il Palermo con il fischietto marchigiano (tutti in serie C: un pareggio ed una vittoria), mentre nessuna direzione di gara per il Cosenza prima squadra, una soltanto per i Primavera rossoblu. A coadiuvare il direttore di gara maceratese sono stati designati gli internazionali Matteo Passeri di Gubbio e Alessandro Costanzo di Orvieto, con il primo che vanta il record di presenze in Serie A e il secondo che è da anni riconosciuto come uno dei migliori assistenti al mondo. Quarto ufficiale è stato designato Michele Delrio di Reggio Emilia, mentre al VAR opererà l’esperto Luigi Nasca di Bari, col supporto di Daniele Paterna di Teramo come AVAR.

Non ci resta che salutare e sperare che il nostro amuleto da lassù (Alarico) ci guardi ed assista con benevolenza, propiziando un risultato positivo per noi.

Sapiens

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