#87 WAITING FOR THE BARBARIANS: CREMONESE

Senza respiro: non si fa a tempo a metabolizzare il (godere del) risultato dell’anticipo giocato a Palermo, che è di già giornata di campionato. In Sicilia abbiamo assistito finalmente ad una sterzata decisa più che per il risultato, che comunque rimane decisivo ed ha mosso in modo importante la classifica, soprattutto sul piano del gioco e per il coraggio messo in campo da mister Caserta il quale, già alla 6a giornata, era costretto a sentire parlare di panchina messa in discussione e squadra ancora una volta incompleta e con criticità. Alla Favorita invece, il tecnico di Melito Porto Salvo ha avuto l’ardire, in un contesto del genere, di schierare una squadra giudicata dai più come sbilanciata, visto l’utilizzo contemporaneo di quattro attaccanti come Mazzocchi, Marras, Tutino e Forte. Ed invece, virando sul 4-4-2 e chiedendo un po’ di sacrificio in più agli esterni, ha finito per garantire una squadra con tanto equilibrio ed estreme pericolosità. Certo, questo è possibile verso squadre come il Palermo che fanno gioco e non sono attendiste, fatto sta che il nostro allenatore ha avuto la forza e l’intuizione di affrontare la partita a viso aperto senza attendere passivamente il gioco dei più tecnicamente quotati avversari (davvero impressionante la rosa dei siciliani) facendo suo l’adagio secondo cui la migliore difesa è l’attacco. Ora, in tanti riteniamo che l’intelaiatura della squadra sia molto interessante e finalmente – rispetto alle cinque precedenti stagioni – di discreto livello per la B, pur con delle evidenti lacune in alcuni ruoli (su tutti un centrale di difesa, un vero leader per il reparto, oltre ai terzini – aspettando il recupero di Martino ed una eventuale consacrazione di Cimino e La Vardera – perché Rispoli e D’Orazio hanno una carta d’identità che di certo non li aiuta). Aspettando, poi, il recupero dall’infortunio di alcuni uomini e della condizione atletica per altri, sicuramente margini di miglioramento ci sono ed anche ampi, tenuto conto che le partite ormai si giocano in 16 ed i cambi, lo sappiamo, possono stravolgere l’economia di ogni singola gara. Tali osservazioni maturano in noi soprattutto perché, nonostante si sia ancora a poco meno di un quinto del campionato, oggi ci presentiamo, con una partita che non si può sbagliare perché si gioca tra le mura amiche, al cospetto di una squadra costruita per risultati importanti. Oggi, la nostra rubrica si trova a doversi occupare dell’analisi della Cremonese.

La Società lombarda, fondata nel lontano 1903 come polisportiva, venne affiliata alla FIGC solo nel 1912. Da allora, parteciperà a 15 campionati di massima serie italiana (l’ultimo dei quali nella passata stagione), di cui 8 dell’attuale Serie A, e ben 31 di Serie B. L’attuale Società è intervenuta 15 anni fa, acquistando il Club che versava in condizioni disastrose, garantendole grande solidità finanziaria. A Cremona Giovanni Arvedi presidente dell’omonimo gruppo e patron dei grigiorossi, lo conoscono tutti. Il fondatore dell’acciaieria più importante d’Italia è considerato (quasi) da ogni cremonese il più importante benefattore della città. Se non fosse stato per lui, a Cremona non ci sarebbe il tanto famoso Museo del Violino, così come squadre di calcio, giornali e televisioni locali. Proveniente da una famiglia di imprenditori che dal Trentino si trasferì a Cremona a metà del ‘700, dà inizio al suo impero nel 1963, con le sue prime due aziende: una commerciale, l’Arvedi Commercio, e una produttiva, l’ILTA. La grande svolta arriva nel 1973 con la nascita a Cremona dell’Acciaieria Tubificio Arvedi e con i primi riconoscimenti sia a livello locale che a livello nazionale. A metà anni ’80 acquisisce Dalmine, un gruppo in difficoltà che “salva” facendo sue così ben tre acciaierie, in cambio della sua Celestri. Una delle tre nuove acciaierie, Arinox, diventa la prima produttrice di nastri di acciaio inossidabile di precisione. E gli utili di Arvedi decollano. Sempre in quegli anni l’imprenditore salva il gruppo Rizzoli e il suo fiore all’occhiello Corriere Della Sera, evitandone così la chiusura fallimentare. In cambio di 140 miliardi di lire diventa azionista del gruppo con il 12% di quote ed il suo prestigio imprenditoriale aumenta. Sfruttando gli utili dei suoi nastri di acciaio, nel 2007 riacciuffa per i capelli, come detto, anche la Cremonese dalla bancarotta, affidandola al compianto Emiliano Mondonico, un nome a noi cosentini familiare e caro (anche se la stagione che il Mondo trascorse a Cosenza fu più che drammatica). Questa abile mossa consente ad Arvedi, in pratica, di prendere in consegna le chiavi della città e da quel momento verrà da tutti considerato un grande filantropo e benefattore di Cremona, anche perché per la città realizza un centro sportivo (Cittadella dello Sport), il Museo del Violino (ne abbiamo già detto) e si prende carico del restauro di Piazza Marconi. Ma non è tutto oro, anzi, sarebbe meglio dire acciaio quel che luccica, perché nel frattempo l’imprenditore viene accusato di aver seppellito sotto i terreni della stessa Cittadella dello Sport rifiuti tossici dell’acciaieria. Ancora, nel 2019, a seguito delle richieste delle autorità, il Gruppo Arvedi ha dovuto spegnere gli inquinanti forni della Ferriera di Servola, ponendo fine alla produzione di ghisa a Trieste dopo 123 anni. Tornando a Cremona, uno studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che stila la lista delle 323 città dell’Unione, dalla più pulita alla più inquinata, ha indicato nel capoluogo di provincia lombardo la seconda città più inquinata del continente, nonché prima in Italia per livelli di particolato sottile. Inoltre, l’Agenzia Tutela Salute aveva già reso noti dati raccapriccianti. Cremona detiene infatti il record in Val Padana di tumori e malattie respiratorie: aumento del 14% delle ospedalizzazioni per patologie polmonari e del 33% nei comuni limitrofi; rischio di tumore al polmone più alto del 7% in città; mortalità per tumore al polmone più alta del 17%. Aumento del 23% delle leucemie nella città, e addirittura dell’81% in provincia. Milioni di metri cubi di emissioni concentrate in un territorio di pochi chilometri quadrati dove convivono impianti ad alto impatto inquinante con il dito puntato in particolar modo proprio sugli stabilimenti di Arvedi, che produrrebbero una polvere metallica che si accumula giorno dopo giorno su case, tetti e finestre, come avviene a Taranto da decenni, nei territori prospicienti l’ILVA. Ma, nonostante queste pesanti ombre, l’impero d’acciaio di Arvedi non sembra risentirne e continua a macinare utili e ad espandersi, così proprio all’impianto tarantino l’imprenditore lombardo ha rivolto il pensiero (rumors raccontano di trattative con lo Stato Italiano e con Arcelor Mittal ormai da più di un anno), mentre nel frattempo l’anno scorso ha perfezionato l’acquisto dalla Tyssen Krupp delle storiche acciaierie di Terni. Intanto il Gruppo Arvedi può contare su un fatturato consolidato nel 2021 di circa 3 miliardi di euro, e dà impiego a oltre 3.600 persone, di cui oltre 2.400 in territorio cremonese. Con questi presupposti il Club grigiorosso, di cui Giovanni Arvedi è solo presidente onorario (formalmente, il presidente è Francesco Dini), ma proprietario a tutti gli effetti, può permettersi di allestire organici davvero importanti per la Serie B.

Per farlo, la Cremo aveva pensato bene, due anni e mezzo fa, di dotarsi in organico di un uomo mercato, un dirigente dal pedigree davvero super di livello internazionale. Stiamo parlando di Ariedo Braida già direttore sportivo di Monza e Udinese nei primi anni dopo l’addio al calcio, quindi una delle colonne del Milan di Silvio Berlusconi: direttore generale dal 1986 al 2002 e poi DS fino al 2013. Successivamente, ha lavorato per Sampdoria e cinque anni, dal 2015 fino al 2019 al Barcellona. Arrivato a Cremona con la squadra ultima in classifica, tre stagioni fa, ha poi programmato con oculatezza fino a condurre i lombardi nuovamente in Serie A, anche se per una sola, fugace stagione. Braida era arrivato nella città di Stradivari presentato inizialmente come Direttore Generale, oggi lo è Paolo Armenia, mentre in realtà ricopriva un ruolo ritagliato ad hoc per lui, come Consulente Strategico del Club. Poi, la retrocessione in B gli è costata la mancata riconferma alla scadenza del contratto. Via Braida, le operazioni di mercato e la Direzione Sportiva, sono rimaste ufficialmente nelle mani di Simone Giacchetta. Quest’ultimo ha condotto un mercato estivo davvero importante, gestendo l’addio di alcuni protagonisti della scorsa stagione, ma anche il rinnovamento della rosa e la conferma di tanti elementi che in cadetteria possono senz’altro rivelarsi ancora utili. Tra gli undici nuovi volti approdati all’ombra del Torrazzo, non sono mancati gli acquisti di top della categoria, i più importanti dei quali, in termini di curriculum, sono senz’altro Massimo Coda e Franco Vazquez. Il bomber è tornato in grigiorosso a 12 anni di distanza, in prestito con diritto di riscatto dal Genoa e si è subito fatto sentire: è già riuscito a segnare quattro reti che hanno portato complessivamente cinque punti. Dopo il gol vittoria messo a segno contro la Ternana, Coda ha permesso ai suoi di agguantare un insperato pareggio contro la Reggiana e nell’ultima gara, con una doppietta ha quasi propiziato un’altra vittoria, contro l’Ascoli, sfuggita solo al penultimo giro di lancetta dei tempi regolamentari per il pareggio dell’ascolano Rodriguez. Con il Mudo, invece, si è alzata notevolmente la qualità a centrocampo: il classe ’89 ha scelto i grigiorossi per ripartire e rilanciarsi dopo le due stagioni passate a Parma ed anche lui sta incidendo notevolmente grazie alle sue giocate di classe sopraffina che creano superiorità ed ai suoi assist. Già, i passaggi che portano al gol i compagni, già due in questa stagione e di pregevole fattura: vedere per credere, ad esempio, quello effettuato d’esterno sinistro per il primo gol di Coda, sabato scorso. Pura poesia! Vasquez a parte, sempre a centrocampo sono arrivati Andrea Bertolacci dal Karagumruk e Zan Majer (svincolati), mentre altri acquisti importanti per la Serie B sono stati quelli di Collocolo (ex rossoblu prelevato dall’Ascoli), tra le rivelazioni della scorsa stagione in cadetteria, dell’argentino Gonzalo Abrego e del giovane Brambilla (Cesena). Non sarà un nuovo acquisto, ma nel reparto il rinnovo di Michele Castagnetti (altro ex rossoblu) è una notizia importante per la Cremo, così come in grigiorosso sono rimasti pure elementi importantissimi come Okereke (anche lui, ricorderete, ha indossato la casacca dei Lupi) e Valeri (ma con un mucchio di polemiche, poi ne riparleremo più avanti) oltre ai rientranti dai prestiti Zanimacchia, e Ciofani. Infine, sono arrivati diversi giovani, come Jungdal, estremo difensore classe 2003 arrivato a titolo definitivo dal Milan; in difesa ci sono stati due innesti, vale a dire Valentin Antov, centrale bulgaro classe 2000 arrivato in prestito secco dal Monza e Yuri Rocchetti, terzino sinistro del 2003 prelevato a titolo definitivo dalla Triestina; per quanto riguarda l’attacco è arrivato il giovane Nikola Sekulov in prestito con diritto di riscatto (e controriscatto) dalla Juventus. Se in entrata le operazioni sono state parecchie, le cessioni sono state ancora di più: ben venti, tra le quali ricordiamo i nomi di Carnesecchi, Dessers, Strizzolo, Chiriches, Aiwu, Gondo, Milanese e Nardi, giusto per citare le operazioni più importanti. Insomma, una sessione di mercato quella condotta da Giacchetta che ha letteralmente stravolto la fisionomia della rosa grigiorossa, perché per il dirigente la retrocessione dalla A è stata una brutta esperienza dalla quale riprendersi con prontezza – “Dobbiamo ricostruire un cammino che merita di essere competitivo per la Cremonese“ – e dalla quale trarre i giusti insegnamenti: “Pagata la poca esperienza, avremmo voluto giocarci la salvezza più da protagonisti. A cose fatte è chiaro che la scelta del cambio dell’allenatore sembra essere arrivata tardivamente” (Ballardini per Alvini, ndr).

Questo errore, evidentemente, Giacchetta e la Società non l’hanno voluto replicare quest’anno così, nonostante un contratto siglato fino a giugno 2025, visti i risultati poco soddisfacenti delle prime cinque gare in cui il tecnico Ballardini ha raccolto solo 6 punti, frutto di una vittoria, una sconfitta e tre pareggi. Questo trend è stato giudicato insufficiente dalla dirigenza lombarda visto l’organico messo a disposizione del trainer (una rosa che ha un valore, secondo il sito specializzato Transfermarkt, che supera i 45 milioni di euro) che pertanto ha deciso stavolta di non tergiversare e di esonerare l’allenatore ravennate (prima panchina della B 2023-24 a saltare). Al suo posto è stato ingaggiato Giovanni Stroppa che diventa dunque l’allenatore n. 21 succedutosi alla guida dei grigiorossi nell’era Arvedi. Per il profilo del nuovo trainer dei lombardi, ci affidiamo alle parole di presentazione spese dallo stesso Club: “Lodigiano, classe 1968, Stroppa ha iniziato la sua carriera di allenatore sulla panchina della Primavera del Milan, con cui il 14 aprile 2010 ha vinto la Coppa Italia di categoria. Dopo le esperienze con Pescara, Spezia e Sudtirol, nella stagione 2016/17 è passato al Foggia, dove ha conquistato la promozione in Serie B e vinto la Supercoppa di Lega Pro. Nella stagione 2018/19 sigla un contratto con il Crotone con cui nel campionato successivo conquista la promozione in Serie A. Il 28 maggio 2021 è nominato tecnico del Monza e al termine della stagione, grazie alla vittoria ottenuta nei play-off del campionato cadetto, centra un’altra promozione in Serie A regalando uno storico traguardo ai brianzoli che mai avevano raggiunto il massimo campionato “. Dopo che il Monza l’aveva esonerato nel settembre dell’anno passato, a seguito di un disastroso esordio della squadra di proprietà della Fininvest, a distanza dunque di un anno esatto il tecnico lombardo è tornato in sella ed ancora una volta sulla panchina di una squadra della sua regione. All’esordio di tre giorni fa allo Zini contro l’Ascoli, il neo tecnico grigiorosso non sembrava dovesse apportare stravolgimenti tattici ripresentandosi col 4-3-2-1 già in uso con Ballardini ed invece lui, teorico convinto del 3-5-2, nonostante si ritrovi con un organico costruito per la difesa a quattro e con tanti uomini offensivi, ha già all’esordio con l’Ascoli presentato la difesa a tre. Anzi, sarebbe più corretto scrivere a cinque, giacché quando è in fase di non possesso, i quinti ripiegano a dare manforte al reparto arretrato. Ovviamente ciò che conta per l’ex Monza, al di là dei moduli, è che il campo venga coperto bene con una squadra bilanciata in ogni linea, in ciascuno dei reparti, come da lui stesso dichiarato in conferenza stampa prepartita lo scorso venerdì: “La cosa più importante è mantenere sempre l’equilibrio in campo: per farlo si deve correre e rimanere concentrati, al di là del sistema con cui si gioca”.

Detto della composizione della squadra e del recente cambio di guida in panchina, andiamo a capire le idee del nuovo tecnico grigiorosso. La prima Cremonese di Stroppa vista all’opera con l’Ascoli abbiamo già anticipato come abbia cambiato pelle e, a dire il vero, se non fosse stato per la leggerezza di Quagliata che, fattosi espellere, ha lasciato i suoi compagni in dieci per una buona mezzora, probabilmente avrebbe conquistato la sua prima vittoria stagionale allo Zini. Stroppa ha deciso di cambiare con gradualità i connotati della squadra, così in difesa si è assistito intanto all’esordio di Antov (un suo fedelissimo già ai tempi di Monza), con Bianchetti, Lochosvhili ai suoi lati. Davanti Vazquez ha affiancato Coda con Buonaiuto sull’out di sinistra e Zanimacchia esterno destro a tutta fascia. L’ex rossoblu Castagnetti è il cervello in mezzo al campo, coadiuvato da Collocolo e presto vedremo anche l’inserimento dell’ex Reggina Majer. Stroppa punta molto il suo gioco sulla spinta ai suoi esterni infatti abbiamo visto come abbia già schierato Luca Zanimacchia che è un’ala destra ed ha una vocazione marcatamente offensiva, con ottime capacità nel cross e nell’inserimento volto alla conclusione diretta a rete. In alternativa, come terzino destro puro può contare sul supporto di Leonardo Sernicola. In un centrocampo in cui una grande tecnica è appannaggio di tutti gli interpreti, Castagnetti è colui che spicca per visione di gioco e doti in fase di impostazione e alleggerimento, oltre che per una predisposizione per i calci da fermo. In attacco, Stroppa può contare su nomi davvero di peso per la B, che abbiamo già citato in precedenza e che potrebbero condurlo magari a rivedere i suoi schemi, per sfruttarne appieno il potenziale. Ad esempio, in un 3-4-1-2, pur non rinunciando al lavoro degli esterni, potrebbe favorire le catratteristiche da trequartista di Vasquez, il quale potrebbe così svariare tra le linee alle spalle di due punte come Coda ed Okereke, per esempio, senza dimenticare che in batteria ci sono anche uomini come Ciofani, Tsadjout ed il giovane Felix Afena-Gyan oltre a temibili ali che rispondono ai nomi di Zanimacchia, Sekulov e Bonaiuto. Andiamo a vedere ora gli aspetti squisitamente tattici. In fase di possesso la Cremonese si può disporre con un 3-1-2-4, con gli esterni che si spingono in avanti sino ad allinearsi ai due attaccanti. Al contempo, le due mezzali si alzano rispetto a Castagnetti, che rimane a supporto dei difensori e, contestualmente, spezza la linea di pressione dei centrocampisti avversari aprendo lo spazio per gli inserimenti dei due compagni di reparto. Nelle situazioni di vantaggio, la disposizione può poi ammorbidirsi su un 3-1-4-2, con gli esterni, uno o entrambi, che rinunciano parzialmente all’attacco della profondità per dare più supporto alle mezzali, creando maggiore densità a centrocampo e ostruzione alle linee di passaggio e agli inserimenti. La manovra grigiorossa, abbiamo già visto contro l’Ascoli, ha origine prevalentemente dal basso. Tale scelta è conseguenza del credo tattico di Stroppa che punta ovviamente sull’ottima qualità tecnica media della squadra. Il pallone lungo non è comunque un’opzione totalmente scartata. Generalmente, è uno dei due “terzi” della difesa, a cercare tale soluzione, per lo più volta a scavalcare il primo pressing e a imbeccare l’esterno sulla fascia opposta. Quando si costruisce dal basso, Castagnetti compie il suo classico movimento ad arretrare e i difensori cercano uno dei due esterni, oppure vanno direttamente lungolinea da una delle due mezzali che si allarga a ricevere. Sui pochi palloni lunghi giocati, si punta invece a premiare gli inserimenti dei laterali, che cercano costantemente la profondità e contribuiscono, insieme alle mezzali, a creare spesso situazioni con sei uomini nella trequarti offensiva. In fase di sviluppo, le dinamiche ricorrenti sono essenzialmente tre. Gli esterni si abbassano e creano spazio per gli inserimenti delle mezzali, innescate dai difensori o da Castagnetti. Al contrario, una delle due mezzali si può abbassare e creare spazio per le incursioni degli esterni. Altra soluzione è quando Vasquez si abbassa per una triangolazione con un centrocampista e un esterno. Se si verifica quest’ultima opzione, l’azione può progredire anche per vie centrali, con lo stesso Mudo che fa da sponda all’inserimento della mezzala o dell’esterno. In generale, comunque, lo sviluppo tende a verificarsi in ampiezza, con la triangolazione a tre interpreti che risulta la giocata prediletta. Gli esterni e le mezzali rimangono – come detto – sempre molto alti, a ridosso o in linea con gli attaccanti. Quando le vie di passaggio sugli esterni sono ostruite, uno dei centrocampisti si incarica di saltare la linea di pressione della mediana rivale cercando l’esterno sulla parte opposta, sempre pronto a proporsi in profondità. Quando invece le corsie laterali sono sfruttabili, per arrivare alla finalizzazione coerentemente con un gioco che si sviluppa per lo più sulle fasce, le azioni dei grigiorossi si concludono nella maggior parte dei casi con un cross, la cui destinazione è spesso la testa di Coda. Per creare più spazio intorno ai propri attaccanti, abbiamo detto come i cremonesi facciano densità nella trequarti avversaria, con un’aggressione massiccia dell’area di rigore, che porta spesso ad avere cinque o sei uomini nello spazio prospiciente al portiere. L’alternativa praticata più spesso è la conclusione da fuori, in virtù di un costante lavoro di rimorchio delle mezzali, pronte a offrire una rapida soluzione a colui che si ritrova ostacolato nel proprio tentativo di mettere la palla in mezzo. Tutti i movimenti sulla trequarti offensiva, comunque, ruotano intorno al centravanti, che rappresenta il perno, il punto di riferimento tenuto maggiormente d’occhio nell’area avversaria, fattore che i compagni cercano di sfruttare per cercare gli spazi necessari a trovare il guizzo vincente. Il giro-palla prolungato caratterizza anche le fasi ultime dell’azione cremonese, per cui prevale un atteggiamento di generale pazienza in attesa del momento giusto. Per quanto riguarda il recupero palla, si registra un atteggiamento generalmente non ossessionato dalla ricerca immediata del contrattacco. Certamente, se la transizione positiva si verifica nella trequarti avversaria, i grigiorossi sfruttano la capacità delle proprie mezzali di inserirsi rapidamente per creare subito una situazione ottimale e mettere numericamente in affanno la difesa avversaria. Se il pallone viene invece recuperato a centrocampo o, come avviene più spesso, direttamente nella propria trequarti, prevale un consolidamento del possesso, in attesa che ogni interprete si ricollochi nella propria posizione più congeniale. Lo schieramento in fase di non possesso è sicuramente tra le evidenze più significative che rappresentano la versatilità del modello di gioco proposto da Stroppa. In situazione di vantaggio la squadra si dispone approssimativamente con un 5-3-2, con i due esterni che si posizionano insolitamente bassi all’altezza della linea di difesa. Se invece la squadra va sotto nel punteggio il non possesso è caratterizzato da uno schieramento a 4-4-2, con l’esterno sinistro che rimane sulla linea dei centrocampisti, la mezzala sinistra che va a fare il terzino a sinistra, ed il terzino destro che si abbassa a destra. La formazione lombarda inizia la propria azione difensiva con un pressing alto sulla costruzione avversaria, con le due punte e una delle due mezzali che escono sul vertice basso e/o su uno dei terzini avversari, a seconda che la manovra prenda il via centralmente o sulle fasce. Questo contributo dato dalla mezzala al pressing iniziale, ovviamente, diventa sempre più sistematico nelle fasi del match in cui gli uomini di Stroppa necessitano di trovare il pareggio (se in svantaggio) o il gol del vantaggio se il risultato è ancora in parità (come successo contro l’Ascoli). Lo scopo è quello di forzare l’avversario costringendolo a cercare un pallone lungo e alto, che sarà sicuramente facile preda dei tre difensori, fisicamente molto strutturati e abili nel gioco aereo. Nei secondi tempi, in particolare, il pressing sulla costruzione avversaria si fa ancora più sistematico, con la squadra che mantiene in generale un baricentro più alto. Durante la fase di sviluppo della manovra avversaria, l’atteggiamento prevalente è quello volto a cercare di mantenere corte le distanze tra i reparti, senza eccedere in frenesie da recupero palla. Il lavoro principale è svolto dalle mezzali e dai terzini, che limitano le vie di passaggio sugli esterni, mentre Castagnetti si abbassa ancora di più a protezione della difesa. La linea di difesa rimane sempre abbastanza alta, pronta a far scattare la trappola del fuorigioco. Soffrendo gli attacchi in velocità con palloni bassi o a mezza altezza, i tre difensori cercano spesso l’anticipo o la chiusura degli spazi. Se la linea viene superata o se il fuorigioco fallisce, difficilmente riescono a ripiegare e a chiudere la diagonale lunga. Proprio per le suddette difficoltà in fase di ripiegamento, in transizione negativa, i palloni persi, specialmente a centrocampo, mettono i lombardi di fronte all’obbligo di rientrare immediatamente verso la propria porta, per tentare di rimediare agli scompensi numerici dati dal lento rientro degli esterni. In conclusione, possiamo dire che la Cremo si rivela come una squadra votata alla continua ricerca del dominio del gioco e della partita, nonché della vittoria a ogni costo. Le mezzali e gli esterni, con i loro inserimenti, favoriscono un’azione d’attacco che possa sempre contare su un consistente numero di uomini (5 o 6), per cui la difesa avversaria è messa costantemente sotto pressione. Il gioco aereo è un altro punto di forza, con molte occasioni invitanti che nascono dai calci piazzati. Il centrocampo mette in luce le abilità tecniche dei suoi interpreti, con le mezzali micidiali tanto negli inserimenti, quanto nel gioco di sponda per liberare gli esterni al cross. La capacità di palleggio rende possibile lo sviluppo del gioco anche in situazioni di spazi stretti e occlusi, la caparbietà nella ricerca del varco giusto è quasi sempre premiata. La difesa, è altresì un muro quasi insuperabile sui palloni alti e sui contrasti. Per contro, l’indole prettamente offensiva degli esterni crea spesso dei buchi sulle fasce, in cui i i nostri laterali, Marras su tutti, potranno stasera infilarsi facilmente, cogliendo di sorpresa la difesa messa rapidamente in inferiorità numerica (confidiamo che su questo Caserta abbia lavorato nel poco tempo a disposizione per preparare la partita). Inoltre, come accennato, i difensori di Stroppa hanno caratteristiche che li rendono estremamente vulnerabili al gioco in velocità, per cui un eventuale errore nel far scattare il fuorigioco può significare una sicura occasione da gol dalle parti di Sarr.

Il 3-5-2 di Stroppa che stasera affronterà i Lupi

Certo, la Cremonese ha avuto poco tempo per metabolizzare il 2-2 con l’Ascoli e altrettanto poco per preparare la trasferta di stasera. Per il tecnico Stroppa il Cosenza “E’ una squadra che gioca molto bene, con valori e conoscenze. Una gruppo che per caratteristiche ha individualità da temere, non solo in trasferta come nell’ultimo turno, ma anche in casa”. Avversari temuti, dunque, i nostri Lupi, che il tecnico lodigiano vorrà affrontare con la massima concentrazione ed attenzione. Tra i grigiorossi sono tornati a disposizione – quindi convocati – Sernicola e Valzania, mentre mancheranno invece Bianchetti (ematoma alla schiena dopo il colpo subito da Nestorovski sabato scorso), Bonaiuto, vittima di un problema muscolare e, naturalmente Quagliata che, come detto, è stato squalificato per l’espulsione dello Zini. Forse si vedrà al posto di quest’ultimo l’esordio del giovane (20 anni) Yuri Rocchetti, poiché sebbene il ruolo potrebbe essere molto ben coperto attraverso l’utilizzo di Valeri. Tuttavia, quest’ultimo è stato messo ai margini della squadra visto che nonostante le proposte avanzategli dal Club, ha rifiutato il rinnovo del contratto, che pertanto andrà in scadenza a giugno 2024, motivo per il quale la Società non ha più intenzione di puntare su di lui. Ciò detto, quindi, andiamo a scoprire lo starting eleven che il tecnico grigiorosso potrebbe schierare stasera sulla base del 3-5-2. A difendere i pali, nonostante le incertezze dello scorso sabato, dovrebbe essere riconfermato Sarr, davanti al quale la linea a tre necessariamente dovrà cambiare volto, vista la già citata assenza di Bianchetti. Al suo posto potrebbe essere schierato Luca Ravanelli, al fianco dei confermati Antov a destra e Lochoshvili a sinistra. Sugli esterni il quinto più “bloccato” dovrebbe essere il terzino sinistro Rocchetti, mentre sul versante opposto con licenza di spingersi fino in fondo vedremo ancora Zanimacchia, preferito al meno offensivo Ghiglione. Difficile, crediamo, l’impiego dell’appena rientrato Sernicola. In mediana, al centro Castagnetti più che Pickel, Collocolo dovrebbe essere ancora al suo posto piuttosto che Abrego se non Bertolacci, mentre Majer potrebbe essere preferito a Bonaiuto, tenendo conto anche del turnover che il tecnico probabilmente vorrà applicare. Infine, in attacco dove c’è grande abbondanza, tuttavia il mister grigiorosso non ha fatto mistero, nella conferenza stampa pre-partita tenuta ieri, di avere – e ci mancherebbe altrimenti – una particolare predilezione per la coppia VasquezCoda: “mi piace che i giocatori abbiano la predisposizione a dare qualcosa in più e mi sembra che loro due ce l’abbiano non solo nella Cremonese ma in tutta la categoria. Ho un debole ma questo non toglie che possano giocare anche gli altri, non precludo niente a nessuno, abbiamo bisogno di tutti”. Quindi spazio dal primo minuto ai due fuoriclasse, senza dimenticare che in panchina sarà a disposizione di Stroppa gente come l’ex Okereke, Tsadjout, Ciofani e Sekulov. Insomma, le alternative e la pericolosità non mancano di certo.

Varie ed eventuali in conclusione di rubrica. C’è da dire che le due squadre vengono da periodi a tinte diverse: mentre noi abbiamo trovato nell’ultimo turno la prima vittoria stagionale in trasferta, la Cremonese delle sei gare di campionato sinora disputate, ben quattro di esse sono state giocate tra le mura amiche, tuttavia non è ancora riuscita a trovare la via della vittoria. Solo tre pareggi ed una sconfitta per i lombardi. Attenzione però, perché i grigiorossi lontani dalle mura amiche non hanno ancora conosciuto battute d’arresto. Entrambe le squadre hanno una difesa tutto sommato discreta che, con appena 6 gol subiti, sono appaiate al settimo posto tra le squadre di B. Una leggera differenza invece si registra a livello di capacità di andare a rete, dove i lombardi, con 6 reti realizzate (di cui 4 dal solo Coda) sono al sesto posto nella classifica degli attacchi più prolifici della categoria, mentre noi, con 8 gol siamo al quarto. Infine, questo sostanziale equilibrio nei numeri lo si riscontra anche a livello di classifica, dove i grigiorossi occupano il dodicesimo posto, ma ad appena una lunghezza dai Lupi, che grazie ai loro 8 punti sono ottavi. Un altro dato curioso vede i lombardi sempre a segno (almeno una rete) lontani dalle mura amiche, così come del resto i rossoblu, che in casa hanno in questa stagione sempre realizzato almeno una marcatura a partita. Un dato curioso riguardante la sfida tra queste due e formazioni quando si sono incrociate all’ombra della Sila, è che nei nove precedenti non si sono mai registrati dei pareggi: i rossoblu ne hanno vinto ben cinque, contro quattro dei lombardi. Le ultime due gare disputate al Marulla se l’è aggiudicate la Cremonese, mentre le due precedenti erano state appannaggio del Cosenza. A proposito di precedenti e pronostici i bookmakers non concedono, a leggere le quote che attribuiscono ai vari risultati del match, grandi chance al Cosenza, che si trova 2a giornata consecutiva col pronostico avverso: l’1, con la vittoria dei Lupi, è pagato abbastanza, pur trattandosi del risultato favorevole a chi gioca in casa (di solito mediamente favorito) tra 3,10 e 3,20; il segno X è pagato tra 3,00 e 3,12; infine il 2, la vittoria degli ospiti è dato tra un minimo di 2,35 ed un massimo di 2,40. Abbiamo già detto di Castagnetti, Okereke e Collocolo, tuttavia non saranno solo loro, gli unici ex dell’incontro: tra le fila rossoblu, infatti, oggi milita pure l’ex grigiorosso Andrea Meroni. Nella sfida valevole per la 7ª giornata di Serie B in programma domani allo stadio San Vito – Gigi Marulla alle ore 18,15 il direttore di gara designato è Giuseppe Collu di Cagliari, che sarà coadiuvato dagli assistenti Emanuele Prenna di Molfetta e Tiziana Trasciatti di Foligno. Il quarto ufficiale sarà Giuseppe Mucera di Palermo, mentre al VAR troveremo Maurizio Mariani di Aprilia con assistente VAR Giacomo Camplone di Pescara.

E’ tutto. Nel salutarvi, ci auguriamo che il Busento sia in forma, quindi pronto ad accogliere le spoglie del barbaro che domani calerà su Cosenza.

Sapiens

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