BARI COSENZA 0:3 – 28 MAGGIO 1989.

In tanti ricorderete quella gara, a me è rimasta scolpita nella memoria per una serie di circostanze ed oggi ho voglia di rivivere con Voi lettori i miei ricordi di giovane tifoso rossoblù.
Era il primo anno di cadetteria della nuova era per i nostri amati lupi, dopo la magnifica stagione che portò l’undici mirabilmente diretto da mister Di Marzio a conquistare la serie cadetta a distanza di un quarto di secolo, compiendo una magnifica cavalcata in un crescendo di emozioni che inebriarono un’intera provincia.
Il Cosenza dei Padovano, Bergamini, Simoni, Marino, Ugone Napolitano, Albertino Urban, Maurizio Lucchetti… e così via, una compagine che aveva mantenuto l’ossatura del precedente torneo di C (una terza serie di quelle toste, che in quegli anni annoverava squadre come Salernitana, Messina, Bari… anche il Cagliari, paragonabile quasi alla serie cadetta dei giorni nostri) facendo gli innesti giusti, come il giovanissimo Venturin arrivato in prestito dal Torino e ben presto entrato a far parte della nazionale U21 e con qualche presenza in quella maggiore.

Quell’anno il Cosenza iniziò col nocchiero che l’aveva riportato in B, ma ben presto i risultati portarono al necessario cambio di panchina (edit: ogni stagione ha una sua storia ed è influenzata da eventi interni ed esterni, pertanto, al netto della sagacia tecnico-tattica dell’allenatore, sovente bisogna optare per il cambio di panchina per non inficiare ciò che di buono si ha in mano e rischiare di perdere un patrimonio difficilmente riacquistabile nel breve periodo), sicché si chiamò al capezzale della neopromossa il trainer Bruno Giorgi.
Giorgi, a mio avviso e per ciò che ho avuto modo di constatare personalmente da metà anni 70 ad oggi, è il miglior tecnico che ha guidato il Cosenza Calcio e tanto non certo per i risultati raggiunti o per i trofei conquistati, bensì per l’armonia del gioco e le lezioni di tattica dispensate a profusione in quel magico anno calcistico.
Lo stesso Sandro Ciotti pretese di ospitare la squadra del Cosenza alla Domenica Sportiva (avvenne la domenica che giocammo a Monza, vincendo 2-1) tessendo lodi sperticate in favore del tecnico rossoblù e della compagine bruzia, definita “la squadra che esprime il più bel calcio in Italia”.

Con Giorgi risalimmo la china della classifica, orbitando stabilmente a ridosso della zona promozione, così arrivammo a maggio, mancavano 4 gare al termine del campionato, il Cosenza lottava per accaparrarsi il 3° o 4° posto che gli avrebbe consentito per la prima volta di affacciarsi nell’eden del calcio nazionale. Genoa e Bari stavano facendo campionato a sé, già praticamente sicure della promozione (mancava 1 punto al Bari per la matematica e 2 al Genoa – ricordo ai giovincelli che allora la vittoria valeva 2 punti!), mentre Cosenza, Udinese, Cremonese e Reggina si contendevano gli altri 2 posti promozione.
Il 28 maggio 1989 era in programma la gara Bari – Cosenza, al vecchio stadio della Vittoria, qui in città nessuno osava sperare in un risultato positivo perché andavamo ad incrociare una squadra fortissima e col morale a mille, intenzionata a festeggiare la promozione in A con una vittoria.
Quella domenica non furono in tanti che decisero di seguire i lupi in Puglia, all’incirca 200 persone, ma ebbero ragione da vendere, perché assistettero ad una delle più belle ed entusiasmanti partite disputate dal Cosenza.
Un aneddoto racconta del mitico “Santinu ‘u marmuraru” (storico tifoso rossoblù ormai scomparso da quasi tre lustri) che qualche ora prima della gara si recò nella basilica di San Nicola, a Bari vecchia, ed inginocchiatosi davanti al Santo si sentì di parlargli quasi da pari “San Nicò, ti manna a dì San Pranciscu ca oji t’adì fa i fatti tua…”.

Io avevo deciso di non andare, troppa la sofferenza di un viaggio di ritorno con una sconfitta pressoché scontata sul groppone, ancor più amara perché avrebbe significato l’abbandono dei sogni di gloria di poter lottare per la promozione fino all’ultima giornata… coi 2 punti per la vittoria l’Udinese si sarebbe allontanata troppo, mentre Reggina e Cremonese avrebbero acquisito un vantaggio non facilmente colmabile.
Però io quella notte non riuscii a chiudere occhio, continuava a frullarmi in testa un solo pensiero: e se per caso dovessimo vincere? Io non riuscirei a perdonarmelo di non aver assistito a cotanta impresa…
Verso le 10 chiamo un amico, compagno di tante trasferte, lui è ancora a letto dopo il sabato di routine all’Akropolis di noi giovani cosentini…

Salvatò, ancora dormi? Vogliamo andare a Bari… pensa se vinciamo!
Ma no jà, a loro basta 1 punto, sono carichi a mille, Bari è tutta imbandierata l’hanno fatta vedere in tv… rischiamo di prendere l’imbarcata, loro vogliono festeggiare OGGI
Salvatò, non so… ma io voglio andare, ci sto pensando da stanotte …
E la macchina? Io non ne ho… tu hai un cinquino… addù ca… ami ji?
Aspè… mo chiamo Patty e mi faccio prestare la Escort RS Turbo, tanto lei di domenica sta a casa…

Detto, fatto!
Prendiamo in prestito l’automobile (ci costò un botto di benzina!) e partiamo da Cosenza poco dopo le 12,00 direzione Bari. Non ricordo a che ora iniziasse la partita, all’epoca generalmente l’inizio era previsto alle 14:30 o al massimo alle 15:00, di certo ricordo nitidamente che facemmo tutta la costiera jonica, passando in tutti i paesini calabresi, lucani e pugliesi, come se stessimo correndo un rally…
Arrivammo a Bari in circa 2 ore e mezza (meno male ca un c’erano l’autovelox!), la città era imbandierata a festa, facemmo appena in tempo a fare i biglietti ed entrare allo stadio in un settore ospiti ricavato all’interno della curva sud. Eravamo in 200 circa, in un angolino in alto, attorniati da una ventina di carabinieri che facevano da cordone di separazione col resto del settore strapieno di tifosi biancorossi.
Assistemmo alla gara quasi in silenzio, annichiliti dal tifo dei 25.000 supporters baresi ebbri di gioia per una promozione che festeggiarono comunque vista la contemporanea sconfitta della Reggina a Messina.
Il Cosenza, però, annichilì quel Bari sul campo, dando lezioni di bel calcio e di tecnica sopraffina con un Albertino Urban che danzava sul pallone saltando come birilli i malcapitati calciatori biancorossi. Addirittura Galeazzi, esterno di fascia che non aveva mai brillato per tecnica sopraffina, disputò la partita della vita regalando show a ripetizione ed addirittura un gran gol di testa in tuffo!
I tifosi baresi guardavano sbigottiti il dipanarsi della gara pensando di vivere un incubo – tanto irreale ed inaccettabile era l’evento che si materializzava davanti ai loro occhi – ma parimenti sollevati dalle notizie provenienti dal Celeste di Messina, dove la concomitante sconfitta della Reggina permetteva loro di festeggiare comunque la conquista della massima serie.

La gara iniziò (a parte i primi 15 minuti) e finì con l’assoluto predominio degli uomini di Giorgi e la consapevolezza di essere una grande squadra che avrebbe potuto aspirare – a giusta ragione – al salto di categoria, che purtroppo non giunse per il palo di Claudio Lombardo con l’Udinese, per il chiacchierato punto conquistato dalla Cremonese a Licata (lì, invece, Attilio Lombardo segnò la rete del pareggio), per la rete inopinatamente annullata a Cozzella da quel gran signore di Pairetto all’89’ di Cosenza – catanzaro e da ultimo, a causa di quella classifica avulsa – introdotta proprio quell’anno in vista dei preparativi per i Mondiali Italia ’90 – che impedì al Cosenza di giocarsi lo spareggio promozione a 3 con Cremonese e Reggina… e posso assicurarvi che eravamo la squadra più forte ed in forma, non avremmo avuto alcun problema a schiantare entrambe le contendenti.
Ma tant’è… come dice il mio caro amico Canaletta… la mission del tifoso del Cosenza è soffrire per questi due magici colori, tanta sofferenza e gioie centellinate, ma quando si raggiunge il traguardo tanto agognato (a volte succede anche al Cosenza) si gode ancora di più.
Io e Salvatore assistemmo alla più bella ed avvincente partita dei LUPI, mai fu più giusto seguire l’adagio “VÀ DOVE TI PORTA IL CUORE!”.
ADELANTE COSENZA!

Il Cigno di Utrecht

                      

Un pensiero su “BARI COSENZA 0:3 – 28 MAGGIO 1989.

  1. Maruzzo

    Che io mi ricordi, mi pare che iniziammo la stagione con Giorgi, già in panchina a fine agosto contro la Juventus in coppa Italia. Forse una delle rare stagioni in cui non abbiamo dovuto correggere il tiro cambiando allenatore.

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