CI SENTIAMO UN PO’ TRADITI

La partita con la Sampdoria è stata poco bella, con rari lampi: non degna di una gara così importante per la ricorrenza dei 110 anni, anche a prescindere dal risultato – che la tifoseria, certo, avrebbe meritato fosse diverso (e del resto non è che il campo, peraltro, abbia sancito la superiorità dei blucerchiati, che hanno sfruttato le uniche due vere occasioni per tirare).
Fosse stata una normale gara di campionato ci saremmo tenuti la sconfitta, probabilmente, guardando avanti, al futuro e alla classifica, l’avremmo considerata un inciampo – ma senza dimenticare che, al di là del suo blasone, la Samp di quest’anno è tutt’altro che una corazzata e già all’andata nessuno ha digerito di avergli offerto, con un’altra prestazione sconcertante, la loro prima vittoria in casa al quinto tentativo (quattro sconfitte al Ferraris nelle gare precedenti!). Concedere gentilmente il bis anche al Marulla e anche nella partita del nostro centodecimo compleanno però non è cosa su cui si possa sorvolare.
Non ce ne voglia il buon Caserta, ma anche lui ce ne dovrebbe spiegare tante.
Per l’ennesima volta, il 4-2-3-1 ha mostrato la corda nei due di centrocampo, nettamente sovrastati dalla superiorità numerica dei blucerchiati in mezzo (erano ben cinque i centrocampisti di Pirlo) nonostante la confortante prestazione di Zuccon: doveva e dovrebbe essere chiaro che il centrocampo a due lo reggiamo (e neanche sempre) quando a sorreggerlo c’è la corsa senza fine di Marras, che copre in verticale tutto il campo e cancella l’inferiorità numerica di partenza. Se non c’è il numero 7, però, troppo spesso vengono a galla difficoltà ormai ben note, a cui Canotto (che ha altre caratteristiche) non può sopperire. Nuovamente insufficiente lì davanti Forte, che a questo punto dimostra di non essere adeguato per questa soluzione tattica, ancora balbettante la difesa (non è inutile ripeterlo: doveva essere rinforzata come priorità, al calciomercato, con un elemento di vero spessore, e non lo è stata per scelta) che ha concesso il secondo gol doriano con un’incertezza fatale tra la marcatura su De Luca e il tentativo di metterlo in fuorigioco – e alla fine Fontanarosa e Camporese non hanno fatto nessuna delle due. E il primo gol? Vero, abbastanza sfortunato: nato da una palla contesa in mezzo che avevamo quasi riconquistato e che poteva portare noi a tirare in porta pericolosamente. Invece un tackle vincente ha rilanciato la ripartenza dei liguri: va bene, ma se un giocatore fa quaranta metri di corsa palla al piede (a palla scoperta) e non trova opposizione alcuna fino all’ingresso in area e al tiro in porta, è innegabile che un problema ci sia.
Male male.
Caserta a fine partita ha rilasciato dichiarazioni in controtendenza: ma lui fa il suo, e nel suo c’è anche, giustamente, difendere le proprie scelte e la propria panchina. Ha visto un Cosenza così e cosà, dice. Beh, beato lui. La squadra il cuore ce l’ha messo, se è quello che vorrebbe intendere il tecnico, ma per il resto si è visto pochissimo. Anzi, chiarisco: si è vista, e non è la prima volta, una squadra incapace di costruire gioco, con una circolazione palla assai lenta, che non è andata oltre la produzione – si fa per dire – di un tic-toc stucchevole che ha fatto ricavare qualche tiro sparacchiato da fuori (solo Zuccon ha impegnato davvero il portiere ospite), un gol casuale su calcio d’angolo a gara ormai compromessa, e per il resto una serie di passaggi in orizzontale o all’indietro nella vana attesa di un varco nella difesa blucerchiata: varco che non si è aperto mai, se non (molto al limite) sulle iniziative individuali del solito, eccezionale Tutino.
Per il resto, balbettìo.
Insomma, una partita di recriminazioni e rimpianti, che vorremmo rigiocare stasera stessa perché un anniversario non si può affrontare, non si può buttare via così – e perché soprattutto no, non si possono regalare così sei punti su sei a questa Sampdoria. Fa rabbia, perché eravamo in un ottimo periodo (ah, i due punti buttati contro il Pisa!), perché il rilancio verso le zone da sogno della classifica poteva trovare già venerdì la sua sublimazione, e perché in quella serata, con quella festa, quel pubblico, vabbè, in campo c’è pur sempre l’avversario però è proprio la penultima occasione in cui perdere in casa. L’ultima, la partita che mai nella vita devi perdere in casa (anzi, che mai nella vita devi azzardarti a non vincere) non la voglio nemmeno nominare perché a tutto c’è un limite e Caserta un certo scherzo non deve neanche avvicinarsi a farmelo. Quella partita va giocata bene, a partire dalla formazione iniziale, e vinta.
Ma ne parleremo quando sarà.

Un’ultima considerazione la si doveva ai nostri lettori, perché è stata accennata nel commento alla gara su Facebook, e riguarda la maglia con cui siamo scesi in campo. Quella che secondo qualcuno non si può criticare perché non vi basta prendervela con il presidente come se ci metteste voi i soldi, con l’allenatore come se foste diplomati a Coverciano, eccetera, adesso anche stilisti siete diventati: lo sapete, no?, che a Cosenza non si può dire proprio nulla se no si urtano le solite anime belle.
Beh, a costoro ora dico di cambiare canale, perché sto per criticare (e anche aspramente) la maglia dell’anniversario numero 110. E no, non sono uno stilista.
Allora, prima di tutto un breve excursus: dieci anni fa il Cosenza interruppe per un giorno la sua collaborazione con LEGEA e si fece cucire da una casa di moda locale le maglie per il Centenario. Al di là del risultato (non ci fu un grande sforzo di fantasia: una maglia colorata di rosso e blu esattamente a metà, più Cagliari che Genoa, e i laccetti sul collo che dovevano aumentare il senso di antico erano praticamente lacci da scarpe) comunque un’iniziativa lodevole.
Si poteva ripetere per quest’anno? Non lo so. Diciamo pure che Linea Oro, che ci fornisce il materiale NIKE, forse ha un contratto di esclusiva e non si poteva. Va bene: ma il 110 non è mica arrivato all’improvviso, ci si poteva lavorare da mesi (non voglio dire anni, ma…) a una divisa speciale; non dico farla cucire a 110 bambini taiwanesi schiavizzati in un tugurio sotto una fabbrica cinese, per carità, ma si poteva produrre una bella cosa per tempo, no?
Invece, esattamente come per tutte le divise che ci fornisce Linea Oro (perché, cosa credevate?) è successo che si è presa una maglia da catalogo NIKE – una semplice tshirt rossa, così come se ne è usata una blu per la prima maglia di quest’anno – e ci si è stampata sopra la fantasia della maglia da anniversario usata contro la Samp. Sì, come la prima maglia, e anche questo già visto in Cosenza-Sassuolo e nella gara di andata proprio contro i doriani: maglia rossa con stampa aggiuntiva, in quei casi, di strisce blu (e risultato orrido).
Ora va fatta una specificazione: c’è differenza tra una maglia speciale e una maglia da anniversario. La prima la indossi in una data qualunque ma non in una partita qualunque, la seconda la indossi contro un avversario qualunque (chi c’è, c’è) ma non in una data qualunque. Noi negli anni ci siamo inventati maglie speciali per un derby contro il Crotone il primo anno di B, salvo poi scendere in campo con magliette da catalogo Legea (indossate da lì fino a fine stagione, altro che maglie speciali, e mandando in soffitta quella a strisce verticali rossoblù, l’unica veramente bellissima tra quelle indossate dal ritorno in B) e poi una per il derby con la Reggina l’anno della retrocessione, anche quella Legea, un completo blu gessato di rosso (comunque migliore della soluzione, pur simile, indossata quest’anno). L’anniversario, dicevo, è un’altra cosa: se festeggi 110 anni di vita (centodieci, che diamine!, e i nostri in realtà sarebbero anche di più) lo devi fare con una maglia celebrativa possibilmente vintage che rievochi più del solito la storia.
Invece cosa ha fatto il Cosenza, Linea Oro o chi vi pare? Ha preso come detto una maglia rossa da catalogo NIKE e ci ha stampato sopra l’insensata V blu sotto il collo (boh) e la striscia blu verticale sull’addome con la scritta 110 e la testa del Lupo. Intanto una concezione assolutamente eccentrica e modernista, nettamente fuori luogo nella celebrazione di un anniversario da 110 anni, e in second’ordine una soluzione del tutto sconclusionata e senza alcun aggancio con la nostra storia. Nessun richiamo, nemmeno alla lontana, manco per sbaglio, a nessuna divisa mai indossata dal Cosenza in 110 anni. Mah, e almeno fosse stata bella: niente, una maglia nella migliore delle ipotesi abbastanza insulsa. Una grossa delusione: l’ennesima della serata di venerdì.
Peccato davvero.

NubeDT

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