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Errori, paure, incertezze: sì, eppure non è sbagliato esordire dicendo che limitatamente alla specifica partita di oggi contro i veneti il Cosenza, non demeritando affatto, non ha granché da rimproverarsi – se non dal punto di vista della lucidità e della precisione sotto porta. Una partita affrontata con un’emergenza non solo quantitativa ma anche qualitativa, costretti a rinunciare in partenza a pezzi fondamentali dello scacchiere come Tutino e Mazzocchi (oltre ai lungodegenti Meroni e Cimino) si è complicata in corsa con gli ulteriori infortuni di Voca e Marras, rendendo il lavoro di Caserta una sciarada difficilissima. Quando si è accasciato a terra Fontanarosa (scontro con Florenzi) i brividi devono aver galoppato lungo la schiena del tecnico cosentino: non c’erano ricambi se non inventandosi magarìe e adattamenti fuori ruolo di due o tre elementi, perché intanto Voca (adattabile a centrale o a terzino destro, spostando in mezzo Gyamfi) era già uscito.
Insomma, condizioni proibitive.
L’avversario non parliamone: squadra che ci sopravanza in classifica, e quindi non propriamente una delle ultime che di solito fanno materasso, e però contemporaneamente (e paradossalmente) squadra che veniva addirittura da otto sconfitte consecutive, e quindi votatissima a vendere cara la pelle. Comunque, che una squadra che perde otto partite di fila resti lo stesso davanti a noi in classifica forse vuol dire parecchio.
Non so voi, ma io alla fine del primo tempo pronosticavo che lo zero a zero non si sarebbe sbloccato (ne fa prova la chat di gruppo di noi della Bandiera): il Cosenza fin lì non mi era dispiaciuto ma la scarsa concretezza pesava tantissimo. Se alla formazione di oggi, con centrocampo a tre, innesto di Voca, recupero di Florenzi (prestazione sui suoi livelli) e lancio di Antonucci e Marras a supporto della punta, avessimo potuto aggiungere Tutino lì davanti, molto probabilmente l’avremmo portata a casa. Forte purtroppo ha continuato a non trovare mai lo spiraglio (ed è stato spesso anticipato) e Crespi ha dimostrato di essere acerbissimo (ancora incapace di leggere la linea del fuorigioco, non solo in occasione del gol annullato).
In tutto questo, però, il Cosenza è riuscito più volte a mettere un uomo davanti a Maniero: clamorose soprattutto le occasioni di Antonucci nel primo tempo e Canotto (subentrato a Marras) nella ripresa, ma non sono state le uniche. Il fantasista proveniente dallo Spezia ha concluso sparando addosso a Maniero da pochi passi una bella azione culminata in una percussione di Frabotta. La palla stava entrando comunque in porta, ma un difensore ospite ha spazzato sulla linea. Canotto, invece, ha colpevolmente aspettato sa solo lui cosa anziché tirare, finendo col farsi chiudere dal portiere e dalla difesa e sprecando così un’altra palla gol colossale.
Prima e dopo c’è stato un costante ma disordinato assalto alla difesa del Citta, che è andato via via spegnendosi e dando la certezza, a ogni minuto che passava, che la gara non si sarebbe schiodata. In un paio di circostanze si è anche sfiorata la beffa, ma sarebbe stato troppo.
Non ci resta che imprecare.


Inevitabilmente adesso insorge la paura.
Dagli altri campi, lo sappiamo, possono arrivare risultati in grado di metterci seriamente in difficoltà e compromettere un finale di stagione che poteva essere tranquillissimo (e anzi addirittura aprirci grandi prospettive, se ripensiamo a Cosenza-Venezia). Abbiamo sempre detto di dover prima raggiungere la salvezza e poi, a seconda di quante giornate mancheranno ancora, fare due conti e fantasticare – e ora è il momento di stringere i denti e centrarla il prima possibile, questa salvezza. Una cosa non potremmo permetterci né perdonare a eventuali responsabili, ed è rivivere i patemi delle ultime stagioni. Errori, orrori, delusioni sì: ma la salvezza, come sempre detto, deve arrivare parecchio prima del finale di campionato, stavolta.
Per farlo, però, dobbiamo mettere da parte questa paura.
Inevitabile paura, paralizzante paura, ma dobbiamo cancellarla da cuori e menti. Sicuramente la situazione è difficile – altrettanto sicuramente in altri anni, a questo punto della stagione, eravamo ultimi o al più penultimi, e alla fine (spesso troppo alla fine o anche oltre, vedi caso Chievo) ne siamo comunque usciti: a maggior ragione possiamo uscirne ora.
Durissima ma possibile.
Ci aspetta Terni, un dentro o fuori da brividi, uno scontro diretto che già all’andata ci ha gettato nella disperazione (anche grazie a una decisione arbitrale obiettivamente discutibile e quantomeno antisportiva) – e ci aspettano anche altre due, forse tre gare senza Tutino. Stringiamo i denti e lottiamo tutti insieme: la delusione di oggi, quella del derby e le altre di questa stagione che per la prima volta forse poteva offrirci altro non devono comunque né abbatterci né tantomeno farci abbassare testa e guardia quando c’è ancora la salvezza da centrare.
La salita comincia – testa all’obiettivo.

NubeDT

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