UNDICI METRI DI RISALITA DALL’INFERNO

Tutino guida la carica.
Tutino si procura un calcio di rigore avventandosi su un bel filtrante di Antonucci alle porte dell’area di rigore: grave l’ingenuità di Ceccaroni nel metterci improvvidamente la gamba, ma mortifera la velocità con cui il 9 gli prende il tempo.
Tutino realizza il calcio di rigore: Pigliacelli arriva sul destro ma lo sfiora soltanto, la palla conclude la sua corsa in fondo alla rete.
Tutino regala un punto e la speranza al Cosenza.
Finisce dunque uno a uno la gara del Marulla contro un Palermo – desideroso di vendicare la sconfitta interna dell’andata e di mettere al sicuro la posizione nei playoff – che si era portato in vantaggio allo spirare della prima frazione di gioco, su un’azione manovrata conclusa in gol da Buttaro e che ha mostrato tutte le crepe difensive (e forse mentali) del Cosenza. I Lupi sono rimasti aggrappati alla partita di nervi: né di testa né di gambe né di piedi e forse nemmeno troppo di cuore, quando pure quello non dava particolari segni di vita, ma i nervi hanno tenuto a galla la squadra di Viali fino al lampo di Tutino che è valso il gol del pari.
Già, la squadra di Viali: parliamone. Un palo nel primo tempo (l’ennesimo di questa stagione stregata), su punizione magica di Calò, e quanto al resto grossomodo la strenua difesa del punticino: gravissimo nel primo tempo, sullo zero a zero, quando sarebbe occorso ben altro atteggiamento (ormai nemmeno più in casa?), ovvio e consigliabile nella ripresa una volta raggiunto l’uno a uno, visti anche i risultati favorevoli degli altri campi. Sì, la Ternana ha gelato lo Zini, ma nel complesso non è il caso di dire che non ci voleva: non è il migliore dei risultati possibili ma possiamo farci andare bene anche questo, viste le cadute di Spezia e Bari (e se vogliamo anche del Modena in casa contro il Catanzaro e della Reggiana a Lecco). Dobbiamo guardarci dietro ma anche tirar giù qualcuna che è davanti, quindi questi risultati vanno benissimo. E poi due sconfitte in casa consecutive per la Cremonese, sia pure contro Feralpi e Ternana, avvicinano pur sempre la possibilità che all’ultima di campionato al Como non servano particolarmente punti.
Però dobbiamo comunque prendere atto di una cosa, non necessariamente da imputare a Viali oggi o Caserta ieri ma pur sempre veritiera: il Cosenza non è neanche lontanamente in grado di proporre gioco e affrontare una difesa schierata. Si è visto pochissimo anche oggi lì davanti: un paio di incursioni di Canotto, una deviazione pericolosa di Forte su cross di Crespi e poco altro. Non è un caso se le prestazioni migliori dei Lupi sono arrivate specialmente in trasferta, magari puntando sul contropiede e sugli spazi lasciati dagli avversari: quando bisogna aggredire, la circolazione della palla è desolante – lenta, imprecisa e spesso soggetta a pessime idee, quando non a codardi retropassaggi a Micai.
Ne stava approfittando anche il Palermo oggi e bisogna ammettere che ci è andata bene: qualcosa abbiamo combinato sull’uno a uno (in contropiede, come volevasi dimostrare), ma abbiamo anche corso rischi serissimi di prendere il secondo – specie con Soleri, pochi minuti dopo il pari di Tutino. Nel finale, recupero compreso, forcing feroce dei rosanero alla ricerca del raddoppio e Micai che alle rimesse dal fondo perdeva tempo in attesa del triplice fischio.
Piaccia o meno, è così. Il Cosenza si arrocca in difesa alla ricerca del pari, anche se gioca in casa e i tre punti non si vedono da tempo.
Speriamo almeno che ci porti alla salvezza.


Siamo adesso attesi dagli scontri diretti decisivi.
A scanso di equivoci, li saluto con favore: mille volte meglio avere a che fare col Bari e lo Spezia che col Palermo o il Catanzaro (sì, esatto), nelle condizioni in cui siamo. La classifica vorrà pur dire qualcosa e se Bari e Spezia hanno combinato e raccolto meno di noi, e all’andata in casa loro non li abbiamo minimamente sofferti, significherà almeno che è meglio giocarci la vita con loro piuttosto che con formazioni che ambiscono al salto di categoria.
(Sì, esatto ancora: il Catanzaro ambisce al salto di categoria. Chissà che a qualcuno non fischino le orecchie).
Saranno comunque partite ostiche, contro avversari che daranno tutto quello che hanno per strapparsi dall’inferno con l’arma della disperazione – l’ultima che rimane a chi boccheggia a fondo classifica o giù di lì. L’augurio è che, se non altro, almeno le affronti un Cosenza libero mentalmente e capace di dare battaglia su ogni pallone. Quello che, tanto per tornare ai singoli, ha fatto Voca anche oggi nei pochi minuti che è stato in campo: non so voi, ma io ormai da parecchio tempo tiro un sospiro di sollievo quando a centrocampo vedo lo svizzero.
Ecco, speriamo di poter gettare in partita almeno questo.
Siamo più o meno quelli di questo periodo e in campo possiamo dare più o meno quanto visto oggi: non ci resta che sperare che basti – e ringraziare il cielo (lo so, lo scriviamo da mesi sul blog, ma è vero) che la classifica non sia come negli anni scorsi. La quota salvezza sembrerebbe essersi abbassata, nonostante tutto, specialmente se riusciremo a tirare nel mucchio le emiliane – e da questo punto di vista l’anticipo di venerdì a Reggio Emilia suona come un’occasione.
Forse non è un male che si giochi in trasferta, come detto sopra: forse abbiamo qualche buon motivo per sperare di vedere al Mapei Stadium (che quando gioca la regia diventa Stadio del Tricolore) il Cosenza ammirato (sembra una vita fa) a Parma, dominante in casa della capolista.
Forse.
Ci resta più che altro la speranza, ma fino all’anno scorso di questi tempi non avevamo manco quella.

NubeDT

Lascia un commento