NUOVA GOLEADA SALVEZZA, È DAVVERO QUI LA FESTA

Gioia, felicità, estasi – ora la possiamo raccontare nei modi più trionfali. Ma non è stata una partita semplice, e il risultato (che mette nei guai serissimi il Bari) può forse trarre in inganno: per larghi tratti della gara abbiamo visto sorci di un verde brillantissimo. Ma partiamo dall’inizio.
La vittoria di Reggio Emilia si riscopre oggi per la sua portata fondamentale che appena una settimana fa non era forse stata compresa da tutti: perché si è parlato, sì, di Cosenza rinato, di morale ritrovato, persino di emiliani risucchiati in zona pericolo (e con un calendario non facilissimo) – ma si è forse sottovalutata l’importanza di quei tre punti in merito alla loro ricaduta sulle partite successive, e in special modo proprio rispetto allo scontro diretto col Bari. Come scrivevo proprio in occasione delle mie impressioni sulla vittoria in Emilia, peraltro come sempre magistralmente raccontata da Mario Kempes qui sul blog, aver vinto la gara del Mapei / Tricolore ha consentito agli uomini di Viali di arrivare senza fiatone alla partita coi galletti, nella quale ai Lupi i classici due risultati su tre non sarebbero stati da disprezzare.
Affrontare uno scontro diretto senza troppa acqua alla gola, cosa che per nostra fortuna non si poteva dire degli avversari odierni, è sempre un vantaggio non da poco – insieme a quello psicologico non indifferente, sia per lo slancio morale dato dal 4-0 a Reggio sia perché il Bari era seriamente terrorizzato all’idea di ritrovarsi davanti Tutino, questo Tutino.
Insomma, venerdì scorso la boccata d’ossigeno è stata più importante di quanto non si sia creduto.
Quando rossoblù e pugliesi sono scesi in campo, poi, i risultati degli altri campi che maggiormente interessavano le due compagini c’erano già: lo Spezia coglieva a Brescia un punto che in altre situazioni si sarebbe detto ottimo, ma ora come ora non è una panacea per la classifica degli aquilotti (prossimi avversari interni del Cosenza); pesantissima, invece, la vittoria dell’Ascoli (prossima gara dei Lupi) a Terni, che consente sì ai marchigiani di rifarsi sotto nella lotta salvezza ma rende ora durissima la situazione delle fere (il cui calendario, però, non è cos’ proibitivo): risultato affatto malvagio per noi, anche se sarebbe stato meglio un pari e soprattutto questa vittoria ascolana al Liberati, e più in generale il ruolino degli umbri, acuisce il rimpianto per i sei punti inopinatamente lasciati ai rossoverdi.
Tutto ciò, comunque, aveva reso prima ancora del fischio d’inizio assolutamente imperativo non perdere contro il Bari: una vittoria poteva significare salvezza diretta quasi sicura ma non era d’obbligo, seppure fortemente consigliata – non lasciarci totalmente le penne invece sì, quello era un obbligo assoluto in chiave salvezza da cogliere almeno leggermente più avanti. Le prossime due gare, come detto Ascoli fuori e Spezia in casa, si presentano infatti oggi come due battaglie (da affrontare con quota 40 raggiunta e magari superata di slancio), come, del resto, quella giocata col Bari.
Tutti avversari disperati e affamati.


Consci di questa possibilità, i Lupi sono sembrati inizialmente inarrestabili: mentalmente liberi, gasati dal trionfo in terra emiliana, spronati da una determinazione ferrea.
Il primo tempo è stato dai due volti, imprevedibilmente.
L’avvio del Cosenza, doppietta a parte, è stato spumeggiante: Calò su punizione dopo due minuti ha costretto Pissardo a deviare un insidiosissimo rasoterra sul palo (ventunesimo stagionale per il Cosenza), poi dalla stessa mattonella al 5’ ha imbeccato D’Orazio, che a sua volta ha trovato Mazzocchi sotto porta per un facile tap-in. Uno a zero e gara indirizzata.
Dopo un altro paio di assalti arrembanti i Lupi hanno trovato il raddoppio su una bellissima azione corale (a campo aperto), in cui una serie di tocchi di prima ha liberato Marras a destra: rasoterra a cercare Tutino che sopraggiungeva a rimorchio e palla in buca d’angolo per il gol numero 16 dello strepitoso campionato dell’attaccante di Viali.
Ancora qualche altra azione a dimostrare che la difesa del Bari se attaccata vive momenti di puro terrore, poi inspiegabilmente dopo il 25’ il Cosenza si è seduto, lasciando campo, inerzia e pallone a un avversario come detto disperato che non chiedeva altro – e che solo questo avrebbe riportato in partita. La scelta doveva forse essere quella di aspettare i pugliesi per ripartire ancora, ma il Cosenza è come al solito arretrato così tanto da farsi schiacciare dietro e soprattutto senza mai riuscire a ripartire.  Nessun contropiede si è più sviluppato verso la porta avversaria e tutti i palloni finiti dal quelle parti erano rilanci di Micai.
Il Bari ha ritrovato un coraggio che probabilmente non avrebbe avuto senza questa scelta suicida e ha prima sfiorato la marcatura (testa di Kallon a lato, palo di Sibilli, diverse mischie davanti a Micai) e poi ha accorciato meritatamente le distanze con Nasti che, a pochi minuti dall’intervallo – imperdonabile non chiudere il primo tempo sul 2-0 lasciando respiro a un avversario altrimenti morto -, ha deviato in rete un tiro in realtà lento e sbilenco di Sibilli.
Roba da bollire di rabbia.
A cosa SI è dovuto questo arretramento del Cosenza fin alle porte della propria area? Ordine di Viali? Sottovalutazione dell’avversario? I giocatori hanno ritenuto di poter gestire il doppio vantaggio? Comunque sia una roba che un tifoso difficilmente perdona – e c’è sempre differenza tra continuare ad attaccare, magari anche indiscriminatamente, sul doppio vantaggio (nessuno chiedeva questo) e barricarsi dietro quando sarebbe bastato semplicemente tenere il centrocampo.
in ogni caso i sostenitori rossoblù hanno accolto l’intervallo a quel punto sì con disappunto, ma anche con la speranza che i Lupi venissero ben catechizzati negli spogliatoi e tornassero in campo con la determinazioen necessaria a portare a casa tre punti che come detto in una partita così significano sostanzialmente, anche se non matematicamente, salvezza.


L’avvio della ripresa non sembrava però esaudire la richiesta.
La scelta di Viali era quella di sostituire con Fontanarosa, al rientro dopo un periodo in naftalina, al posto di un Venturi per tutto il primo tempo in evidente difficoltà su Sibilli. L’idea era quella di mantenere l’assetto, resistere alle folate offensive dei galletti e ricominciare come l’inizio di gara: invece dopo soli due minuti Nasti riceveva da Benali e solissimo in area sfiorava la doppietta, cogliendo un altro palo dopo quello di Sibilli. Un colpo al cuore per il popolo rossoblù, ma il punteggio è rimasto sul 2-1.
Se possibile tachicardia ancora più forte al 58’, quando prima si è accesa una mischia furibonda a mezzo metro da Micai (miracoloso nel respingere di piede una deviazione ravvicinata non si sa di chi), poi – con gli uomini di Viali incapaci anche di spazzare – un sinistro da fuori di Sibilli ha sfiorato il legno.
Insomma, il Cosenza ammirato fino al 25’ sembrava non esserci più.
A venti minuti dalla fine, peraltro, si è cominciato anche a cercare di strappare secondi al cronometro – e non è propriamente un buon segno, anche se spezzare il ritmo avversario in questi casi è consigliato. Il Bari da qualche minuto aveva intanto allentato la pressione, Tutino era uscito per infortunio (preghiamo il cielo che non sia nulla di grave), sostituito da Forte, e Micai si è preso un giallo, appunto, per perdita di tempo. Diffidato, mancherà ad Ascoli – con tutto il rispetto per Marson non era notizia che rasserenasse.
poi però è cambiato tutto.
È successo che al 78’ Forte ha conquistato una punizione dai venticinque e più metri, centrale sì ma da distanza notevole. Il pubblico del Marulla ha invocato a gran voce Calò, lo specialista che a Cosenza ha trovato finora solo sfortuna e pali su palla da fermo: ma stavolta, forse quella più importante, la strada trovata dall’arcobaleno magico disegnato dal regista di Viali si è spenta sotto l’incrocio dei pali, senza lasciare scampo a Pissardo e scatenando la bolgia gioiosa del tifo rossoblù.
Il gol su punizione di Calò, atteso da due anni.
Tre a uno e partita che poteva dirsi decisamente indirizzata. Due minuti dopo Bellomo, ancora più coinvolto emotivamente rispetto ai suoi compagni per essere barese d’origine, dinanzi alla prospettiva di una serie C mai così prossima a spalancarsi sotto i piedi dell’Associazione Bari, ha perso la testa, aggredendo prima Micai e poi Fontanarosa (afferrato dalla gola): inevitabile il rosso diretto e notte fonda per i galletti.
C’era da resistere per una dozzina di minuti più recupero e a dire la verità nessuno tra i tifosi rossoblù era proprio convintissimo di non avere altri patemi (io per primo, lo confesso), persino in superiorità numerica – ma per sicurezza all’88’ Forte ha concretizzato una nuova ripartenza sull’asse Mazzocchi-D’Orazio, ha ritimbrato il cartellino dopo Reggio Emilia e ha messo anche lui la firma su una fondamentale vittoria salvezza. Quattro a uno e tutti a casa, noi assai felicemente. I 5’ di recupero, infine, avanti di tre gol e coi pugliesi in dieci, sono stati una festa per il popolo dei Lupi, con Forte che ha sfiorato una seconda doppietta consecutiva, tra gli olé del pubblico.
Triplice fischio e quota 42 raggiunta, mentre come detto lo Spezia ha pareggiato e la Ternana perso, sia pure in uno scontro diretto contro l’Ascoli che ridarebbe fiato ai marchigiani: ma ormai manca pochissimo perché i calcoli di fondo classifica riguardino gli altri – e la trasferta in casa del picchio, che poteva essere uno spauracchio tremendo, ora non fa più paura. Forse ce l’abbiamo già fatta, forse manca un punto (difficilmente di più): come che sia, quest’anno il sospiro di sollievo sembrerebbe essere giunto in anticipo, come festeggiare il Natale il 22 – coraggio, un ultimo sforzo.

NubeDT

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