SIAMO UN BLOG DI SERIE C

Martedì 11 maggio del 2021, ultima frontiera.

Non ho dovuto pensarci molto per scegliere il titolo del mio primissimo post su questo nostro nuovo blog; anzi, devo dire che poche volte un titolo mi è venuto più spontaneo e quasi obbligato, perché ogni singola parola – soprattutto quell’ultima consonante – ce la dobbiamo tutti stampare a fuoco nella mente, per motivi che sono chiari fin da subito.
Saremmo voluti partire prima come blog, in realtà, quando il Cosenza annaspava già nei bassifondi della serie B e sulla città la cappa plumbea che da sempre toglie il respiro e la parola impediva alle voci singole di farsi sentire. Chiunque osasse criticare – sui social, soprattutto – una delle più scellerate gestioni societarie di sempre, non per partito preso ma perché prevedeva la fine e voleva cercare in tutti i modi di avvisare dell’iceberg sulla rotta, veniva zittito dal coro unanime di servi e lacchè, oltre che minacciato anche abbastanza esplicitamente per strada: non solo non si poteva contestare il manovratore, ma – questo il tenore e il significato di quelle minacce – non si dovevano nemmeno contraddire i suoi reggicoda. Bolsi ex ultrà con codazzo di servi scemi adulanti, opinionisti del nulla a colori, esteti dello scivolamento dei quinti e ammiratori del suo profeta, parenti & amici di questo e di quello, tifosi da social network per cui chi suona gli allarmi è sempre un catanzarese – tutta una serie di intoccabili quaquaraquà pronti a mostrare metaforici coltelli (ma con parole inequivocabili, per chi vive queste latitudini) per tacitare chiunque osasse negare che tutto andava bene.
Ecco, noi come La Bandiera Rossoblu si doveva nascere allora, già mesi fa, per unire le singole voci rendendo impossibile tacitarle, per proiettare nel mondo social anche la parola degli utenti di un forum che è l’unico vero spazio libero cittadino, per offrire agli altri tifosi – quelli che si erano anche loro accorti che non andava tutto bene – un punto di vista che si sforzasse di dire loro la verità, per quanto amara. Non sarebbe mai stata più amara di questa retrocessione.
E non c’è retrocessione più amara di una programmata a tavolino con un suicidio che non può non essere consapevole – nonché giunta al termine di un torneo mediocre in cui ci si sarebbe salvati a occhi chiusi, se solo si fosse voluto fare le cose a modo.


Noi si doveva nascere qualche mese fa e allora saremmo stati, anche se per poco, un blog di serie B. Siamo nati oggi come avventura mediatica web, e quindi, ad oggi, siamo un blog di serie C. E questa è la prima cosa di cui vogliamo essere consapevoli: e pretendiamo che lo siano tutti.
Parliamo del Cosenza e parleremo del futuro, ma non oggi.
Oggi su questo blog vogliamo un’ultima volta guardare alla serie B e al recentissimo passato; ha detto per mesi l’allenatore Occhiuzzi che i conti si fanno alla fine, e ora che quella fine è arrivata noi non ci proietteremo serenamente a vivere e raccontare il futuro del Cosenza (in serie C, coi nostri migliori complimenti a tutti) se prima la nostra calcolatrice non tirerà le somme di questa stagione calcistica 2020-2021.
E facciamoli, questi conti.
Raccontiamo di una squadra, innanzitutto, reduce da una salvezza tanto miracolosa che ne ha parlato persino la BBC; e quando il fatto che tu ti salvi mantenendo la serie B fa talmente notizia che ne parla persino una delle più importanti emittenti internazionali, forse è il caso che ti poni qualche dubbio, ti fai qualche domanda. Ahinoi, dubbi al nostro ineffabile presidente non ne sono mai venuti: lui non è “mai retrocesso”, lui non ha “mai fatto errori”, perché avrebbe dovuto coltivare dubbi sul suo inconfondibile modus operandi?
Ci si è salvati per miracolo dopo un ritiro precampionato in otto giocatori (!!!), e dunque via a un altro ritiro in otto o giù di lì (compresi quei giocatori fuori dal progetto tecnico che non sarebbero rimasti in rosa). C’è la pandemia, gli stadi sono chiusi, mancano gli incassi dei botteghini – e dunque ecco pronta la scusa per tagliare ulteriormente quanto drasticamente il budget, che in rapporto alla categoria è stato definito in diretta TV “ridicolo” non da un tifoso esacerbato ma da Alfredo Pedullà, uno dei più quotati esperti di calcio (e calciomercato) dei media nazionali. Ma al nostro inarrivabile presidente evidentemente non importa nemmeno di sentirsi dare sostanzialmente del ridicolo (lui o il budget che mette a disposizione per una serie B, fa differenza?) davanti alle telecamere in diretta nazionale in una trasmissione molto seguita.
Beh, ma c’è la pandemia, e secondo il nostro impareggiabile presidente la società di calcio deve spendere esattamente quanto incassa se non addirittura meno. Se vengono meno anche i botteghini, allora per allestire la squadra la società al massimo mette a disposizione un budget con cui si potrebbe mettere in piedi un organico da subbuteo, non certo da serie B. Al presidente, siccome noi ancora come blog non eravamo nati, nessuno ha fatto notare che una società di calcio deve dotarsi di un budget adeguato alla categoria che affronta anche se gli introiti sono inferiori – e la differenza ce la deve mettere il proprietario: si chiama rischio d’impresa, cade sulle spalle dell’imprenditore, un’impresa si fa con gli investimenti – e se questi sono sbagliati allora amen, l’imprenditore ha perso i soldi investiti e deve mettercene altri, sempre di tasca sua. Motivo in più per spenderli bene, quei soldi (magari circondandosi di gente che capisca di calcio e sappia muoversi nell’ambiente), non certo per non mettercene affatto e mandare allo sbaraglio il nome di Cosenza su tutti i campi della cadetteria con una squadra lontanissima dall’essere all’altezza.


Ma quante volte il nome di Cosenza è stato trascinato nel fango, con questo presidente?
Dalle nottue di Cosenza-Verona ai tredicimila rimasti fuori dai cancelli chiusi, dalle seggiole a fare da panchina nella stessa partita alla grottesca vicenda Petrone, dalle spugne di Cosenza-Benevento alle dichiarazioni sempre più deliranti del nostro (fino ad arrivare a chiedere il blocco delle retrocessioni meno di due settimane fa), dall’incapacità di portare in numerose sessioni di mercato di serie B giocatori utili alla causa – Capezzi, Vignali, la riconferma di Tutino e Palmiero, Dionisi, Pettinari, Omeonga, eccetera: tutti giocatori cercati dal DS, implorati dai vari tecnici e infine persi per meri motivi economici (leggi: assoluta mancanza di volontà di investire) – fino ad arrivare a un settore giovanile sempre trascurato (con la chicca della vicenda Santapaola); per non dimenticare le clamorose esternazioni proprio del presidente, scocciato dai torti arbitrali, che si era messo in testa di minacciare i vertici del calcio con una pistola ad acqua promettendo “reazioni inaudite”, salvo poi chinare la testa e chiedere pateticamente scusa.
In ultimo l’apoteosi di questa stagione, ben simboleggiata dal calciomercato invernale, che dovrebbe essere di riparazione degli errori commessi: perso Baez con l’ingresso nelle tasche di 750mila euro (più altri 250mila di ingaggio lordo risparmiato dell’uruguaiano), con Dionisi e Pettinari sul mercato per rinforzare l’attacco (già ai tempi il peggiore della B), si è scelto di optare per l’ingaggio di Mbakogu – rispetto al quale personalmente non aggiungerò nulla perché ne sono state dette a sufficienza.
Cosa ci ha portato – e dove? – tutto questo?
In serie C, diciamocelo brutalmente, al termine della partita dell’anno da giocare “da veri Lupi” e andata in scena con una sconfitta senza appello a Lignano Sabbiadoro, non troppo lontano da quella Padova che fu il nostro capolinea nel 1997. Allora, va ricordato, guidati da un presidente contestatissimo (e che io per primo oggi contesterei di nuovo, né mai vorrei rivederlo alla guida della mia squadra) tornammo in B in un anno, come quello stesso contestatissimo presidente aveva promesso e gliene va dato atto.
Questo avveniva allora. Oggi? Cosa ne sarà del Cosenza oggi? La società è pronta a riportarci in serie B in un anno, finalmente mettendo sul piatto quegli investimenti che l’obiettivo comporta? Saprà finalmente trarre un insegnamento da questo esito vergognoso, circa questa sua gestione scellerata? Saprà finalmente comportarsi da società di calcio, senza nascondersi dietro scuse patetiche per non metterci un centesimo? Questi interrogativi ce li porremo a brevissimo, in questo blog.
Vorremmo che qualche giornalista li ponesse al signor presidente Eugenio Guarascio.
Noi siamo appena nati, ma ci saremo da qui all’eternità, ovunque vada il Cosenza, finché esisterà il Cosenza. Noi ci saremo sempre, lo sappia chiunque si accosti al Cosenza Calcio in qualunque veste: da oggi la nostra squadra del cuore, quella che porta il nome della nostra città, avrà in noi i suoi Lupi da guardia.

NubeDT

Un pensiero su “SIAMO UN BLOG DI SERIE C

  1. Pingback: SON CONTENTO SOLO SE VEDO SEGNARE MBAKOGU – LA BANDIERA ROSSOBLÙ

Lascia un commento