SON CONTENTO SOLO SE VEDO SEGNARE MBAKOGU

Giunto al mio secondo personale appuntamento con il nostro blog, vi giuro che mi piacerebbe poter esordire dicendo che Jerry è un bravo ragazzo e noi in fondo a Mbakogu vogliamo bene. Sarebbe il minimo, no?, ricordare che non è certo colpa del calciatore aver accettato un ingaggio e nemmeno essersi infortunato, e che si parla di lui esclusivamente come simbolo di quella parte tecnica della gestione societaria che in un altro post non ho esitato a definire scellerata. Sarebbe giusto metterla esclusivamente da questo punto di vista e in effetti avrei intenzione di fare così, solo che non posso spingermi come vorrei fino al punto di dire che noi a Jerry in fondo vogliamo bene perché – inevitabilmente – Mbakogu in realtà manco lo conosciamo.
Come faccio a volergli bene se manco lo conosco?
Ed è paradossale dire questo di un giocatore che in fondo è a Cosenza già da gennaio (ben prima che firmasse per noi, per il visibilio di Trinchera…), ma che ci possiamo fare se cotanta pantera in campo non l’abbiamo vista praticamente mai? Che ci possiamo fare se persino Occhiuzzi, dovesse incontrarlo a un semaforo, non lo riconoscerebbe e gli darebbe un paio di euro per farsi lavare il parabrezza?
Ho scritto della gioia di Trinchera nell’essersi finalmente accaparrato la Perla Nera dopo due anni di vani inseguimenti (due anni in cui del resto ha vanamente inseguito anche Nzola, Cissé, Mokulu e altra mezza Africa più il costaricano Acosty: una vera ossessione da orfano di Okereke. Sarebbe stato meglio provare direttamente con la clonazione del nigeriano…); due anni in cui, intanto, il nostro Jerry è retrocesso a Padova dalla B alla C (ricorda niente?) strusciando un paio di palloni, forse tre – poi ha fatto la valigia e ha vissuto un’avventura in Croazia scandita dalla bellezza di sei presenze e zero gol (non abbiamo dati sul numero di palloni toccati). Il tutto potendo già vantare un curriculum con una media da cinque/sei gol circa a stagione in serie B, roba che, insomma, per un centravanti fa un po’ pensare. Trinchera non lo so se ci ha pensato: fatto sta che – dopo attenta riflessione o meno – ha concluso che per rinforzare il peggior attacco del campionato fosse il caso di dotare una squadra già di suo a forte rischio retrocessione di siffatto bomber dai numeri significativi.
Raccontare gli esiti di questa ennesima scommessa societaria, da parte di una proprietà che ha inteso gestire la serie B come fosse una specie di roulette russa, sarebbe oltremodo ultroneo. Come è andato a finire il campionato lo sappiamo; in tutto questo, in estrema sintesi, ricordiamo solo che sommando i minuti in campo di Jerry Mbakogu con la maglia che fu di Marulla (…) nemmeno ci si arriva, alle sei presenze che ha collezionato in Croazia. Gol, o almeno tiri in porta, nemmeno a parlarne. Palloni toccati sì: ricordo il meritorio rigore procurato contro la Reggina, un paio di fraseggi a Salerno e credo un appoggio all’indietro per Carretta a Lignano, quando ormai la B era bella che andata. Nient’altro. Peso e valore di questo contributo tecnico dato al Cosenza dal centravanti li lasciamo valutare ai tifosi.


Ma cosa c’è dietro Mbakogu?
Sì, dietro di lui – o per la precisione sulle sue spalle – c’è la maglia del Cosenza numero 9, l’ho già detto. Cosa significhi per un popolo intero quella maglia non sto qui a spiegarlo perché chi lo sa, lo sa – e chi non lo sa non lo può capire nemmeno a fargli il disegnino. Possiamo solo alzare gli occhi al cielo e mormorare sconsolati e sconvolti un accorato Gigi, perdonali.
Ok, dietro Mbakogu c’è questo.
Ma dietro l’operazione Mbakogu cosa c’è?
Intendiamoci, non sono qui a diffondere scoop. Ci sono cose che so e non posso dimostrare e quindi non posso nemmeno scriverle qui – o farei incorrere in qualche guaio legale non solo me ma anche gli altri del blog – e quindi su questo mi taccio.
Nonostante questo, però, qualcosa da liberi pensatori possiamo pur dirla. Uno se lo chiede, no?, cosa spinga una società a ingaggiare – in quelle nostre condizioni di classifica, con quelle nostre esigenze tecnico/tattiche e con quelle condizioni fisiche e di carriera in cui si presentava il buon Jerry – un attaccante fermo da mesi, se non proprio un anno, e comunque reduce da un’esperienza croata (avessi detto in Bundesliga) che nulla di buono faceva presagire sulle possibilità che potesse venire qui a dare alla squadra quella mano che necessitava per tirarsi fuori dalle secche. Nulla di buono. Eppure la società ha pensato bene di ingaggiare lui, quando sul mercato c’erano ben più pronte alternative, Pettinari e Dionisi su tutti, ma anche Montalto (non a caso gli ultimi due, appena arrivati ad Ascoli e Reggio Calabria, hanno trasformato a suon di gol due nostre dirette concorrenti alla salvezza in due squadre da playoff).
Perché invece la società Cosenza Calcio ha preferito Mbakogu?
O – se si preferisce così – perché ha accettato di prendere proprio questo giocatore suggerito dal DS Trinchera?
Temo che la risposta sia sin troppo ovvia e banale. Pettinari? Pettinari doveva venire qui già l’anno scorso, è sfumato nell’agosto del ‘19 per poi accasarsi al Trapani perché a quanto pare chiedeva troppo. Evidentemente non chiedeva poi così tanto per le casse dei neopromossi siciliani, ma tant’è. Curiosamente, con lo stesso Trapani, in quella stessa sessione estiva di calciomercato (proprio nelle ultime ore) si imbastì anche la tarantella Nzola, sulla quale – chissà – forse torneremo, ma ora è un’altra storia. In ogni caso, a gennaio del ‘21, ultima sessione di mercato in ordine cronologico, Pettinari era ormai un tesserato del Lecce – che pure voleva disfarsene per alleggerire le spese, avendo già altre bocche da fuoco lì davanti – e, costo del cartellino a parte, voleva un ingaggio da mezzo milione annuo circa (netto), per un triennale.
La trattativa, a quanto ci risulta, fu portata avanti da Guarascio in persona (su chi puntava Trinchera già lo sappiamo, e sappiamo anche per certo che Occhiuzzi avrebbe dato un braccio per Pettinari, altro che Mbakogu) e possiamo solo immaginare la reazione del presidente davanti alle richieste del bomber (lui sì) apparentemente in uscita dal Salento – dove poi è invece rimasto. Non vado molto lontano dal vero, se provo a ipotizzare che il patron del Cosenza avrà avuto probabilmente un mancamento davanti a quelle cifre. Il treno Pettinari era passato un anno e mezzo prima, quando ancora il biglietto era accessibile (e cara grazia che poi a settembre almeno arrivò Rivière, altro capitolo a parte che andrà aperto prima o poi).
Dionisi aveva pretese più contenute, ma sempre nell’ottica di un contratto triennale. Parole che suonano come veleno acustico alle orecchie delicate del presidente Guarascio, convinto fin dai tempi di La Mantia (“se non sarà lui, sarà un altro”) che i giocatori di calcio siano intercambiabili come quelli del subbuteo o del calciobalilla, per cui è meglio prendere il più economico tanto sono tutti uguali. Perché il punto è proprio questo, la domanda da porsi è una: quanto crede che costi, Eugenio Guarascio, un centravanti decente di serie B? Quanto penserebbe di pagarlo? Quanto il presidente del Cosenza ritiene che sia giusto investire sul mercato, per portare a casa un attaccante che in serie B segni almeno 15 gol?
Anche questa risposta la conosciamo da tempo, sin da quando Braglia ebbe a dire (era sempre quell’estate del 2019), tra il fatalista e l’incazzato, che “il Cosenza giocatori da seicentomila euro lordi d’ingaggio non ne prende”. E non fa (più) triennali ai giocatori, aggiungo io. Considerato che seicentomila euro lordi sono – calcolando grossolanamente e ricordando che la tassazione nel tempo è un po’ variata – più o meno quattrocento/quattrocentocinquantamila netti, e tenuto quindi conto che giocatori con questo ingaggio (grossomodo il gradino più basso dei bomber di categoria) sono da considerarsi per Guarascio esosissimi vampiri, ci possiamo fare quindi un’idea su quanto il presidente avrebbe voluto, vorrebbe e vuole al massimo spendere per un centravanti – anche quando si tratta(va) di ingaggiarne uno per disputare una serie B.


Esclusi quindi fin da subito tutti i bomber veri, anche quelli più in basso nella scala ingaggi. Altro che Pettinari, altro che Dionisi. Cosa resta allora e chi, da poter ingaggiare?
Ecco, sì: Jerry Mbakogu, che costa poco perché insomma, non è che possa avanzare chissà quali pretese visto che è fermo da sa Dio quando. Mbakogu, resta. Per la gioia di Trinchera.
Anzi, per la gioia di entrambi, presidente e DS, nel quadro di una magnifica convergenza di interessi: offrire alla piazza il fuoriclasse per il primo (grazie a una delirante campagna mediatica a cui subito hanno abboccato i tifosi più dementi), portare a Cosenza il tanto agognato Mbakogu per il secondo, evidentemente talmente convinto dalle potenzialità della Stella d’Ebano da preferirlo a chiunque altro, anziché provare a convincere il presidente che servisse ben altro profilo di giocatore. Per la gioia di tutti, insomma.
Anche della nostra. Anche della mia. Non si nota quanta gioia io sprizzi da tutti i pori, in questa calda metà di maggio in cui sto assaporando l’inebriante gusto della retrocessione in serie C?

NubeDT

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