TUTTI GLI ONERI DEL PRESIDENTE

Scusatemi tutti preliminarmente – qui nessuno si incensa e si autocita né alcuno di noi della redazione del blog gode nell’azzeccare puntualmente previsioni avendo ragione (anche perché sono al momento tutte previsioni pessimistiche, quindi non c’è nulla da godere nell’avere ragione), ma prima di ogni altra cosa va fatta una premessa: posto che il fatto che il signor Guarascio non voglia cedere la società Cosenza Calcio noi ve lo stiamo dicendo da giorni – ma solo perché il blog è aperto da poco -, ora che ve lo dicono anche gli iGreco con un comunicato ufficiale ci credete?
Ora che questa notizia è in fondo una conferma di quanto ha detto Caffo circa l’interessamento di quel Renzi che ha poi recentemente preso la Samb, ci credete a quanto vi abbiamo detto noi da sempre?
Tanto l’unico che non ve lo dirà mai direttamente è proprio quello che potrebbe togliervi ogni dubbio in proposito: il presidente Guarascio in persona, che però da sempre si è fatto conoscere per una comunicazione asfittica, priva di contenuti e soprattutto nebulosa.
Lui probabilmente non lo dirà mai “non voglio cedere la società”. Del resto ancora fino a pochissimi giorni fa resisteva la vulgata secondo cui nessuno ha mai fatto un’offerta per il Cosenza.
Ora che è venuta meno questa decennale leggenda metropolitana (e forse ci darete un po’ di credito in più, per quando vi abbiamo raccontato della trattativa coi salernitani di un paio di settimane fa, naufragata nel disinteresse annichilente dei media: magari ora lo avete capito che non era una bufala) e Guarascio non può più dire che nessuno vuole il Cosenza, al nostro non resta che il suo rifugio estremo, quello comodo che lo accoglie sempre in questi casi: un dignitoso, altero silenzio.
Quello di chi non sa cosa dire.
Il silenzio, del resto, in questi giorni va particolarmente di moda: non vi nascondo che avevo in canna un altro tipo di riflessione (che magari comunque pubblicherò nei prossimi giorni) sul Silenzio degli Indecenti, quello dei fu DS e allenatore, totalmente spariti dai radar – addirittura il primo ben prima del tracollo finale a Lignano Sabbiadoro (quanto male ci faranno, negli anni a venire, queste due parole? Meno male che io in vacanza al mare vado a Torremezzo).
Ovviamente questo argomento, già dalla giornata di ieri, è stato superato dagli eventi, e oggi si parla di iGreco e Guarascio, soprattutto. Ma due righe fatemele vergare lo stesso (come detto, ci tornerò più diffusamente prossimamente) sui due cuor di leone sopra nominati.


Lo scivolamento dei quinti, innanzitutto, ha perso quell’identità che si diceva essere il suo tratto distintivo. Le minacce telematiche che avrebbe subito nei mesi finali del campionato (quando, dove, da chi?) sembrano essersi liquefatte. È stata presentata una querela? Boh, non è dato sapere. In compenso che suo cugino si sia alquanto lasciato andare, proprio con minacce e intemerate varie quelle sì lette da tutti pubblicamente, passa in cavalleria? Ma magari è giusto così – se i figli non rispondono dei padri, figuriamoci dei cugini. Ma dal vate di Cetraro ci saremmo aspettati qualcosa in più di un fugone del genere.
E che dire del miglior DS della categoria? Da quanto non si hanno più sue notizie? Dalla terzultima di campionato? Dalla quartultima? Da quella fiera serie di zero a tre – intervallata dallo zero a cinque di Empoli? Si è poi goduto il ritorno in campo del suo pallino Mbakogu a Lignano, negli ultimi quindici minuti? È stato informato che siamo retrocessi? O era già a cercare la parete giusta, nel suo nuovo ufficio a Cremona o a Lecce, dove appendere la targa di miglior direttore sportivo della serie B e dintorni? E basta così; come detto, su loro due ci tornerò prossimamente. Ma l’argomento del giorno è ovviamente un altro.
Affrontiamo dunque di nuovo il discorso che sembra abbia monopolizzato questo blog (quantomeno i miei pezzi) e la dialettica cittadina: perché Guarascio non vuole o non può cedere?
L’analisi del bilancio ormai celeberrima che abbiamo pubblicato pochi giorni fa qualche risposta ce la può dare, probabilmente. Mi scuseranno i miei 25 lettori se oso tornare per l’ennesima volta su quella voce, oneri diversi di gestione, che turba i miei sonni insieme alla voce gemella (costi per servizi): due milioni e mezzo più due milioni e centomila, quattro milioni e seicentomila euro di esborsi. Questo in B al 31.12.2019, cifre dunque tutto sommato accettabili in cadetteria; in C viceversa simili uscite sono la morte per asfissia. E noi oggi siamo in C.
Ora ci si pongono davanti due strade ipotetiche. La prima: Guarascio ha pieno controllo su oneri e costi per servizi. Sic stantibus rebus, nulla quaestio. Abbatte questi costi (ma perché non lo ha fatto in B, allora, in modo da poter usare quei soldi per ingaggiare giocatori davvero validi e soprattutto pronti, non reduci da infortuni ecatombali, così magari riuscendo a centrare la salvezza?) e il problema non esiste. E a me piacerebbe che fosse così.
Ma se la realtà fosse l’altra? Pensiamoci: ipotizziamo che gran parte delle somme richiamate in quelle voci siano vincolate, protette da contratti blindati pluriennali. Anche in C il Cosenza deve pagare due milioni e mezzo (ma anche solo due milioni, toh) di oneri diversi di gestione al, poniamo, fornitore di materiale da cancelleria per la segreteria della sede sociale, perché il contratto di fornitura scade in là negli anni. E i costi? Quei due milioni e cento? Diciamo che almeno uno e mezzo deve continuare a essere sborsato quest’anno e i prossimi per pagare, per esempio, l’impresa di pulizie che una volta a settimana passa dalla sede a lavare le scale. Siamo a tre milioni e mezzo, ma mi voglio rovinare e scendo a tre milioni.
Chi se la compra una società di serie C inchiodata all’obbligo di pagare anche negli anni a venire tre milioni a terzi? Se davvero questi soldi fossero vincolati nel lungo termine (ma anche nel medio), chi rileverebbe una società che a oggi per contro militerà in una categoria i cui introiti possono arrivare se va bene a un quarto di quella cifra?


E veniamo dunque ai salernitani, e se vogliamo anche agli iGreco, o al Renzi di Caffo. Loro stavano per comprarsela, la società, o comunque ne hanno manifestato l’intenzione. Quantomeno le prime due cordate sono arrivate a sedersi davanti a Guarascio, e sappiamo anche che hanno visto parte (non tutti) dei documenti societari. Hanno visto o desunto che in effetti ci sono voci debitorie oltremodo spropositate; hanno chiesto ulteriore documentazione.
Ci risulta – e questo lo scriviamo come blog perché proveniente da fonte attendibile, anche se non abbiamo certezze assolute – che gli iGreco abbiano chiesto a Guarascio di manlevarli (ovvero di garantirli) contro questi esborsi. In pratica, il patron avrebbe ceduto a loro il Cosenza, ma tenendosi a suo carico la parte eccedente degli oneri diversi. Se così fosse, è ovvio almeno uno dei motivi per cui Guarascio abbia rifiutato; così come apparirebbe altrettanto chiaro il motivo per cui ai salernitani non ha mai mandato la documentazione integrativa.
Il presidente non può cedere se deve portarseli dietro lui, gli oneri diversi. E non vuole cedere più o meno per l’identica ragione, perché chiaramente i due concetti ora sono inscindibili. Un incontro con la stampa, in cui rispondere anche e soprattutto ai dubbi sollevati dai bilanci – incontro peraltro più volte richiesto -, sarebbe stato d’obbligo.
Stavo per scrivere opportuno però no, mi rendo conto che per Guarascio non sarebbe affatto opportuno: molto meglio nascondersi da qualche parte. Io non so se oggi il presidente speri anche che tutta la vicenda vada cosentinamente al riscòrdo, in modo da poter varare in pace la nuova stagione lasciandosi tutto alle spalle, ma mi permetto di dirgli che questa, ove mai la coltivasse, sarebbe la più piamente vacua delle illusioni.
Notoriamente a Cosenza c’è – diffusamente – una memoria pessima: persone ed eventi diventano fantasmi inconoscibili nel volgere di un soffio di vento, pochi anni bastano per stravolgere il racconto di fatti oggettivi – tranne che per una cosa: il più sordo livore. In caso di sordo livore, di rabbia incendiaria, di furia che tracima dai nervi, è impensabile che il cosentino dimentichi, trascorressero generazioni, carissimo presidente Guarascio.
Il rancore lo abbiamo inventato a Cosenza: quello non ce lo scorderemo mai.

NubeDT

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