GLI ANNI MIGLIORI LI ABBIAMO ALLE SPALLE

Da quando è cominciata l’avventura di questo blog e quest’ultimo sta diventando sempre più noto in città, molti – almeno tra coloro che mi conoscono e sanno che chi scrive è una delle menti dietro La Bandiera RossoBlù – mi chiedono addirittura del futuro del Cosenza, come se io o noi tutti della redazione potessimo avere chissà quale notizia da dietro le quinte. Ne approfitto allora in questo mio nuovo post per strappare il velo delle illusioni una volta per tutte: non c’è alcuna notizia e non ci sono più nemmeno le quinte. Il sipario sta calando e il teatro a momenti viene giù – e non per gli applausi. Questa è la situazione.
Che ci vogliamo raccontare, che è stato contattato Trocini? Che mò arrivano Presta e Gerolin, Pagliuso, Vrenna, Di Donna, gli iGreco con Moggi?
Tutto ciò che ci circonda, dagli ultimi spifferi alle intuizioni che possiamo trarre per facta concludentia dall’atteggiamento del presidente Guarascio, non possono che farci propendere per un’unica conclusione: la società non è – e non è sostanzialmente mai stata – in vendita. Se poi vogliamo andare oltre e dalle conclusioni ci punge vaghezza di azzardare le previsioni, una ci viene amaramente facile: parliamo di una società senza futuro.
Quello che sta succedendo in questi giorni attorno al giocattolo del presidente più contestato d’Italia è abbastanza indicativo: una lunga teoria di nomi, ipotesi, DS e allenatori, tutti di passaggio dalle parti della sede sociale o da Lamezia, tutti – chi più navigato, chi meno, comunque tutti uomini di calcio – orientati al no grazie da sbattere in faccia a Guarascio ogni volta che costui mette sul tavolo le proprie carte e chiunque di costoro, da Giammarioli fino all’ultimo in ordine cronologico Brunello Trocini, si rende conto che un progetto non c’è. 
Che non c’è nulla – e anzi peggio: attorno a questo nulla, a quanto pare, il presidente si azzarda anche a vagheggiare incredibilmente di ambizioni di vertice, di ritorno in serie B, di riscatto dell’ultima stagione. E chi viene a Cosenza a bruciarsi la carriera, con un presidente che lo carica della responsabilità di ambizioni altissime e gli fornisce, per raggiungere i risultati pretesi, mezzi da Caritas?


Diciamocelo chiaramente, magari partendo dal DS: cosa ci viene a fare un direttore sportivo a Cosenza, oggi? Uno bravo, meno bravo, uno sulla cresta dell’onda, uno in cerca di rilancio, fate voi – tanto ognuna di queste figure ha mille e un motivo per stare bene alla larga da un’avventura tecnica e societaria che oggi come oggi propende verso il disastro annunciato. Se ancora vi votate all’ottimismo, analizziamo la situazione.
La rosa della squadra è a oggi composta di elementi in numero di sette, contando anche Moreo di ritorno dal prestito. Di questi sette, casomai non lo sapeste, due (Gerbo e Tiritiello) hanno richieste dalla serie B e hanno già gentilmente fatto intuire al presidente che gradirebbero restare in cadetteria anziché seguire i Lupi nell’inferno della serie C. Significa che dovrebbero e vorrebbero essere ceduti – ovvero che ciò porterà se non altro almeno denaro nelle casse del presidente, quindi nulla di più facile che siano accontentati. E scendiamo a cinque. Di questi cinque, detto di Moreo, uno è Corsi, l’altro è Bittante reduce da un infortunio gravissimo che lo ha tenuto fuori per mesi (unico motivo per cui resterebbe, altrimenti avrebbe anche lui mercato in B e saluterebbe la compagnia in un amen), poi c’è il buon Matosevic – a oggi distintosi soprattutto per la simpatia, ma di cui sappiamo a malapena che sia un portiere; a seguire Sueva, reduce a sua volta dal fallimento nella stagione che avrebbe dovuto lanciarlo.
Sostanzialmente una squadra da costruire completamente da zero. Con quali fondi? È facile prevederlo: con quello che Guarascio ha sempre stanziato di budget per la serie C (molto simile a quanto messo a disposizione, si fa per dire, per la cadetteria), detratta la tassa pandemia (tanto per restare in linea, no? Il presidente piangerà ancora a lungo i mancati incassi di serie B c’è da scommetterci), ulteriormente detratto il milione o quasi (novecentomila euro circa) bruciato non si sa come e per colpa di chi quando si è clamorosamente mancato il minutaggio dei giovani italiani ex legge Melandri. 
Quanto resta, detratto il detraibile dal budget da serie C di Guarascio? Io ho paura a scrivere la cifra, paura e vergogna; diciamo pure che si tratterebbe di un budget pari circa a un sesto, a voler essere buoni, rispetto a quello che servirebbe per rendere realtà le favolose e mitomaniache ambizioni del presidente.
Vado oltre: quanti giocatori servirebbero, diciamo venti? Ebbene, con i soldi che presumibilmente Guarascio intende spendere per la squadra nella stagione entrante, non si riesce quantitativamente a prendere venti giocatori del Bisceglie appena retrocesso. Ripeto, non parlo di qualità, tant’è che ho preso a esempio una squadra come detto che ha perso la categoria: ma se tu oggi ne vuoi venti, venti qualsiasi, del Bisceglie, coi soldi che con ogni probabilità ti darà Guarascio non ce la fai – al massimo ne prendi la metà.
E torniamo all’inizio: fatte queste premesse, chi è il direttore sportivo che viene a suicidarsi sportivamente a Cosenza, oggi, con l’aria che tira?
E quale allenatore, se persino Trocini ha fatto sapere confidenzialmente alle sue amicizie in città che se Guarascio lo richiamasse declinerebbe l’offerta? C’è un motivo se Occhiuzzi non è stato ancora ufficialmente esonerato – e il motivo non è solo il fatto che non ci si trova d’accordo sulla buonuscita ma anche che, in tutta evidenza, davanti alla pletora di rifiuti il presidente potrebbe anche optare per mantenere in sella il condottiero della retrocessione, quello più bravo di De Zerbi.
Sì, lo so, bum!, non credete manco a questo. Io non dico che andrà così sicuramente, ma vi garantisco che ci sono serie possibilità che questo scenario si verifichi.
Per rinfrancare lo spirito della tifoseria – non che sia possibile, scusate: ma almeno provarci – il buon presidente dovrebbe quantomeno incontrare la stampa, come richiesto da tempo, e annunciare urbi et orbi le sue intenzioni e i progetti futuri del Cosenza. Il cosiddetto programma. È sotto gli occhi di tutti che ciò non avviene né avverrà mai: in tutta evidenza non esiste uno straccio di programma, non esiste un progetto futuro che non sia arrivare a domani e poi si vede, è chiaro che Guarascio non parla pubblicamente – e che non ne abbia la minima intenzione lo racconta in città, informalmente, la sua portavoce signora Scalise – perché non sa cosa dire e non ha nulla da dire, ma c’è dell’altro. C’è, e me lo si lasci dire, che rifiutarsi di parlare, di incontrare la piazza e i giornalisti, di assumersi le proprie responsabilità in questo sfacelo, di dimostrare che c’è una progettualità – rifiutarsi di battere un colpo in tutto questo significa in ogni caso infischiarsene di tutto e di tutti. Si pretende di non dover rispondere dell’ecatombe e nemmeno di dover chiarire il futuro. La maschera è finalmente stata gettata via: al presidente, a quanto pare, non si devono rompere le scatole. 
Gli garantiamo collettivamente come redazione de La Bandiera RossoBlù che in questo non sarà accontentato, e pazienza se continuerà a nascondersi.

Un’ultima chiosa.
Stiamo assistendo in queste settimane a passerelle abbastanza fastidiose sulla pelle del Lupo e sulla pazienza dei tifosi. Noi per primi – e unici – vi abbiamo dato già ormai un mese e mezzo fa la notizia della trattativa con gli imprenditori salernitani, naufragata prima di nascere anche quella perché Guarascio non inviò mai loro la documentazione contabile richiesta. E del resto perché avrebbe dovuto, se non vuole vendere? I salernitani non sono mai venuti allo scoperto dopo il fallimento della trattativa – se lo avessero fatto, molti che ci hanno tacciati di diffusori di bufale si sarebbero ingoiati le loro parole. Gli imprenditori campani non avevano alcun motivo di parlare, a loro interessa – come detto – investire nel calcio e non per forza specificatamente nel Cosenza, e dunque spubblicare Guarascio avrebbe potuto gettare discredito anche su di loro e impedirgli nuove trattative per l’acquisizione di altre società: nessuno tratta con te se sa che appena la trattativa salta ti fa fare brutta figura con la piazza.
Ci dispiace che i salernitani non abbiano parlato, naturalmente, ma oltre a comprenderne i motivi li preferiamo così. Oggi invece assistiamo a tutta una serie di interviste e comparsate televisive di vecchi e nuovi potenziali acquirenti – tutti a raccontare che Guarascio non vuole, che Guarascio non vende. L’ultimo in ordine di tempo Lucio Presta. “Potete entrare solo come sponsor, non vendo la società, ho una squadra fortissima e un allenatore più bravo di De Zerbi”, la frase ormai celeberrima con cui l’estate scorsa Guarascio congedava il manager delle star e la sua cordata inaugurando con questa strepitosa ventata di ottimismo la gloriosa stagione della retrocessione.
Ebbene, intervistato nelle ultime settimane, Presta – oltre a ribadire queste affermazioni sconsiderate di Guarascio – ha sempre detto e ripetuto che il Cosenza oggi non gli interessa più e non lo comprerebbe mai, nemmeno se lo stesso Guarascio glielo chiedesse.
E allora, perdonate la domanda, perché mi devo ritrovare di nuovo l’altra sera Presta ancora in televisione, a ripetere gli stessi concetti? Personalmente ritengo il signor Lucio Presta, dal momento stesso in cui si dichiara non (più) interessato a rilevare il Cosenza – a salvarlo dal disastro che sta per arrivare, temo di dover dire -, interlocutore di interesse zero, anzi, non un interlocutore. Non mi interessa quello che ha da ripetere per l’ennesima volta su Guarascio, non mi interessa se avrebbe portato Gerolin come DS, non mi interessa se aveva in animo di conquistare la serie A, la zona UEFA e lo scudetto. Come non mi interessano, dal momento in cui dichiarano che la trattativa è saltata e non se ne fa più nulla, gli iGreco con Moggi, Pippo Baudo e Daniele Piombi all’ala.
Non volete rilevare il Cosenza? Benissimo, tutto legittimo, padronissimi, ma allora per cortesia toglietevi tutti da davanti alle telecamere.

NubeDT

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