COSA SUCCEDE IN CITTA’

Correva il 9 giugno 1985, Vasco incideva il suo ennesimo successo sull’onda lunga del plebiscitario trionfo discografico vergato dall’album Bollicine (prima posizione nella Lista dei 100 migliori album italiani secondo la nota rivista musicale Rolling Stone).

I miei ricordi vanno indietro nel tempo, il liceo appena terminato, le partite in casa e trasferta a seguire la squadra del cuore, i concerti negli stadi gremiti, le nottate trascorse in macchina con gli amici a parlare dei Lupi (…ma quest’anno finalmente saliremo? Cosa darei per vedere il Cosenza in B… invece devo accontentarmi solo dei racconti di mio padre!) ed ascoltare musica mentre l’autostrada scorreva sotto le ruote dell’auto per l’immancabile caffè notturno…

A distanza di 36 anni, posso dire che il mio sogno è stato esaudito, ho vissuto momenti calcistici entusiasmanti e sono addirittura arrivato, ahimè, ad essere insoddisfatto della serie cadetta, quando era diventata patrimonio ormai definitivamente acquisito.

Poi sono ritornati i momenti bui, i fallimenti, i distruttori dei sogni di noi tifosi, quelle parentesi che non vorresti mai vivere, ma tant’è, elabori il lutto e vai avanti, sempre con la speranza nel cuore di un domani migliore.

Oggi lo spettro di una Waterloo societaria si ripropone, gli indizi ci sono tutti e, come dice qualcuno, più indizi fanno una prova.

Il presidente è assente ingiustificato da 40 giorni, non una dichiarazione d’intenti, nessun messaggio di scuse ai tifosi… ma cosa sto dicendo, mi perdoni signor presidente, Lei è quello del “io non ho commesso errori” e “la mia storia parla per me”, allora merita fiducia incondizionata e quando afferma che nel bilancio di una società ci sono “entrate e uscite” che nessuno osi pensare che le uscite, in realtà, sono attinenti, in buona parte, a voci che nulla hanno a che fare con la gestione prettamente calcistica.

Ma, in realtà, cosa succede in città?

La tifoseria è da tempo sul piede di guerra e non accetta di essere ulteriormente dileggiata da un presidente che apostrofa dispregiativamente i supporters come “tifosi di strada”, sol perché contestano, a giusta ragione e con dati di fatto inconfutabili, l’incapacità manageriale ed organizzativa di un soggetto che non conosce neanche la forma della sfera di cuoio.

Il Patron, dal canto suo, non vuole cedere la società e non capiamo il perché… forse difficoltà a illustrare ai promissari acquirenti i capitoli di spesa che potrebbero aver prodotto un deficit economico-patrimoniale problematico da sanare?

Conta, si, il denaro, quando ne ho

Me ne accorgo soprattutto quando

Quando non ne ho

Il problema, però, è che il denaro inizialmente c’era… almeno 10 ml. di euro nelle poste attive di bilancio, poi però, come d’incanto, tra un credito non esigibile ed una transazione a scapito della società di via degli stadi in cui la controparte del presidente è un certo Eugenio Guarascio (“presidente quest’anno ho difficoltà a pagare la sponsorizzazione… Non preoccuparti Eugenio, ne faremo a meno, tanto la squadra è forte e ci salveremo senza alcun dubbio, anzi, alzeremo l’asticella degli obiettivi stagionali!”), il tutto aggravato spropositatamente dalle spese per consulenze ed oneri diversi di gestione, è terminato!

Anzi, molto probabilmente siamo in rosso, considerato anche il deficit sancito dal bilancio al 31.12.2019 e le prospettive economico-finanziarie non certo positive del periodo 2020-2021, senza incassi al botteghino e con sponsorizzazioni certamente minori!

Ad esempio, è di comune esperienza che il presidente non sia aduso saldare nei termini contrattuali i debiti con fornitori e collaboratori, si legge sulla stampa che alcuni abbiano dovuto ricorrere alla giustizia ordinaria al fine di recuperare le giuste spettanze vantate, ma si vocifera che questa sia soltanto la punta dell’iceberg. Perché, dunque, ostinarsi a non corrispondere il dovuto ed imbarcarsi in contenziosi senza via d’uscita (ricordate le famose “nottue” portate dal legale della società come motivo ostativo all’attecchimento dell’erba sul rettangolo di gioco che ci fece ridere dietro tutta Italia?) aggravando i bilanci societari di ulteriori spese legali? Non sarebbe meglio cercare una transazione abbattendo capitale ed interessi e dilazionando i pagamenti?

Ed allora…

Cosa succede

Cosa succede in città?

C’è qualche cosa, sì

Qualcosa che non va

Siamo noi, siamo noi

Quelli più stanchi

Siamo noi, siamo noi

Che dovremo andare avanti

Ebbene si, siamo noi quelli davvero stanchi, sfiancati da questo teatrino dell’assurdo, noi che dovremo andare avanti, avanti nella contestazione senza sosta verso un presidente che non ci rappresenta, recidendo ogni filo che lega i suoi interessi economici riposti nel Cosenza calcio e costringendolo a cedere la società.

E le Istituzioni?

Il sindaco dopo le dichiarazioni di rito sembra scomparso dalla scena, non basta certo un semplice invito a valutare l’opportunità della cessione societaria ad adempiere al ruolo di rappresentante di una comunità cittadina che chiede a gran voce di essere liberata dal giogo di un padre-padrone.

La mission della politica si estrinseca nell’impegno di affrontare i problemi di una comunità e nella capacità di trovare delle soluzioni risolutive, sicché, la domanda sorge spontanea: perché la politica cittadina non intende intervenire in questa faccenda, attesa la rilevanza sociale che gli stessi cittadini hanno inteso attribuirle attraverso le manifestazioni fisiche e d’intenti sempre più pressanti?

È proprio di ieri la richiesta di una nota associazione di tifosi che invoca, per l’ennesima volta, l’intervento della politica locale nella persona del sindaco e dell’On. Roberto Occhiuto, candidato alla Regione per il centro-destra.

Siamo coscienti che nessuno può obbligare, con la forza, Guarascio a cedere il Cosenza, ma è pur vero che la politica, proprio per il delicato e rilevante ruolo che svolge, ha il sacrosanto dovere di convocare la primula rossa di Parenti e chiedere conto delle sue intenzioni.

Attendiamo, dunque, che anche la Politica, una volta tanto, si rimbocchi le maniche e si metta al lavoro a tutela dei propri amministrati e dell’elettorato tutto, il popolo rossoblù non può più essere mortificato dal pressapochismo di un uomo solo al comando.

Il Cigno di Utrecht

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