VA’ ZAPPA

In verità, in verità vi dico: guagliù, òij a ra Conad è binùtu Garritano a fà ‘a spìsa. Cumu m’ha visto m’ha dittu “tantagùri”. C’hey dittu “agùri ‘i cchi?”, m’ha rispùsu “un sa nente? U Chievo è mùartu… è fallito”.
E mò ni ripescano.
(
dal Vangelo secondo Whatsapp)


Nei primi anni 2000 – quando in effetti i telefoni cellulari e internet esistevano entrambi, ma non si era ancora verificata davvero la micidiale combo tra i due elementi -, mentre nel mio garage riadattato a garçonniére giocavo a Resident Evil per Playstation, intorno alle cinque del pomeriggio ho cominciato a sentire un brusio crescente proveniente dalla piazzetta oltre il mio cortile. Dopo pochi minuti di quell’insistente vociare, sempre più incuriosito ho messo in pausa lo sterminio di zombies che stavo portando avanti senza il benché minimo scrupolo di coscienza – tanto sono già morti una volta – e mi sono affacciato.
Fuori, nella piazzetta davanti al mio condominio, c’erano i miei vicini di casa. No, anzi, c’era tutto il quartiere, a dire la verità.
E mò che è? C’è una veglia funebre? Un sit-in?
No, NubeDT” mi ha risposto la ragazza del terzo piano “siamo qui al sicuro in attesa che passi il terremoto“.
In fede mia, non mi ero accorto di nulla. Sterminare zombies distrae dalla realtà quotidiana.
Beh, ma è passato, no? Mica sento la terra tremare
Nient’affatto. Deve ancora arrivare. Dicono che ci sarà alle cinque e mezza“.
Stranito, ho provato a pensare a come sarebbe bello poter evitare tragedie da centinaia di migliaia di morti, se i terremoti si potessero prevedere, addirittura dando un orario. Ma siccome le tragedie con centinaia di migliaia di morti più distruzione & disperazione si verificavano allora e si verificano tuttora, mi sorgeva l’insuperabile difficoltà di credere a quella storia.
Scusate tutti, dicono… chi? Chi è che dice che alle cinque e mezza ci sarà il terremoto a Cosenza?
Il Dipartimento di sismologia della facoltà di geologia dell’UNICAL“, mi ha risposto il quartiere con un’unica solenne voce corale.
Il… il dipart… ho capito bene? Il dipartimento di…
…Di sismologia della facoltà di geologia dell’UNICAL.”
Lo avrei trovato più credibile se mi avessero raccontato che la voce non era una voce ma un comunicato serissimo e ufficiale del dipartimento di Cthulhulogia della facoltà di Grandianticologia della Miskatonic University di Arkham, Massachussets.
Le cinque e mezza divennero le sei, poi l’apocalisse fu spostata alle sette meno un quarto, poi alle sette e mezza, infine la gente del quartiere (e di tutta la città, parimenti riversatasi in strada in attesa del Giorno del Giudizio) si convinse che probabilmente era una bufala.
Io non ero intanto più tornato nel mio garage riadattato a garçonniére a sparare agli zombies, ma solo perché la ragazza del terzo piano era bona & ricca.


Cosenza non ama la vita piatta.
La vedi, è una città moderna, una metropoli in miniatura, la guardi e ti appare placidamente incatenata al solito trantran come qualunque mondo di provincia, da nord a sud – ma sotto la cenere del quotidiano arde una brace di sete d’avventura e novità che negli anni si fa sempre più inestinguibile.
Cosenza indaga, scruta, cerca. Cosenza sa che c’è sempre qualcosa dietro. Cosenza mica la freghi.
Cosenza, da tempo, segue con passione e interesse vivissimo l’epopea magistrale di un radiodramma in puntate velocissime (da trenta secondi a un paio di minuti l’una), che si trasmette viralmente via whatsapp, godendo della diffusione garantita oggi dalla tecnologia informatica moderna. Un’opera straordinaria, un capolavoro di comunicazione moderna, una visione immaginifica che – quando e se mai finirà – dovremo raccogliere tutta, puntata dopo puntata, in un unico CD da vendere in tutte le edicole, per poterne ammirare totalmente il completo splendore, che è ben più che la somma delle sue singole parti.
Qual è stata la prima puntata? Nemmeno si sa. Io stesso posso soltanto citare quelle (poche) che sono arrivate fino a me, sotto forma di audio whatsapp. Ne ricordo una, non la prima certo, ma abbastanza significativa: più o meno un anno / un anno e mezzo fa, con accento cosentino, una voce maschile – che a me, audio dopo audio, sembra sempre la stessa, ma chi sono io per mettere in dubbio la genuinità della pluralità delle fonti? – diceva che “un mio amico che lavora per un grosso studio legale di Milano mi ha detto <so che sei tifoso del Cosenza, voglio farti un regalo: sai chi sta per comprare il Cosenza?>, e beh, io lo so già che non mi crederete, ma vedete come ve lo dico, pensate quello che volete ma ve lo dico lo stesso qual è il nome che mi ha fatto: Moratti“.
La riprova della viralità di simili files sta nel fatto che io stesso, per divertimento, l’ho girato ad alcuni amici – e il giorno dopo altri amici, ignari, lo hanno girato a me. E chissà che identica cosa non sia successa persino allo stesso autore dell’audio, che si sarà visto recapitare come notizia certa il suo stesso file.
No, un attimo, che è questo scetticismo? Specifico: sono senza dubbio tutte notizie certissime.


In questa meravigliosa epopea popolare si è innestata negli ultimi tempi una saga particolare, quella di Luca Garritano. Luca, mezzala di talento, si presta perfettamente al ruolo per vari motivi: gioca proprio nel Chievo indiziato di fallimento – con conseguente ripescaggio in B del Cosenza -, è di Cosenza (il che renderebbe verosimile che lui di passaggio in città dalla famiglia vada a fare la spesa alla Conad) e tifosissimo dei Lupi, e soprattutto per giunta nella clamorosa salvezza della stagione 2019-2020 ha ricoperto il ruolo più significativo, anche se già militava nelle fila dei veneti: ha segnato lui al Pescara il gol che ha dato la matematica certezza della salvezza diretta. Poesia. Un cosentino nato a cento metri dallo stadio, nel quartiere San Vito, che come nelle storie più dolorose di questa terra emigra al nord per lavoro (e come si fa a dire di no? Verona è parecchio a nord e lui è lì per lavoro, no?) segna in Chievo-Pescara, a due minuti dalla fine (!!!), il gol che condanna gli abruzzesi ai playout e regala la salvezza al Cosenza.
Il tutto mentre Rivière contro la Juve Stabia finiva di mettere in mostra con la nostra maglia il suo fantascientifico repertorio di meraviglioso fuoriclasse finito per un anno chissà come a Cosenza.
Luca si presta, dicevo. Sembra fatto apposta per le vibranti, emozionanti sceneggiature di questi files audio. Inizia così la Saga di Garritano, altrimenti intitolata Garritano mi ha detto, che in varie, appassionanti puntate (Garritano alla Conad, Garritano alla Esso, Garritano a Corso Mazzini, Garritano al telefono con suo cugino, Garritano e le Miniere di re Salomone, Garritano alle Montagne della Follia, Garritano colpisce ancora, Garritano alla riscossa, Garritano contro tutti) racconta le varie evoluzioni e soprattutto le tribolazioni del Chievo che non ha un euro e non paga gli stipendi, il tutto garantito dalla stessa voce maschile di sempre – oh, a me sembra sempre la stessa, che ci posso fare? -, evidentemente un amico di Garritano e forse anche un dipendente della Conad o almeno un assiduo cliente, a cui Garritano (da bravo cosentino infiltrato presso i clivensi) svela il tragico futuro della società di Campedelli e dunque quello roseo del Cosenza, prossimo al ritorno in B mediante ripescaggio.
Cosenza non la freghi. Cosenza sa cosa c’è dietro.
Il Chievo deve fallire. E’ giusto così. Ci mancherebbe pure. E che, non pagano gli stipendi, li stanno salvando da anni perché sono incriccati col Palazzo, e ancora deve andare avanti questa porcheria? Figuriamoci, mò basta. E poi è tutto vero, lo dice Garritano, lo ha giurato a quello dell’audio su whatsapp.
E’ come quel famoso terremoto profetizzato a inizio anni 2000, quello che sembrava uscito dalle quartine di Nostradamus, quello che ancora non c’era whatsapp ma in qualche modo la voce si è diffusa in un lampo ugualmente. Tutta la città in strada a scongiurare il rischio che la casa cadesse sulle nostre teste. Del resto, lo ha detto il dipartimento di Sismologia della facoltà di Geologia dell’UNICAL.
E Guarascio sa tutto, ovviamente. No, non del terremoto – del fallimento prossimo del Chievo, ecco di cosa sa tutto; ed ecco perché è tutto fermo. No, non prende allenatore e DS perché prima vuole aspettare di essere ripescato. Ed ecco anche perché ha resistito a tutte le offerte per rilevare il Cosenza: mica è fesso che vende oggi una società di serie C al prezzo relativo di una società di serie C, se poi tra qualche settimana diventa una società di serie B. E che, ci va a perdere i soldi così? No, no, è tutto fermo perché lui aspetta, come un volpone.
(A me l’immagine evoca più uno sciacallo, ma transeat).

Io vorrei scriverci un libro, su tutto questo. Altro che soldi di Guarascio, ci farei.


NubeDT

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