DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Pordenone – Cosenza 1-1

PORDENONE (4-3-3): Perisan; El Kaouakibi, Camporese, Barison, Falasco; Magnino, Pasa, Pinato (28′ st Zammarini); Cambiaghi, Butic (28′ st Sylla), Pellegrini (25′ st Bassoli). A disposizione: Fasolino, Stefani, Petriccione, Tsadjout, Ciciretti, Kupisz, Valietti, Chrzanowski, Perri. Allenatore: Tedino.
COSENZA (3-4-2-1): Matosevic; Tiritiello, Rigione, Venturi (27′ st Florenzi); Anderson (1′ st Corsi), Carraro, Palmiero, Situm (38′ st Sy); Caso (18′ st Boultam), Millico; Gori (18′ st Pandolfi). A disposizione: Saracco, Pirrello, Minelli, Gerbo, Vallocchia, Kristoffersen. Allenatore: Occhiuzzi
ARBITRO: Piccinini di Forlì
MARCATORI: 30′ pt Butic (P, rig.), 33′ st Situm (C)
NOTE:
 Spettatori un migliaio, di cui 200 tifosi del Cosenza. Espulso al 24′ st Barison (P) per doppia ammonizione. Ammoniti: Pinato (P), Tiritiello (C), Rigione (C), Venturi (C), Butic (P), Cambiaghi (P), Carraro (C), Falasco (P), Florenzi (C). Angoli: 6-2 per il Cosenza. Recupero: 1′ pt – 5′ st

Se lo chiedeva retoricamente, aprendo la nuova puntata della sua seguitissima trasmissione TV Portobello dopo la lunga sosta dovuta alle sue vicissitudini carcerarie, Enzo Tortora, che sembrava di ritorno alla vita e alla normalità dopo il buio di un periodo terribile e il cui cuore però non reggerà, fermandosi di colpo. Una delle pagine più nere della storia giudiziaria italiana, fatta di menzogne, di pentiti a comando, di calunnie, di falsità inverosimili credute fino a una sentenza di primo grado, di fango – pagina tanto più nera se si pensa che oggi ancora qualcuno di quei magistrati, soprattutto tra i procuratori inquirenti, anziché chiedere scusa difende il suo operato, ché quasi quasi in fondo tanto innocente magari proprio del tutto non si può sapere…
Dove eravamo rimasti?
A Pordenone, caro mister Occhiuzzi, anzi, a Lignano Sabbiadoro. E da lì ripartiamo, da lì ricomincia l’avventura in panchina dell’allenatore silurato dopo una retrocessione dal sapore di disfatta (ma pur sempre tenuto in panchina per tutto il campionato nonostante ogni possibile avvisaglia richiedesse drastici cambi di rotta) e ora richiamato a condurre la navicella rossoblù che di nuovo naviga in mari procellosi dopo un ottimo inizio di crociera – forse per mali endemici, forse per ammutinamento dell’equipaggio nei confronti del precedente comandante, forse per entrambe le cose.
Da Lignano Sabbiadoro si ricomincia – ed è già tanto, per come si erano messe (more solito) le cose, che stavolta le sabbie d’oro non ci abbiano inghiottiti. Situm rimedia al rigore del solito Butic (dopo Strizzolo, un altro che va in gol appena annusa profumo di Cosenza) e stavolta quantomeno portiamo all’ombra del Castello un punto, frutto del primo pareggio della storia tra Pordenone e Cosenza in Friuli.


Se sia il classico punto d’oro, quello che alla fine accontenta tutti – quando si dice che le due squadre non si fanno male – lo dirà solo il prosieguo del torneo e come andranno a finire le cose (in quella fine nella quale dovremo – o dovremmo? – fare i conti. Stavolta sul serio però). Ramarri e Lupi si dividono la posta in palio (anzi, no: pure questo lo si diceva una volta. Ma oggi la posta in palio è di tre punti, pareggiando le due squadre se ne prendono uno a testa e il terzo punto evapora) al termine di una gara tesa, non bella, in cui il Cosenza ha palesato ancora le sue difficoltà in fase di costruzione nonostante un nuovo tecnico e un nuovo modulo – il 343 di stampo occhiuzziano. Non essendo noi del blog giornalisti ma, appunto, semplici blogger, non dovendo quindi mangiare con quello che scriviamo né tenerci buono chicchessia, siamo abbastanza liberi da dire quello che pensiamo, giusto o sbagliato che sia: e la mia personalissima impressione è che il vero problema del Cosenza sia sull’esterno destro. Un esterno destro di categoria, a mio modestissimo avviso – che so? Un Casasola, che conosciamo bene -, migliorerebbe enormemente il gioco della squadra, che oggi come oggi non ha sbocchi da quella parte e non può sempre appoggiare su Situm, anche oggi encomiabile nonostante tornasse da infortunio e persino in gol.
Anderson continua a latitare, siccome su un blog mi posso permettere di fare nomi e cognomi. Il brasiliano/olandese continua a dare l’impressione di essere un giocatore totalmente fermo e di giocarci, da fermo: un posizionale nella sua accezione più estrema. Dalla sua parte non arriva nulla in termini offensivi, né quando ha la palla tra i piedi (non c’è verso che dribbli il suo avversario creando superiorità numerica) né quando dovrebbe riceverla, visto che la aspetta puntualmente sulla linea del fallo laterale e la vuole esattamente nei piedi.
Corsi, semplicemente, è un terzino. Sempre a mio modestissimo avviso è inadeguato tecnicamente alla categoria (ma lo dicevo già quando eravamo in C, fin dall’anno di La Mantia, che una squadra che mira a veleggiare nei piani alti della serie C deve avere un esterno di ben altro livello rispetto all’attuale capitano) – ma questo è persino secondario rispetto al fatto che è palesemente un esterno basso, quello che in una difesa a quattro metti (se proprio devi) a fare il numero 2, che poi appunto è proprio quello che ha sulla schiena. Non gli puoi chiedere discese, dribbling, cross precisi, sovrapposizioni, tagli, incursioni, ovvero tutto il lavoro di un esterno di centrocampo quando la difesa è a tre. Oltretutto, quando si spinge in avanti, per rientrare poi aspetta il 18 barrato.
La gara non era nemmeno iniziata male per i rossoblù: Gori con la sua solita conclusione da fuori ha fatto correre un brivido sulla schiena ramarra (purtroppo è il suo periodo no e la palla esce sempre di un centimetro), Millico su punizione decentrata ha chiamato alla respinta Perisan. Poi sono saliti in cattedra i padroni di casa e hanno cominciato a imperversare davanti alla porta di Matosevic: il portiere sloveno, preferito a Saracco per sostituire Vigorito (acciaccato?), ha confermato la bella impressione avuta a Firenze e davvero non si capisce perché non sia stato scelto lui da subito come vice e soprattutto perché non gli sia stata data fiducia in queste settimane in cui in tutta evidenza il titolare stava giocando con un infortunio addosso. Matosevic, autore di alcuni interventi risolutivi, mette la sua firma sul pareggio soprattutto al quarto d’ora della ripresa, quando con un impressionante volo d’angelo va a togliere da sotto l’incrocio un’inzuccata di Cambiaghi da corner, mandando la palla a baciare la traversa e rialzandosi anche in tempo per bloccare il successivo tap-in degli avanti neroverdi.
Intanto, però, alla mezz’ora del primo tempo Butic aveva trasformato un rigore per fallo di Situm e portato avanti i suoi.
Dopo il doppio giallo a Barison (67′) che ha lasciato i suoi in dieci (apprezzabile nel caso del secondo cartellino la caparbietà di Pandolfi nel contendergli il pallone: noterete bene che sto cercando di salvare il salvabile, in ottica futura), è arrivato il pari di Situm a dodici minuti dal triplice fischio finale: come a Perugia, il croato ha tirato fuori dal repertorio un’autentica meraviglia, un arcobaleno accecante che dai venti metri ha disegnato una parabola fantastica fino a sotto l’incrocio, imprendibile per Perisan. Ci sarebbe stato tempo, modo e cosiddetta inerzia della partita per prendersi il successo pieno, ma evidentemente a un Cosenza ancora non del tutto rialzatosi (speriamo tutti ci riesca presto, il tempo stringe) andare oltre non riusciva.
Dove eravamo rimasti, allora? A Pordenone-Cosenza – che stavolta finisce uno a uno e, ripeto, per come si era messa, non è nemmeno male. Ma interroghiamoci a lungo su quei 33 e più minuti in superiorità numerica contro l’ultima in classifica (martoriata dal covid!) in cui, al netto dell’azione personale di Situm, non si è mai riusciti davvero a impensierire l’avversario. In undici contro dieci contro l’ultima in classifica, ribadisco.
Non che sia colpa di Occhiuzzi: bene o male è comunque appena arrivato. Ma va posto rimedio.


Che questo punto sia benedetto o l’ennesima occasione sprecata ce lo dirà già alla prossima il Pisa. Banco di prova serissimo. La squadra toscana non fa più mistero di puntare alla serie A, lotta tra primo e terzo posto senza mollare di un centimetro, ha investito un paio di milioni sul bomber Lucca (ne ho già parlato e ci tornerò in settimana) e ha una società che fa le cose per bene, ma ad alti livelli proprio. Avessimo vinto a Lignano, come era pure d’obbligo aspettarsi (non vinci in casa dell’ultima in classifica, nemmeno quando resta in dieci, e quando la vuoi vincere una partita in trasferta?), coi nerazzurri non sarebbe stato da buttare un punto: ora invece – è inutile nascondersi – ne servirebbero tre. La classifica chiama. Il Cosenza di Occhiuzzi, quello della scorsa stagione, non vinceva in casa manco a piangere (non che in trasferta fosse questa collana di trionfi uno dietro l’altro), quello di questa stagione ha ricominciato balbettando calcio, forse ancora convalescente.
La marcia va cambiata subito. A gennaio la società dovrà poi provvedere a rinforzare seriamente questa squadra (e anche di questo ne parlerò nella settimana che viene, state sintonizzati) ma adesso bisogna fare bene con quello che si ha a disposizione.
Due partite al termine del girone d’andata, servono dai quattro ai sei punti per non avere già l’acqua alla gola. Vedete come dovete fare.

NubeDT

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