ROSSO, BLU E AL VERDE: IL COSENZA CADE PURE DALLA TORRE

Cosenza-Pisa 0-2
Cosenza: Matosevic; Corsi (66′ Sy), Tiritiello, Rigione, Pirrello; Carraro (73′ Vallocchia), Palmiero; Millico (56′ Pandolfi), Caso (56′ Florenzi), Boultam (73′ Sueva); Gori. A disposizione: Saracco, Minelli, Venturi, Panico, Eyango, Kristoffersen. All. Occhiuzzi.
Pisa: Nicolas; Hermannsson, Leverbe, Caracciolo, Beruatto; Tourè (75′ Piccinini), Nagy, Di Quinzio (50′ Siega); Sibilli; Cohen (75′ Cisco), Masucci (83′ Berra). A disposizione: Livieri, Falsettini, Curci, De Vitis, Quaini, Seck. All. D’Angelo.
Arbitro: Chiffi di Padova (Perrotti – Palermo – IV° Luciani – VAR: Fourneau – AVAR: Capaldo)
Reti: 9′ Touré, 51′ Cohen (rig)
Ammoniti: Di Quinzio, Touré, Carraro, Piccinini, Tiritiello
Note: Recupero 0 pt, 5′ st. 109 tifosi pisani presenti in trasferta a Cosenza


Un’occasione in apertura, dopo un paio di minuti: lì la palla gol per Caso, qui il palo di Millico; un gol a metà tempo, lì Strizzolo qui Tourè; il raddoppio su palla da fermo a inizio ripresa, lì la punizione di Valenti, qui il rigore di Cohen; un senso di impotenza, qui e lì, senza gioco, senza idee, senza mordente – l’unico modo che sa trovare il Cosenza per evitare che la sfida in casa col Pisa diventi un gigantesco deja-vu della gara al Marulla con la Cremonese di due settimane fa è quello di cambiare la maglietta, sfoggiando per Natale una mise (forse la third di quest’anno? Sarebbe stato gradito presentarla prima, almeno) rossoblù e verde a strisce orizzontali (righine verdi a spezzare il blu) che probabilmente richiama negli intenti il verdeblù delle origini. Suggestiva scelta cromatica, un po’ alla NEC Nijmegen, assolutamente inedita in oltre centosette anni di storia – ma del tutto insufficiente a scacciare via l’impressione di aver assistito alla stessa identica partita disputata dai Lupi contro i grigiorossi. Eppure nel frattempo sono cambiati l’allenatore e anche il modulo di gioco: Occhiuzzi contro la capolista vara il 4231, con Pirrello e Corsi sugli esterni bassi (tecnicamente disastrosi entrambi, ma ci dovrò tornare), Carraro e Palmiero in mezzo, Boultam a fare il trequartista dietro Gori con Caso e Millico ai lati. Tutto inutile, viene da dire: per l’ennesima volta al San Vito va di scena la stessa partita.
Voglio portarmi avanti e togliere terreno a quelli che sentenzieranno che non è contro il Pisa capolista che il Cosenza deve cercare punti salvezza: primo perché, come ho già scritto in passato, i punti salvezza il Cosenza li deve cercare ovunque e contro chiunque (altrimenti meglio lasciar perdere e tornarcene in C da subito), secondo perché al “Pisa capolista” mancavano per covid o altri infortuni Lucca (il capocannoniere), Marin, Mastinu, Marsura e Gucher (il cervello della squadra). Tutti pezzi da 90. Il Pisa sceso a Cosenza non era neppure parente della squadra che ha raggiunto la vetta e in campo infatti non ha offerto una prestazione da tramandare, eppure è stata ampiamente sufficiente per avere ragione dei rossoblù senza il minimo sforzo.


Come detto, il primo squillo è stato dei Lupi: resterà uno dei pochissimi. Dopo quattro giri di lancette Millico si è accentrato dalla sinistra calciando violentemente a giro verso la porta di Nicolas: Leverbe sulla traiettoria ha ulteriormente angolato la conclusione, togliendola definitivamente dalla disponibilità del suo portiere, ma la palla ha incocciato il palo ed è uscita.
Il Pisa, ampiamente incerottato, non ha mostrato granché, soprattutto nel primo tempo, ma alla prima occasione ha trovato inaspettatamente il vantaggio. Non si era nemmeno al decimo minuto quando Cohen ha trovato Masucci al centro dell’area, in mezzo a Rigione e Tiritiello: la conclusione del centravanti ospite è stata miracolosamente disinnescata da Matosevic, ma sul pallone rimasto lì ha avuto gioco facilissimo Tourè nel trovare un tap-in vincente in posizione regolare (al momento della deviazione di Masucci era dietro la linea del pallone).
Da qui in poi, Cosenza a fraseggiare, tentando una reazione rimasta solo nelle intenzioni e in qualche minuto di pressione su un paio di calci d’angolo, Pisa a ripartire, talvolta rendendosi pericoloso come con la rovesciata alta di Masucci al 30′.
Due punizioni dal limite in chiusura a favore del Cosenza riempiono il taccuino per motivi diversi. Sulla prima, al 39′, centralissima e meno di un metro fuori area, Carraro che se l’era procurata anziché calciare forte sul lato del portiere decide per una improbabilissima foglia morta dall’altra parte, nonostante la troppo corta distanza dalla porta sconsigliasse una soluzione tanto cervellotica: la barriera ha respinto agevolmente il tiro, e d’altro canto era ovvio che non ci fosse il minimo spazio per una conclusione del genere. Soluzione che peraltro ha fatto il paio con l’ostinata idiozia di voler giocare, da parte del Cosenza, sui lanci lunghi (anche ricorrendo a quelli di Matosevic dal fondo) anche in un primo tempo disputato controvento col pallone che immancabilmente ci tornava in area. Segno che veramente c’è qualcosa che non va in primis nella testa della squadra.
Sulla seconda punizione Millico al 42′ ha chiamato Nicolas alla respinta, Palmiero ha rilanciato in area innescando Tiritiello e il portiere sudamericano è stato ancora bravo a uscire di piede sul centrale e sventare la potenziale minaccia.
La ripresa si è aperta e chiusa dopo sei minuti col fallo di Carraro su Masucci che ha causato il rigore del 2-0 per gli ospiti: Cohen ha calciato forte ma senza angolare troppo, Matosevic ha intuito e c’è arrivato ma il tiro gli ha piegato le mani, insaccandosi comunque. Perché quando non ne vuole sapere, non ne vuole sapere – va detto anche questo.
Per il resto c’è poco da raccontare. I Lupi sono stati abbastanza inguardabili fino ai cinque minuti di recupero, quando hanno avuto un sussulto concretizzatosi (si fa per dire) con un sinistro di Gori da pochi passi terminato alto e un colpo di testa di Tiritiello da corner, senza fortuna. Poi finalmente è giunto il triplice fischio a mettere la parola fine a tanto strazio.


Ora sarò impopolare e scriverò cose con le quali concorderanno in pochi, ma sempre con l’idea di redigere un blog e non una testata giornalistica (e quindi essendo libero di scrivere quello che penso e non dovendo rendere nulla a nessuno – e d’altro canto non ho amici nello spogliatoio rossoblù, per me questi ragazzi contano solo quando e perché indossano la mia maglia, pure se ci si aggiunge il verde): a mio modo di vedere, contrariamente a chi sostiene che questa squadra difetti a centrocampo (dove certamente oggi manca una mezz’ala di spinta come erano Sciaudone e Bruccini, l’ho sempre detto), il vero problema evidenziatosi anche nella gara di oggi è nella scarsissima qualità degli esterni, specie quelli superstiti alla moria che ha colto la nostra infermeria, e in Tiritiello. Lui, Corsi e Pirrello oggi non sono stati semplicemente disastrosi: sono stati il motivo di una scarsezza tanto ignobile nella costruzione di gioco. Esterni bassi e difensori centrali devono garantire, a questi livelli, una pulizia assoluta nell’uscita della palla dalla nostra area, invece ai facitori di gioco Palmiero e Carraro sono arrivate sempre e solo palle sporche, troppo corte, troppo lunghe, troppo storte o semplicemente troppo tardi – quando cioè ormai i due play erano stati raggiunti dai loro diretti marcatori e altro non potevano fare che appoggiare all’indietro. Questo è il peccato originale del Cosenza che ha affrontato il Pisa e forse anche del Cosenza del periodo: Situm, Gerbo, Bittante e Vaisanen sono indubbiamente di un altro pianeta e con loro disputeremmo una serie B molto meno sofferta, ma se loro non ci sono gli effetti della loro assenza sono disastrosi. Ovviamente questo non è un atto d’accusa verso elementi che si impegnano e lottano per la maglia: ma i limiti ci sono e sono gravi per poterseli permettere tutti e tre titolari contemporaneamente in serie B (se giocasse solo uno di loro ogni volta, con gli altri dieci potremmo sopperire alle mancanze tecniche facendone invece risaltare i pregi, come ad esempio l’efficace marcatura sull’uomo nel caso di Tiritiello). Va ricordato comunque che Pirrello non è un esterno di ruolo.
Allora, in conclusione, visto che ci siamo – e che il presidente stesso lo ha promesso in settimana, ma ci tornerò in un altro articolo tra qualche giorno – fatemi insistere sul mio chiodo fisso di questo periodo: il calciomercato.
Ci serve disperatamente qualità, soprattutto in fascia. Come detto, se avessimo a disposizione Situm, BIttante, Gerbo, Vaisanen e qualcun altro, e se avessimo la garanzia di averli sempre al top della forma da qui a fine torneo, non ci sarebbero problemi – però non solo invece loro sono infortunati (e lungodegenti, tornano per una partita poi si infortunano di nuovo per tre mesi…), ma va anche tenuto conto che in una stagione gli infortuni esistono. Da una squadra che deve salvarsi non si può magari pretendere che tutte le riserve siano all’altezza dei titolari, ma se devi schierare tutti in una volta tre giocatori – per quella che è la mia personale chiave di lettura di questa partita – che presi singolarmente possono anche stare in B ma messi assieme abbassano così brutalmente il livello qualitativo di una squadra, il problema è serio.
La classifica pure, adesso.
Questa volta si deve correre ai ripari come si deve.

NubeDT

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