PER FAVORE, NON RICOMINCIATE!

«Le critiche sono come le scarpe nuove. All’inizio danno fastidio, poi se sono di qualità, ti fanno stare meglio.»

Ho visto la mia prima partita all’età di quattro anni. Allo stadio decise di portarmi mio padre grazie alle insistenze di mio fratello che, probabilmente, voleva qualcuno con cui giocare mentre c’era la partita. In effetti del risultato e di come giocammo ricordo poco. Però ho ancora perfettamente chiaro tutto quello che si svolgeva sugli spalti. Tribuna A Numerata, Stadio San Vito. Una curva sola, una categoria a un soffio dall’interregionale (all’epoca si chiamava così), e tanta, tantissima passione. Lì si svolgeva una partita nella partita. Era un continuo vociare, sbattere i piedi contro la ringhiera ricoperta di blu – quello era il colore, e come rimbombava! – che delimitava l’affaccio verso la parte inferiore della stessa tribuna. Ricordo innumerevoli sigarette per terra, i pacchetti di noccioline consumati nervosamente, le radioline collegate sui risultati degli altri campi, un brusio costante che saliva o scendeva accompagnando qualsiasi azione, e che si propagava in tutta la lunghezza della struttura. E le critiche, persistenti, astiose o ragionate, ma che si incanalavano tutte verso lo stesso scopo. Perchè non vinciamo? E’ un’immagine d’altri tempi, ma che alla fine riassume la stessa situazione di oggi. Che alla fine è quello che si chiede qualsiasi tifoso, a qualsiasi latitudine si trovi ed in qualsiasi campionato si giochi, se la stagione della tua squadra va male. Cosa c’è di male? Nulla, in fondo un tifoso vuole vincere! O almeno questa dovrebbe essere la sua vera natura. Ergo, a torto o a ragione, se le cose vanno male è un diritto sacrosanto lamentarsi e chiedere che succeda qualcosa che migliori le cose che non vanno.

Piccolo incipit culturale che va rinfrescato per qualche cacasenno. Il cosiddetto “tagliaturu” è una figura che nasce e si lega a chi si porta dentro una insormontabile – e ingiustificata – tendenza a vedere tutto nero quando si vince. Chiaro? Quando si vince, non quando effettivamente si perde! Pertanto, l’utilizzo della stessa espressione va esclusivamente riferito a chi avanza delle incomprensibili critiche ad una situazione tutto sommato buona. In qualsiasi altro caso, chi prova ad usare impropriamente questa definizione su chi solleva delle critiche, è difatto lui stesso un tagliaturu. E non perchè taglia criticando, ma perchè – paradossalmente – negando la critica che si fa quando c’è sconforto e una situazione negativa, si sta portando la tensione ancora più in alto, generando ulteriore malumore, visto che si blocca uno sbocco naturale che emerge dopo una sconfitta! Volete una prova concreta? Bene, eccovi uno schema riassuntivo.

La nostra ultima vittoria risale al 27 Ottobre (Cosenza Ternana 3 1), da lì in poi abbiamo racimolato solo due punti, perdendo una posizione in classifica che ci dava respiro e fiducia. Sarà legittimo criticare? ASSOLUTAMENTE NO!

  • La squadra non funziona più, e sta dimostrando grossi limiti. “ Ma no, che cosa pretendete da questi giocatori? Danno il massimo, ma in fondo chissi simu.”
  • Abbiamo perso ancora e mostrato di non saper tenere il campo tatticamente come le altre squadre, nonostante abbiamo già provato due allenatori. “Ma in fondo io ho visto degli sprazzi di bel gioco”.
  • La Società non si può più nascondere, è ora che faccia degli investimenti SERI per adeguarsi alla categoria dopo 4 anni, in cui siamo stati dileggiati da tutti! “Eh, la fate facile voi! Quale sarebbe l’alternativa? Vi pare così facile? Prendetevelo voi il Cosenza se siete capaci!”

Chiaro il concetto?Vi sembra normale? E allora di cosa parliamo? Quale sbocco costruttivo c’è dietro queste repliche, se non l’interesse a far stare zitti chi da anni evidenzia questi problemi? L’unico motivo plausibile è che si vuole mantenere tutti zitti, perchè c’è interesse a farlo. Siamo alle solite, com’era prevedibile. Adesso va di moda la necessità di stringersi attorno alla squadra. Di nuovo? Ma guardate che tutto questo è già successo! Ed è stato meno di un anno fa. Risultato? Siamo retrocessi nella maniera più immonda. Si, perchè è bene che vi fissiate in mente questo concetto una volta per tutte. Negli annali della Stagione 2020/21 della Serie B il Cosenza chiuderà la stagione da retrocesso, e tale rimarrà per sempre. La differenza è che, nella stagione successiva, stante l’impossibilità di accettare il Chievo per i casini fatti, siamo stati riammessi. Non c’è nessun merito nostro, solo casualità. Perchè se Campedelli avesse pagato le tasse, la faccenda era chiusa. Punto e basta. Ma noi siamo unici. Qualsiasi altra tifoseria avrebbe fatto fuoco e fiamme per non ripetere la stessa situazione. Noi no. L’ambiente, dovunque, avrebbe messo una pressione insostenibile alla Società per non ripetere gli stessi errori. Noi no. Ritiro e campagna acquisti (il primo step di un Società professionistica che si affaccia all’inizio della nuova stagione) fatta per tempo sarebbero stati il martellamento quotidiano. A noi la cosa può anche non interessare. Morale: Siamo la città dei paradossi. O forse no. Siamo la città delle “mosse”. Cioè della cosa fatta SOLO quando fa comodo, e c’è interesse da parte di chi la fa, non per cosa la fa!

Scusate se lo chiedo, ma tutta quella rabbia nelle urla rivolte dalla curva alla Tribuna verso il Presidente alla fine di Cosenza Cremonese dove sono andate a finire? Rinchiuse velocemente in qualche pacco regalo dell’atmosfera natalizia? Perchè a me pare che la situazione sia rimasta esattamente la stessa da allora. Solo la contestazione è terminata. Ma forse sarebbe giusto dire che non è mai iniziata. Perchè, se ricordate, dopo la partita e nei giorni successivi, non si è visto più nulla. Solo tanta Vava (altra espressione molto importante da tenere a mente) da parte dei soliti. Hanno già ricominciato la loro crociata, il feudo va difeso. Del resto i vassalli nella società feudale, erano uomini liberi che si rendevano soggetti a un signore, mediante il contratto di vassallaggio. Sarei curioso di vedere le cifre per un contratto da tifoso-Vassallo. Deve essere importante, e sarà pure trasversale, visto che racchiude tante categorie lavorative! Siamo esattamente in quella situazione che si viveva nell’ultimo periodo di Berlusconi, dove ogni scusa era buona per impapocchiare, negare l’evidenza e prendere solo tempo. Corrado Guzzanti riuscì a riassumerla in un magnifico sketch dei suoi. Un rapinatore che dopo aver preso in ostaggio una persona dopo una rapina andata a male, si trova accerchiato dalla polizia e, di fronte alle richieste delle forse dell’ordine di arrendersi, rispondeva:

«Ma vogliamo continuare con questo gossip della rapina, o vogliamo parlare di politica?»

Cari Vassalli, prima o poi vi toccherà parlare della Rapina. Intanto ai tifosi veri, consiglio di tenere duro, e di non cascare in queste subdole macchinazioni messe su per interesse, e non per attaccamento al Cosenza. Non ricominciamo. Con questa gente si è capito che non ne vale la pena.

Loro, quello spirito genuino del tifoso di chiedersi perchè non vinciamo non lo hanno. E probabilmente non lo hanno mai avuto..

Sinn Feìn

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