A VICENZA L’ENNESIMO FALLIMENTO DI OCCHIUZZI

Foto Giornale di Vicenza

Vicenza – Cosenza 0-0

L.R. Vicenza (4-2-3-1) Contini; Bruscagin (83′ Cavion), Pasini, De Maio, Crecco; Zonta (68′ Boli), Bikel; Diaw, Ranocchia, Da Cruz; Meggiorini (62′ Teodorczyk). A disposizione: Grandi, Padella, Brosco, Giacomelli, Sandon, Lukaku, Zonta, Dalmonte, Mancini, Djibril. Allenatore: Brocchi
Cosenza (3-5-2) Matosevic; Hristov, Rigione, Vaisanen; Di Pardo (38′ Situm), Palmiero (73′ Florenzi), Kongolo, Boultman (45′ Voca), Liotti (79′ Bittante); Caso (45′ Larrivey), Laura. A disposizione: Sarri, Vigorito, Pandolfi, Venturi, Pirrello, Millico, Camporese. Allenatore: Occhiuzzi
Arbitro: Lorenzo Maggioni della sezione di Lecco; assistenti: Maccadino e Della Croce di Rimini; quarto uomo Zanotti di Rimini; VAR Sozza.
Note: pomeriggio soleggiato. Ammonizioni: De Maio, Bikel, Cavion (LRV), Larrivey, Matosevic (COS). Angoli: 7-3. Recuperi: 1′ pt, 6′ st. Spettatori: 4748.




Mi sono attirato sufficienti critiche nell’ultima settimana, dichiarandomi giustamente insoddisfatto dell’unico punto colto in casa contro il Brescia, per non sapere che la mia opinione attirerà su di me e sul blog altri strali da parte dei difensori a oltranza di questa società e di ogni sua scelta, fosse pure quella di richiamare un allenatore riuscito nell’impresa di cogliere una delle più brucianti retrocessioni della nostra storia – e che oggi, restando all’attualità, si è presentato al cospetto della penultima in classifica giocando vergognosamente per il pareggio.
E la gara meritava ben altra mentalità.
In casa di un avversario con l’acqua alla gola e quasi spacciato, ma con la furiosa disperazione di chi vuole ribellarsi a un destino che sembrerebbe già segnato (eppure erano loro che dopo la gara d’andata dicevano di noi questi van giù come una fiocina), Il Cosenza si giocava come posta in palio una grossa fetta del suo stesso futuro prossimo: in uno snodo da mors tua vita mea che metteva in palio gran parte della salvezza, la squadra rossoblù che viaggiava alla volta di Vicenza cercava dalla trasferta in terra veneta molte cose. Punti pesanti, innanzitutto: nonostante il girone di ritorno sia appena cominciato, una vittoria in casa berica già si configurava quasi come doverosa per continuare la rincorsa alle posizioni di classifica più tranquille e per spezzare la spirale negativa che vuole i Lupi ormai non andare più a cogliere i tre punti addirittura da ottobre (il successo casalingo contro la Ternana). Difficilmente, già alla vigilia, la tifoseria silana avrebbe digerito la presa in giro della celebrazione mediatica di un altro “punto d’oro“, memore dei diciassette pareggi della scorsa stagione valsi una clamorosa retrocessione con nove punti di distacco dalla quintultima.
Ma la partita con i biancorossi era anche un banco di prova serio per Occhiuzzi, pure lui necessitante teoricamente di una vittoria (anche se nelle ultime uscite l’allenatore di Cetraro aveva dimostrato di avere troppa codardia per osare quando doveva, accontentandosi di pareggi assolutamente insufficienti specie per come si erano messe le partite): una nuova condotta di gara all’insegna della prudenza già si sapeva che non sarebbe stata perdonata dalla tifoseria rossoblù – né a Robbé, né al suo cosiddetto staff. La partita, inoltre, serviva per dare confortanti conferme a quanto di buono i singoli, specie i nuovi, avevano fatto intravedere contro il Brescia: in attesa che Ndoj scontasse la squalifica, si volevano misurare le skills di Laura, devastante specie in avvio contro le Rondinelle, l’apporto fisico, dinamico e tattico di Kongolo, quello di Voca qualora fosse ancora subentrato, e magari vedere per qualche minuto in più l’attesissimo Larrivey, azzardo di calciomercato della società di Guarascio: quanto a questo, a proposito, mi riprometto di parlare del presidente e di Goretti in settimana, a bocce ferme – troppo importanti le loro recenti interviste e conferenze stampa per non analizzarle al microscopio.
Riguardo agli altri, si sapeva che un delicatissimo scontro diretto avrebbe fatto da banco di prova impegnativo sia per il ritrovato Palmiero, già con i lombardi tornato ai suoi scintillanti livelli, che per la solidità di una difesa che con il ritorno di Vaisanen e la qualità di Hristov ai lati di Rigione sembrerebbe aver ritrovato le certezze di inizio campionato.
La gara in Veneto era fondamentale, dunque – e fondamentale si riteneva sfoderare una prestazione che rincuorasse ed esaltasse i tifosi dei Lupi e che fosse coronata dai tre punti, non solo per scattare avanti in classifica ma anche per dare la mazzata forse decisiva a una diretta concorrente in ottica salvezza. Se il pareggio a reti bianche ha deluso tutti, l’atteggiamento del Cosenza messo in campo da Occhiuzzi – proteso alla difesa a tutti i costi, con otto uomini costantemente dietro la linea del pallone, e di minuto in minuto visibilmente voglioso di condurre in porto lo zero a zero (vedi le perdite di tempo di Matosevic al momento dei rinvii dal fondo) – sancisce una volta di più che con questo allenatore si rischia seriamente la stessa fine della scorsa stagione.


Nonostante le reti inviolate (e la rara bruttezza della gara per larghi tratti), le due squadre hanno comunque avuto a disposizione occasioni per segnare il gol probabilmente decisivo – soprattutto il Cosenza, in contropiede nel finale, e clamorose pure. Per i padroni di casa si sono contate più che altro mischie da palla da fermo e conclusioni da fuori – alcune, anche molto belle come quella di Meggiorini al 31′, sventate da un Matosevic sempre più sicuro. Ma lì davanti il Vicenza non ne aveva, semplicemente; troppo penalizzato Da Cruz dal 4231 di Brocchi, che lo ha emarginato all’estrema sinistra (da cui comunque ha mostrato spunti interessanti), carico di troppe battaglie sulle spalle lo stesso Meggiorini, e finalmente in ogni caso di nuovo troppo solida per un attacco fragile come quello del Lane la difesa rossoblù, che col citato recupero di Vaisanen ha ritrovato la rotta.
Ben più pericoloso il Cosenza già nel primo tempo, nell’unica vera circostanza in cui la squadra di Occhiuzzi ha abbandonato in parte le fisime difensivistiche e la paura di perdere, quando al 36′ Laura, Di Pardo e Kongolo hanno apparecchiato per Boultam, che ha mancato il mancino al volo dal limite – la palla è poi giunta a Palmiero, ma sul suo collo interno e sulla successiva deviazione di Caso Contini si è superato, respingendo di piede quando sembrava ormai battuto.
Più emozionante, almeno riguardo alle palle gol, la ripresa, in cui il Cosenza deve mangiarsi le mani per i gol falliti e i contropiede non finalizzati (creati negli enormi spazi lasciti da un Vicenza disperatamente proteso tutto in avanti) – ma soprattutto per non aver cambiato atteggiamento in campo davanti a un avversario chiarissimamente alla portata. Una scelta, che fa il paio con quella di Cittadella, assolutamente imperdonabile. Probabilmente Occhiuzzi verrà a raccontare ancora in conferenza stampa post partita che la sua consultazione con lo staff lo ha persuaso a restare sempre a difendere in otto davanti alla nostra trequarti, nonostante un avversario ormai cotto.
La fiera dei rimpianti rossoblù si è aperta comunque già al 10′, quando Liotti, Kongolo e Laura dentro l’area non sono riusciti a trovare il guizzo vincente: rimpallato il tiro quasi a botta sicura dell’esterno, contrato il centrocampista che però è riuscito a servire il francese, sul cui rasoterra Contini ha messo in opera qualcosa a metà tra il miracolo e la botta di fortuna totalizzante, deviando (ancora di piede, ancora in controtempo!) in corner il tiro – con la palla che è uscita sfiorando il palo.
Era entrato intanto Larrivey per Caso nell’intervallo, a fare coppia con Laura, e la presenza di un altro centravanti con cui dividersi le marcature ha dato modo al francese di crescere esponenzialmente via via che la partita proseguiva, diventando per la difesa dei locali quello che era stato per i bresciani in avvio della scorsa partita. E meno male che i due non potevano giocare insieme… (!!!)
Il finale, tutto da raccontare, spiega alla perfezione che partita è stata. Significativo intanto il giallo per Matosevic al 36′, per perdita di tempo: rappresenta benissimo le intenzioni di Occhiuzzi di giocare per il punto anche in casa della penultima (come del resto un punto aveva raccolto pure in casa del Pordenone ultimo). A dieci minuti dalla fine, rotti gli argini, i biancorossi si sono riversati in attacco, lasciando alle loro spalle praterie in cui i Lupi si sono infilati a pascolare allegramente senza però mostrare sotto porta la concretezza necessaria a segnare il gol vittoria. Tutti i contropiede sono stati orchestrati innescando la velocità di Laura, tanto devastante in accelerazione (procura anche un giallo per fallo di Bikel) quanto indeciso al momento di concludere, come se non gli paresse vero di essere davanti alla porta semplicemente correndo più veloce degli altri.
Due le svolte significative che avrebbero potuto indirizzare la gara a favore del Cosenza, entrambe in coda: a un minuto dalla fine un’ennesima ripartenza sull’asse Larrivey – Situm, con il Vicenza scopertissimo, ha consentito a Laura di presentarsi solissimo davanti a Contini, che si è visto costretto ad abbatterlo quando il francese lo ha dribblato e stava appoggiando la palla nella porta vuota. Con Larrivey già sul dischetto, però, la VAR ha rilevato un fuorigioco di Situm vanificando tutto, e il gioco è ripreso da una punizione per i berici.
In pieno recupero, infine, il Cosenza ha ballato per un intero minuto nell’area biancorossa, a pochi metri dalla porta di Contini e in superiorità numerica in avvio di azione, incredibilmente senza riuscire a concretizzare: quando finalmente, su assist di Bittante, Situm ha trovato la deviazione da pochi passi, il portiere locale si è di nuovo superato – e pochi attimi dopo, sul successivo tap-in di Larrivey, la difesa e il portiere hanno chiuso sulla linea di porta.
E ora non vorrei dar colpa a Occhiuzzi anche di questo, ma è troppo forte il sospetto che i tiri senza convinzione davanti alla porta spalancata (o i non-tiri, quando Laura in un paio di circostanze ha optato per tenere palla correndo a ritroso quando aveva sul piede un pallone da scaraventare in rete) siano conseguenza, magari inconscia, della vigliaccheria di un allenatore che punta al pareggio anche in una gara del genere – condizionando mentalmente i giocatori. Perché se si trattasse solo del singolo (Laura, nella circostanza) penserei che si tratta di un singolo poco avvezzo a concludere a rete, magari con poca personalità; ma quando sono in tanti a sfruttare le praterie lasciate nel finale dai padroni di casa ma senza riuscire a tirare in porta come si deve (Situm e persino Larrivey, nell’ultima occasione, hanno più o meno ciabattato), il pensiero che sia perché mentalmente non sono più calibrati per giocare in maniera offensiva, al punto da avere attimi fatali di indecisione anche quando il tiro in porta dovrebbe essere gol sicuro, diventa un rovello che non mi lascia facilmente.


Per quanto mi riguarda, fossi io il presidente del Cosenza, Occhiuzzi potrebbe anche fare a meno di tornare in città dopo oggi: non è tollerabile un allenatore che butti via così le partite, una dopo l’altra, badando a non perdere per salvarsi la panchina (e pazienza se da qualche anno le vittoria vanno a tre punti e pareggiando non si ottiene granché: evidentemente per il tifoso Occhiuzzi il bene della squadra viene dopo il suo). Io però non sono il presidente del Cosenza; il presidente del Cosenza è lo stesso che, quando si è trattato di sostituire l’esonerato Zaffaroni (che forse aveva contro lo spogliatoio), ha pensato bene di scegliere di richiamare il precestinato già retrocesso pur di risparmiare uno stipendio, e certo continuerà su questa strada magari ancora fino alla fine. Fine che partita dopo partita, vittoria buttata dopo vittoria buttata, rischia sempre più di essere la stessa dell’ultima stagione.
Nell’indifferenza generale.
Io già me li vedo quelli che verranno a commentare contestando me e il blog perché osiamo lamentarci di un pareggio in trasferta in uno scontro diretto. Vorrei ricordare nuovamente a tutti che in trasferta non si vince da oltre un anno, che la vittoria in campionato manca da ottobre, e soprattutto che se non si vince in casa di ultima (Pordenone, 1-1 in superiorità numerica e solo grazie a una giocata individuale di Situm) e penultima (oggi), quando e contro chi lo si dovrebbe fare?
Nell’infrasettimanale arriva il Perugia. L’allenatore, ovviamente, sarà sempre lo stesso. La speranza è di cominciare finalmente a vincere. Perché ci serve, qualcuno lo spieghi a Robbé.

NubeDT

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