BISOLI MOSTRA A OCCHIUZZI COME SI FA (POI ARRIVERANNO ANCHE I PUNTI)

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Como – Cosenza 2-1

COMO (4-4-2): Facchin; Vignali, Scaglia, Solini, Ioannou (37’ st Cagnano); Parigini (37’ st Nardi), Bellemo, Arrigoni, Gatto (20’ pt Blanco, 37’ st Bertoncini); Cerri, Gliozzi (19’ st Gabrielloni). A disp.: Bolchini, Zanotti, Iovine, Kabashi, La Gumina, Peli, Bovolon. All. Gattuso
COSENZA (3-4-3): Matosevic, Camporese, Rigione Vaisanen; Bittante, Carraro (41’ st Voca), Ndoj (32’ st Boultam), Liotti (41’ st Florenzi); Situm (14’ st Palmiero), Larrivey (14’ st Millico), Caso. A disp.: Sarri, Vigorito, Tiritiello, Hristov, Venturi, Gerbo, Vallocchia All. Bisoli
ARBITRO: Prontera di Bologna
MARCATORI: 27’ st Gabrielloni (Co), 39’ st Gabrielloni (Co), 43’ st Caso (Cs)
NOTE: Spettatori circa 2600 con 400 tifosi del Cosenza. Espulso al 48’ st Voca per gioco violento (Cs). Ammoniti: Bellemo (Co), Millico (Cs), Arrigoni (Co). Angoli: 5-2 per il Como. Recupero. 2’ pt – 4’ st


Seh, davvero.
Naturalmente il titolo è una trollata, buttata lì perché insomma, se non cambia la musica, almeno cambiare un po’ le parole, tanto risultati e classifica restano quelli di sempre – non è cambiato minimamente nemmeno l’atteggiamento del Cosenza in campo, lo stesso difensivismo estremo che ha portato ad affrontare il Como per larghi tratti con un 5-4-1 e talvolta, nelle più tambureggianti fasi di assalto dei padroni di casa, con un 6-3-1. Non è servito per portare a casa nemmeno un punto, perché a metà della ripresa due tap-in di Gabrielloni (subentrato a uno Gliozzi rimasto lo stesso della scorsa stagione, e non è un complimento) hanno superato un Matosevic già miracoloso in altre circostanze come quella di pochi minuti prima sugli sviluppi di un corner, sempre sullo stesso centravanti locale. Due gol che hanno fatto saltare il muro di Bisoli e anche il banco.
E il Cosenza? Il primo tiro in porta dei Lupi (nonché primo tiro in assoluto) arriva al 65′, su combinazione Millico-Caso e destro rasoterra del migliore in campo (autore nel finale di un eurogol inutile quanto bello) che ha chiamato il portiere lariano alla deviazione. Il resto nullo, almeno lì davanti, con un Millico che ha dimostrato che probabilmente lo si sarebbe dovuto mettere in campo prima o forse da subito (certo, col senno di poi…), un Caso sempre sugli scudi e un Larrivey, partito titolare, che ha di nuovo interpretato il ruolo del fantasma nell’horror che è l’attacco del Cosenza di quest’anno: al momento restano completamente sconfessate le speranze di chi vedeva nell’argentino la panacea per i mali offensivi del Cosenza. E’ bastata un’indisposizione di Laura, nemmeno partito per la Lombardia (e se questi sono i chiari di luna speriamo si rimetta prestissimo), per cancellare completamente le velleità offensive del Cosenza, pure teoricamente schierato a tre punte – quantomeno in fase di possesso palla, solo che la palla ce l’avevano sempre gli altri.
In mezzo impalpabile Carraro (molto più incisivo Palmiero quando è subentrato assumendosi il compito della regia), addirittura disastroso l’irriconoscibile Ndoj, disperso in una mediana a due che a quanto pare non ha minimamente nelle corde: l’ex Brescia ha avuto anche modo di fallire, nel primo tempo, un clamoroso contropiede cinque contro due (un remake degli orrori andati in scena a Vicenza nel finale), con un passaggio strampalato in avanti per le punte, troppo lungo (e finito al portiere) quando sarebbe bastato un tocco di pochi metri o anche un’apertura a destra. Errore imperdonabile e campanello d’allarme gravissimo, perché come detto non è la prima volta che i giocatori del Cosenza falliscono un contropiede che sembrava già gol. A proposito di destra, la terza (molto teorica) punta in partenza era Situm. No, lo scrivo perché credo che nessuno se ne sia accorto. Poi il croato, pesce fuor d’acqua a destra specialmente nei tre attaccanti (se non ha campo davanti per la progressione viene depotenziato), ha finito la sua gara da mezz’ala, prima di essere sostituito, senza apprezzabili miglioramenti. Lui, povero, lo ripete da quando è arrivato da Reggio che si trova molto meglio a sinistra, e lo ha pure dimostrato quando gli hanno dato retta (poche volte, purtroppo).
Sul due a zero, coi lariani in surplace, i Lupi hanno tentato di tirare fuori l’orgoglio: Caso a due minuti dalla fine ha – come detto – accorciato le distanze, dribblando tre difensori all’ingresso in area e superando il portiere con un preciso diagonale mancino basso, ma era già troppo tardi. Nei 4′ di recupero non si è praticamente giocato: ha avuto solo il tempo Voca, entrato da pochissimo, di farsi espellere per un fallo a centrocampo. Gamba alta, dirà l’arbitro. Quel tipo di falli che quando li fanno a noi viene fuori, se va bene, il cartellino giallo. Vabbè.
Una piccola chiosa: il secondo gol nasce da una palla manovrata dal Cosenza in difesa. Con Liotti che la stava gestendo dalla fascia, Palmiero si è sganciato dalla marcatura e ha offerto all’esterno uno scarico nella metà campo avversaria: zona di campo in cui trovare il regista libero significa costruire qualcosa di pericoloso. Sei sotto di un gol e mancano otto minuti, che fai, non ci provi? Si tratta di una linea di passaggio che si può e si deve pretendere da un giocatore di serie B. Liotti, invece, non ha avuto il coraggio e ha girato la palla all’indietro, per lo scoramento di Palmiero – poi Rigione l’ha sparata via senza guardare, l’abbiamo persa e da lì è nata l’azione del gol del raddoppio. Che non è una colpa di Liotti, non sto dicendo questo: solo che se i nostri esterni e i nostri difensori, quando costruiamo dal basso, non hanno il coraggio di cercare il regista tra le linee (o peggio, sanno di non avere nelle corde e nei piedi una giocata che – ripeto – dovrebbe essere alla portata di giocatori da serie B), azioni se ne costruiranno sempre poche. Con questi risultati.
Chiariamo una cosa: come ovviamente trollavo nel titolo su Bisoli che fa vedere a Occhiuzzi come si allena, così comunque certamente non sto dando colpe all’allenatore appena arrivato. Ho trovato sicuramente discutibile il 3-4-3 originale, peraltro come detto schiacciato in un 5-4-1 dalla pressione comasca, perché in mezzo Carraro e Ndoj hanno sofferto maledettamente e l’albanese ha poi sbagliato ogni possibile giocata (mai vista una prestazione tanto scarsa), totalmente stralunato in una mediana a due alla quale evidentemente non è avvezzo. Ma per il resto Bisoli è qui da pochissimi giorni, gli si dà il tempo di imparare la squadra e di darle un’impronta.


…Non troppo tempo, però, ché mercoledì c’è già un delicatissimo derby a Crotone. Per i pitagorici è l’ultima spiaggia, per noi la penultima: non credo esista nessuno in giro che possa sostenere che un punto andrebbe bene e che tornare a Cosenza coi tre punti non sia poi così fondamentale e indefettibile. L’appuntamento con la vittoria non può essere rimandato ulteriormente e la terzultima in classifica, che ne ha presi altri tre oggi dal Lecce e viene da non so più quante sconfitte consecutive, non può mai e poi mai costituire un avversario tale da offrire alibi e alternative ai tre punti.
Per conquistarli, però, Bisoli lo capirà, bisogna alzare il baricentro. Caro mister, due linee sulla nostra trequarti e dieci o undici giocatori dietro la linea del pallone per 90 minuti sono soluzioni che abbiamo provato e visto per tutto il campionato: la classifica dice che non pagano – i gol li prendiamo lo stesso (anzi, li prendiamo proprio perché chiudendoci tutti dietro ci portiamo l’avversario in casa). Per carità, perso per perso proviamo qualcos’altro.
Retrocessione mestamente dietro l’angolo?
Sensazioni disperatamente simili alla scorsa stagione?
Sconforto?
Forse, ma ora che si sta giocando ogni tre giorni almeno non c’è tempo per rammaricarsi perché si rigioca subito. Avanti a Crotone, testa, cuore, polmoni e si spera anche piedi, e affidiamoci a quello che abbiamo. Forse non è tanto, forse è pochissimo – ma finché siamo vivi…

NubeDT

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