IL VOLPEVOLE


La caccia alle colpe.
Si potrebbe cominciare dagli allenatori, come si fa sempre e da sempre.
Naturalmente ognuno ha la sua dose di responsabilità, in effetti. Zaffaroni di meno: paga soprattutto la mancanza di coraggio per cui, nella seconda parte della sua gestione, la squadra si è puntualmente arroccata in undici dietro la linea della palla (ma perché?), tranne a Parma dove infatti ha disputato una delle migliori partite dell’intero campionato del Cosenza. Si difendeva e ripartiva anche prima, quando si facevano i punti – ma, appunto, lì almeno i punti si facevano, in casa si vinceva, si notava che le cose non erano proprio paradisiache ma i tre punti cancellavano tutto.
In ogni caso io ho pensato che dopo Cosenza-Cremonese il tecnico lombardo dovesse fare le valigie: troppo inguardabile ormai la squadra, troppo irritante il chiudersi in difesa in attesa di prendere gol lo stesso, troppo desolante l’assenza di gioco, troppo nemico lo spogliatoio. Col senno di poi, invece, ho cambiato quasi totalmente idea: quel suo Cosenza ormai giocava malissimo ma se l’alternativa doveva essere Occhiuzzi (!!!) sarebbe stato meglio portare Zaffaroni fino al mercato di riparazione, prendergli giocatori adatti, mettere fuori rosa quelli non proprio contenti di lui (come infatti è stato fatto) e vedere se ci si poteva risollevare così.
Bisoli, secondo molti, manda talvolta in campo formazioni cervellotiche. La favola di Caso terzino contro il Parma (non è vero – ha giocato esterno di fascia nel 352, peraltro si comprende benissimo il perché: lui nelle intenzioni doveva tenere dietro Rispoli e Vallocchia era quello preposto maggiormente alle chiusure difensive; ok, è andata male, ma un principio dietro c’era), raccontata anche sui social, è il segno che la piazza si è in parte scollata anche dal suo attuale condottiero. Ma lui si è ritrovato in condizioni disperate (squadra costruita per altri due volte, calciomercato chiuso, classifica disastrosa, ambiente depresso) e qualcosa la sua squadra la fa vedere – anche se oggi ormai in molti preferiscono i paraocchi e criticare ogni sconfitta a prescindere da come giunga. Io però il Cosenza di Bisoli l’ho sempre visto avere un’idea di gioco in campo: a volte una pessima idea, altre buona, ma almeno c’è.
E lui si è ritrovato nella fase di campionato in cui si affrontano Lecce, Frosinone, Parma, due derby in trasferta, poi Benevento, Monza, Pisa, Cremonese e compagnia.
Veniamo a Occhiuzzi, il peggiore e più responsabile dei tre: lo scrivo esplicitamente perché ancora oggi c’è chi lo difende. Una squadra completamente senza gioco: né a voler attaccare scriteriatamente scoprendosi, né a voler difendersi precludendosi la possibilità di fare gol. Niente, nemmeno questi due estremi coi loro difetti: il Cosenza di Occhiuzzi era niente. Squadra consegnata totalmente all’avversario, votata al martirio, vittima. Un calciomercato di riparazione ufficialmente fatto per lui – e da lui comunque pienamente avallato a parole – in cui si è fatto promettere Asencio e Casasola (più D’Angelo) e non ha aperto bocca quando non ha visto arrivare nessuno dei tre (con l’aggravante di aver pubblicamente dichiarato di aver ricevuto rassicurazioni telefoniche da Casasola sul fatto che in settimana è dei nostri, felicissimo di tornare a Cosenza).
Infine, la gravissima responsabilità di aver bruciato, come scrivevo sabato sera nel commento alla partita col Parma, quella parte relativamente facile di campionato che oggi ci avrebbe permesso di avere in dote punti decisivi: oltre a una partita interna con l’Ascoli disputata con atteggiamento remissivo e con inopinata sconfitta incassata come se non si fosse nemmeno giocato (aspettiamo il mercato di riparazione, fino ad allora sono tutte amichevoli), possiamo elencare una trasferta in casa dell’ultima in classifica (Pordenone) conclusa per miracolo in parità solo perché Situm ha azzeccato dai trenta metri il tiro della vita, unico in porta nostro; una in casa della penultima (Vicenza) giocata incredibilmente per il pari per larghi tratti nonostante un avversario alla portata che abbiamo invece evitato di uccidere allora (e oggi ne paghiamo le conseguenze); una trasferta teoricamente difficile a Cittadella, ma messa in discesa dal gol di Caso e poi, negli ultimi dieci minuti più recupero (non pochissimi), dall’espulsione del portiere locale, che ha lasciato i veneti in dieci: mossa geniale in superiorità numerica, togliere una punta (Caso, migliore in campo) per far entrare un centrocampista (Florenzi).
Ma gli allenatori sono solo una ruota del carro, in fondo – e proprio la scelta al risparmio di rimettere in panchina Occhiuzzi, nonostante l’oscena retrocessione della scorsa stagione, evidenzia come il problema sia a monte.


Oltre agli allenatori, è d’uopo prendersela coi calciatori. Fanno tutti così.
In genere, quando le cose vanno male, a qualunque latitudine i calciatori vengono additati come scarsi, mercenari o scarsi & mercenari. Nel nostro caso non depongono a loro favore né i risultati né, oggi, per triste coincidenza, le vertenze mosse alla società dagli agenti di alcuni di loro – procuratori, definiti male del calcio dal nostro ineffabile presidente, che pretenderebbero addirittura di veder rispettare il contratto ed essere pagati per il loro lavoro.
Naturalmente, se i calciatori sono scarsi come si dice va da sé che abbiano poche colpe – non essendo la scarsezza una colpa. E va detto che diversi della nostra squadra, al netto dell’utilizzo di termini offensivi, in effetti non risultano adatti al modulo / adeguati alla categoria. Vallocchia, visto che scrivo su un blog e posso permettermi di fare qualche nome, è dinamico, generoso, combattivo, ma viene dalla C e si vede: tecnicamente lascia a desiderare – e quello che non ha fatto sabato in fase difensiva in occasione del primo gol del Parma è veramente grave. Pandolfi sta smentendo tutte le promesse e fallendo tutti gli appuntamenti cruciali per dimostrare di essere da B (lui che era arrivato fino al Brescia, non dimentichiamolo). Il ragazzo è stato scintillante agli esordi, me lo ricordo ancora per esempio contro il Vicenza in casa – poi si è via via perso in un gorgo di stop sbagliati, di nullità in area di rigore, di incontrollati impeti di rabbia che lo hanno portato a commettere inutili falli in attacco. Ha l’atteggiamento di chi vuole dimostrare chissà cosa al mondo (o magari a chi non lo schiera titolare), poi quando chissà cosa non gli riesce una o due volte comincia pure a innervosirsi e addio.
Gli stranieri arrivati a gennaio, quando tutti i procuratori degli italiani ci hanno chiuso (chissà come mai) le porta in faccia? Kongolo fa legna, dinamico quanto Vallocchia, anche una certa intelligenza di gioco nello smarcarsi, ma al momento non è sembrato giocatore per cui si dovrebbe andare fino in Olanda (eppure era una promessa delle giovanili addirittura del Manchester City). Voca, lo abbiamo capito, deve entrare in campo quando serve qualcuno che picchi come un fabbro: a calcio però si gioca anche con il pallone – e mi sarebbe piaciuto vederglielo anche gestire da play, ogni tanto, visto che per esigenze tecniche e tattiche (sue) dobbiamo chiaramente metterlo davanti alla difesa. Laura è (lui sì) sempre sul punto di spaccare il mondo – e innegabilmente le nostre speranze di segnare sono incatenate alla nostra capacità e alle nostre possibilità di innescarlo sulla corsa, dove è devastante. Ma non è decisivo sotto porta (o meglio, potrebbe esserlo per gli assist, che però i compagni puntualmente sprecano, ma occorrerebbe qualche gol suo in più) e non ha peso in area di rigore. Inoltre tecnicamente deve affinarsi molto, nelle sponde, nel tiro ma anche nel dribbling: non hai sempre la possibilità di buttarti avanti il pallone bruciando il difensore e tocca mettere nel bagaglio tecnico anche la capacità di saltarlo lo stesso, pure se gli spazi sono stretti. E poi c’è Larrivey, 38 anni, tre gol finora comunque messi a segno più altre due o tre occasioni non realizzate, combattente, lui sì pesante in area, con una carriera comunque ormai alle spalle: aggrappiamoci anche a lui perché questo c’è – ma in ogni caso è un terminale offensivo, devi saperlo rifornire se vuoi che si renda utile e segni.
Naturalmente la squadra conta elementi che la B la possono fare a occhi chiusi: dal criticatissimo Palmiero (anche col Parma tra i migliori dei nostri – e nonostante questo la sua prestazione a molti tifosi incredibilmente non è piaciuta), regista di cui conosciamo le grandissime potenzialità, al pacchetto difensivo che ha soprattutto in Vasainen un punto di forza, dalla sorpresa Florenzi (mi raccomando, bruciamolo oggi pretendendo che salvi la patria e vendiamolo a luglio in modo da ingrossare ancora di più le tasche di qualcuno) al talento purissimo di Millico, purtroppo sempre frenato dagli infortuni quando è sul punto di spiccare il volo.
Capitolo a parte meriterebbe Ndoj, giocatore anche da categoria superiore ma venuto a Cosenza in condizioni impresentabili: capita, quando il tuo budget non ti consente uno Ndoj intero (e integro) e te lo puoi permettere solo quando viene qui al massimo a fare fisioterapia.


Naturalmente molti altri attaccano il DS.
Succede anche questo nel calcio quando le cose vanno male.
Goretti, va detto, non è simpatico di suo a gran parte della tifoseria e della piazza. Alcuni lo reputano arrogante e saccente, persino Urban si è sbilanciato apertamente dandogli pubblicamente del presuntuoso. Sempre per i tifosi, poi, Goretti dovrebbe quantomeno usare i social in maniera più professionale, evitando di raccontarsi mediante le stories di Instagram come i quindicenni.
Ma se Goretti va giudicato dalla squadra allestita, cosa gli vogliamo dire?
Sicuramente che l’organico messo a disposizione dei tre allenatori finora succedutisi sulla nostra panchina è tutt’altro che di prim’ordine. Ci sono, per carità, moltissimi elementi validi (vedi sopra alla voce calciatori), che però tecnicamente a quanto pare non legano tra loro, e molti altri visibilmente non di categoria – con il picco raggiunto dallo scambio di battute a Gubbio col DS della Salernitana Fabiani ad agosto: se muovi Kristoffersen me lo prendo io, è interessante. Ora, il perché sia venuto qui Kristoffersen, al netto di dichiarazioni di facciata sull’averlo trovato interessante vedendolo nel ritiro dei granata, non credo sia proprio un mistero – e sono cose che nel calcio ci stanno, tipo prenditi Y in prestito, tanto nel ruolo sei scoperto, e ti presto anche X che è quello che ti interessa davvero.
Noi dalla Salernitana ci siamo presi X, Y e W anche se ci interessava solo Z – ma d’altro canto Goretti aveva una squadra intera da ricostruire in pochi giorni, c’erano solo sette calciatori (tre dei quali fuori dal progetto): non gli sarà dispiaciuto, ma non era nemmeno davvero evitabile prendere i giocatori a cinque a cinque in modo da poter arrivare almeno a undici per l’inizio del campionato. E del resto ricordiamo sempre – io non smetterò MAI di farlo, perché il DS avrà le sue colpe ma merita e ha il diritto che questo venga tenuto sempre presente – che lo stesso Goretti propose a Guarascio due alternative ad agosto: spendere e avere una squadra pronta subito oppure risparmiare, prendere giovani, scommesse e gente alla Kristoffersen e patire le pene dell’inferno puntando al massimo ai playout (che infatti è il solo obiettivo che si nomina non da oggi).
Guarascio ha scelto oppure. Ha risparmiato e ha fatto di nuovo costruire la squadra con 13 euro e 25 centesimi più due buoni pasto, per fare la cena con l’insalata alla Benito Scola (che non è un famoso chef). Davanti alla scelta e al budget miserabile di Guarascio, Goretti ha fatto quello che ha potuto: non sarà un DS bravo come altri, magari altri più bravi (di quelli in grado di scovare talenti pure in mezzo ai barconi dei rifugiati) avrebbero comunque allestito un organico più competitivo, ma onestamente io non riesco a prendermela davvero col direttore sportivo, in queste condizioni. Magari la squadra pronta subito che aveva in mente oggi avrebbe 35 punti, chissà.
Poi voi regolatevi come volete.


E chiudiamo con la Volpe, il colpevole vero.
Perché c’è lui dietro questo sfacelo, mister Oppure. C’è la sua ennesima scelta menefreghista di agosto sopra descritta (non me ne frega niente di cosa fa la squadra, l’importante è che io non spenda e possa incassare interi i milioni della serie B – e poi, se proprio si può, ci si salvi, in modo da ricominciare il gioco l’anno prossimo) che ci ha portato al punto in cui siamo, quando con una squadra normalissima di categoria oggi saremmo già matematicamente salvi o quasi. E a gennaio con un normalissimo (per la categoria) investimento vero, oggi avremmo almeno Casasola.
Per capirci – il Vicenza ha perso pure a Brescia, il Crotone e l’Alessandria sono stati fermati in casa sul pari, pitagorici e veneti si affrontano domani sera in uno scontro diretto mentre il Pordenone è ormai spacciato: insomma, in basso si naviga talmente a vista e male che sarebbe bastato davvero allestire una squadra tipo un Ascoli qualsiasi o un Perugia (che sognano persino i playoff) per arrivare a una salvezza in carrozza. Invece, proprio nella stagione in cui ci sono cinque bande di disperati staccatissime in fondo alla classifica per cui una squadra normalissima oggi sarebbe salva, noi siamo una delle cinque bande e non approfittiamo di un campionato in cui ci si sarebbe salvati pure bendati, solo a voler fare le cose per bene una volta tanto. Niente, soffriremo fino alla fine, perché se in fondo alla classifica fanno schifo noi riusciamo a fare schifo quanto loro: e tutto questo grazie a un unico colpevole.
C’è lui dietro questo scempio.
Ci sono le sue affermazioni inaccettabili (non ho potuto investire per rendere la squadra all’altezza della B perché ho dovuto farlo per i seggiolini dello stadio) che suonano offensive per ogni vero tifoso del Cosenza – perché insomma, parlarmi di investimenti sui seggiolini proprio no. E chi nella tifoseria (di cui evidentemente fa parte indegnamente) si fa andare bene un discorso del genere dovrebbe essere spedito a Catanzaro con una catapulta.
C’è il budget ridicolo (come viene definito puntualmente nelle trasmissioni TV sportive a livello nazionale) che mette a disposizione dei DS di turno, e che sarebbe ridicolo anche in C e forse persino più in basso, dove almeno c’è organizzazione. Ci prendono in giro dovunque e su qualunque media, siamo i pezzenti d’Italia. E in serie B siamo abusivi.
C’è la sua totale noncuranza dei risultati della squadra (ritenuta un peso da sorbirsi in cambio dell’appalto) fin dall’origine, come recentemente ha dichiarato Trinchera ricordando che, quando è stato assunto, lui puntava alla promozione in B e Guarascio era ineffabilmente freddo sull’argomento – a trasmettergli l’idea di non avere grilli per la testa perché lui non aveva nessuna intenzione di spendere per salire di categoria.
C’è la sua dichiarata tendenza al ribasso, per cui – non da oggi, dicevo – anche DS e (persino) allenatore parlano di playout e lo fanno da settimane ormai (Goretti in realtà praticamente da subito) quando con qualche risultato migliore in più si sarebbe potuto puntare a lasciare la quartultima sotto di cinque punti: e se allenatore e DS parlano esclusivamente di playout da tempo, anziché provare a spronare l’ambiente verso la salvezza diretta, è perché evidentemente sanno che questa squadra è stata costruita così pidocchiosamente da fare talmente pietà nel suo insieme che veramente più dei playout non può sperare. Poi se mai ci salveremo l’anno prossimo sarà ancora peggio: perché Guarascio non investe, non ha nessuna intenzione di investire, è persino incazzato con Cosenza per la contestazione (i cosentini non meritano niente, sapete?) e comunque i milioni di euro che entrano devono uscire solo per finire in oneri diversi di gestione e costi per servizi.
Questa società è un bancomat, una cornucopia dell’abbondanza, una vigna. Introita milioni per il solo fatto di esistere e così com’è gestita non costa nulla, al di là dell’aspetto formale del bilancio (che è ogni anno in perdita, ricordiamolo: del resto, se spendi in oneri & costi tre milioni e mezzo ogni volta, mentre altre società di B ne spendono cinquecentomila…). In fondo ci credo bene che non la ceda: i dodici milioni che si favoleggia pretenderebbe per farlo (salvo poi rifiutarsi di concedere la due diligence ai potenziali compratori) lui comunque li incassa lo stesso, e finché resta in sella in serie B il gettito è continuo. Lo so: intelligenza e decenza vorrebbero che allora si provasse a mantenerla, una categoria così proficua, investendo almeno una parte di quei milioni in calciatori che possano costituire garanzia tecnica in serie B quantomeno di salvezza e mantenimento della cadetteria; ma prima di intelligenza e soprattutto decenza qui vengono la cupidigia e il menefreghismo: la serie B va tassativamente (più o meno) mantenuta perché porta i milioni da riversare poi negli oneri diversi di gestione (toglietevi dalla testa che ci si ingaggino calciatori di categoria), ma va mantenuta alla condizioni di Guarascio – ovvero questo è il budget, lì ci sono Laura e Larrivey (Tiritiello e Idda, eccetera), con questi devi mantenere la B. Sì, devi, perché bisogna incassare altri milioni.
O almeno arriva quartultimo, ché poi ci pensa l’estate a portarsi via un Chievo ieri o un Parma domani.
Quando poi la corda si spezzerà, perché non sempre ti può andar bene, ci aspetterà un anno di C nel fango più totale (al confronto Ingrosso, Greco, Idda, Kristoffersen, Machach ci sembreranno dei fuoriclasse e li ricorderemo con nostalgia), una carcassa con però ancora qualche brandello da spolpare, una cessione – visto che la piazza ingrata non mi vuole più – a un figuro qualsiasi (perché una società che fa parte della holding non può fallire, pena trascinarsi giù tutta la holding) e infine, per mano del figuro di cui sopra, un’eutanasia crudele.
Questo il futuro più tragico che abbiamo davanti – e nessuna prospettiva di vedere un domani invece, anche se ci salvassimo, una squadra finalmente in grado di lottare in B per i playoff (cioè per un miserando ottavo posto, non mi pare di chiedere tanto).
Queste le responsabilità del nostro presente.
Signori, il colpevole è sempre e solo uno.

NubeDT

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