#30 WAITING FOR THE BARBARIANS: S.P.A.L.

Francamente mancano le parole per introdurre la nostra rubrica, concentrandosi, come di solito facciamo, sull’ultimo turno appena trascorso per commentarne gli accadimenti e tirare un po’ di somme. Ché qui, piuttosto, dovremmo parlare di sottrazioni, altro che di somme! In una stagione che ormai si è inesorabilmente delineata come l’ennesima di stenti e mortificazioni nell’era Guarascio (VATTENE: quando sarà andato via sarà stato sempre troppo tardi!). Mancano le parole anche perché tutto è stato già esaurientemente detto, nei giorni scorsi, dai colleghi del Blog La Bandiera Rossoblu per commentare quell’orribile partita giocata contro il Parma e nulla va aggiunto. Forse è un bene, allora, se non c’è neanche quasi il tempo per leccarsi le ferite, perché è già ora di concentrarsi sul prossimo turno, quello di stasera, per il quale la classifica dice che il barbaro – che speriamo voglia conoscere certa sepoltura nel letto del Busento – è al momento una diretta concorrente dei Lupi nella lotta per non retrocedere (anche se i punti di distacco tra le due squadre sono ben 9!). La trentesima puntata di Waiting For The Barbarians oggi è dedicata alla S.P.A.L.

Iniziamo, come da prassi per questa rubrica, con il capire la composizione e la solidità societaria della compagine avversaria di turno. Come avrete notato lo strano nome di questa squadra – tra le poche in Italia dove non compare il riferimento alla città che il Club rappresenta – dovrebbe correttamente essere scritto esattamente come l’abbiamo fatto noi, vale a dire con lettere maiuscole e con un punto davanti a ciascuna di esse perché si tratta di un acronimo: Società Polisportiva Ars et Labor. Fondata a Ferrara nel 1907, anche se il primo torneo con affiliazione a ciò che equivale all’attuale Federazione Italiana avviene solo nel 1919, nella sua storia ha preso parte a 24 edizioni del campionato di massima serie ed a 27 di serie B. Nel suo palmarès annovera due campionati di Serie B vinti nelle stagioni 1950-1951 e 2016-2017, la Coppa Italia Serie C 1998-1999 e una Super coppa di Lega Pro vinta nel 2016; in ambito internazionale si è aggiudicata l’ultima edizione della Coppa dell’Amicizia nel 1968. Ha inoltre raggiunto la finale della Coppa Italia 1961-1962. Una pagina indelebile per la S.P.A.L. è purtroppo indissolubilmente collegata amaramente al Cosenza poiché entrambe le società sono state possedute ed hanno subito l’onta del fallimento per mano di Paolo Fabiano Pagliuso. In quegli anni la squadra ferrarese, tra alti e molti bassi, finisce per conoscere il punto più deprimente della propria storia, con l’approdo in serie D ed il ritorno tra i Pro avvenuto solo grazie al titolo della Giacomense (altre analogie con i Lupi – cfr. Castovillari e Rende) e all’approdo in Società della famiglia Colombarini. Grazie a questa nuova proprietà i biancazzurri scalano classifiche e serie, fino a ritornare nel massimo campionato italiani, la A, nel 2017 dove il Club estense rimarrà per 3 campionati di fila. L’anno scorso, poi, il ritorno tra i cadetti e quest’anno il 13 agosto, il cambio societario con una cordata americana, capitanata dall’avvocato Joseph Tacopina e di cui fa parte anche l’immobiliarista a stelle e strisce Patrick Carroll, che ha rilevato dai Colombarini inizialmente una prima quota del 49% del capitale del club, attraverso la newco Tacopina Italian Football Investment srl, a cui è seguito, lo scorso 7 febbraio il restante 51%, diventando a tutti gli effetti la prima proprietà straniera nella storia del calcio a Ferrara e la sesta attualmente nelle mani di imprenditori non italiani nel campionato di Serie B assieme a Pisa, Ascoli, Lecce, Parma, e Como. Queste le dichiarazioni del neopresidente dopo aver portato a termine l’operazione: “Oggi acquisiamo il 100% delle quote della S.P.A.L., un passaggio formale, dovuto, che legittima ancora di più l’impegno nei confronti di questi colori per cui abbiamo progetti ambiziosi. Voglio ringraziare la famiglia Colombarini per quanto fatto precedentemente e per il supporto di questi ultimi mesi. Oggi iniziamo a scrivere una nuova pagina della storia di questo glorioso club che mi auguro riservi tante soddisfazioni ai i tifosi spallini e alla città di Ferrara”. Avvocato penalista, nato a New York nel 1966, di origine italiana e cresciuto a Brooklyn, dove sue padre – romano di Monte Mario – aveva scelto di emigrare, Big Joe, Tacopina, ha moglie irlandese (Patricia, da cui è separato) e ben cinque figli. Ha iniziato la sua carriera di uomo di legge come procuratore distrettuale (pubblico ministero), passando poi il guado e diventando un avvocato di grido – come un novello Harvey Specter della famosa serie Suits – dopo avere nel 1994 fondato a Manhattan la sua attività (uno degli studi legali più importanti della Grande Mela). Personaggio eclettico, oltre che nel comparto legale, è a capo di fondi d’investimento, ha collaborato con molte reti televisive statunitensi, è stato opinionista per Fox News, CNN, Newsmax, MSNBC, è stato inviato come “corrispondente legale” della televisione americana ABC a Perugia per seguire il caso dell’omicidio di Meredith Kercher ed ha la passione per il calcio italiano che, da buon americano, vive soprattutto come un business e di cui è protagonista da dieci anni. Infatti, già nel 2008 tenta, senza successo, la scalata al Bologna calcio attraverso il fondo d’investimento TAG Partners LLC, di cui è uno dei tre soci ed il presidente. Ma ha più fortuna solo tre anni dopo quando, facendo parte della cordata americana capitanata da Thomas Di Benedetto e James Pallotta, diventa co-proprietario e vice-presidente dell’AS Roma. Nel 2014 si dimette dalla carica e vende le sue quote per tentare nuovamente di arrivare al Bologna (non aveva digerito evidentemente l’insuccesso di sei anni prima): stavolta, grazie anche al supporto del magnate italo-canadese Joey Saputo, l’operazione di rilevare il club emiliano gli riesce, anche se la sua avventura in rossoblu felsineo dura appena un anno. Dissapori col socio ed una buonuscita di 3,5 milioni di euro (a fronte di un impegno iniziale sette volte inferiore) lo convincono a lasciare Bologna per tentare una nuova avventura al Venezia, club che nel 2015 militava in serie D. Anche stavolta, acuto come è il suo senso degli affari, fiuta profumo di euro e, grazie alla solita cordata americana – è ormai un suo cliché – rileva il club lagunare che conduce addirittura da presidente effettivo prima, onorario poi (quando nel 2020 cede – ancora una volta – le sue quote) in serie A. Quindi, fiuta ancora una volta l’affare nel 2020 a Catania, ma alla fine non trova l’accordo e non arriva a rilevare il Club siciliano per divergenze con la proprietà etnea. Ai suoi esordi nel mondo del calcio non era preso sul serio, tant’è che per farsi accettare a Bologna, facendo un parallelo con la sua professione da avvocato aveva dichiarato: “una giuria popolare non si convince con l´opening statement, ma con il closing argument. Non conta nulla dire quel che dimostrerai se non sei in grado di farlo. Conta quello che avrai dimostrato alla fine del processo. E se racconti cazzate all´inizio, quelle cazzate, prima o poi, ti trascineranno a fondo.” Come a dire: non parole, ma fatti! E lui concreto lo è stato eccome, visto che finora è l’unico proprietario americano di un club nel calcio italiano ad aver centrato tre promozioni di fila, una a Bologna e due a Venezia (senza contare la terza per il club lagunare, ottenuta – come dicevamo – da presidente onorario). Ora, infine, l’arrivo a Ferrara dove ha rilevato la S.P.A.L., la quale come tanti altri club calcistici italiani, ha una situazione finanziaria che si presenta alquanto difficile. Nel 2019, ultimo dato disponibile, ha chiuso l’esercizio con un ebitda negativo per 40 milioni e una perdita di 1,6 milioni, a fronte di ricavi netti per 6 milioni e un valore della produzione di 64,3 milioni e con un debito finanziario netto di 9,5 milioni. Il bilancio del 2020 sia a causa del Covid-19, oltre alla retrocessione degli estensi dalla A, in serie cadetta, non può certo essere migliorata e, se si contano in più i 16 milioni di euro messi sul piatto da Tacopina per il closing, crediamo che l’affare stavolta sia poco redditizio e più arduo da realizzare, anche per come si sta disimpegnando (con non poche difficoltà) finora la squadra sul campo. Ma il businessman è lui e bisogna ammettere che non ne ha sbagliata una!

Per programmare la stagione di B Tacopina, complice il fatto che – come abbiamo detto – quando è entrato in società si era già a metà agosto (a mercato aperto e quindi tardi per un eventuale cambio in corsa), ha confermato e si è affidato al reparto tecnico già in carica, quindi al Direttore Tecnico Massimo Tarantino ed a Giorgio Zamuner nella posizione di Direttore Sportivo, i cui movimenti di mercato sono stati finalizzati anzitutto ad alleggerire l’impatto finanziario su una Società, come già scritto, gravata da conti in rosso. Così gli uomini di mercato estensi hanno diminuito il monte ingaggi di due terzi rispetto alla scorsa stagione, scendendo sotto i 10 milioni di euro rispetto ai 23 milioni dell’anno passato. Come di consueto, un progetto tecnico, però, nasce partendo dalla scelta dell’allenatore, fondamentale nell’individuazione degli uomini funzionali al proprio credo calcistico. Così a Ferrara si era, inizialmente, scelto di puntare a fine giugno (ecco un altro uomo non scelto da Tacopina) sulle qualità del catalano Josep (Pep) Clotet Ruiz, che l’anno scorso si era distinto in quel di Brescia, sciorinando in terra lombarda interessanti idee di calcio, ma non riuscendo a ripetersi a Ferrara. Zamuner aveva cercato di prendere giocatori funzionali agli schemi del nuovo allenatore, provando anche di fare del patrimonio acquisendo, a titolo definitivo, giocatori giovani come D’Orazio, Tripaldelli e Celia e provando a creare il mix giusto tra elementi di esperienza e ragazzi che avessero voglia di emergere per fare un buon campionato. Una Spal che era uscita così totalmente rivoluzionata, soprattutto dopo le cessioni di calciatori come Di Francesco, andato all’Empoli, Mazzocco al Cittadella, Missiroli al Cesena e Murgia al Perugia, da cui è arrivato in contropartita Melchiorri. Tra i giovani di belle speranze, oltre ai già citati Tripaldelli e D’Orazio, diversi elementi erano arrivati in prestito, tra i quali ricordiamo Colombo (dal Milan), Heidenreich, Da Riva e Latte Lath (tutti e tre dall’Atalanta), Coccolo (dalla Juventus, ma rispedito al mittente a gennaio), Abou (dal Real Madrid). Come giocatori d’esperienza sono arrivati nomi importanti come Capradossi, Mancosu, Zuculini, Pomini, Crociata, Seculin, anch’egli, nel frattempo andato via, ceduto alla Pistoiese. A questi poi si era aggiunto lo scorso 19 novembre l’ingaggio di Giuseppe (Pepito) Rossi, e noi lo ricordiamo bene, visto che grazie ad un suo gol i biancazzurri spallini fecero loro l’intera posta in palio, nella partita dell’andata, al Marulla. Nella sessione invernale del calciomercato, infine, la squadra estense ha provato, anche su richiesta del nuovo tecnico – di cui parleremo nel prossimo paragrafo – chiamato a raddrizzare una barca che rischiava di affondare, ad inserire dei nuovi innesti funzionali al nuovo progetto. Così Tacopina non ha lesinato fondi e sono arrivati in biancazzurro calciatori come Meccariello (dif, Lecce), Finotto (att, Monza), Pabai (dif, Pec Zwolle), Almici (dif, Palermo), Noireau-Dauria (att, PSG), Alfonso (por, Cremonese), Zanellato (cen, Crotone), Mihai (att, Bologna), Pinato (cen, Pordenone) e, soprattutto, Vido (att, Cremonese).

Scrivevamo, poc’anzi del cambio d’allenatore in casa estense poiché gli scarsi risultati ottenuti da Clotet hanno richiesto l’intervento in prima persona da parte di Tacopina. Il tecnico catalano lo aveva deluso col suo metodo basato sulle mosse degli scacchi: troppo cervellotico e difficile da capire, anche perché la confusione nei calciatori per la variabilità del modulo ha lasciato il segno, con una classifica pericolante. La squadra con lui ha giocato inizialmente con un 4-4-2, senza troppi fronzoli, poi aveva virato sul 4-2-3-1 o 4-3-1-2 a seconda dell’avversario. Proprio quest’ultimo è il modulo da sempre adottato dal tecnico scelto personalmente dal vulcanico presidente americano: stiamo parlando di Roberto Venturato. Dopo aver lasciato il Citta nella scorsa estate, l’allenatore nato in Australia è tornato in panchina, dopo essere stato chiamato dalla S.P.A.L. all’inizio dello scorso gennaio. La scelta di puntare su Venturato è stata guidata dalla volontà di Tacopina di garantire maggiore stabilità, perché il tecnico conosce bene il campionato, le sue difficoltà e, soprattutto, sa come costruire una squadra capace di raggiungere i playoff. L’obiettivo assegnatogli da Big Joe era, infatti, proprio quello di riportare gli estensi in zona playoff, anche se oggi – dopo aver ottenuto appena due vittorie sulle 14 partite da lui dirette dalla panchina biancazzurra – più in generale l’arrivo dell’ex allenatore del Cittadella va letto come garanzia del progetto sul lungo periodo. Nel suo 4-3-1-2, la difesa è schierata a zona sulle palle inattiva, mentre la squadra, rispetto al gioco di Clotet ha un baricentro più alto e una carattere molto più tenace, con il trequartista particolarmente vocato all’attacco e posizionato piuttosto a ridosso delle due punte. Per Venturato è essenziale mantenere un possesso di palla, fattore strategico soprattutto quando si trova ad affrontare squadre che tendono a verticalizzare repentinamente, proprio come il Cosenza, quindi chiede ai suoi uomini di tenere alta la squadra, mantenere un baricentro sbilanciato in avanti proteso a fare un pressing asfissiante nella trequarti avversaria, dove cercare di sfruttare le transizioni positive, quindi recuperare i palloni e ripartire rapidamente puntando repentinamente verso la via della rete. Il 4-3-1-2 dell’ex Cittadella è un sistema di gioco che prevede il passaggio a un 4-5-1 in fase di non possesso con il trequartista ed uno dei due attaccanti che si abbassano sulla linea dei centrocampisti a contenere la manovra avversaria. In fase di possesso la squadra passa dal 4-3-1-2 con i due centrali di difesa Vicari e Capradossi (ma anche Meccariello) che si allargano al limite dell’area, mentre il mediano centrale – che oggi sarà probabilmente Viviani (nel ruolo però hanno ruotato pure Esposito e talvolta persino Zanellato) tra l’altro migliore assist man (4 assist ed altrettanti gol per lui) stagionale degli estensi assieme a Mora, che si abbassa per ricevere palla, ad una sorta di 2-3-3-2. In sostanza i due terzini Dickmann (Almici) a destra e Tripaldelli (Celia) a sinistra si alzano fin quasi alla linea di centrocampo per offrire soluzioni sugli esterni nel tentativo di costruzione dal basso, ma se pressati i difensori centrali e il mediano optano per un lancio lungo a cercare l’inserimento di una mezzala, Zanellato (Crociata) o Da Riva (Pinato), se non il trequartista Mancosu. In fase di sviluppo il punto di riferimento è il mediano centrale che dialoga spesso con le due mezzali, le quali si alzano e vanno a occupare la zona alle spalle della linea mediana avversaria, predisponendosi alla ricezione in una forma di centrocampo scaglionato a “V” e formando una “linea tra le linee” (a tre) con il trequartista. Per questa ragione, cioè per saltare la linea del centrocampo avversario, il mediano ricerca spesso la giocata in verticale per le mezzali stesse o per l’inserimento del trequartista o delle due punte, il temibile scuola Milan, Colombo (autore di 6 gol in stagione, anche se ultimamente è con le polveri bagnate) o Melchiorri, affiancato da uno tra Pepito Rossi – indisponibile, per nostra fortuna, domani – o il forte atalantino Vido. Una giocata offensiva classica richiesta da Venturato ai suoi uomini, vede di sovente una delle due punte abbassarsi verso il centrocampo andando incontro al portatore di palla per ricevere. Questo movimento in genere fa staccare il difensore avversario che è in marcatura, alle cui spalle si crea uno spazio non coperto in cui si inserisce l’altra punta, che attacca la profondità per essere servito ed arrivare alla finalizzazione. In fase di non possesso gli estensi effettuano una pressione collettiva sui difensori centrali avversari, quando questi sono in fase di costruzione, per chiudere le linee di passaggio in verticale; un pressing alto finalizzato – come già sottolineato – alla ricerca della transizione positiva, quindi alla riconquista immediata del pallone ed alla ripartenza fulminea per puntare subito verticalmente alla rete. A livello del centrocampo le due mezzali marcano a uomo i centrali di centrocampo o le mezzali degli avversari, limitandone le giocate, mentre il mediano, si abbassa in posizione più arretrata fungendo da “filtro” davanti alla difesa. In generale, nella zona centrale del campo la S.P.A.L. alza il suo livello di aggressività, tenta un maggior numero di contrasti e conseguentemente recupera un buon numero di palloni. Nella linea difensiva a quattro i difensori centrali, in particolare Capradossi, ma anche Vicari ovvero Meccariello, seguono l’uomo di riferimento anche fino alla linea mediana di campo, “rompendo la linea” e lasciando alle spalle una zona di campo libera per gli inserimenti avversari (questa, a nostro avviso è una fragilità che Bisoli potrebbe sfruttare con gli inserimenti dei veloci Caso o Laura, dietro la linea difensiva, quando si alza in questo modo). In fase di sviluppo della manovra avversaria la linea difensiva spallina è piatta e sale in situazioni di palla coperta, mentre rincula velocemente in linea, verso la propria porta, in occasioni di ripartenza avversaria, attendendo un intervento da parte di un centrocampista: solo quando la palla transita nei pressi del limite dell’area di rigore, aumentando la pericolosità dell’azione, il difensore di riferimento esce sul portatore di palla. Una squadra compatta e ben allenata, a dispetto della classifica, quella di Venturato, anche se capace di momenti di follia, in positivo (come in occasione della cinquina rifilata alla Ternana, poco più di un mese fa) o in negativo (a Ferrara sicuramente ricordano le quattro sberle rimediate nel derby a Parma).

Il probabile 4-3-1-2 di Venturato

Detto delle disposizioni tecnico tattiche impartite da Venturato ai suoi, passiamo adesso ai possibili attori che il tecnico quasi 59enne (tra 9 giorni il suo compleanno) potrebbe chiamare in causa contro Palmiero e compagni. Partendo dal suo marchio di fabbrica, il modulo 4-3-1-2 che abbiamo appena finito di descrivere, l’undici estense potrebbe vedere a difesa dei pali ancora una volta Alfonso (quest’anno, nel ruolo, più che un problema per i ferraresi, prima del suo arrivo, a gennaio, in prestito dalla Cremonese) davanti al quale nella linea difensiva a quattro dovrebbero giostrare i due centrali Capradossi e Meccariello (con Vicari pronto a concedere ad uno dei due un turno di riposo per eventuale turnover) e, come esterni, Celia a sinistra (Tripaldelli sta tradendo le aspettative dei suoi tifosi e non sarebbe una sorpresa vederlo ancora fuori) e Dickmann sull’out di destra. Tra i tre di centrocampo, il play chiamato a dettare i tempi dovrebbe essere Viviani, ai cui lati verranno schierati Da Riva e Zanellato. Come trequartista il posto sembra assicurato per l’ex Lecce Mancosu, davanti al quale certo sembra un posto per Vido, mentre forte è il ballottaggio per l’altro posto, conteso tra Melchiorri, Colombo e l’altro giovane bomber, scuola Atalanta, Latte Lath che potrebbe spuntarla.

Per concludere, passiamo alle varie ed eventuali. La S.P.A.L. nelle ultime tre gare casalinghe ha fatto piuttosto male, con un solo punto racimolato a seguito di due sconfitte ed un solo pareggio, mentre il Cosenza lontano dal San Vito – Gigi Marulla finora non è mai stato in grado di regalare una gioia piena ai tifosi (io domani sarò al seguito dei Lupi sugli spalti del Mazza, per l’ennesima trasferta stagionale: mi auguro proprio di poter gioire, per la prima vittoria in trasferta, in questa balorda stagione!). Se guardiamo agli ultimi impegni di campionato, gli estensi che hanno impattato (2-2) ad Alessandria, mentre i Lupi hanno perso malamente in casa col Parma, come sappiamo. Nei tre precedenti tra le due formazioni disputati nello stadio ferrarese, i Lupi non sono mai riusciti a violare il Mazza, riuscendo ad ottenere al massimo due pareggi e perdendo nella terza occasione (era il 6 giugno 1993 e ci matò con una doppietta, uno dei bomber più prolifici al cospetto dei rossoblu nella sua carriera: l’odiato Marco Nappi). A proposito di pronostici, udite udite, dopo un intero campionato dati costantemente sfavoriti, ebbene… continuiamo ad esserlo clamorosamente anche oggi! Incredibile, non vale nemmeno il fatto che i nostri avversari siano coinvolti nella lotta per non retrocedere, ma tant’è, ancora una volta siamo dati nettamente perdenti dai bookmakers: su dodici siti di scommesse da noi analizzati, infatti, il segno 2, favorevole al Cosenza è pagato tra 4,48 e, addirittura 4,75; il pari (X) è dato tra 3,25 e 3,58; mentre l’affermazione in casa (1) di Vido e compagni premierebbe lo scommettitore solo tra un minimo di 1,75 ed un massimo di 1,84. Ex della gara saranno Väisänen tra le fila rossoblu, mentre tra gli spallini unico ex sarà Scalabrelli, oggi allenatore dei portieri biancoazzurri. A dirigere l’incontro in programma domani in prima serata alle ore 19,00 al rinnovato Paolo Mazza è stato designato il sig. Daniele Minelli di Varese (molto contestata la sua direzione di gara nella partita di Monza, i più attenti ricorderanno), coadiuvato dagli assistenti Manuel Robilotta di Sala Consilina, come primo assistente e Marco Ceccon di Lovere come secondo. Quarto uomo sarà Luca Angelucci di Foligno, con al VAR Gianluca Aureliano di Bologna ed AVAR Michele Lombardi di Brescia. Sugli spalti, dato anche il turno infrasettimanale, non è atteso il pubblico delle grandi occasioni (con circa 200 lupi al seguito).

Concludiamo – infine – come ci è d’uso, ormai, invocando l’intercessione del “nostro” barbaro preferito, Alarico, che ci aiuti in questa difficile partita ad esorcizzare l’avversaria di turno, anche perché sarà una partita che potrebbe davvero determinare in un senso, o nell’altro, la stagione della squadra di Bisoli. Jamu Lupi!

Sapiens

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