#32 WAITING FOR THE BARBARIANS: BENEVENTO

Mentre le altre di B avranno tempo di recuperare, tornando a giocare a distanza di sette giorni, noi domani saremo chiamati agli “straordinari”, visto che ci sarà da recuperare la 28a giornata di campionato (9a di ritorno), da noi non disputata domenica 6 marzo scorso poiché erano stati riscontrati tra i nostri avversari 12 casi di positività alla Covid-19 e, come da circolare FIGC 12/A del 19/01/2022, essendo il numero dei positivi della lista “gruppo atleti” superiore al 35%, avevano inoltrato ed ottenuto istanza di rinvio della gara. Ironia della sorte si rischiava di arrivare a questo recupero con loro che hanno nuovamente gli uomini a disposizione (anche se qualche pesante assenza l’avranno comunque) e noi che, a seguito della partita di Ferrara, ci trovavamo con una difesa decimata, costretti come contro il Monza a cambiare disposizione tattica – abbiamo giocato a quattro, dietro, anziché a tre come successo in tutta la stagione. Per fortuna Rigione e l’ex di turno, Camporese, saranno disponibili per la sfida di domani, visto che la Corte Sportiva d’Appello ha accolto il ricorso opposto dal Cosenza (miracolo!) ed annullato una delle due giornate inizialmente comminate ai due giocatori. Al di là della stanchezza fisica per i turni ravvicinati (ma quella ce l’avranno anche gli avversari) la squadra di Bisoli si ritrova a schierare oltre ai difensori titolari anche l’attaccante Larrivey, anch’egli al rientro dalla squalifica rimediata, anche lui, a Ferrara. Niente scuse, allora, per una partita che diventa essenziale, a questo punto della stagione, nel tentativo di staccare il Vicenza e di recuperare terreno dall’Alessandria, pericolosamente schizzato a +4 in classifica: ancora un punto di distacco, lo ricordiamo, e niente disputa dei playout, come avvenne l’anno passato; solo che quest’anno non c’è un nuovo Chievo dietro l’angolo, inutile fare gli avvoltoi! Certo, di fronte ci ritroveremo ancora una volta una squadra che sta lottando per la promozione diretta in Serie A e che infatti, in caso di affermazione in terra bruzia, agguanterebbe il secondo posto in graduatoria in coabitazione con Monza e Cremonese (avversaria, quest’ultima, che ci ritroveremo ad affrontare, dopo appena tre giorni, il giorno di Pasquetta, a conclusione di un trittico terribile di partite). Una partita, dunque, da affrontare con il massimo della concentrazione per i rossoblu poiché il prossimo “barbaro” da sfidare e cercare di “seppellire” nel letto del Busento è un agguerritissimo “esercito” sannita: il Benevento.

Partiamo, come di consueto da alcuni cenni storici, per poi analizzare gli aspetti riguardanti la proprietà e, più in generale, la Società del Benevento. Il primo club della città del Sannio nacque in piena epoca fascista, nel 1929, motivo per il quale assunse il nome emblematico di S.S. Littorio Benevento, con l’azzurro come colore sociale. Nel 1953 arrivò la chiusura della società storica, oberata dai debiti, per cui, fallita l’antica squadra, ebbe campo libero il secondo club cittadino, i dilettanti rossoneri della Sanvito. Ci vorranno gli anni ‘60, con la conquista della serie C, per vedere per la prima volta il giallorosso sulle casacche dei campani. Dopo varie vicissitudini e fallimenti (fine degli anni ‘80) il Club fu rifondato a più riprese con cambio di denominazioni e, da ultimo, nel 2005 quando venne definita la corrente nomenclatura di Benevento Calcio. Nelle stagioni 2015-2016 e 2016-2017 il sodalizio sannita ha raggiunto i maggiori successi della sua storia, riuscendo dapprima ad accedere alla Serie B e successivamente alla massima Serie, in entrambi i casi per la prima volta nella propria storia, rappresentando un unicum nel panorama calcistico italiano: mai era infatti accaduto prima d’allora che una squadra esordiente in Serie B venisse promossa nella massima serie. Nella stagione 2019-2020 ha vinto, anche in questo caso per la prima volta nella sua storia, il campionato di Serie B alzando la Coppa Ali della Vittoria. Tali successi sono stati possibili grazie all’impegno della proprietà che attualmente detiene la totalità delle quote societarie dei giallorossi sanniti, una realtà economicamente molto solida che fa capo all’industriale campano Oreste Vigorito. Nato ad Ercolano il 5 ottobre del 1946, laureato in Giurisprudenza oltre che in Lettere e Filosofia, l’attuale presidente del Benevento Calcio è considerato il padre dell’energia eolica nel nostro Paese, tenuto conto che è dal lontano 1993 – quando ha dato vita alla sua attività ad Avellino – che investe con convinzione ed in modo pionieristico nel settore dell’energia pulita, arrivando a fare della sua holding, la Maluni S.r.l., un vero e proprio impero finanziario con un patrimonio complessivo che è arrivato a toccare l’impressionante cifra di cinque miliardi di euro. Della capofila, fanno parte intanto la IVPC (Italian Vento Power Corporation), e con essa anche IVPC Power 4, IVPC Power 8, IVPC Power 9, IVPC Minipower, società di asset, proprietarie di parchi eolici e produttrici di energia elettrica da fonte eolica. Ed ancora IVPC Power 6, Blitz Power e IVPC Power 10 (specializzate nella mobilità elettrica). Al gruppo si aggiungono inoltre IVPC Service, IVPC Eolica, IVPC Works e IVPC 4.0, società di service impegnate non solo nelle attività di sviluppo, di gestione e di manutenzione degli impianti di energia eolica, ma anche nella fornitura di servizi di efficientamento energetico. Maluni Srl investe anche nel design industriale attraverso ATS Elettronica, ma anche nel turismo con Le Mandrelle Beach Resort (villaggio turistico sito, peraltro, nella nostra provincia, ad Amantea) ed il Maluni City Hotel di Roma, oltre che nello sport, con il centro sportivo Caravaggio Sporting Village di Napoli e, non ultimo, come dicevamo, il Benevento Calcio. Questa solidità industriale e finanziaria fanno di Vigorito uno dei principali imprenditori della Campania e del Club sannita una delle Società più ricche e solide dell’intero panorama calcistico italiano (l’anno scorso era la quinta più ricca dell’intera Serie A), tant’è vero che, nonostante i bilanci del Club vadano in rosso da più anni, la Maluni Srl è sempre intervenuta prontamente a ripianare, a rilanciare ed a garantire così nuove stagioni ambiziose. Come, d’altra parte, è avvenuto anche quest’anno, nonostante la retrocessione dalla massima serie – dove la Strega era approdata per la seconda volta nella sua storia, dopo la vittoriosa cavalcata di due stagioni fa – ed a dispetto dei veleni estivi culminati con la rinuncia di Vigorito al ricorso contro la decisione del Consiglio Federale di ammettere la Salernitana al campionato di Serie A in corso, con il rilancio da parte dello stesso presidente per un campionato di B ai massimi livelli e la riconquista della Serie A nel mirino.

Per raggiungere l’ambizioso traguardo la direzione sportiva del Club giallorosso è stata affidata ancora una volta a Pasquale Foggia (è dal 2017 che è ininterrottamente DS dei sanniti) al quale è stato affidato l’arduo compito di abbattere il monte ingaggi, pur allestendo una squadra competitiva e di ottima levatura tecnica. Si sa, per costruire la squadra un DS tiene conto del progetto tecnico dell’allenatore, la cui casella, rimasta vacante dopo la retrocessione in B, è stata riempita da Vigorito e Foggia con l’ingaggio del calabrese (nato a Melito di Porto Salvo il 24 settembre 1978) Fabio Caserta. C’è da dire che questa è stata una bella scommessa da parte del Club (due gli anni di contratto garantiti al trainer calabrese), considerato che il tecnico ha nel suo curriculum soltanto le panchine di Juve Stabia e Perugia, anche se ha conseguito in entrambe le piazze la vittoria del campionato di serie C, riportando campani ed umbri di nuovo in Serie cadetta. Nella sua unica stagione in Serie B, alla guida delle Vespe, il giovane tecnico (oggi 43enne) non è stato in grado di salvare dalla retrocessione la squadra, per questo il suo arrivo a Benevento è stato accolto con molto scetticismo, anche se per molti addetti ai lavori si tratta di un allenatore giovane ma emergente. Sistemata la panchina, il mercato sannita non ha fatto registrare il classico botto, tant’è che la migliore operazione condotta in porto si può dire sia stata la permanenza dei tre big Glik, Ionita e Lapadula. Certo, è rientrato un pezzo da novanta come Brignola (in prestito dal Sassuolo), sono arrivati Viviani e dal Genoa un trittico di spicco come l’esperto portiere Paleari, il mediano Calò ed il centrale Vogliacco. Ma l’obiettivo principale inseguito da Foggia, il centrocampista, alla fine – nella sessione estiva – non è arrivato: il club giallorosso aveva individuato nel 33enne Ivan Radovanovic la classica ciliegina, ovvero una buona alternativa a Calò con la giusta dose di esperienza, ma il serbo non ha trovato l’accordo col Genoa (società proprietaria del cartellino). Nonostante ciò in rosa per quella zone del campo non mancano le alternative, visto che Caserta può contare su calciatori del calibro di Ionita, il già citato Calò e Acampora, ma anche il forte colombiano Andrés Tello. Il tecnico potrà inoltre far leva sull’esuberanza del promettente Angelo Talia (2003). Il mercato estivo in uscita, per alleggerire il monte ingaggi, ha registrato, tra gli altri, gli addii di pezzi da novanta come Montipò, Caldirola, Dabo, Schiattarella, Viola, Kragl ed Antei. Il Benevento dopo questa scrematura ha dovuto un po’ correggere il tiro nel mercato di riparazione, quindi a gennaio, a fronte di operazioni minori in uscita (hanno lasciato il Sannio Vokic, Di Serio, Besit e Solimeno) si è voluto ulteriormente puntellare la squadra nei reparti che nella prima metà di stagione avevano un po’ arrancato. Si è detto del centrocampo col fallimento estivo dell’operazione Radovanovic, quindi nella sessione invernale è stato prelevato dal Pordenone il forte mediano Petriccione. Considerati poi i mal di pancia avuti nel girone d’andata da Lapadula, il DS giallorosso ha ritenuto opportuno puntellare anche l’attacco, così sono arrivati alla corte di Caserta anche l’ex Spezia Diego Farias e lo “squalo”, Francesco Forte, già allenato dal tecnico calabrese ai tempi di Castellammare. Infine, è rientrato all’ovile un difensore cresciuto proprio con la Strega, Gyamfi, che per i suoi trascorsi in giallorosso gode dello status di giocatore bandiera. Ad oggi, quindi, dopo tutte le operazioni di mercato descritte, il Benevento si ritrova una rosa di ventisette calciatori sotto contratto tra cui quindici over, ben dieci under e due calciatori bandiera. Un roster giovane (media a 26,5 anni) con addirittura tre slot over ancora liberi. Una rosa nel suo complesso che, se ha l’unico neo di essere un po’ corta, tuttavia può contare su over di assoluto valore che creano il giusto mix tra esperienza e reattività, facendo del Benevento una delle squadre più accreditate per il ritorno in serie A.

Ma come dispone in campo il suo 11 titolare Fabio Caserta? Il sistema di gioco di base che viene adottato è il 4-3-3, con il passaggio a un 4-5-1 in fase di non possesso con gli esterni d’attacco che scendono sulla linea dei centrocampisti a contenere la manovra avversaria. Con la squadra disposta a 4-3-3, in fase di possesso, i due centrali di difesa Barba e Glik (con il polacco infortunato, gioca Vogliacco) si allargano al limite dell’area, mentre il mediano Calò (a Cosenza non ci sarà perché, da diffidato, ha rimediato un’ammonizione nell’ultima uscita col Vicenza, quindi dovrebbe prenderne il posto uno tra Viviani e Petriccione) si abbassa per ricevere palla; i due terzini, il capitano Letizia o Elia a destra e Foulon a sinistra si alzano fin quasi alla linea di centrocampo. C’è sempre un tentativo di costruzione dal basso, ma se pressati i difensori centrali e il mediano optano per un lancio lungo a cercare l’esterno offensivo di turno, scelto da Caserta tra Improta, Insigne, se non gli adattabili Tello o Brignola o la punta centrale, uno tra Lapadula – attualmente infortunato – e Forte (ovvero Moncini, piuttosto che Sau). In fase di sviluppo il punto di riferimento è Calò ( Viviani, ovvero Petriccione) che dialoga spesso con le due mezzali Acampora e Ionita, che si alzano e vanno a occupare la zona alle spalle della linea mediana avversaria, predisponendosi alla ricezione in una forma di centrocampo scaglionato a “V.” Per questa ragione il play ricerca spesso la giocata in verticale per le mezzali stesse o per l’inserimento della punta centrale. Nel 4-3-3 di partenza almeno uno dei due esterni offensivi gioca a piede invertito, quindi le due fasce propongono soluzioni differenti in termini di finalizzazione. Con la palla sull’esterno sinistro si cerca più spesso il dribbling a rientrare per tentare la conclusione da fuori area, mentre dalla parte opposta si opta prevalentemente per una soluzione di cross in area a cercare il centrale d’attacco o l’inserimento di una delle due mezzali. In fase di non possesso i sanniti effettuano una pressione collettiva sui difensori centrali avversari che sono in fase di costruzione, per chiudere le linee di passaggio in verticale, finalizzata alla riconquista del pallone. A livello del centrocampo le due mezzali marcano a uomo i centrali di centrocampo avversari, limitandone le giocate, mentre il mediano è in posizione più arretrata fungendo da “filtro” davanti alla difesa. In generale nella zona centrale del campo il Benevento alza il suo livello di aggressività, tenta un maggior numero di contrasti e conseguentemente recupera un buon numero di palloni. Nella linea difensiva a quattro i difensori centrali, in particolare Foulon a sinistra e anche Letizia a destra, seguono l’uomo di riferimento anche fino alla linea mediana di campo, “rompendo la linea” e lasciando alle spalle una zona di campo libera per gli inserimenti avversari, che viene coperta dal centrale di riferimento. In fase di sviluppo della manovra avversaria la linea difensiva è piatta e sale in situazioni di palla coperta, mentre scappa verso la propria porta in occasioni di ripartenza avversaria, attendendo un intervento da parte di un centrocampista: solo quando la palla transita nei pressi del limite dell’area di rigore, aumentando la pericolosità dell’azione, il difensore di riferimento esce sul portatore di palla.

Il 4-3-3 di Fabio Caserta

Detto del 4-3-3 come modulo maggiormente adottato dal trainer di Melito, c’è da dire che giallorossi sono scesi in campo in stagione anche con il 4-2-3-1 quando vogliono essere particolarmente spregiudicati ed aggressivi (fu così, ad esempio, proprio contro di noi all’andata) ma anche con il 4-3-1-2, adottando Farias in posizione da trequartista. Una cosa è certa: quando affronta squadre più aggressive, Caserta tende a coprirsi un po’ di più ed al contrario sfrutta tutto il suo potenziale offensivo quando ha davanti squadre che tendono a chiudersi, provando – come detto – a fare esercitare ai suoi uomini un pressing alto per riconquistare palla e trovarsi rapidamente in porta. Per ammissione dello stesso Caserta, tuttavia, se la sua squadra viene attaccata questo potrebbe cogliere di sorpresa la Strega, com’è successo, ad esempio, proprio nella partita di domenica scorsa. Così il tecnico dei sanniti: “Avevo preparato la partita in modo diverso pensando che il Vicenza ci aspettasse e ripartisse ma non è andata così, perché loro venivano a prenderci alti”. Speriamo che Bisoli tenga conto di ciò e non imposti la squadra troppo bassa, come fatto contro il Monza, perché il fare passivo contro squadre così dotate tecnicamente, porta, prima o poi, ad incassare gol. Crediamo che Caserta, memore di quanto rischiato domenica scorsa, ma non ritenendo che il Cosenza adotti una tattica dal baricentro alto ed aggressiva sul portatore di palla, c’è da scommettere che domani insista sul suo 4-3-3. Sicuramente non prenderà sotto gamba l’impegno contro di noi, perché ha paura di un calo di tensione dei suoi, con il conseguente rischio che approccino senza la giusta concentrazione la partita: in questa fase della stagione, con la A ad un soffio, non c’è più spazio per sbagliare nulla. Già all’andata aveva voluto mantenere alta la tensione dei suoi, esprimendosi così: “…Sarà una gara molto difficile (...) Quando giochi (…) contro una che sulla carta pensi sia più facile, allora lì arrivano i problemi. Dobbiamo farci trovare pronti“. Una cosa è certa: a dispetto del fatto che il tecnico giallorosso sia solito confermare gli stessi undici che partono titolari (nelle ultime, vittoriose, tre gare era stato sempre così) perché, per bocca sua, non crede nel turnover, suo malgrado a Cosenza giocoforza, tra squalifiche ed infortuni, saranno diversi i calciatori che dovrà sostituire nel suo starting eleven. Sulla base del suo modulo preferito, il 4-3-3, l’ex allenatore del Perugia dovrebbe partire col confermatissimo Paleari a difesa della porta, davanti al quale la linea difensiva a quattro dovrebbe essere il primo reparto a vedere dei “nuovi” volti dall’inizio con, da destra a sinistra, Elia, Vogliacco (in vece dell’infortunato Glik) Barba e Foulon visto che potrebbe non farcela il capitano Letizia (se anche recuperasse, il mister potrebbe decidere di non rischiare un nuovo infortunio e lasciarlo in panchina); in mediana, considerato che Viviani non è al meglio, potrebbe finire Acampora (ovvero Petriccione anche se l’ex Pordenone non è entrato nelle grazie dell’allenatore) nel ruolo di play, in luogo dello squalificato Calò. Ai fianchi del centrale, un posto sembrerebbe assicurato per Ionita mentre il candidato per l’altro posto da mezz’ala potrebbe essere Tello. Nel reparto avanzato, infine, Caserta dovrà certamente rinunciare agli infortunati Lapadula ed Insigne, quindi nel suo tridente d’attacco potrebbe sistemarsi con, esterni Improta a destra (a piede invertito) e Farias a sinistra, mentre al centro non ci sono dubbi sull’impiego di Forte. Sicuramente non mancano i rincalzi e le scelte anche a partita in corso, visto la sovrabbondanza nel reparto che vede protagonisti anche uomini come Sau, Moncini, ma anche il giovane Brignola.

Concludiamo con alcune curiosità. Ancora una volta in questa stagione il Cosenza parte con il netto sfavore del pronostico e, a stare con i bookmakers la partita sembrerebbe irrimediabilmente segnata: le quotazione della vittoria della Strega (segno 2) sono ricomprese, analizzando 12 diversi siti di betting, tra 1,75 e 1,84; il pareggio (X) è visto come un risultato poco probabile con quotazione minima data a 3,20 e massima a 3,68; infine le previsioni che vedono invece prevalere i Lupi (1) pagano da un minimo di 4,34 ad un massimo di 4,80 volte la posta scommessa. A dire il vero, i ventidue precedenti disputati in val di Crati confortano: raccontano infatti di una pessima tradizione giallorossa, fatta di tante vittorie per i padroni di casa (quattordici) alcuni pareggi (cinque) e solo tre successi per la Strega, anche se il più recente è risalente proprio all’ultima partita disputata tra le due squadre, giocata il 9 febbraio di due anni. Attenzione, però, perché per trovare quella che ancora rimane l’ultima affermazione al Marulla dei Lupi, risale ancora a quando lo stadio si chiamava semplicemente San Vito ed esattamente a 36 anni fa quando grazie alle reti di due idoli della pedata cosentina, Urban e Bergamini, i rossoblu riuscirono per l’ultima volta ad avere la meglio sui campani. Per la gara di domani, con calcio d’inizio alle ore 20,00 in un primo momento era stato designato Antonio Rapuano di Rimini invece al San Vito – Gigi Marulla toccherà fischiare a Simone Sozza di Seregno che sostituirà il suo collega romagnolo. Il direttore di gara brianzolo sarà coadiuvato, nel suo lavoro, dagli assistenti Imperiale di Genova e Tolfo di Pordenone. Quarto uomo Saia di Palermo. Al VAR Di Paolo di Avezzano e AVAR Di Monte di Chieti. A seguire la partita ci saranno meno di duemila spettatori, trattandosi di una infrasettimanale ma anche considerata l’aperta contestazione del popolo cosentino nei confronti dell’odiato presidente Guarascio (VATTENE!).

Che Alarico sia con noi!

Sapiens

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