LA ZONA MORTA #38 – UNA COSA OSCENA. MA DOVETE FARVI DOMANDE SINCERE.

Niente di ciò che viene espresso è osceno. Ciò che è osceno è ciò che rimane nascosto. Nagisa Oshima

Ieri sera un amico mi ha telefonato in lacrime esordendo con un singhiozzante : “ E’ tutto finito!”. Pensavo si riferisse alla sconfitta, in una partita giocata più o meno come l’ultima in casa col Parma, invece era altro. O meglio, non era solo la sconfitta il motivo del suo incredibile scoramento, ma tutto ciò che è venuto fuori (ma sarebbe più corretto dire è stato sputato) in 11 anni di Presidenza Guarascio. Il mio amico ha più di 60 anni, quindi ha visto molte più partite di me. Soprattutto ha vissuto più Cosenza di me. Ha frequentato i gradoni del San Vito quando ancora erano freschi di costruzione, quando il ricordo di Zsengeller non era ancora sbiadito, mentre al vecchio Emilio Morrone giravano giovani squadre che battagliavano nelle categorie minori mostrando però dei interessanti virgulti che potevano essere utili ai colori rossoblù, all’epoca vuoti di un serbatoio giovanile adeguato. Ha conservato a casa sua anche dei vecchi manifesti delle partite, che aveva strappato accuratamente dai muri, o si era fatto regalare dai Bar in cui erano stati esposti. Si è fatto delle trasferte con Gigino Lupo, prima ancora che in Italia l’idea di tifo organizzato potesse formarsi in maniera concreta e attiva, ha una vecchi maglia che lui dice appartenere a Lenzi e – come dice lui – “si era potuto lustrare il cuore a Maggio”. Questa frase la disse nel 1988 quando, incontrandomi per Corso Mazzini proprio a Maggio, girava ammirando la città addobbata per la promozione. Credo sia stato il momento più alto per tifosi storici come lui che si erano fatti anni di serie D, C2 e C, vedere come finalmente dopo anni di agonia, ci ripresentavamo dopo quasi 5 lustri nella serie cadetta. Io non ero ancora adolescente, lui era ormai più che ventenne, con tanta energia e fiducia per quello che ci aspettava. Soprattutto era convinto che la generazione che aveva iniziato a sostenere la squadra dopo la sua, non si sarebbe fatta strappare la serie B facilmente, visto come riempiva lo stadio e ruggiva nel sostenere i nostri colori. “Gliela faremo vedere a tutti” diceva con gli occhi pieni di orgoglio cosentino. Vedeva questa promozione come un’occasione unica per dare alla città, non solo alla squadra, una dimensione storica che non ci era mai stata concessa. Era convinto che l’ambiente sarebbe stato sempre forte e presente nel poter lottare alla pari contro tutto e tutti. Perchè certo che tutti la pensavano come lui. Stava iniziando qualcosa di nuovo e storico, e percepiva l’aria di primavera. Non ha mai creduto che con il fallimento del 2003 si potesse dilapidare tutto, visto che quegli anni di B – sudati, lottati, mantenuti con la nostra “raggia” – ci avevano forgiato adeguatamente. Ed era sicuro che saremmo tornati alla nostra dimensione più consona, perchè ormai quello che avevamo visto ci aveva allargato gli orizzonti di piccola città di provincia, e resi consapevoli delle nostre capacità. La sera di Pescara del 2018 mi aveva telefonato in lacrime, inframezzando ogni frase di giubilo con un perentorio “hai visto?”. A lui Guarascio non è mai piaciuto – come quasi tutti i Presidenti del Cosenza – però era sicuro che anche lui ad un certo punto si sarebbe dovuto “piegare” a fare il Presidente in una maniera adeguata. Invece ieri ha deposto le armi. E confessarlo proprio a me credo sia stato ancora più doloroso, visto che da quando scrivo sul Blog mi ha sempre invitato a non prendermela troppo, a non attaccare ed evidenziare le ridicole e volontarie lacune della sua gestione, a non calcare la mano sulla serie di figuracce che raccogliamo ogni anno e che rimarranno indelebili negli annali della nostra gloriosa storia sportiva. Ma ieri non piangeva per colpa del Presidente e perchè ha dovuto ammettere che ho sempre avuto ragione su di lui, piangeva per come è finito l’ambiente. Quando ha esordito con quel è finito tutto intendeva quello. Vale a dire che la Cosenza che gli aveva fatto brillare gli occhi nel Maggio 1988 ormai si è dissolta, scomparsa. Tutto quello che ci ha sempre identificato e caratterizzato è andato perduto dietro alle assurdità e scuse che ci ha propinato questa Società in cattedra dal 2011. Ha fatto riferimento ad un mio pezzo che ho scritto intitolato Deserto rossoblu, affermando che noi siamo andati dietro al “beduino” peggiore, che ci lascerà fra le dune assolate a morire. Perchè l’acqua la deve bere solo lui, e la colpa era solo nostra che siamo oscenamente venduti al potere! L’immagine che gira, e che ha fatto indignare molti tifosi adesso, per l’ennesima uscita fuori luogo di Guarascio, è questa.

Al mio amico questa immagine non lo ha toccato più di tanto, visto che ha sempre ritenuto il Presidente un provincialotto che cerca di darsi tono e contegno, rendendosi ancora più ridicolo con i suoi comportamenti forzati e le sue foto ricordo. Non dimentichiamo che il potere – il Potere, come scriveva Pier Paolo Pasolini – è sempre osceno da che esiste il potere. Sia il potere che viene esercitato dal potere politico, economico e tecnologico su altri uomini e sulla biosfera; sia quello che ciascuno di noi ama esercitare sugli altri appena ne ha l’occasione. E l’oscenità con cui questa immagine ci è stata sbattuta in faccia non è tanto forte, se l’associamo ad altre immagini scattate da Guarascio. Per farvi capire di cosa parlo, ve ne giro un’altra che molti hanno dimenticato di associare a quella di domenica. Fu scattata durante Cosenza Reggina.

Notate qualche differenza? Io, sinceramente no. L’unica è solo che è presente nella foto l’attuale Sindaco, quello che del “Cosenza non ne vuole sapere”. Eppure è di mesi fa, e nessuno all’epoca aveva strillato scandalizzato per la cosa. Forse perchè le cose ancora andavano stranamente bene in campionato, e ci si poteva passare sopra. E qui tocchiamo il punto che sta a cuore al mio amico. Quello che lo faceva piangere rassegnato. Perchè che Guarascio sia quello che tutti sappiamo (anche quelli che miseramente provano ancora a difenderlo) cioè avaro, disinteressato, che non ha nessuna volontà di migliorare il Cosenza è ormai arcinoto. E questa è una cosa oscena per un Presidente di una squadra di calcio. Ma, più di tutte, adesso è diventata oscena la nostra irresponsabilità. Parliamoci chiaro, stiamo vivendo la fotocopia del campionato scorso, cambia solo che abbiamo provato tre allenatori e non insistito con uno. Stesso ridicolo budget, stessi giocatori presi senza criterio e possibilità di lavorare sulla qualità, ed un Ds più chiacchierone e fanfarone nel vedere fumo, ma per il resto c’è stata l’identica gestione alla carlona di questa proprietà. Come sempre. Cambiano gli interpreti, ma il risultato con Guarascio rimane identico.
E noi, cosa abbiamo cambiato come atteggiamento nel subire questa serie continua di umiliazioni? Nulla! Assolutamente nulla. Ancora c’è gente che mette post sul portare fiducia, pensare solo alla maglia, stare vicini alla squadra. Quale squadra? Se c’è un gruppo scollato in Serie B, quello è il nostro. Se c’è una proprietà invisa agli agenti dei giocatori – meno male che Guarascio paga! – siamo noi (poi uno si chiede come mai andiamo a prenderli all’estero ultimamente…) e se c’è una Società che non ha nessuna idea del futuro, siamo sempre noi! Siamo stati sotto il sole mentre perdevamo a tavolino il nostro esordio in B in casa, abbiamo taciuto su un tifoso storico daspato solo per aver detto a Guarascio in faccia di comprare giocatori alla categoria. Ci siamo pure beccati una serata senza partita e con lo spettacolo delle spugne per asciugare un campo senza drenaggio. Over 70 che non hanno riduzioni di biglietto, tribuna B inagibile da inizio stagione (qui mandiamo i ringraziamenti congiunti a Società e Comune!), ritiri aboliti dai due anni (tre, se ci mettiamo Braglia che sbraitò senza giocatori dicendo che “eravamo in mezzo ad una strada”) flotte di accrediti a chi “protegge” la figura del Presidente. E noi? Speriamo che anche stavolta fallisca qualcuno per riuscire a salvarci!
Le lacrime del mio amico sono tutte lì, perse nel vedere che non pensiamo più di “fargliela vedere” ma nello “stare a vedere” passivamente se anche stavolta la sfanghiamo! E addirittura abbiamo qualcuno che si urta pure se queste cose vengono ricordate, dando persino del catanzarese ai tifosi veri che non dimenticano queste umiliazioni! Adesso grazie a questi “filosofi esperti” si litiga fra di noi, e si perde di vista che basterebbe una semplice a chiara programmazione – fatta per bene, con un budget normale e con gente competente nei ruoli chiave dell’organigramma – da parte della Società ed il 70% del nostro malessere sparirebbe d’incanto! Ma no, preferiamo perseverare, al punto che basta vedere qualche squadra con delle irregolarità – senza che ancora ci sia una sentenza – per sentire certe cialtronerie come quella che “gli altri imbrogliano” e che meritiamo di salvarci solo per questo. Peccato che poi lo sappiamo come l’anno successivo sarà sempre lo stesso con Guarascio, forse anche peggio! Il calcio è cambiato dal 1988, è vero, ma siamo cambiati anche noi, e male! E la prova di tutto ciò è permettere che uno come Guarascio lucri sulle nostre divisioni, interessi, favori e protezioni politiche per continuare nella sua opera di distruzione. Che oggi ha già inaridito lo spirito del tifoso, quello conquistato nel 1988 e che ci ha accompagnato fino al 2018, domani magari ci porterà a convincerci che siamo solo dei poveri pezzenti, e che la Società fa veramente sacrifici!
E allora, per farvi assaporare le lacrime sincere del mio amico, vi chiedo di farvi una domanda. Una di quelle che non si possono evitare e che necessitano di una risposta onesta, diretta, di quelle che non potrebbe eludere nemmeno il Presidente col suo inascoltabile italiano. Quello che stiamo vivendo è osceno, ma quanto dietro tutto questo nasconde il fatto che lo è soprattutto perché lo stiamo permettendo noi? Che ormai vegetiamo e pensiamo ai nostri interessi e vantaggi prima che a difendere gli interessi (come tifosi, non come Società!) del Cosenza? Alla vostra coscienza e sincerità la risposta. Vi tocca tirarla fuori, non può più stare nascosta.

Sinn Feìn

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