IN FUORIGIOCO SARETE VOI


Quello che ci ha lasciato dentro la partita di andata dei playout a Vicenza lo sappiamo solo noi. Eravamo coscienti di affrontare una squadra e una società di cui ormai si chiacchiera apertamente persino a telecamere accese, come avvenuto su Sportitalia nell’immediato postpartita, nella trasmissione di Criscitiello e Pedullà in cui sia i padroni di casa che il loro parterre di ospiti hanno usato termini tra l’incredulo e lo scandalizzato nel valutare la prestazione arbitrale di Maresca e in special modo l’assurdità della motivazione dell’annullamento del gol a Caso – eravamo coscienti di affrontare qualcuno che ha la fortuna di imbattersi da settimane in discusse decisioni arbitrali a favore, eppure quello che ci sentiamo dentro dal triplice fischio in poi (ma già da durante la gara) lo sappiamo solo noi.
Io personalmente ho un veleno che mi sta ruggendo nelle viscere.
Ineccepibile, a proposito della trasmissione su Sportitalia, l’osservazione di uno degli ospiti: non c’è alcun dubbio che l’incontro di ritorno a Cosenza sarà arbitrato in maniera irreprensibile, ma ormai il danno è fatto. Il punto è proprio questo: cosa me ne faccio, ORA, del fatto che magari l’incontro di ritorno sarà davvero arbitrato benissimo? Magari proprio grazie all’arbitraggio impeccabile le due squadre si equivarranno, pareggeremo e saremo retrocessi. Perché sì, il danno è GIA’ stato fatto. Col gol validissimo che mi hanno annullato (NON per un semplice errore di quelli di una volta, dell’era pre-VAR, ma per l’interpretazione folle del regolamento da parte di un arbitro che pure ha avuto tutto il tempo di pensarci) io avrei vinto o anche solo pareggiato a Vicenza, e con un altro pareggio a Cosenza in un incontro equilibrato non compromesso da errori arbitrali mi sarei salvato. Ora invece ci tocca inseguire da zero a uno, indebitamente.
Ecco perché come ci sentiamo adesso lo sappiamo solo noi.
Le perle incastonate da Maresca in una collana che lascia sbigottiti sono da camicia di forza, giusto per non scomodare sospetti che pure ormai attanagliano Cosenza e i cosentini, ringhianti come i loro Lupi e incapaci di distogliersi dal meditare cupi propositi omicidi.
Nelle ore immediatamente successive, incurante e con grave sprezzo del ridicolo, è accorso Marelli (come ti sbagli?) in soccorso all’ex collega. Marelli, una volta arbitro (da nessuno rimpianto) oggi opinionista web e televisivo – del resto, com’è che si dice? Chi sa fa, chi non sa insegna. Aggiungo io, chi non è manco buono a insegnare fa l’opinionista. Marelli, il grande & irreprensibile. Sbarcato dalle sue piattaforme social direttamente su DAZN, il nostro si è da subito voluto far notare per la sua aria saccente e soprattutto per le sue fisime da bastian contrario: avrà evidentemente ritenuto che doveva pur in qualche modo discostarsi dagli altri moviolisti TV, per emergere. La sua indole non ha mancato di manifestarsi nemmeno in questo caso: pressoché unica voce fuori dal coro di indignazione che sta percorrendo l’Italia – con loro buona pace, siamo lieti di escludere anche qualche ineffabile testata vicentina – il nostro si è affrettato non dico tanto a dichiarare urbi et orbi irregolare il gol di Caso, ma persino a parlare di situazione banale per la quale sarebbe pretestuoso anche solo polemizzare.
Poi dicono che la gente si innervosisce.


Il ragionamento regolamentare di Marelli è oltremodo lunare – e per sostenerlo l’ex arbitro da nessuno rimpianto scomoda circolari degli organismi internazionali che dovrebbero dirimere casi del genere e che secondo lui darebbero ragione a Maresca: peccato intanto che i video che i suoi accoliti postino nei commenti Facebook non c’entrino nulla con la fattispecie specifica del nostro gol.
Marelli, intanto, dilata il concetto di immediatezza all’inverosimile: è immediatezza la contesa al pallone di Caso su De Mayo, nonostante questi abbia tutto il tempo di vedere la palla arrivare, tentare lo stop, sbagliarlo, inseguire la palla e toccarla addirittura una seconda volta prima che Caso se ne impossessi. A questo Marelli aggiunge un altro concetto sublime: Caso non può essere rimesso in gioco dalla giocata del difensore biancorosso perché altrimenti si gioverebbe indebitamente della posizione di fuorigioco. Un’assurdità totale: TUTTI I GIOCATORI IN FUORIGIOCO RIMESSI IN GIOCO DA UN AVVERSARIO SI AVVALGONO E SI GIOVANO DELLA LORO ORIGINARIA POSIZIONE IRREGOLARE. E ovviamente se partissero da posizione regolare non ci sarebbe alcun bisogno che il regolamento preveda la possibilità di rimetterli in gioco, perché lo sarebbero già (davvero dobbiamo spiegare questo?).
Altra considerazione in tema di immediatezza: questo concetto viene sviluppato per impedire (Marelli dixit) che un attaccante si giovi della originaria posizione di fuorigioco – tu non puoi segnare così, si esprime quasi testualmente il nostro, perché lì in realtà non potevi stare e se non fossi stato in fuorigioco non avresti fatto gol dopo l’errore del difensore. Peccato che nel caso concreto Caso, già quando De Mayo si accinge a stoppare, sia già tornato in posizione regolare: beninteso, nessuno intende sostenere ovviamente che questo sani in senso assoluto il fuorigioco (naturalmente, se il rinvio di Matosevic avesse raggiunto direttamente Caso, si sarebbe trattato di classico fuorigioco di rientro), ma nessuno ci può venire a dire che Caso non poteva stare lì e si sarebbe giovato di essere in posizione irregolare. Caso al massimo è solo partito in posizione irregolare, poi sanata dalla giocata di De Mayo. Ed è da posizione regolare che infine contende palla al difensore del Vicenza, senza nemmeno l’ombra di quella immediatezza di cui si va cianciando in giro.
Perché l’altro punto focale è questo: Caso si disinteressa del pallone praticamente fino all’ultimo. Solo un attimo prima che De Mayo tenti lo stop (una frazione di secondo, letteralmente) il numero 10 del Cosenza, che fin lì stava trotterellando, comincia a girarsi verso il difensore e a maturare l’idea di contendergli il pallone. Per capirci, i casi scomodati da Marelli & accoliti riguardano giocatori in fuorigioco che da subito, e direttamente dalla posizione irregolare, disturbano o contendono palla al difensore che ha sbagliato una giocata (e spesso l’ha sbagliata proprio perché reso insicuro dalla vicinanza di un avversario), ed è solo in questi casi che l’attaccante non è rimesso in gioco perché con troppa immediatezza approfitta della posizione irregolare e dell’errore altrui.
Vogliamo ricordare a tal proposito un celeberrimo caso limite? Abbiamo già rimosso il modo in cui Mbappé ha fatto vincere alla Francia la Nations League nella finale contro la Spagna? Lì il fuoriclasse francese era nettamente in condizioni di maggiore immediatezza rispetto a Caso – non solo: il difensore spagnolo, ignaro del fuorigioco dell’avversario, interviene appositamente per impedire che la palla giunga al centravanti del PSG, e non sarebbe certo intervenuto (quindi non avrebbe rimesso in gioco Mbappé) se avesse saputo che l’altro era in posizione irregolare; ergo, lo spagnolo è stato chiaramente disturbato da Mbappé, che con la sua sola presenza ravvicinata ha impattato sulla sua azione, eppure non solo il gol è stato concesso (anche rivisto alla VAR) ma Rosetti, il capo degli arbitri italiani, ha parlato di decisione corretta. Lì l’immediatezza di Marelli dov’era?
E parliamo di una gara disputata pochi mesi fa, nell’ottobre 2021, ovvero in questa stessa stagione calcistica. Non mi consta che le regole sul fuorigioco (ma nemmeno le loro interpretazioni) possano cambiare in corso di stagione.
A proposito: altro concetto caro all’ex arbitro da nessuno rimpianto è quello di azione dell’attaccante un fuorigioco che impatta sull’azione del difendente – in sostanza, non c’è attaccante rimesso in gioco e il fuorigioco rimane se l’attaccante impatta in qualche modo con l’azione del difensore, portando attivamente all’errore. Marelli spiega (si fa per dire) che impattare non è influenzare e si può impattare sull’azione del difensore, quindi non rientrando nella casistica dell’attaccante rimesso il gioco, senza bisogno di influenzarlo.
Io non so e non ho capito cosa intenda con questo l’ex arbitro da nessuno rimpianto, ma in questo siamo fortunati: ce lo spiega il regolamento stesso, anzi, direttamente la guida AIA per gli arbitri, la quale specifica che “nel contesto della regola 11, l’espressione azione che impatta sull’avversario si riferisce alla capacità (anche potenziale) del difendente di giocare il pallone e si applica a quelle situazioni in cui il movimento del difendente per giocare il pallone viene ritardato, ostacolato o impedito dal calciatore in fuorigioco“. Qualcuno avrebbe forse l’ardire di sostenere che l’azione di Caso (che non c’è: come abbiamo visto, Caso non fa nulla) ritardi, ostacoli o impedisca il tentativo di stop di De Mayo, che nemmeno si era accorto di lui? O forse si vuole osare affermare che anche successivamente allo stop sbagliato del difensore e al suo vano inseguimento della palla Caso (intanto in posizione regolare da diversi secondi) fosse ancora in fuorigioco e non avrebbe dovuto contendere il pallone a De Mayo?
Insomma, Caso non viene rimesso in gioco MAI?
Ah, aggiungiamoci che il regolamento, per evitare un fiorire di interpretazioni discrezionali su ogni singola azione simile, fornisce anche un parametro minimamente oggettivo, chiarendo che interferisce con l’azione del difendente l’attaccante che è a meno di 1.5 metri di distanza nel momento della giocata errata che gli fa pervenire la palla. Basta guardare le immagini per scoprire tranquillamente che quando De Mayo sbaglia lo stop Caso è a quattro metri almeno da lui.
Ci sarebbe anche il trafiletto che dedica alla sconcezza il Corriere dello Sport, che arriva a scrivere addirittura che “l’aiutante n.1 (segnalinee) non segnala (errore grave), il VAR Mariani richiama Maresca: secondo le disposizioni dell’UEFA l’offside si concretizza perché nell’immediatezza Caso va sul pallone toccato (e non giocato, ma sarebbe cambiato poco) da De Maio“, ma francamente perderei solo tempo nel replicare a chi sostiene che addirittura De Mayo abbia solo toccato (!!!) e non giocato (…!!!) il pallone: evidentemente il moviolista del CorSport parla per sentito dire e non ha visto non dico la partita, ma nemmeno l’azione incriminata.


Questa circostanza incresciosa, che sta facendo giustamente gridare allo scandalo l’Italia (l’imbarazzo dei commentatori di SKY nel raccontare il fatto è evidente), rischia però di far passare in secondo piano un autentico errore tecnico che per certi versi è persino più grave di quello sul gol annullato al Cosenza (che, pur proprio al limite, resta ancora di un millimetro nel campo delle valutazioni personali): naturalmente mi riferisco a quanto abbiamo visto tutti all’88’ e che ha poi raccontato anche Bisoli a fine partita in conferenza stampa.
Riavvolgiamo il nastro perché qui siamo addirittura al surreale: pochi minuti alla fine, il Cosenza prepara una doppia sostituzione sfruttando così l’ultimo slot a disposizione per i cambi. Hristov si accinge a rilevare Bittante, Laura è pronto a subentrare a uno stremato Larrivey (il centravanti argentino ha giocato a fatica, ancora reduce dallo stato influenzale che ne ha minato gli allenamenti in settimana). Sa il Cielo quanto ci avrebbero potuto fare comodo in ripartenza nel finale le sgroppate a tutta velocità del francese. Ma appena Hristov entra al posto di Bittante, nell’incredulità della nostra panchina, Maresca fa riprendere il gioco.
Laura è attonito, Bisoli si guarda intorno smarrito, il primo a mutare in furia lo sgomento è il vice allenatore Chiodi, che chiede in maniera abbastanza colorita al quarto uomo cosa diavolo stia succedendo. Probabilmente è in imbarazzo anche il quarto uomo: Laura è da diversi minuti a bordo campo ed era fin dall’inizio accanto a Hristov, che la sostituzione fosse doppia era chiaro da subito e lo sa anche lui. Poi, anche ricostruendo quanto detto da Bisoli a fine gara, pare sia accaduto l’impensabile: Maresca avrebbe segnalato in qualche modo alla nostra panchina che l’ingresso in campo del francese per Larrivey sarebbe potuto avvenire di lì a poco, comunque alla nuova interruzione del gioco. Solo che il Cosenza aveva finito gli slot per i cambi.
Chiodi si rende conto di cosa ha combinato il direttore di gara – praticamente ci ha impedito di fare una sostituzione, una cosa davvero mai vista – e non lo tengono più: scaglia il tabellone luminoso delle sostituzioni a terra mentre inveisce contro terna arbitrale, quarto uomo, quinto uomo, sesta centuria, santi & arcangeli in colonna. Arriva Maresca e ineffabilmente gli mostra il cartellino rosso, non bastandogli l’aver già espulso Goretti e Kevin Marulla.
Dirà ai giornalisti Bisoli che mai gli era capitata una cosa simile in carriera (e mai noi l’avevamo vista, se è per questo): “l’arbitro si era completamente dimenticato che avevamo finito gli slot: in ogni caso, francamente, quando operare le mie sostituzioni voglio sceglierlo io e nessun altro“.
C’è addirittura materiale per un ricorso.
Tutto il resto ormai lo stiamo discutendo da giorni: io non me la prendo con la mancata ammonizione di Diaw (ci sta che il suo fallo di mano possa essere considerato involontario), ma le mancate espulsioni di Maggio e Giacomelli non hanno nessuna giustificazione. Peggio, l’intervento di Maresca, che dopo la manata in faccia di Maggio a Vallocchia interviene ad abbracciarli per calmarli (!!!), non è quello di un arbitro che lì ha il dovere regolamentare di estrarre il rosso ma quello di uno che è disposto a fare qualunque cosa pur di non espellere un giocatore del Vicenza.
A proposito: quando diciamo che i vicentini giovedì sera hanno giocato in dodici non è per malignare. In verità erano proprio dodici, anche senza voler contare Maresca, quantomeno in occasione del loro gol, quando da diversi secondi prima che la palla entrasse c’era già in campo il loro tesserato Balzaretti – che però ha avuto il buon gusto di restarsene in maniche di camicia anziché indossare anche lui la maglia a strisce biancorosse.
Sì, dico davvero:

La palla ancora è in gioco, lui era già dentro il campo di tre metri almeno da parecchi secondi.

E questo è solo un fermo immagine ad azione inoltrata, eh – capisco che si possa anche pensare che vista tutta l’azione si scoprirebbe che è solo un peccatuccio veniale. Ma facciamo così: cosentini, vicentini, neutri, arbitri, esperti, andate tutti a rivedervi il video del gol dall’inizio per scoprire da quanto tempo era già dentro il campo il dirigente Balzaretti.
Mi pregio allora di ricordare che, per il regolamento del giuoco del calcio, la fattispecie “rete segnata con una persona in più sul terreno di gioco” viene prevista e la norma che la disciplina recita che “se, dopo la segnatura di una rete, l’arbitro si accorge, prima che il gioco riprenda, che c’era una persona in più sul terreno di gioco nel momento in cui la rete è stata segnata l’arbitro non convaliderà la rete se la persona in più era una persona estranea e ha interferito con il gioco, oppure se la persona in più era un calciatore titolare (uscito dal terreno e rientrato senza autorizzazione) di riserva o sostituito, o ancora un dirigente della squadra che ha segnato la rete“. Così, a occhio, ho come l’impressione che si ricada pienamente nella casistica di quest’ultima eventualità.
Considerando che il gol del Vicenza è stato rivisto alla VAR e il gioco è ripreso ben dopo che si sono svolti i rituali controlli, qualcuno (Maresca, Marelli, l’AIA, la FIFA, Putin, chi vi pare) mi spiega come abbiano fatto i preposti al controllo a non vedere che un dirigente della squadra avversaria era ben dentro il terreno di gioco da diversi secondi, a pallone ancora in gioco? Le immagini che abbiamo noi sono le stesse di quelle televisive e molto meno accurate, immagino, di quelle che abbiano in sala VAR – spiegarci come siano riusciti a non vederlo gli verrà molto difficile.
O, se lo hanno effettivamente visto, ci possono nel caso spiegare come gli è venuto in mente che questo potesse essere un gol valido? Chiaramente il tesserato del Vicenza, signor Balzaretti, non interferisce con l’azione, ma in quanto appunto tesserato del Vicenza (dirigente) la sua presenza in campo origina la violazione individuata dalla regola con precisione e con altrettanta precisione sanzionata con l’annullamento del gol.
Qualcuno ci darà mai una spiegazione?
A noi di un piccolo blog di provincia magari no, ma è notizia di ieri che De Lieto, per conto della società Cosenza Calcio, ha chiesto esaustivi chiarimenti su tutto quello che è successo al Menti a chi di dovere – e ci si attende che questi chiarimenti siano molto convincenti. Magari a una società che fa una richiesta ufficiale qualcosa la diranno, chissà.
Quanto fin qui espresso credo fosse dovuto, visto che è un preciso dovere (anche nostro: siamo i Lupi da guardia) impedire il tentativo mediatico di salvare Maresca mediante ragionamenti sofistici che tendono a stravolgere l’applicazione del regolamento così come l’abbiamo vista coi nostri occhi (ancora ribadisco: il gol di Mbappè alla Spagna). Un tentativo di salvataggio mediatico che può anche essere casuale, ma nella situazione in cui siamo e con le cose viste per un anno intero – e specialmente negli ultimi turni – è facile che faccia sorgere il sospetto che si stia cercando di cancellare la sgradevole impressione che col Vicenza la si stia facendo troppo sporca. Un Vicenza che si presenti al Marulla da indebitamente favorito dall’arbitro nella gara d’andata si direbbe troppo moralmente condannato alla sconfitta, che tutti vedrebbero come una sorta di giustizia: ecco, si rischia che ci si faccia l’idea (magari sbagliata, per carità) che a qualcuno dietro qualche leva di comando, lungi dalla doverosa neutralità, dispiaccia troppo che a perdere questi playout sia il Vicenza, e quindi si provi a cancellare dalle coscienze quell’idea che il Lane scenda a Cosenza con un gol di vantaggio per una vittoria rubata.
Quello che però voglio e vogliamo tutti chiarire ora è un messaggio ancora fondamentale: NON E’ ANCORA FINITA. Non siamo ancora morti e abbiamo un incontro di ritorno davanti a noi, da giocare al Marulla davanti a ventimila spettatori. Ve lo giuriamo, noi tutti (tifosi, allenatore, giocatori) daremo tutto ciò che abbiamo. Tutto, fino all’ultima stilla.
C’è una partita da giocare per la vita e per la morte – e faremo capire a tutti cosa significa giocare per la vita e per la morte in un Marulla stracolmo.
Per la vita e per la morte, vi aspettano le zanne del Lupo.

NubeDT

Un pensiero su “IN FUORIGIOCO SARETE VOI

  1. Nicola

    Grande.Articolo giustissimo come tutti i vostri. Posso permettermi un consiglio? Perché non inviate la vostra precisa disamina della partita… cosi….. interamente…. a qualche testata nazionale…. o Tv in modo da far rendere conto l’Italia intera di questo schifo? Grazie

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