RITORNO AL FUTURO


L’anno prossimo sarà un campionato durissimo, di gran lunga superiore a quello appena finito. Se resterò? Aspetto notizie dal presidente per capire se si può programmare la prossima stagione“.
Diciamoci la verità, non rappresentano sicuramente una doccia fredda ma le parole di Bisoli, a margine della festa promozione – e pronunciate dopo una cena con gli sponsor programmata da tempo che i media hanno invece spacciato da summit col presidente per tracciare il futuro del Cosenza -, qualche allarme lo fanno suonare.
Chiariamo questo primo passaggio: non c’è stato alcun summit tecnico-societario e di futuro del Cosenza non si è ancora parlato. Lo ha confermato Bisoli, dopo la cena (dicendo che al massimo si è parlato della festa salvezza), ma lo aveva indicato già prima, quando ha detto che prima di tornare a casa doveva partecipare a due cene con gli sponsor per come aveva promesso al presidente. Cene con gli sponsor e nulla più. Io posso anche tristemente capire perché certa stampa ha presentato la cosa come summit per gettare le basi del Cosenza della prossima stagione ma credo che mai come stavolta sia un crimine irresponsabile mentire ai tifosi e illuderli – nulla teoricamente ancora esclude che per la prossima stagione la società voglia finalmente fare le cose per bene (a Cosenza da tempo un sogno), ma non è la cena dell’altra sera l’indizio che possa far essere ottimisti.
Che i media abbiano parlato di summit, lasciando peraltro implicitamente intendere che si sia già tutti d’accordo nel proseguire il rapporto professionale con l’allenatore che ha portato i Lupi alla salvezza – e sottintendendo altresì che la società sia già proiettata al futuro perché non vuole più ripetere gli errori degli ultimi anni -, è una vistosa scorrettezza nei confronti dei tifosi.
Ripetete con me: è stata solo una cena con gli sponsor, non un summit tecnico, e della prossima stagione ancora non ne ha parlato nessuno con nessuno e ancora non ci sta pensando nessuno. E in tutto questo ancora nulla si sa di Goretti, se resta o va via, con Guarascio che dice che lo incontrerà presto e lo convincerà a restare perché vuole riconfermarlo ma è esattamente quello che diceva di Trinchera (ci incontreremo a giorni, mantra ripetuto già al termine del calciomercato invernale 2020-2021 eppure fino alla fine non si sono visti più).
Il direttore sportivo si è incontrato – lui sì – col presidente (ne parleremo prossimamente), e subito è stato fatto trapelare ai tifosi un ottimismo basato su non si sa bene cosa: Goretti ha indicato le sue condizioni essenziali per restare, che poi sono quelle – budget di categoria, accordi con i proprietari delle strutture sportive per consentire alla squadra di allenarsi con regolarità tutto l’anno senza girovagare, tempistiche decenti sul calciomercato – richieste da ogni DS passato da qui e puntualmente disattese. Il presidente ha nicchiato, ci sta riflettendo, a parole si è detto disponibile genericamente a qualunque impegno ma nei fatti ha preso tempo per pensarci. I corifei già sbandierano un accordo ormai prossimo, addirittura qualcuno arriva a scrivere che Goretti non ha alternative e che quindi accetterà di restare a prescindere se sarà accontentato o meno. Deve comunque passare l’idea, e certi articoli che raccontano il nulla (ma lo vestono di ottimismo) servono a questo, che Guarascio avrebbe deciso di imprimere una svolta alla sua gestione societaria. Ma la realtà è che lui ci deve pensare – e sappiamo benissimo quanto durano le sue meditazioni – e troppe volte abbiamo visto come si sono concluse vicende simili: con divorzi clamorosi (e settimane perse per scegliere i successori) o con vuote rassicurazioni per convincerli a restare, promesse puntualmente tradite al momento dei fatti: quindi rischiamo un ritorno a un futuro drammaticamente simile a travagliatissime annate già vissute. L’ottimismo di queste ore non solo lo rispediamo al mittente, ma ci sembra irriguardoso nei confronti dei tifosi.
Aspetto notizie dal presidente per capire se si può programmare la prossima stagione.
A me da questi primi spifferi sembra che gli errori degli ultimi anni si stiano ripetendo pari pari.


Goretti a parte, qual è o quale sarebbe il problema con Bisoli?
Provo a indovinare: NON è uno yesman. Lo dicono il suo carattere e la sua carriera. Bisoli è quel tipo di allenatore che piace moltissimo a Guarascio per otto mesi di campionato (con poco fa miracoli, ti salva la serie B e i relativi introiti) ma non da averlo in sella (o in panchina) nei cruciali periodi delle finestre di mercato – perché non è un allenatore che si fa piacere Trotta, si fa andare bene Mbakogu o non alza la voce quando si sarebbe chiuso per Casasola ma poi salta misteriosamente tutto. Nei periodi di calciomercato, a Guarascio piacciono molto di più gli Occhiuzzi, che non mettono bocca sulle operazioni al risparmio della società – nemmeno quando gli tolgono Baez da dentro il piatto per incassare un milione dalla cessione e mettergli in mano al suo posto un ex calciatore. Allenatori che non si lamentano né con la piazza né con la stampa, che avallano qualunque calciomercato, grati già di aver ricevuto in dono una panchina di campionato professionistico.
Bisoli non è così. Ed è probabilmente questo anche uno dei motivi per cui, in vista del calciomercato invernale scorso, non solo si sia esonerato Zaffaroni (che si aspettava che dalla nuova sessione arrivassero giocatori che potessero rappresentare il mantenimento di promesse che gli erano state fatte) ma sia anche stato scelto Occhiuzzi al suo posto, anziché virare direttamente su uno alla Bisoli – che però avrebbe voluto un certo tipo di calciatori (e anche subito) alzando la voce, altro che perdere settimane dietro a Sonny D’Angelo senza poi nemmeno riuscire a prenderlo.
Ecco perché ora che bisognerebbe mettere le carte in tavola e parlare dei progetti per la prossima stagione Guarascio nicchia e Bisoli aspetta notizie. A mettere in campo quei progetti, a programmare, a parlare di investimenti dovrebbe essere la stessa persona che in serie D chiese a Stefano Fiore se non ci convenisse economicamente, invece di sobbarcarci la trasferta di Coppa Italia Pro a Portogruaro (allora in serie B), non andare, risparmiare sul viaggio e perdere a tavolino – la stessa persona che in serie C si era mostrata fredda e poco disponibile quando, appena assunto Trinchera, il nuovo DS le parlò di serie B e di ambizioni di un certo tipo.
Ecco, costui oggi dovrebbe sedersi a parlare con l’allenatore (e il direttore sportivo) per elaborare strategie e programmare un campionato che ci vedrà opposti ancora a Brescia, Parma, Spal, Benevento, ma anche a Bari, Genoa, Modena, Cagliari, Venezia, e poi ancora le ricchissime e ambiziose Como, Ternana, eccetera. Naturalmente programmare una stagione del genere e affrontare siffatti avversari (il rischio altrimenti è che di punti stavolta ne faremmo dieci in tutto) prevede impegno, sacrifici, investimenti, pagare per giocatori di livello, pagare per circondarsi di competenze, pagare per avere a disposizione campi di allenamento e centri sportivi, eccetera – insomma, si prospetta un impegno di grande portata e questa non è la musica che piace sentire al vertice della società, che piuttosto gradisce ritornelli giustificatori del tipo sono solo (quando poi imprenditori a bizzeffe, a partire da Di Donna passando per Presta, hanno dichiarato di averlo avvicinato quantomeno per affiancarlo e di essersi sentiti rispondere che lui non vuole soci ma solo sponsor).
Questa è la persona da cui Bisoli aspetta notizie. Io non sono tranquillissimo.
E chiariamo un’altra cosa: oggi è tutto un profondersi in elogi alla società da parte di gente sconnessa con la realtà (o molto ben connessa al proprio portafogli: difficile credere che davanti a certe affermazioni improvvide non ci sia un tornaconto per nessuno…) che sostiene incredibilmente che, a differenza degli altri anni (e meno male che almeno ammettono che gli altri anni…), stavolta per la prossima stagione si partirà da una base che ci sarebbe già e su cui si potrebbe costruire.
Quanto FALSA sia questa affermazione lo abbiamo già visto un paio di giorni fa: NON C’E’, ANCORA UNA VOLTA, NESSUNA BASE SU CUI COSTRUIRE. L’organico andrà nuovamente rifatto da capo a luglio (si spera, a luglio: di solito si procede tra fine agosto e inizio settembre). Avere, oggi come oggi, potenzialmente 3-4 possibili titolari per l’anno prossimo, altri 4-5 rincalzi e poi – per quanto riguarda la lista di quelli che a oggi andrebbero in ritiro, trionfalisticamente sbandierata da certuni – solo dei nomi buoni come riempitivo, NON significa nemmeno lontanamente avere una base su cui costruire: semmai è una situazione che preoccuperebbe qualunque altra società di serie B. Per noi, abituati al nulla degli anni precedenti, quasi sembra il paradiso.
Chiariamo allora: i titolari, alla luce del livello della serie B – specie della prossima ventura – attualmente sono Vaisanen, Florenzi, Larrivey, mettiamoci pure Rigione e Hristov; i rincalzi sono i due portieri (anche se in assenza di meglio uno dovrebbe essere titolare), Venturi, Kongolo, Voca, Vallocchia, Zilli; il tutto volendo considerare come una formalità l’esercizio dell’opzione per il rinnovo di Vaisanen e Kongolo. Stop, tutto il resto di quelli oggi dati in partenza per il ritiro in quella lista sono giocatori su cui non si può assolutamente contare per fare la serie B (Corsi, Sueva, Tiritiello, giovani come Arioli, Nicolau e Lavardera, eccetera), non scherziamo.
Mancano, a voler essere buoni, almeno 15-16 giocatori, gran parte dei quali necessariamente titolari e quindi necessariamente (alle tasche del presidente piacendo) da serie B. Qualunque società della cadetteria farebbe seriamente incupire i propri tifosi, in condizioni così. Da noi si dice tranquillamente che ci sarebbe una base su cui costruire.


Una situazione simile, con l’allenatore in attesa di garanzie dal presidente per accettare la riconferma, si è vissuta al termine della prima stagione di serie B dopo il ritorno in cadetteria, nell’estate di tre anni fa. C’era da riconfermare Braglia e anche Braglia non era tipo da accettare situazioni oltre il limite del pressappochismo e della superficialità – quindi al tecnico di allora furono fatte determinate promesse, come tutti ricorderanno, durante proprio uno di quei summit tecnico-societari (no, niente cene con gli sponsor, quello era un summit vero). Promesse e rassicurazioni che lo portarono ad accettare, per esempio, di rinunciare a Embalo (appena svincolatosi dal Palermo ormai radiato), che aveva concluso da noi alla grande la seconda parte di stagione dopo il prestito a gennaio dai rosanero e aspettava anche lui notizie. Braglia gradiva moltissimo che Embalo fosse riconfermato diventando di proprietà, da ormai svincolato che era, la società lo convinse ad accettare di sedersi ancora sulla nostra panchina dicendogli che per Embalo potevano magari non esserci i soldi (andrà in un ricco club della massima divisione belga un mese dopo) ma che poteva stare tranquillo perché comunque quei fondi si sarebbero utilizzati per rinforzare la squadra in altro modo, ovvero provvedendo a trovare e ingaggiare lo stesso giocatori di categoria utili alla causa.
Braglia ci credette e accettò.
Come andarono le cose lo ricordiamo tutti, credo. Il calciomercato di quell’estate fu una barzelletta (Cissé, Mokulu, il sempreverde Mbakogu, Nzola, il centroamericano Acosty, Rosseti, Tupta, qualcuno scomodò Budimir facendone inferocire il procuratore), le promesse a Braglia non vennero mantenute e l’allenatore ne ebbe per tutti – ma soprattutto per uno – in ogni intervista da lì all’eternità, tanto che anche l’estate scorsa, a distanza di due anni, circolò un suo audio leggendario.
Braglia fu esonerato, lo sostituì Pillon, poi ci fu la pandemia.
Ecco, io arrivo a dubitare fortemente che Bisoli possa oggi accettare semplici parole senza lo straccio di una garanzia sul rafforzamento autentico della rosa, ma tutto può essere. La lezione di Braglia è stata abbastanza diffusa e imparata e la nomea di Guarascio in serie B è risaputa a ogni latitudine. Se ho paura che Bisoli non accetti la riconferma non è tanto il timore di perdere l’allenatore (che benissimo ha fatto qui ma benissimo possono fare anche altri) quanto il terrore che questo eventuale rifiuto sia indizio che i programmi societari siano ancora al risparmio più abietto e che il presidente, lungi dal trarre lezioni dalle ultime stagioni, voglia imperterrito ripercorrere la strada della squadra costruita in piena economia e con gli scarti altrui, i prestiti a speranza e gli svincolati.
Il tutto per affrontare una stagione in cui le società che mireranno al salto di categoria saranno addirittura più della metà e in generale ci saranno probabilmente 17-18 squadre su 19 sulla carta di gran lunga superiori a noi, al momento. Noi abbiamo in mano un organico che, se i prestiti non verranno riconfermati in qualche modo, ha conquistato (si fa per dire) 35 punti e che aveva i suoi punti di forza in elementi come Camporese, Caso, Situm, Millico quando ha giocato, eccetera – ovvero tutti giocatori che hanno lasciato Cosenza per tornare alle società di appartenenza.
Non facciamoci ingannare: le luci dei riflettori del Marulla sono spente, la notte di venerdì 20 maggio è passata in gloria, la festa è stata bellissima ma gli abbracci sono finiti ed è ora di guardare in faccia la realtà – questa squadra va enormemente rinforzata e per farlo occorre una programmazione seria e investimenti serissimi. E nell’ottica del rafforzamento inserisco anche il dotarsi finalmente di un centro di allenamento in città fisso, stabile, efficiente e funzionale (magari anche di proprietà, ma non spero che Guarascio comprenda questo) per non far peregrinare la squadra da una parte all’altra per preparare le partite (per non parlare delle condizioni in cui devono operare le giovanili).
E’ arrivato il momento degli investimenti veri e seri, in campo e fuori (e in realtà sarebbe arrivato da anni: ora semmai è arrivato il momento in cui non si può più rimandare). Cosenza non può e non vuole più sentirsi rispondere dal presidente che avrebbe già investito nei seggiolini dello stadio, perché se così ha inteso prendere in giro la piazza è una cosa grave ma se ci credeva davvero a quello che ha detto allora è peggio che grave (e comunque nessuno ha mai visto un seggiolino fare gol).
Il primo passo è telefonare a Bisoli che aspetta notizie e dirgli quello che tutti vorremmo gli si dicesse, dopo aver detto sì a tutte le richieste di Goretti tese a portare la società finalmente nel 2022 – il secondo, un minuto dopo, è fare seguire i fatti a quelle parole. Siamo ancora a fine maggio e con tutto il tempo che c’è noi però cominciamo fin da ora a tracciare questa strada: non sarà come gli altri anni, non si potrà andare avanti impunemente a pagliacciate senza che nessuno alzi la voce – la musica è cambiata, qui ora ci sono i Lupi da guardia.
Vogliamo vedere progetti, investimenti, giocatori di categoria e strutture.
Buon lavoro a tutti coloro che dovranno fin da ora preparare la stagione 2022-2023 del Cosenza Calcio e far sì che sia finalmente ricca di soddisfazioni per i tifosi rossoblù (con l’augurio che gli oltre 20mila del 20 maggio affollino gli spalti sempre più spesso e per ben altri traguardi): noi su quel lavoro che vi auguriamo sia buono vigileremo tutti i giorni, ferragosto compreso.

NubeDT

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