LA ZONA MORTA #50 – VECCHIO DIFETTO.

Nessuno è più povero di colui che non ha gratitudine. La gratitudine è una moneta che possiamo coniare da soli, e spendere senza timore di fallimento. Fred De Witt Van Amburgh

L’argomento di questa puntata della rubrica doveva essere un ritratto di Francesco Rizzo, gloria del nostro Cosenza che ci ha appena lasciato. Ma ieri siamo stati tempestati da messaggi privati con il link dell’intervista fatta da Danilo Perri della Gazzetta del Sud a Bisoli, con commenti e richieste di opinioni in merito. Quindi ho deciso di rimandarla, visto che questa vicenda va messa alle spalle una volta per tutte, e sul grande Rizzo voglio prendermi un po’ di tempo per scrivere cose più approfondite, vista la mia veneranda età. Una piccola premessa, nell’intervista non emerge niente di nuovo che non era già stato detto in quella fatta a Bisoli da Franceschiello tempo fa. E’ un Bisoli amareggiato per come è finita, per delle falsità – come i 600000€ che avrebbe chiesto – dette sulle sue richieste, e per la modalità con cui gli è stato detto che non c’era volontà di proseguire con lui. Su questo passaggio ho notato molte affinità con un altra persona che ha subito un trattamento simile, cioè Zaffaroni quando fu lasciato all’aeroporto di Lamezia mentre si stava per annunciare proprio Bisoli. Scrissi anche un pezzo in merito alla questione. In quel pezzo chiudevo dicendo che, alla fine della giostra, “accogliamo con speranza e fiducia il nuovo tecnico, ma cerchiamo anche di dare un doveroso e corretto saluto finale a chi si era preso questa responsabilità prima di lui questa estate. Almeno questo, credo che se lo sia meritato.” Stavolta mi tocca ribadire il concetto anche per Bisolone, ma ampliando il discorso ai tifosi. Nella vicenda Zaffaroni fu la Società a comportarsi male. Ieri, mi duole dirlo- al di là del comportamento di Guarascio e Gemmi – , sono stati alcuni “tifosi”. Il virgolettato è d’obbligo perchè non sono neanche tanto sicuro – da quello che hanno scritto velenosamente – che lo siano. E vorrei capire anche da quale mente malata si può partorire di nuovo una frase come: “Alla fine ci siamo salvati grazie alla squadra, non a lui!” Roba da lobotomia frontale pregressa a mio avviso. Purtroppo, pur essendo il peggiore, non è stato l’unico messaggio che trasudava mancanza di gratitudine per il tecnico di Porretta Terme. Che meritava a prescindere rispetto, comunque la si pensasse sul suo operato. Non vi è piaciuto come giocavamo? Non meritava il rinnovo? Siete convinti che con Dionigi potremo fare meglio? Va benissimo, ma questo “vecchio difetto” di cancellare i meriti conquistati sul campo solo perchè non vestirà più i colori rossoblu lo trovo veramente squallido come comportamento. Rinfresco la memoria a queste persone.

Bisoli è stato chiamato in una situazione altamente disperata, dopo l’infausto Occhiuzzi bis (errare è umano, perseverare diabolico). Con una squadra allo sbando, senza possibilità di correzioni in corsa perchè il mercato di riparazione era chiuso, e con molti turni ravvicinati determinati dal solito calendario compresso che forse quest’anno ci sarà evitato. Ha affrontato subito i tifosi, promettendo una squadra che ce l’avrebbe messa tutta (la famosa bava alla bocca). Si è assunto tutto, onori ed oneri, sulle spalle cercando di trovare la quadratura del cerchio per tenerci a galla e portarci ai playout, suo obiettivo dichiarato dal primo giorno. Ha urlato, difeso e rivendicato il diritto del nostro Cosenza nel non essere bistrattato nelle decisioni (per molti versi assurde) arbitrali. Infine, ha rischiato trovando dal cilindro un piccolo gioiello di nome Zilli, di cui – giustamente – rivendica la paternità, e che è stato uno dei tasselli determinanti prima per conquistare i playout (rigore procurato col Pisa, gol col Cittadella), e poi per vincerli. Missione compiuta, no? E infatti gli onori decretati al Mister nel post vittoria sono stati pari a quelli di un Cincinnato che – chiamato per salvare Roma -, aveva adempiuto al suo dovere senza battere ciglio. Poi però, in attesa di capire se sarebbe stato confermato per l’anno successivo, la narrazione è cambiata. E allora ecco i soliti ( non c’è bisogno nemmeno di nominarli, ormai li conoscete) cantori delle indiscutibili virtù Societarie che gettavano ombre sull’artefice della salvezza. Sulla sua presunta ingordigia e protervia che aveva allibito il povero Guarascio, pronto da subito a offrire un rinnovo, ma che si era trovato un uomo gretto e ormai dedito solo al culto di sé stesso e della sua impresa, non della realtà. E già si favoleggiava delle pretese assurde e inaccettabili che arrivavano dalla casa del condottiero ormai impazzito, mentre i fatti avrebbero dimostrato che non c’erano stati contatti concreti nell’immediato – quindi le menzogne erano tante, e anche al limite della denuncia – , chiudendo la vicenda con un addio non meritato, soprattutto all’uomo. Io credo che si possa decidere serenamente se continuare un percorso con la stessa persona o meno. Fa parte dell’ordine delle cose. Tutte le storie, belle o brutte che siano, sono destinate a finire. E nel calcio è una consuetudine, per vari motivi. Ma di fondo bisogna capire che denigrare chi lascia Cosenza – soprattutto se non è stato lui a volersene andare, calciatore, dirigente o tecnico –, evidenzia una miopia ed una mancanza di rispetto per tutti molto vergognosa. Soprattutto per chi è veramente tifoso. Pierpaolo Bisoli è stato un tecnico del Cosenza Calcio. Ha, malgrado tutto quello che si possa pensare, fatto il suo dovere per ottenere quello che volevamo tutti. E resta nella Storia del Cosenza per aver adempiuto in pochi mesi al suo compito, senza tirarsi indietro. Si può disquisire all’infinito sulla resa in campo, sulle sue scelte e sui risultati. Ma, alla fine, la guerra nella stagione 2021/22 l’ha vinta lui. E porterà negli annali il suo nome. Tanto basta per riassumere il suo passaggio, utilizzando una frase di un famoso condottiero romano: «Veni, vidi, vici. » Non vi piace? Fatevene una ragione. La Storia la scrivono i vincitori. E lui, nel suo piccolo, qui ha vinto.

Sinn Feìn

P.s.

Mi duole ricordare una cosa. A dispetto di quanto dichiarato, è passata più di una settimana da quando si “doveva chiudere l’accordo per il rinnovo di Zilli”. Siamo al martedì della settimana successiva, ci diamo una mossa? Almeno questo non dovrebbe essere difficile, cara Società.

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