DOPO ATTENTE VALUTAZIONI


Già in passato, in diverse circostanze avevo avuto purtroppo modo e motivo di supplicare la società di smetterla di diffondere comunicati stampa, che si rivelavano puntualmente deliranti autogol: si era passati dal surrealismo delle parole del presidente, che dopo il gol di Sciaudone non visto contro il Crotone attaccava i vertici di Lega e federali minacciando ritorsioni inaudite (per poi ritirarsi con la coda tra le gambe 24 ore dopo), direttamente alla diffamazione aggravata, quando lo stesso presidente aveva tacciato i promissari acquirenti del fondo internazionale Devetia di essere (col solito frasario) avventurieri poco seri diffusori di boutades. Una cosa imbarazzante.
Il mio accorato appello a non comunicare più pubblicamente, per il bene e la reputazione del Cosenza, non è stato raccolto dalla società, che puntualmente si è lasciata andare a un altro spericolato azzardo mediatico. Stavolta il comunicato stampa, in cui si scrive che l’allenatore rimane al proprio posto dopo attente valutazioni (ed in attesa di vedere come va col Frosinone), ottiene il duplice strepitoso effetto di delegittimare Dionigi e contemporaneamente tenerlo in panchina. Di allenatori appesi a un filo e a un risultato la storia del calcio è piena, ma non se ne ricorda però uno che lo sia per esserci stato messo dalla società, nero su bianco. E se la squadra è affondata a Ferrara con un Dionigi almeno ufficialmente non in discussione, figuriamoci con che spirito affronterà la capolista ciociara sapendo di essere guidata in panchina da un dead man walking.
Oltretutto, la permanenza attuale dell’allenatore modenese sulla nostra panchina è dovuta esclusivamente ai rifiuti (travestiti pietosamente da riflessioni e discorsi lasciati in sospeso sui proni media locali) di Aglietti e Stellone, che anche solo per sedersi a parlare con Gemmi pretenderebbero – guarda tu – precise garanzie tecniche e di investimenti al calciomercato di riparazione, con un impegno economico che la proprietà non ha intenzione di sostenere. Del resto, se anche per questo campionato che – a detta dello stesso presidente Guarascio – è una sorta di A2 non si è inteso alzare il budget di un centesimo, restando ai miserabili cinque milioni lordi che come ogni anno ci situano all’ultimo posto di questa graduatoria (con media della categoria tra gli otto e i nove milioni…), figuriamoci se adesso Guarascio può accontentare un Aglietti o uno Stellone prendendogli a gennaio i giocatori seri che richiederebbe il nuovo allenatore per salvare la baracca.
La frase chiave è Se ti siedi sulla panca del Cosenza lo fai per allenare Voca e Panico titolari, scordati gente di serie B. E questo, a scanso di equivoci, ve lo sta scrivendo – lo ricordo sempre – uno che non ha mai fatto problemi nell’inserire Voca tranquillamente nell’organico di questa stagione, conscio che il kosovaro la B la possa fare benissimo. Non certo da titolare e addirittura come regista, però (anche se Dionigi in realtà non gioca col regista: ne sa qualcosa il povero Calò).
Ricordiamoci sempre: la salvezza della baracca, per Guarascio, passa da mille fattori, mille elementi chiave, mille variabili, ma tra questi mille e mille e mille non c’è MAI l’impegno economico della proprietà al livello pari delle altre società di serie B. MAI. Ci si salvi per fortuna, pandemia, riammissione, sforzo mostruoso congiunto di squadra e tifoseria, tutto quello che volete, ma MAI si pretenda di salvarsi attraverso uno sforzo economico della società con investimenti almeno pari alla media della categoria. I soldi che entrano, a milioni e milioni, servono a pagare gli oneri diversi, lo sappiamo bene. Nessuno pretenda che una società di calcio di serie B spenda in calciatori quanto una società di calcio di serie B allestendo un organico con giocatori di calcio di serie B. Guai.
E allora, Stellone e Aglietti diventano momentaneamente fuori portata: ingaggi pesanti i loro, è vero (e ci sarebbe da pagare comunque Dionigi, tra l’altro scelto nonostante fosse un pluriesonerato proprio perché quello con le pretese più basse), ma soprattutto pesante sarebbe il calciomercato che pretenderebbero per sedersi sulla nostra panchina: figuriamoci, parliamo di una società che a gennaio scorso, da bilancio, aveva tre milioni e passa a disposizione e non è riuscita (non ha voluto) a offrire a Casasola il triennale che serviva per un rinforzo necessario come il pane. Molto meglio un Di Pardo (positiva la sua stagione da noi, per carità), in prestito con valorizzazione e che in quanto giovane porta pure i soldi della Legge Melandri – perché i tempi dei calciatori presi al risparmio sono finiti, oggi perché un DS possa portare un calciatore a Cosenza non conta nemmeno più che sia gratis, deve essere anche la società di provenienza a pagare noi in qualche modo (controriscatto, valorizzazione, eccetera) e comunque il giocatore deve avere anche un’età tale da portare milioni già solo per questo.
Non è un caso se abbiamo l’undici titolare, ogni partita, più giovane del torneo. Cosa anche meritoria, se fosse una scelta tecnica convinta, ma qui si ingaggiano e si fanno giocare i ragazzini esclusivamente perché così la Legge Melandri porta botte di tre milioni nelle tasche.


Col Frosinone, dunque, siederà in panchina un Dionigi messo praticamente alla berlina dalla società per iscritto, con lo stesso comunicato con cui formalmente gli si dà fiducia – la stessa società che anche le pietre sanno aver cercato Aglietti, Stellone e pure Zenga (il quale relativamente ai parametri economici potrebbe anche essere più accessibile rispetto ai primi due, ma caratterialmente sarebbe capace di mettere le mani addosso a Guarascio alla prima promessa non mantenuta).
Che partita aspetti il Cosenza visto a Ferrara o Reggio, o quello visto col Genoa, è doloroso anche provare a immaginarlo: una squadra balbettante, incapace di creare gioco, priva di idee, strutturalmente incapace di arrivare al tiro in porta, una squadra priva di fasce laterali (tra Rispoli che è un difensore abbastanza puro e pure in là con gli anni da una parte e Panico che è un inadeguato buono per il Francavilla dall’altro, e con Martino e Gozzi non si va molto più lontano), una squadra priva di fosforo a centrocampo (Calò subisce un ostracismo assurdo da parte dell’allenatore, il regista lo fa addirittura Voca, Brescianini è chiamato a fare il mediano lui che sarebbe una mezz’ala, a centrocampo ci si ostina a schierarsi con soli due centrali), una squadra che non punge in attacco (con un patrimonio come Zilli che immalinconisce in panchina, è l’unico a fare vedere qualcosa a Ferrara quando entra e poi dobbiamo pure leggere sui social che ve lo ha fatto entrare come chiedevate e non ha toccato palla: voi che avete avuto il barbaro coraggio di scrivere una scemenza del genere fatemi la cortesia, smettetela di commentare il calcio).
Ecco, una squadra così, con un allenatore sfiduciato in panchina e forse abbandonato a sé stesso anche dal gruppo (al netto del plebiscito a suo favore che Gemmi avrebbe ottenuto con un ridicolo sondaggio: dopo il sale in campo ora pure questa – altro che algoritmo, si ritorna agli anni ’50), dovrà misurare le sue forze con la attuale capolista del campionato, quel Frosinone in cui milita il nostro mai abbastanza rimpianto Giuseppe Caso. Quello a cui Gemmi preferì Brignola – o, se vi suona più verosimile, quello per cui la proprietà non ha voluto fare un investimento di un milione per il cartellino, su quattordici che ne ha fatturato solo per l’anno scorso (e saranno di più quest’anno).
Vengono i brividi a pensare a Cosenza-Frosinone.
Nella tifoseria si è anche scatenata una polemica tra chi, per l’ennesima volta, fa stantii proclami per andare allo stadio a sostenere la squadra (come se pure a Ferrara, a centinaia di chilometri da casa, non fossimo quasi mille) e chi non ne può più e invita tutti alla diserzione per non portare soldi a Guarascio, se lo goda lui da solo questo spettacolo osceno. Non prendo parte alla diatriba ma a questi ultimi devo dare ragione almeno su questo: lo spettacolo in campo è osceno.
Ed è grossomodo lo stesso da anni: da tempo immemore non vedo il Cosenza giocare a calcio poiché non è composto da elementi adeguati alla categoria che possano fronteggiarsi alla pari con gli avversari. Non è più nemmeno tanto questione di allenatore, anche se Occhiuzzi non è buono manco per l’Olbia e Dionigi ne sta azzeccando veramente poche, con in mezzo un Bisoli, giunto a mercato ormai chiuso e che quindi doveva fare il pane con la farina che aveva, che ha cavato sangue dalle rape ed è stato poi inelegantemente messo alla porta, una volta raggiunta una salvezza miracolosa (doppiamente miracolosa, perché a 35 punti di solito si retrocede).
In ogni caso, ho paura che Cosenza-Frosinone offra lo stesso osceno spettacolo. Non scriverò alla gente di stare a casa: su questo blog non è mai stato fatto e chi si è permesso di accusarci di una cosa del genere è stato bannato dalla nostra pagina Facebook dopo avergli dato ore di tempo per dimostrare quello che sosteneva portandone le prove. Non inviterò la gente a disertare il nostro stadio ma non posso nemmeno chiudere gli occhi davanti all’ennesimo scempio che ci viene propinato da una proprietà ormai nota in tutta Italia (non si contano più i messaggi delle tifoserie avversarie che ci danno la loro solidarietà) per essere interessata solo al profitto (e solo al profitto immediato) e all’incasso, mai all’investimento.
Io non chiudo gli occhi, li tengo ben aperti e guarderò con questi occhi anche Cosenza-Frosinone, la partita contro la capolista da giocarsi con l’allenatore sfiduciato per iscritto e la squadra costruita come ogni anno al risparmio e buona forse per la serie C. Se ne assumerà la società la responsabilità, se sarà un’altra debacle.

NubeDT

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