#50 WAITING FOR THE BARBARIANS: FROSINONE

Sono scarico, dopo l’indecente spettacolo a cui ho assistito in presa diretta, in quel di Ferrara, sabato scorso, per cui mi mancano le parole (sarebbero solo ingiurie verso l’indegno presiNente che ci ritroviamo: VATTENE!) per fare il solito cappello introduttivo alla rubrica che settimanalmente, su questo Blog, presenta gli avversari di turno che il Cosenza va ad affrontare. Lascio le parole a quanto da me stesso già scritto appena rientrato da Ferrara sabato scorso che, se vorrete leggere, trovate qui. In aggiunta a quanto già espresso, lasciatemi fare alcune brevi osservazioni su quanto si è verificato, nel frattempo, in settimana, in particolar modo circa il fatto che a Dionigi è stata riconfermata la “fiducia” solo martedì e comunque condizionata al risultato di domani. Ora, mi domando e dico: che serietà dimostra una Società il cui allenatore viene di fatto sfiduciato sul campo (le sconfitte di Reggio, col Genoa e di Ferrara con 10 gol al passivo, che rappresentano?) ed anche malmenato dal capitano (ridicolo a tal proposito il comunicato della Società che ha giustificato il tardivo arrivo di Larrivey sotto il settore ospiti di Ferrara con una fantomatica attività di stretching: noi, al Mazza c’eravamo e l’allenamento defaticante la squadra l’ha sostenuto dopo avere preso i rimbrotti dalla tifoseria, Larrivey compreso. Andate a prendere in giro qualcun altro!) nonché giocatore più rappresentativo ed anziano dello spogliatoio? Come può, in simili condizioni, Dionigi essere seguito dalla squadra? E se si è deciso di andare avanti con lui, perché il sodalizio rossoblu ha atteso ben tre giorni per comunicarlo ed infine perché non ha sanzionato Larrivey? Insomma, un vero caos in perfetto stile Guarascio, ma stavolta questo atteggiamento irrispettoso verso il popolo rossoblu gli costerà poche presenze, domani, al Marulla. Proprio adesso che il popolo rossoblu era essenziale per sostenere la squadra, visto che arriverà una formazione attrezzatissima per lottare per la promozione diretta, tant’è vero che attualmente è la capolista del torneo, in coabitazione col Genoa: stiamo parlando del Frosinone.

Dopo la S.S. Lazio e l’ A.S. Roma, il Frosinone Calcio rappresenta la squadra laziale più prestigiosa. Non sono chiare le origini del club, visto che non vi è continuità fra le varie società calcistiche (con diversi numeri di matricola d’affiliazione alla Federazione) che si sono succedute nel capoluogo ciociaro, per cui c’è chi fa risalire la fondazione del Club addirittura al lontano 1906, altri al 1912 quando nacque la squadra della U.S. Frusinate; nel 1932 venne costruito lo stadio Matusa, ma la squadra della città al tempo era il Bellator Frusino. La nascita vera e propria avvenne dopo la Seconda Guerra Mondiale con la squadra laziale che venne ammessa d’ufficio nella Serie C della Lega Centro. Dopo una squalifica la Società venne dichiarata fallita nel 1958-59 e nacque quindi l’Unione Sportiva Frosinone. Dopo alcuni anni di calcio minore, l’allora presidente Cristofari annunciò nel 1963 la nascita dello Sporting Club Frosinone, e nel 1966 i ciociari festeggiarono il ritorno in Serie C per poi tornare nuovamente in Serie D poco dopo. Senza registrare notizie particolarmente interessanti, si arriva all’estate del 1990, quando il Frosinone venne radiato dalla FIGC. In fatto di palmarès la squadra ciociara ha conquistato, a livello nazionale, due campionati di Serie C2 (1986-1987 e 2003-2004) e due di Serie D (1965-1966 e 1970-1971). Oggi e da quasi ben diciannove anni, a capo dei giallazzurri, vi è Maurizio Stirpe, 64enne figlio di quel Benito – a sua volta presidente del Club nella seconda metà degli anni ‘60 – cui oggi è intitolato lo stadio, dal quale ha ereditato non solo la passione per il calcio, ma anche l’azienda, che a sua volta ha avuto la capacità ed il merito di espandere fino a farne un gruppo multinazionale. Si tratta della Prima Sole Components S.P.A. attiva nel settore della progettazione e realizzazione di componenti in plastica per l’industria degli autoveicoli, motoveicoli e degli elettrodomestici che vanta un fatturato pari a 270 milioni di euro nel 2021 ed un totale di oltre tremila dipendenti, sparsi negli stabilimenti in Italia, Germania, Slovacchia, Polonia e persino in Brasile. Un piccolo impero che ha garantito solidità ed investimenti anche nel mondo del calcio, dove Maurizio Stirpe, attuale Vicepresidente di Confindustria, nominato dalla Presidenza della Repubblica – come già fu pure per il padre – Cavaliere del Lavoro, non solo ha ottenuto grandi successi portando il Frosinone Calcio prima in C1, nel suo primo anno alla guida del sodalizio laziale, poi in serie B una prima ed una seconda volta e raggiungendo quindi l’apice del calcio italiano conquistando la serie A per ben due volte nel corso della sua presidenza, ma ha anche investito con lungimiranza nella realizzazione del nuovo stadio cittadino, l’ex Casaleno. Progettato sin dai primi anni settanta ed edificato a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, l’impianto sportivo era rimasto opera incompiuta per circa trent’anni: la sua ultimazione è infatti avvenuta solo tra il 2015 e il 2017 su iniziativa, come dicevamo, dell’attuale presidente del Frosinone, che ha ricevuto dal Comune l’autorizzazione ad intitolare la struttura al papà, Benito Stirpe, oltre al diritto di usufrutto per un totale di 45 anni (altro che gli accordi annuali stipulati tra il Comune di Cosenza e la Società di Guarascio!) attraverso il pagamento di un affitto annuale. Inoltre, sotto la gestione dello stesso presidente arrivato nel 2003 e dopo una precedente lunga militanza nei campionati di Serie C, nel III millennio la storia del Frosinone ha conosciuto i suoi maggiori successi, a partire dallo storico primo accesso ad un campionato di serie B nel 2004 (i Canarini hanno poi preso parte, da allora, a undici tornei di Serie B) ed ha conseguito – come detto – due promozioni in massima Serie, nel 2015 e nel 2018.

Per tornare all’attuale stagione, dopo le delusioni della precedente (dove il Frosinone aveva chiuso 9°, quindi senza playoff ed a bocca asciutta), il presidente Stirpe ha posto come obiettivo il raggiungimento di una “tranquilla salvezza e restare, se possibile, nella parte sinistra di classifica“, anche se le operazioni di mercato raccontano di una Società con ben altre ambizioni: i Leoni sono stati certamente tra le compagini più attive dell’intera sessione estiva, con operazioni davvero importanti. Una vera e propria rivoluzione quella messa in atto dal DT Guido Angelozzi (proprio nella giornata di oggi, era il 28 ottobre 2020, venne ufficializzato quale nuovo direttore dell’area tecnico-operativa del Frosinone: auguri!), capace di cambiare totalmente faccia alla squadra, rispetto al precedente campionato, con ben 15 nuovi arrivi (tra prestiti e acquisti a titolo definitivo) e 13 uscite. Il direttore tecnico se ha rivoluzionato la squadra, da un lato, ha dato continuità sul progetto tecnico, confermando quanto fatto nel marzo 2021, allorquando scelse per la panchina ciociara colui il quale era subentrato al deludente Nesta, vale a dire un altro ex campione del mondo: Fabio Grosso. Con l’allenatore romano classe 1977, Angelozzi ha disegnato una squadra ora certamente più giovane rispetto al passato, con una rosa la cui età media (24 anni) è la più in erba della serie B (era l’obiettivo principale del mercato assieme all’abbattimento del monte ingaggi) ma allo stesso tempo competitiva per un campionato dal così alto tasso tecnico come quello di quest’anno. Il Club giallazzurro la scorsa estate ha saputo portare a termine delle operazioni eccellenti, portando in Ciociaria calciatori con talento da vendere: Moro, Mulattieri, un – da noi – rimpiantissimo Caso, Ciervo, Bocic e il gioiello di scuola Atalanta Oliveri, elementi che danno a Grosso solo l’imbarazzo della scelta. Niente male anche l’impatto di un altro ex come Kone in mezzo al campo, mentre negli ultimi giorni di mercato erano arrivati puntelli di sicuro affidamento che possono far fare il definitivo salto di qualità: Ravanelli, Sampirisi, Frabotta, Mazzitelli e Insigne. Per non parlare di Lucioni. Tanta roba. I nuovi arrivati si sono innestati in un roster già consolidato con giocatori del calibro di Szyminski, Rohden, Boloca, Lulic, Kalaj, Cotali ed un altro pesante ex, il cosentinissimo Luca Garritano. Una squadra questa che sta disputando senz’altro un campionato con ambizioni importanti, altro che tranquilla salvezza! A fronte dei tanti arrivi, sono stati in tanti pure ad essere ceduti. Intanto, su tutte, l’operazione Gatti, prelevato l’estate dell’anno scorso, dalla Pro Patria per circa 175mila euro, valorizzato e venduto alla Juventus per un valore moltiplicato quasi sessanta volte il costo iniziale del cartellino. Tra l’altro, il vero capolavoro di Angelozzi è che non solo il giovane difensore era stato venduto per una cifra complessiva di circa 10 milioni di euro, ma che il ragazzo è restato pure in prestito al Frosinone per tutta la scorsa stagione. Ora è andato all’incasso. Le altre cessioni sono servite a tagliare ingaggi – a volte anche pesanti – di elementi usciti fuori dal progetto tecnico ed anche, come già scritto, a svecchiare l’organico. Così sono andati via dalla Ciociaria i vari Ciano, Novakovich, Brighenti e Iemmello (gli ultimi due finiti entrambi a titolo definitivo nell’ambizioso Catanzaro), Maiello, Zampano, Canotto, Gori ed altri ancora. E menomale che le cessioni sono state numerose, perché nonostante ciò, comunque, la rosa è rimasta piuttosto lunga, forte dei suoi ventotto elementi.

Detto dunque della qualità e profondità della rosa messa a disposizione di Grosso, andiamo ora a vedere come il tecnico 44enne romano fa giocare i suoi uomini. Intanto c’è da osservare che, date le caratteristiche tecniche e la duttilità degli uomini a disposizione, il Frosinone si presta ad essere camaleontico ed a cambiare tattica a seconda del gioco che il suo allenatore vuole impostare. Così, anche se il credo dell’ex campione del mondo si basa su 4-3-3, finora nelle prime dieci partite di questo campionato abbiamo visto partire i Canarini più spesso con il 4-2-3-1. Una cosa è certa: nelle varie fasi della gara, Grosso non è un integralista così il modulo diventa intercambiabile e mutevole a seconda delle esigenze e delle situazioni, anche a partita in corso. Tra le armi dei ciociari, sicuramente vi è un’ottima condizione atletica – anche data dalla giovane età dei suoi calciatori – che permette un intenso pressing. Altro asso nella manica è la panchina di lusso di cui i giallazzurri possono godere, la quale offre la possibilità di avere fino alla fine di ciascun match uomini freschi in campo, senza il timore di abbassare il livello tecnico della squadra. Detto che il modulo base è il 4-2-3-1, in fase di possesso palla, i terzini e i centrali di difesa giocano molto larghi per dare ampiezza, con il terzino sinistro Cotali (o il pure ottimo Frabotta, capace già di avere assicurato ai compagni 3 assist in questo primo scorcio di campionato nei 237’ finora da lui giocati) molto più avanzato rispetto a quello destro Sampirisi (un adattato nel ruolo, così come lo è Monterisi, in attesa dell’impiego dell’unico di ruolo, l’infortunato Oyono) e sono chiamati non di rado dal tecnico a sovrapporsi al trequartista di fascia, per poi ricevere palla e metterla in mezzo all’area con un cross o un traversone. Così facendo la squadra, in fase d’attacco passa con la difesa a tre, molto alta e a seguire l’azione, che supera la linea di centrocampo mantenendo però una sorta di scaglionatura, vale a dire che uno dei due centrali di difesa rimane più arretrato in marcatura preventiva. Uno dei due centrali di centrocampo, si abbassa spesso a formazione romboidale in appoggio al portiere, il quale preferisce lanciarla lunga verso l’attaccante che fa da sponda per i trequartisti. In fase di sviluppo inoltre vengono sfruttati i piedi dei due mediani per impostare tramite cambi di gioco, lanci o tagli per i trequartisti. In questa zona di campo inoltre i frusinati cercano scambi veloci e corti con lo scopo di trovare spazi utili per potersi rendere pericolosi, arrivando al limite dell’area (zona di rifinitura) cercando poi di battere a rete con un tiro, o filtrare in mezzo all’area di difesa con un passante/taglio. Molto sfruttate sono le vie laterali, con l’accentramento del pallone, quando è opportuno favorire l’inserimento dei trequartisti, che lo giocano per battere a rete o servire direttamente la punta di riferimento (Moro, Mulattieri o l’ex Borrelli). In fase di non possesso, invece, la squadra risulta essere compatta e attenta sia a centrocampo che in difesa, creando sempre superiorità numerica in prossimità della palla. Durante la fase difensiva, centrocampisti e trequartisti si abbassano in sostegno della difesa coprendo eventuali spazi liberi, trovandosi a difendere in 8-9 uomini contro 4-5 avversari e passando ad uno schieramento 4-5-1, riservandosi così un vertice in attacco che rimane sempre alto pronto ad un’eventuale ripartenza. Il recupero della palla avviene tramite anticipo sui lanci lunghi o attraverso l’ingabbiamento dell’avversario per far sì che questi butti via il pallone o lo giochi male ed approfittando quindi di queste circostanze per ripartire con rapidità verso la porta avversaria. In attacco si attua un leggero pressing costringendo l’avversario a defilarsi, a giocare lateralmente e buttare fuori la palla, dunque togliendogli luce per andare verso la porta canarina.

Il 4-2-3-1 di Grosso

Il tecnico romano che ha alzato la Coppa a Berlino dovrebbe dunque ricorrere pure domani al 4-2-3-1 visti gli ottimi risultati che questo modulo sta portando: un assetto tattico che sta assicurando grande equilibrio ai ciociari, forti della migliore difesa – finora – del campionato e del sesto attacco. Un reparto, quello avanzato, che funziona a meraviglia e crea imprevedibilità senza dare punti di riferimento alle difese con cui si misura, perché porta a violare le reti avversarie più uomini e non solo gli attaccanti: finora sono 9 i calciatori frusianati ad aver centrato le porte avversarie, con Mulattieri, capocannoniere (3 gol) gli ex Borrelli e Caso a quota 2, quota raggiunta pure da Moro e poi un gol tutti gli altri, compresi i restanti due ex Kone e Garritano. Ma, ripetiamo, il vero fiore all’occhiello di Grosso è il reparto difensivo che oltre ad avere incassato appena 6 gol, di cui 2 su rigore e uno su calcio da fermo, ha un invidiabile primato che condivide in Europa col solo Barcellona: nelle partite disputate in campionato in casa, entrambe le squadre hanno fatto registrare solo clean sheet, non avendo subito neanche una rete tra le mura amiche. Ma al contrario dei catalani che ne hanno pareggiata una (col Vallecano, ndr), i giallazzurri allo Stirpe hanno fatto addirittura meglio dei blaugrana, poiché le hanno vinte tutte proprio grazie al solidissimo reparto arretrato. Visto che funziona così bene, sulla base del 4-2-3-1 non c’è dunque da aspettarsi uno spinto turnover a cominciare dalla porta, dove senz’altro verrà confermato il giovanissimo scuola Sassuolo Turati (l’anno passato alla Reggina), davanti al quale dovrebbero giostrare nella difesa a quattro Monterisi sull’out destro (Sampirisi vittima di un affaticamento muscolare, già out con il Bari è in forse pure per domani), centrali il confermatissimo capitano Lucioni e l’ex under 21 della Polonia Szyminski (anche se qui si prevede un ballottaggio con l’ex Cremonese Ravanelli), mentre sulla fascia sinistra dovrebbe giostrare Cotali; pronta anche qui la probabile staffetta con l’assistman della squadra, Frabotta. A centrocampo, i due mediani dovrebbero essere di sostanza per reggere il reparto dagli attacchi dei Lupi, per cui è facile che venga confermato Kone, affiancato da un giocatore dotato di buona fisicità e discreta capacità balistica come Mazzitelli. A seconda dell’economia del gioco e dell’andamento della partita, in questo reparto sono pronti a subentrare (o forse qualcuno di questi si gioca pure chance di partire titolare) Bocic, Lulic o Boloca. Sulla trequarti le scelte possibili sono diverse ma, considerato che le sue condizioni fisiche stanno migliorando di giorno in giorno, dopo l’infortunio subito alla spalla un paio di settimane fa, crediamo che il ritorno da grande ex di Giuseppe Caso sia scontato sull’out di sinistra, preferito ad – un comunque temibile – Roberto Insigne. Sempre sulla trequarti, al centro e quindi subito alle spalle della punta centrale, dovremmo rivedere all’opera lo svedese ex Crotone Rohdén, mentre al suo fianco, a destra tornerà per la terza volta da avversario (due pareggi ed una sconfitta il suo magro bottino al San Vito – speriamo continui così!) il figlio di via degli Stadi, l’imprescindibile per Grosso, Luca Garritano. Davanti ai tre trequartisti, per il posto di centravanti sono almeno in tre a contendersi una maglia da titolare, con l’altro ex Crotone, il gioiellino scuola Inter Mulattieri che potrebbe avere la meglio su Moro e Borrelli. Vedremo come, al riguardo, la penserà Grosso.

Abbiamo finora detto della Società, della rosa, del tecnico del Frosinone, delle tattiche di gioco adottate e di quanto i Canarini siano una squadra davvero temibile, equilibrata ed incisiva, anche se in realtà qualche colpo l’hanno perso proprio in trasferta, dove sono arrivate le uniche due sconfitte stagionali (ancora, Lucioni e compagni non hanno conosciuto il segno X nelle partite sinora disputate). Una curiosità: nelle ultime 4 partite giocate, le avversarie di turno (Parma, S.P.A.L., Venezia e Bari) hanno terminato la propria partita contro i Leoni ciociari con un uomo in meno. Segno che evidentemente l’estro degli uomini di Grosso porta al fallo, quindi all’espulsione degli avversari. Cosenza avvisato. Sono sette i precedenti tra le due formazioni a Cosenza, con una sola vittoria per i Lupi (lontana ben 34 anni: ad ottenerla fu la formidabile squadra allenata da Di Marzio che in quel 1988 conquistò la promozione in Serie B e per il 2-0 finale misero il loro sigillo personale due bomber di razza come Padovano e Lucchetti), tre pareggi e tre sconfitte. Mai, quindi, una vittoria dei rossoblu in gare disputate al San Vito in un campionato di Serie B. Visto che siamo in tema di pronostici, i bookmakers vedono ancora una volta favoriti, anzi stra-favoriti gli avversari di turno dei Lupi con quote che danno il segno 1 tra 4,10 e 4,50; il pareggio, segno X tra 3,15 e 3,44 e la vittoria degli ospiti pagata pochissimo con il segno 2 dato tra 1,80 e 1,92 volte la puntata giocata. La direzione arbitrale di Cosenza-Frosinone, gara valida per la 11a giornata del campionato di serie BKT in programma domani, sabato 29 ottobre 2022 alle ore 14,00 allo stadio San Vito – Gigi Marulla, è stata affidata dai designatori al signor Luca Zufferli di Udine. La giacchetta nera friulana ha diretto un’unica partita dei Lupi, quella in cui l’11 di Dionigi ha rimediato un pareggio in quel di Terni. Coadiuveranno il lavoro dell’arbitro gli assistenti designati, vale a dire i signori Stefano Liberti di Pisa e Alessio Saccenti di Modena. Il Quarto Uomo sarà il signor Marco Emmanuele di Pisa. Al VAR il signor Giacomo Camplone di Pescara, AVAR il signor Gianpiero Miele di Nola. Concludiamo con previsioni di affluenza bassissima di pubblico nell’impianto di via degli Stadi, dove domani pomeriggio non si dovrebbero superare le tremila unità, ospiti compresi. Ciò per via della scelta societaria di dare fiducia a termine al tecnico (la Società di Guarascio si è riservata di dare un’ultima chance a Dionigi, anche se i più hanno capito che avendo incassato i no dei vari Stellone, Aglietti e chissà chi altro, il presiNente abbia fatto buon viso a cattivo gioco, trovandosi costretto a fare andare avanti il tecnico modenese), lo abbiamo scritto in premessa, scelta che non è piaciuta affatto alla gente che segue con passione i Lupi, ma che stavolta non ha alcuna voglia di sentirsi presa in giro da questi modi irrispettosi ed irriguardosi: caro (si fa per dire) sig. Guarascio, la gente di Cosenza non ha l’anello al naso e se ne accorgerà. D’altra parte, intelligenti pauca: economicamente non ci avrebbe rimesso e se i soldi che domani mancheranno all’incasso ai botteghini – fino ad oggi registrata una media attestata su oltre 82mila euro a partita, che in caso di nomina di un altro tecnico più capace senz’altro avrebbe realizzato anche col Frosinone – li avesse investiti in principio di stagione sul rinnovo di Bisoli, ma anche dopo la disfatta di Ferrara, puntando subito su un tecnico meno esonerato di Dionigi, probabilmente avrebbe risolto il problema andandoci a pari o forse pure guadagnandoci. Vedremo domani, alla fine della partita, che clima si ritroverà a dover gestire. Naturalmente ci auguriamo, da tifosi sfegatati quali siamo, che i Lupi vincano convincendo, ma se così non dovesse essere il polverone che si dovesse (ri)alzare se lo sarà meritato tutto e mi auguro che lo spinga ad andarsene scegliendo di cedere il Cosenza a chi potrebbe essere in grado più di lui – e ci vuole poco – nel rispettare la piazza e permettere ai tifosi di non dovere assistere ad osceni spettacoli come quello di Ferrara di sabato scorso, ma anche di non sentirsi come abusivi (tali ci sentiamo da cinque anni a questa parte) in una categoria che in realtà ci ha visto militare gloriosamente e pure con soddisfazioni in taluni momenti, anche ben prima del suo arrivo a Cosenza.

Che Alarico ci guardi dall’alto!

Sapiens

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