​#51 WAITING FOR THE BARBARIANS: PISA

Finalmente avantieri si è concluso lo squallido teatrino cui avevamo già in parte assistito l’anno scorso, dopo l’esonero di Zaffaroni, con una ridda di allenatori contattati ed i loro rifiuti arrivati in rapida (o quasi) successione a regalare veleno ai tifosi rossoblu e l’immagine di un Cosenza zimbello del calcio professionistico italiano (che umiliazione leggere certi titoli ed articoli su testate giornalistiche nazionali). Eppure in molti si erano lamentati allorquando Trinchera aveva osato parlare di scarso appeal, così pure ricordo bene come il ben noto Fernando, ai tempi della trattativa con la Devetia Ltd apostrofò Guarascio & co.: DILETANTI! Siamo gli zimbelli del calcio patrio non solo per via dei NO sbattuti in faccia – che già basterebbero di per sé – ma anche e soprattutto perché si è in buona sostanza gridato ai quattro venti di non avere uno straccio di progetto tecnico: che hanno, infatti, in comune come metodo di lavoro e come moduli di gioco Stellone con Breda, Aglietti con Zeman, ovvero Di Biagio con Zenga, oppure Ventura o Modesto con Viali? Nulla, niente di niente! Tutto ciò denuncia chiaramente come si sia andati, pur avendo avuto una settimana di tempo (dopo Ferrara, ma anche prima volendo) in cui Dionigi è rimasto in panca da sfiduciato in pectore, a tentoni, alla rinfusa, a casaccio alla ricerca di un tecnico qualsiasi purché avesse superato il corso UEFA PRO che abilita ad allenare in Serie A e B. Cosa importava, poi, se il prescelto avesse caratteristiche che si confacessero o meno con le peculiarità degli uomini a disposizione in rosa? E’ sembrato, piuttosto che il nostro “caro” (si fa per dire) presiNente, coerentemente con la sua storia ed il suo modus operandi, abbia cercato di individuare il primo disperato (non me ne abbia il nuovo tecnico, ché capiamo perfettamente i motivi per cui si è messo a disposizione, visto che gli è stata offerta la possibilità, per la prima volta nella sua carriera, di allenare in B) disposto ad accettare le sue squallide condizioni economiche e la sua totale assenza di garanzie sul piano del budget e dell’aspetto tecnico. Tant’è… e noi ingoiamo questa ennesima prova di totale mancanza di rispetto per una piazza che finora, tra l’altro, tramite i biglietti ai botteghini, ha corrisposto nelle casse della Società di Guarascio oltre 350.000 euro, che vanno sommati ai quasi 150.000 euro elargiti dagli abbonati. Ora, dico io, a parte tutti i soldi che arrivano da Lega, valorizzazione calciatori, legge Melandri per minutaggio giovani, i diritti TV e gli sponsor, ma 500.000 euro finora corrisposti direttamente dalla gente di Cosenza nelle mani di Eugenio Guarascio non basterebbero a garantire un tecnico che abbia l’esperienza giusta per risollevare la squadra dalle sabbie mobili in cui sta inesorabilmente affondando? Era ora il caso, dopo avere già scommesso su un pluriesonerato ed inviso alla piazza come Dionigi tornare a fare una scommessa con un tecnico che, ci auguriamo chiaramente che sia capacissimo, ma resta il fatto che non abbia mai allenato in serie B? Non è che forse per entrare nell’identikit giusto per il presiNente non basta un tecnico dalle modeste pretese economiche (è girata voce a mezzo stampa che la richiesta di Zeman si aggirasse attorno ai 150mila euro stagionali: e quanto vuoi spendere, menagramo di un menagramo?) intendo l’ingaggio per se stesso (condizioni a cifre basse e nessuna pretesa di rinnovo automatico o, men che meno -figurarsi! – la richiesta di più anni di contratto), ma che tali pretese non vengano poi fuori a gennaio sotto forma di rinforzi mediante l’ingaggio di “onerosi” calciatori di categoria? Già, perché fateci caso, a parte il Braglia del primo anno di B, poi il mercato di riparazione è sempre stato condotto con allenatori ricattabili cioè in discussione, come lo stesso Braglia in bilico del secondo anno (poi esonerato a tradimento a febbraio, appena chiuse le trattative), Occhiuzzi 2020/21 e lo stesso Occhiuzzi nel 2021/22. Vedremo che potere avrà, il nuovo tecnico, William Viali, da qui a due mesi, nei confronti della Società per raddrizzare una stagione ed una squadra sbilenche, con evidenti carenze e lacune tecniche. Nell’attesa, intanto, c’è l’imminenza di cui preoccuparsi, vale a dire la prossima partita di campionato alle porte, che vedrà i Lupi in trasferta opposti al Pisa.

Come ci è d’uso, nell’analisi dell’avversario di turno, partiamo da qualche essenziale cenno storico riguardante, nella puntata di oggi, la squadra di calcio della città toscana. Il 9 aprile 1909 un gruppo di giovani studenti diede vita al Pisa Sporting Club adottando come colori sociali, inizialmente il bianco-rosso del gonfalone cittadino, passando poi l’anno successivo al nero-azzurro. Nella sua storia ultracentenaria, il sodalizio nato all’ombra della torre pendente annovera sette partecipazioni alla massima Serie calcistica italiana (sfiorando, in una di esse, addirittura il titolo – l’equivalente dell’attuale scudetto – nella stagione 1920-1921, fermata solo in finale dalla Pro Vercelli) e trentacinque alla Serie B. Nel proprio palmarès può vantare, tra gli atri titoli, due Mitropa Cup, due campionati di Serie B e una Coppa Italia Serie C. Come tante altre società del panorama calcistico italiano, anche i nerazzurri hanno conosciuto il fallimento, arrivato in due occasioni con relative ricostruzioni (nel 1994 come Associazione Calcio Pisa e nel 2009 come Associazione Calcio Pisa 1909), sfiorandone una terza più recentemente, nel 2016, quando è intervenuto l’attuale presidente, Giuseppe Corrado già a capo di The Space Cinema, a rilevarne le quote dall’allora presidente, Petroni ed evitare il terzo tracollo. Corrado è riuscito a risollevare le sorti dell’attuale Pisa Sporting Club, riportato in serie cadetta dopo un paio di anni di purgatorio spesi in C, ma soprattutto è riuscito nell’intento di bonificare sul piano societario e contabile i nerazzurri, tanto da ottenere il risultato di attrarre all’ombra della torre pendente i capitali del magnate russo-americano Alexander Knaster, entrato a gennaio 2021 a rilevare il 75% delle quote. Con questa operazione, pur mantenendo la presidenza italiana con Corrado (il 25% delle quote societarie sono ancora in suo possesso) il Pisa è diventato di fatto, assieme ad Ascoli, Como, Genoa, Parma, Palermo, S.P.A.L.,e Venezia, uno degli otto club di Serie B le cui quote di maggioranza sono in mano straniera. Non solo, grazie all’impressionante patrimonio personale di Knaster – secondo la rivista Forbes 302° uomo più ricco al mondo -, stimato in circa 2.2 miliardi di dollari, i toscani possono essere annoverati tra le Società più ricche e solide dell’intero panorama calcistico nazionale, Serie A compresa. Nato a Mosca nel 1959 da una famiglia ebraica, il banchiere moscovita Alexander Knaster emigrò negli Stati Uniti con i suoi genitori nel 1976 per poi divenire cittadino statunitense. È tornato in Russia a metà degli anni ’90 per curare a Mosca il business del Credit Suisse First Boston. In seguito è diventato proprietario di Alfa Bank, la più grande banca commerciale privata della Russia. Dopo essersi trasferito a Londra, attuale headquarter delle sue attività, ha ottenuto anche la cittadinanza inglese nel 2009. Ora Knaster è a capo di Pamplona Capital Management, una società di private equity britannica da lui fondata nel 2005. Il suo impero economico fonda la sua fortuna oltre che sul settore bancario, anche su interessi ed investimenti nel petrolio, nelle telecomunicazioni e, con l’approdo al Pisa, dall’anno scorso anche nello sport, attraverso la controllata, la Società di diritto maltese Ak Calcio Holdings Ltd. L’impegno di Knaster in questo nuovo segmento di business è stato sin da subito piuttosto importante, attraverso cinque differenti iniezioni di fondi nel capitale sociale, peraltro tutte effettuate nel solo 2021. Il primo investimento di 12 milioni risale al passaggio del 21 gennaio 2021, operazione servita per entrare in Società e rilevare il 75% delle quote, di cui abbiamo in precedenza già detto. A fine febbraio era arrivata una prima ricapitalizzazione di ulteriori 8 milioni di euro, mentre il 22 luglio Knaster aveva provveduto a disporre un nuovo allocamento di risorse, pari a 5 milioni di euro. Il quarto aumento di capitali risaliva invece al 25 agosto, ancora una volta con 5 milioni di euro. L’ultimo investimento, il quinto, pari a 7,5 milioni ed effettuato solo pochi mesi fa, porta di fatto l’investimento complessivo del paperone di origine russa alla cifra monstre per la Serie B di 37,5 milioni di euro. E, a stare alle dichiarazioni dello stesso Knaster al suo approdo in nerazzurro, non sarebbe finita qui: “Il mio investimento è solo l’inizio di un percorso che accompagnerà la squadra e la società verso nuovi traguardi sportivi e non. Ho intenzione di supportare il management, coordinato dal Presidente Giuseppe Corrado, e di accompagnare la società anche nel processo di ammodernamento delle sue infrastrutture secondo la visione condivisa”. Coerentemente con queste dichiarazioni, il Club sta già lavorando per rendere possibile un ammodernamento dello stadio, la storica Arena Garibaldi-Romeo Anconetani. Inoltre, risalgono a pochimesi fa le ultime novità sulla realizzazione anche del nuovo centro sportivo, che sorgerà a nord della città di Galileo, nella zona di Gagno, con i lavori che avrebbero dovuto iniziare nei mesi estivi, ma che per ora sono in stand-by e per i quali serviranno circa 4-5 milioni di euro. La Società è ambiziosa e punta in alto e né la mancata promozione dopo la sconfitta in finale playoff col Monza nella passata stagione, né la partenza stentata di quest’anno ne stanno fermando i programmi e le velleità per cui il Club nerazzurro continua ad avere nel mirino la Serie A: non vuole farsi trovare impreparato, quando potrebbe diventare vitale avere anche il nuovo stadio a disposizione.

Ingenti investimenti per ripianare i conti e nelle infrastrutture, dicevamo, ma anche nel progetto tecnico curato dal Direttore Sportivo, Claudio Chiellini, confermato quest’anno dopo essere stato ufficializzato come DS nerazzurro nel giugno dell’anno passato, fratello del Giorgio Nazionale e come lui in passatotesserato per la Juventus – sebbene come dirigente – sin dal 2014, quando il presidente Agnelli lo mise sotto contratto affidandogli il coordinamento e la gestione dei giocatori bianconeri in prestito e in comproprietà. L’anno scorso aveva deciso di lasciare Torino, abbracciare l’ambizioso progetto del Pisa e mettere così a frutto le ampie competenze sviluppate soprattutto grazie ad una approfondita conoscenza di calciatori giovani (a lui si devono scoperte di tanti talenti approdati alla Juve U-23). Così, di concerto con Giovanni Corrado – Consigliere dell’Area Sportiva – ha costruito il nuovo Pisa 2022/23 con grande oculatezza sul mercato, con tantissime operazioni in entrata di grande prospettiva ed andando a pescare molto anche all’estero. Ed ecco che sono, così, arrivati calciatori come: Roko Jureskin, 22enne croato di nascita ma prelevato nel campionato slovacco a titolo definitivo dal SKF Sered; Tomas Esteves terzino di 20 anni in prestito dal Porto; Adrian Rus, difensore della nazionale rumena così come Olimpiu Morutan suo connazionale arrivato in prestito dal Galatasaray; tra gli arrivi dall’estero annoveriamo anche il giovane Nordstrom, ala svedese del 2004, operazione in prospettiva per la Primavera. Se tutti i calciatori finora elencati sono dei neofiti per i campionati italiani e quindi anche per la B, diverse sono state invece le operazioni per assicurare alla rosa pisana un mercato di categoria ed esperienza per il torneo, a cominciare da Torregrossa, un ritorno il suo, in prestito dalla Samp, Calabresi, ex Lecce, passando per Ionita, i fratelli Tramoni (Matteo e Lisandru acquistati dal Cagliari per 4 milioni di euro), senza dimenticare l’ex Cosenza Gliozzi prelevato pure lui a titolo definitivo dal Como, così come è stato riscattato per 2,1 milioni quindi riportato dopo il prestito dell’anno passato, stavolta a titolo definitivo, il forte e giovane terzino scuola Juve Beruatto. Da ultimo registriamo anche l’operazione Cissé dall’Atalanta. Una campagna acquisti che in totale è costata al club di Knaster attorno ai 9 milioni di euro, senza contare le cifre per gli obblighi di riscatto cui il sodalizio nerazzurro ha contrattualmente preso impegni. Ma il bilancio complessivo non è così negativo sul piano finanziario (a parte che si tratta di investimenti), considerate le cessioni di calciatori come Lucca all’Ajax e Birindelli al Monza, su tutti. Ma anche gli addii di Gucher, Siega, Marsura, Berra, Beghetto, Cohen, Leverbe e diversi altri, che hanno alleggerito il monte ingaggi, quando non addirittura qualche contributo diretto alle casse sociali. In conclusione il lavoro di Chiellini, a dispetto degli esordi in campionato di cui a breve andremo a trattare, ha messo su una rosa che avrebbe tutte le carte in regola per ambire almeno ad un posto ai playoff. Il prosieguo del campionato ci dirà se le ambizioni della Società di aspirare a giocarsi la promozione sono ben riposte o se l’annata sarà stata un flop.

I dubbi sulle scelte e quindi sulla stagione del Pisa tuttavia rimangono perché, differentemente da quanto avvenuto in passato, quest’anno si è vista qualche crepa ed inizialmente non c’è stata unità d’intenti tra proprietà e direzione sportiva. Così ad esempio è stato per la mancata cessione di Lucca al Sassuolo, nella sessione di calciomercato di gennaio, poi arrivata la scorsa estatea favore dell’Ajax, ma soprattutto divergenze si sono verificate nella scelta della guida tecnica dove, dopo la cocente delusione della sconfitta in finale playoff arrivata contro il Monza, Corrado aveva finito con l’esonerare D’Angelo, preferendogli il più navigato ed esperto (sulla carta) Maran. Un vero flop, l’ex trainer del Cagliari, che non solo ha esordito in stagione in Coppa Italia con una sonora sconfitta casalinga per 1-4 contro il Brescia, ma soprattutto nelle successive sei partite di campionato disputatesi sotto la sua gestione, aveva raccolto la miseria di 2 punti, frutto di quattro sconfitte e due pareggi, con ben 11 reti subite (allora peggiore difesa del torneo). Questo ruolino di marcia, con una media punti di 0,33 a partita, ha portato il Pisa all’ultimo posto solitario in classifica e la proprietà a ricredersi rispetto alle proprie scelte, facendo ammenda e lasciando finalmente a Chiellini carta bianca per richiamare, lo scorso 19 settembre, di nuovo D’Angelo in sella. E la svolta è arrivata puntuale, con cinque partite dirette dal tecnico abruzzese, nessuna sconfitta, una media punti salita ad 1,8 ma soprattutto dieci gol fatti ed appena sei subiti, con i toscani che sono usciti dalle sabbie mobili (fuori dalla zona playout per la prima volta in stagione, dove peraltro – per differenza reti, perché le due squadre sono appaiate in classifica entrambe a quota 11 – hanno ricacciato noi). Una bella rivincita per Luca D’Angelo(col Cosenza siederà sulla panchina del Pisa per la 179a volta, consolidandosi al terzo posto di tutti i tempi come numero di gare da allenatore dei nerazzurri e mettendo nel mirino Umberto Mannocci che con 186 panchine è il secondo allenatore più duraturo nella storia nerazzurra) che dal 2018 – rinnovando di anno in anno – è arrivato alfine a guadagnarsi la chance di guidare una squadra, anche quest’anno, che come dicevamo non ha nascosto di nutrire grandi ambizioni e si è rilanciata in stagione con tutte le carte in regola. La difesa rispetto all’anno passato è quella che ha subito gli scossoni di mercato più imprevisti, viste le partenze (non volute ma subite) di colonne portanti come Leverbe, Berra e Birindelli e considerata la lungodegenza di Caracciolo. Ma ciò non significa che il reparto si sia indebolito perché, dopo aver riconfermato il portiere Nicolas, sono arrivati Esteves e Calabresi che, a conti fatti, offrono garanzie e potenzialità. Sulla sinistra Jureskin non è solo la riserva di Beruatto, mentre al centro Canestrelli, Barba e Rus sono centrali affidabili, anche se D’Angelo è tornato alla vecchia guardia, affidandosi a chi, come Hermannsson conosce già i suoi desiderata tattici. Il centrocampo è stato reso più forte, se possibile rispetto al passato, grazie all’arrivo di uomini come Ionita, ma anche Morutan e Tramoni sulla trequarti, che costituiscono ampiamente un rinforzo, considerando che in quella zona del campo prendono il posto di Benali. Anche se, bisogna ammettere, così come per la difesa, a maggior ragione per il reparto nevralgico della mediana il tecnico pescarese si è affidato ad uomini di sua fiducia, vale a dire al trittico formato da Nagy, Touré e Marin. L’abbondanza, la qualità e la varietà nelle caratteristiche degli uomini a disposizionenella zona nevralgica del campo permettono al tecnico abruzzese svariate soluzioni, favorendo anche le variazioni tattiche cui D’Angelo ha abituato chi lo conosce. Infine l’attacco, reparto anch’esso stravolto, dove sono rimasti in rosa, rispetto all’anno passato i soli Masucci, Sibilli ed il rientrato Torregrossa, visti gli addii di giocatori di peso come Lucca, Cohen e Puscas. Al loro posto sono arrivati i due fratelli Tramoni (ali), Cissè e Gliozzi. Ed effettivamente l’alchimia sembra essersi creata perché dal ritorno di D’Angelo il reparto ha ricominciato a produrre e realizzare gol, tant’è che il reparto ha messo a segno 13 delle 17 reti stagionali con Gliozzi bomber di squadra (5 gol), Torregrossa a seguirlo (3) e Masucci (2) a dare il suo contributo. Ma come fa giocare i suoi ragazzi il tecnico nerazzurro? E’ interessante intanto sapere che D’Angelo non è uno dogmatico, fedele a tutti i costi ad un determinato modulo piuttosto che ad un altro ed appartiene, anzi, a quella schiera di tecnici che variano disegno tattico, che amano avere alternative da opporre agli avversari, anche a partita in corso. Quest’anno, ad esempio, per le caratteristiche degli uomini che ha in organico, tende a schierare più facilmente la difesa a quattro, con il rombo del 4-3-1-2 (ultimamente lo schema di riferimento, quello più adottato) ma ha anche adoperato il 4-2-3-1. Nel rombo, dietro ai due attaccanti (stanno facendo bene, in tandem, Gliozzi e Sibilli, ma a partita in corso a seconda delle esigenze tattiche fa entrare tutti gli altri a rotazione), vi è il trequartista, che il tecnico pescarese vuole tecnicamente dotato: Tramoni o Morutan, sono spesso schierati in quella posizione. A questo ruolo così delicato il tecnico affida un compito da vero fantasista privo di obblighi in interdizione, che non si limita all’operazione di fornire i palloni alle punte durante la fase offensiva, ma anche creare personalmente pericoli alla squadra avversaria in veste di finalizzatore. A centrocampo, due interni (tra Tourè, Mastinu, Marin, ma anche Ionita) sono chiamati a rompere il gioco avversario ed essere capaci di rapidi inserimenti al tempo giusto. Essi agiscono ai lati del regista, il vertice basso del rombo, Nagy (più raramente lo stesso Ionita), il quale rappresenta l’organizzatore della manovra, simile ad un playmaker cestistico. I terzini, Beruatto, Calabresi, Esteves o Jureskin hanno il compito di ali aggiunte in fase offensiva, pronti alle ripartenze, così come ai ripiegamenti in difesa. D’Angelo imposta la sua linea difensiva molto profonda con ampiezza molto stretta, mentre lo stile di gioco difensivo deve essere quello del pressing sul primo controllo. I terzini, dicevamo, vengono sfruttati molto in fase offensiva e per questo motivo il tecnico abruzzese chiede loro le sovrapposizioni e la partecipazione all’attacco. A centrocampo una delle due mezzali svolge compiti prettamente difensivi, con aggressività nei contrasti e rimane bloccata dalle sortite offensive. Come regista dicevamo, spesso viene schierato Nagy perché serve un giocatore di qualità, non deputato ai contrasti e anch’egli senza compiti offensivi di corsa, ma solo d’impostazione. L’altra mezzala (Touré che ha già all’attivo due segnature) invece è quella che ha compiti prettamente offensivi, quindi ha licenza di avanzare e supportare la squadra in fase d’attacco, resta al limite dell’area sui cross ed è libera di svariare alla ricerca della posizione migliore. Il trequartista svaria su tutto il fronte offensivo e resta, come la mezzala offensiva, al limite dell’area sui cross dei due terzini. La seconda punta ha possibilità di ricevere palla al piede o scattare dietro la linea difensiva avversaria, proporsi e ricevere palla tra le linee, ovvero creare spazi a favore dell’inserimento del centravanti. La prima punta, Gliozzi, esentata da compiti di copertura (ah, se leggesse Occhiuzzi: do you remember? L’attaccante di Siderno era costretto dal tecnico di Cetraro a stare lontano dalla porta per compiti difensivistici) gioca centralmente senza mai allargarsi, si inserisce dietro la linea della difesa avversaria, difende la palla per fare salire la squadra e permettere gli inserimenti della seconda punta, più raramente del trequartista o della mezzala vocata all’attacco. D’Angelo punta molto anche sulle occasioni derivanti da palla inattiva per cui chiede tanti giocatori in attacco per fare densità nell’area avversaria e cercare di sfruttare al meglio punizioni e calci d’angolo. Per concludere, insomma, il Pisa risulta essere oggi una squadra in forte ripresa, bene organizzata e compatta, che fa della densità, soprattutto a centrocampo la sua arma migliore ed il cui calcio speculativo, che non stropiccia gli occhi ma è efficace, che è fisico, molto vocato alla fase difensiva e dipendente dai calci piazzati e dalle giocate di alcuni dei suoi uomini di classe per arrivare in gol e si sta dimostrando oltremodo redditizio, impostato com’è da D’Angelo sul gioco di rimessa e su un misto di aggressività e fallosità efficaci nell’interrompere, con la giusta maliziosità tipica delle squadre mature e consapevoli, le pericolose sortite e giocate degli avversari.

Il rombo – 4-3-1-2 – di D’Angelo

Vediamo a questo punto di ipotizzare come andrà a sistemare il suo 11 in campo mister D’Angelo domani contro il Cosenza. Non è affatto semplice prefigurarsi uno starting eleven del Pisa in questo momento. Primo perché sappiamo come il tecnico nerazzurro sia incline a tenere sulla corda tutti i suoi uomini, ruotandoli in un sano turnover, quindi non assicurando il posto da titolare a nessuno ed anzi facendo avvicendare i 22/23 che lui giudica sullo stesso piano, ciascuno utile e per caratteristiche tecniche diverso dai compagni, da utilizzare alla bisogna a seconda delle peculiarità tecnico/fisiche dell’avversario di turno. In secondo luogo, perché è da quando è rientrato alla guida dei nerazzurri che ha cambiato moduli ed interpreti. Aggiungiamoci pure che a parte Caracciolo saranno tutti a disposizione ed infine che il Cosenza di Viali è un’incognita per tutti, anche per il tecnico abruzzese, che comunque avrà dovuto studiare la storia del nuovo tecnico milanese del Cosenza. Tuttavia, proviamo ad ipotizzare la formazione, partendo dall’idea di uno schieramento basato sul sistema di gioco a rombo (4-3-1-2). Intanto, tenendo conto del fatto che sembrerebbe aver superato gli ultimi acciacchi che non gli avevano permesso di essere, settimana scorsa, tra i titolari contro il Benevento, proviamo ad ipotizzare il rientro tra i pali come titolare del portiere brasiliano Nicolas, mentre il numero 22, Livieri, tornerebbe dunque a sedersi in panchina. Nella linea difensiva a quattro come centrale di destra, al posto del poco convincente Rus, potrebbe rientrare titolare Barba, ripresosi appieno dall’infortunio (già a Benevento era tra i convocati, anche se precauzionalmente non è stato schierato) il quale verrebbe affiancato al migliore in campo in terra sannita, vale a dire il gigante (1,90 cm) della nazionale islandese Hermannsson posizionato ancora una volta a piede invertito come centrale di sinistra, lui che è destro; terzino destro il confermatissimo Calabresi, con Beruatto sull’out a sinistra. In mediana difficile ci siano dubbi: con ogni probabilità, infatti, Nagy fungerà da regista ed ai suoi lati potrebbero giostrare come a Benevento Marin (una contrattura al Vigorito l’aveva costretto ad uscire dal campo, ma in settimana ha regolarmente lavorato coi compagni) e Tourè, con Ionita e Mastinu altrettanto abili ed arruolabili, pronti indifferentemente sia a subentrare che ad occupare un posto da titolare. Sulla trequarti con ogni probabilità verrà confermato Morutan (anche se qui c’è il ballottaggio con Matteo Tramoni) che sarà chiamato a disimpegnarsi alle spalle di Gliozzi (favorito su Masucci) che per la prima volta in stagione potrebbe essere affiancato nel tandem d’attacco a Torregrossa (scalpitano però Cissé e pure Sibilli). Ad ogni buon conto, domani ogni dubbio verrà fugato.

Siamo ai saluti. Prima di chiudere la rubrica, come al solito ci dedichiamo alle varie ed eventuali. Cominciamo dal pronostico che, neanche a dirlo, vede i Lupi sfavoriti (da 5 anni a questa parte per bookmakers ed addetti ai lavori siamo praticamente degli abusivi della categoria) nelle quote assegnate ai possibili risultati del match. Così, dai bookmakers l’1 è pagato da un minimo di 1,60 ad un massimo di 1,65 con pochissima oscillazione; il pari (X) da 3,50 a 3,82, infine il 2 con la vittoria fuori casa dei Lupi, essendo secondo i dodici bookmakers presi in esame un risultato difficile da verificarsi, paga molto bene e cioè da 5,25 fino a 5,60 volte la posta giocata. Ciò nonostante i precedenti non siano così decisamente a favore dei toscani, nella cui “tana”, la storica Arena Garibaldi oggi intitolata alla memoria dell’indimenticabile presidente Anconetani (a proposito, il vulcanico Romeo, che se oggi fosse ancora in vita avrebbe 100 anni, veniva a mancare proprio nella giornata di ieri, esattamente 23 anni fa, il 3 novembre 1999) le due squadre si sono incrociate per ben dieci volte (otto in serie B, una in C ed un’altra in Coppa Italia) nel corso delle quali i nerazzurri di casa hanno prevalso in quattro gare, mentre altrettanti sono stati i pareggi (ultimo dei quali poco più di sei mesi fa, lo scorso 30 aprile che valse un punto essenziale per la nostra salvezza e costò la A ai nerazzurri) e due affermazione dei rossoblu, che portano i sigilli di due importanti bomber della nostra storia: la prima reca la firma di Marulla (era il 2 maggio 1993) mentre l’ultima, risalente al 22 dicembre 2019 trovò la doppietta di Rivière, oltre ai gol di Broh ed infine di Birindelli per i toscani. La partita di domani vedrà contrapporsi pochi ex: Meroni ed il DS Gemmi oggi tra le fila dei Lupi ed Ettore Gliozzi già in rossoblu un paio di anni fa – come detto – attualmente in maglia nerazzurra. Il match, in programma domani pomeriggio alle ore 14,00 all’Arena Garibaldi-Romeo Anconetani verrà arbitrata da Daniele Paterna della Sezione di Teramo: sono cinque i precedenti per i nerazzurri con il fischietto abruzzese, mentre nessuna direzione di gara per Paterna con il Cosenza. A coadiuvare il direttore di gara sono stati designati gli assistenti Domenico Palermo di Bari e Domenico Fontemurato di Roma. Quarto Uomo sarà Paride Tremolada di Monza, mentre al VAR Federico La Penna di Roma 1 con AVAR Alberto Santoro di Messina. I supporters della città della torre pendente stanno rispondendo alla grande, con il settore più caldo, la curva nord, già sold-out da ieri e gli altri settori con disponibilità media, come si rileva dal concessionario della biglietteria online dello Sporting Club. Una bella cornice di pubblico, dunque, senza dimenticare lo spicchio degli ospiti, quello dei tifosi rossoblu che promette di essere piuttosto colorato e caloroso – tenuto conto della penosa situazione societaria che si vive dalle nostre parti (a proposito, GUARASCIO VATTENE!) – come di consueto, quando i Lupi giocano in esterna: saremo (sì, ci sarò anch’io a fare l’ennesima trasferta stagionale del red-blue tour 2022/23) oltre i 400 a sostenere la squadra e Viali, al suo esordio, perché serve la grinta di tutti per andare a punti domani.

Che Alarico ci assista: adelante Cosenza!

Sapiens

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