MUTTI, CHE POLPA

La partita che ci vede opposti al Perugia assume il rilievo di una delicatezza estrema. Gli umbri sono in fase di forte risalita ma noi non possiamo fare a meno della vittoria – non per altro, ma se non vinci in casa contro gli ultimi in classifica o giù di lì, contro chi vinci?
Insomma, domenica al Marulla scende il Grifone (l’altro grifone, quello biancorosso: col primo ci è andata malissimo nel gioco e nel punteggio) e già ci prepariamo da venerdì a novanta minuti di sofferenza pura. Ci mettiamo anche la firma nel soffrire come cani, se serve (avete presente Cosenza-Perugia dell’anno della pandemia, col salvataggio sulla linea di Capela al quarto minuto di recupero? Ecco), purché poi si mettano in classifica i tre punti e si possa dare continuità a un miniciclo che, sommando Palermo e Cittadella, potrebbe risollevarci dopo il brutto periodo Dionigi – risollevarci in classifica, ma anche di umore.
Quello attualmente non è buono.
OneFootball ha recentemente pubblicato un’intervista a Bortolo Mutti chiedendogli della serie B, campionato che il nostro ex allenatore conosce bene, e giunto al momento di parlare del Cosenza il tecnico bergamasco è stato preciso, anche se diplomatico: “Il Cosenza ha sofferto tanto negli ultimi anni, è stato anche ripescato. Diciamo che ne ha passate tante. Ma il punto è che non c’è l’amore necessario affinché si possa far lievitare e crescere questa squadra. Chi deve gestire il fenomeno, chi devo progettare, organizzare e pianificare deve essere lungimirante. Invece a Cosenza non succede. Non si possono fare tutti gli anni campionati del genere, in cui si aspetta l’aiuto della Dea bendata. Se vogliono fare calcio in una certa maniera devono sicuramente cambiare registro. Se si vuol andare avanti così bisogna accettare che può accadere di tutto. In una piazza importante come Cosenza, dove il serbatoio di tifoseria è ampio, perché io l’ambiente lo conosco bene, sarebbe bene programmare qualcosa di importante. Mettere dei paletti chiari e definiti e piano piano costruire un progetto serio e duraturo nel tempo, non stravolgere ogni anno. Perché per gli addetti ai lavori non è facile. Quest’anno mi aspetto lo stesso campionato di sofferenza degli ultimi anni.
Ecco, sono queste le cose che ci peggiorano l’umore: anche perché Mutti ha perfettamente ragione, purtroppo, e lo sappiamo (crediamo senza presunzione che sottoscriverebbe tutti gli articoli di questo blog). Il Cosenza non paga l’insipienza tecnica come farebbe qualunque altra squadra costruita male o che magari andasse incontro a un’annata sfortunata: ogni lacuna, ogni mancanza, tutto ciò che di questa squadra ci sconforta non è meramente insipienza tecnica propriamente detta, che anzi è sintomo e non causa, quanto indecorosa gestione societaria.
Tutto il resto è conseguenza.
Qualcuno ha attaccato Mutti sui social con commenti al vetriolo: la solita gente, sempre pronta a correre in soccorso del presidente quando si osa criticarlo (specialmente da fuori Cosenza). Solo che ormai la misura è colma e la tifoseria compattamente ha risposto parecchio innervosita agli incauti commentatori. Segno che l’ambiente è una polveriera e l’umore, appunto, è quello che è.
In questa situazione viene il Perugia. Loro sono dati in ascesa, noi abbiamo nuovamente balbettato calcio a Cittadella per un’ora, scontando in maniera drammatica l’assenza del solo Florenzi: il fatto che basti la mancanza di un solo giocatore, per quanto talentuosissimo, a trasformare la squadra decente (nulla di più) vista contro il Palermo nella banda dell’orrore che si è esibita in Veneto, dà l’esatta misura, ancora una volta, di dove ci porta questa gestione societaria. E a chi ancora difende il padrone vorremmo solo ricordare la classifica – no, non necessariamente quella di quest’anno: va bene qualunque classifica. Pure quelle degli anni di serie C, in cui arrivavamo sesti, noni o decimi in un torneo ridicolo che una piazza come Cosenza dovrebbe dominare.
Guardate la classifica a questo punto, a dicembre: l’anno scorso, due anni fa, tre, quattro. Cambiano le dirette concorrenti (Livorno, Pordenone, Entella, Alessandria, eccetera) ma noi siamo sempre lì, sempre in basso. Perché?
Perché un Pordenone che sbaglia un’annata, sì, magari retrocede, però l’anno prima si era salvato tranquillamente e due anni prima almeno aveva addirittura conquistato i playoff, disputando ben altro campionato, e noi invece siamo sempre lì? Perché le altre società hanno un andamento magari non costante ma comunque non rischiano mai di retrocedere ogni anno, anzi talvolta sfiorano o conquistano i playoff, e noi siamo sempre e soltanto in fondo alla classifica?
Perché quello che per le altre è un’annata negativa per noi è la più scontata normalità?


Poniamoci questa domanda, finalmente.
Come mai noi puntualmente non siamo mai, mai, MAI lassù? Mai, in cinque stagioni. Mai, nemmeno per sbaglio (no, per carità: non contiamo le due partite iniziali di questo torneo. Due partite, dai, cerchiamo di essere seri). Mai.
Noi siamo sempre e soltanto in fondo alla classifica – e di più, in avvio di stagione tutti gli addetti ai lavori puntualmente ci pronosticano tra le candidate alla retrocessione, e ogni volta ci azzeccano pure (non che sia difficile). Perché?
Forse perché gli altri fanno campagna acquisti, talvolta la sbagliano e incappano nell’annata negativa, altre volte la azzeccano e si giocano la A, mentre noi ci gingilliamo con gli oneri diversi e in campo vanno (con tutto il rispetto) Panico e Vallocchia, Mbakogu e Vera?
Forse perché la proprietà che gestisce il Cosenza Calcio non ha la priorità dei risultati sportivi ma esclusivamente quella dell’euro e persino del singolo centesimo? Forse perché noi abbiamo entrate e uscite, solo che le prime (copiosissime) servono esclusivamente a foraggiare le seconde, e le seconde non riguardano l’ingaggio di calciatori di serie B ma spese misteriose, però comunque di tipo assolutamente extracalcistico?
Sarà mica questo?
Va bene, per oggi lasciamo perdere: era giusto un nostro sfogo in attesa del Perugia, che come saprete sarà ottimamente analizzato come sempre dal nostro Sapiens nella sua rubrica prepartita. Ma sì, pensiamo al calcio giocato. Magari ha recuperato Florenzi dall’influenza, magari Zilli in rampa di lancio spicca definitivamente (e meritatamente) il volo, magari Viali ci restituisce un bel Cosenza – almeno quello, almeno quello, ne avremmo il diritto.
Ah, solo un’ultimissima cosa prima di chiudere, giusto rimarcare un tantinello l’attenzione ai dettagli: la Reggina, che dopo una campagna acquisti eccellente e investimenti mirati sta volando verso la serie A, il 22 dicembre come regalo di Natale ai suoi tifosi ha organizzato al Granillo un’amichevole con l’Inter. Attenzione ai dettagli, si diceva. Riguardo verso i tifosi.
Il Cosenza di Guarascio (che, ricordiamolo, un’amichevole di lusso l’aveva promessa per l’occasione del Centenario: la stiamo aspettando da sei anni, che volete che sia?) ha per caso contemplato una simile idea, considerando che il campionato di serie A e i massimi campionati europei sono fermi per il mondiale fino a gennaio?
Una pensata del genere gli ha almeno sfiorato l’anticamera del cervello?
Noi con chi la facciamo l’amichevole del 22 dicembre come regalo di Natale per i tifosi, con il Real Maivisto o con gli Oneri Diversi FC?

La Bandiera RossoBlù

9 pensieri su “MUTTI, CHE POLPA

    1. Comitato di Controllo Qualità Utenza WordPress

      Non egregio signor anggelo, lei è un cretino. Noi del comitato di qualità dei commenti della piattaforma WordPress non vogliamo che sulla nostra piattaforma compaiano i commenti di un cretino. Se ne faccia una ragione e sparisca

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    2. Laura Arnaldo

      Cazzone gli oneri diversi se li sta fottendo tutti Guarascio e tu lo difendi cazzone ma ormai grazie a questo blog conosciamo la verità coglione

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    3. Ultrà Mongrassano

      Ma tu si chiru ricchiune del cugino? Oi merda Ca venimu a Parenti avete rotto il cazzo tu e tuo cugino… la pazienza è finita!!!! Venimu a Parenti e ni parramu faccia a faccia

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