#54 WAITING FOR THE BARBARIANS: PERUGIA

Ad una settimana esatta dall’ultima puntata di questa rubrica, torniamo a parlare del Cosenza e degli avversari che la squadra di Viali si troverà di fronte nel 15a giornata di campionato. E’ tradizione in premessa trattare intanto dei Lupi e di quanto accade dentro e fuori dal campo, con incertezze e preoccupazioni che attanagliano i pensieri della maggior parte dei tifosi rossoblu, in ansia sia per quanto riguarda gli aspetti societari – dove la data del 22 dicembre è ormai prossima, gravida di tutti i dubbi e le paure che si porta dietro – sia sul piano squisitamente tecnico. In questo secondo ambito, dopo la prestazione tutto sommato convincente sfoderata contro il Palermo, nell’ultimo turno, quello di Cittadella, la squadra ha dato un’idea di involuzione, con un primo tempo disputato davvero male, tanto che in molti sugli spalti del settore ospite del Tombolato, abbiamo accostato il Cosenza di Viali a quello di Dionigi: abulico, affatto aggressivo, senza idee, costantemente schiacciato dall’avversario nella propria metà campo e con zero tiri in porta. Poi, una discreta reazione si è finalmente registrata nella ripresa, ma il punto alla fine conquistato, al netto della possibilità addirittura di portarsi a casa l’intera posta in palio, è risultato essere l’unica vera nota positiva della giornata. Insomma, ancora una volta si è palesata l’evidente inadeguatezza a competere in questa impegnativa Serie B di quest’anno da parte della formazione rossoblu, la quale a gennaio necessiterebbe assolutamente di rinforzi con uomini di categoria, sperando che i predetti problemi societari, non servano al contrario da buona scusa per un indebolimento della rosa (vendita di Florenzi? Mancata conferma di Larrivey?). In attesa di vedere come si vorrà muovere in tal senso il presiNente Guarascio (VATTENE!) l’obiettivo di D’Urso e compagni è quello di arrivare all’apertura del mercato di riparazione con quanti più punti possibili, sfruttando il fatto che i Lupi ancora devono giocare almeno una partita casalinga in più rispetto alle dirette avversarie (in alcuni casi anche un paio) e con due di queste avversarie per non retrocedere – che oggi stazionano alle loro spalle in graduatoria – devono ancora incrociare le armi, sfruttando quindi la possibilità di incamerare più punti. Ovviamente, questi presunti vantaggi saranno tutti da dimostrare sul campo, già a partire da domani, quando verrà a farci visita l’ultima della classe: il Perugia.

Un Club, quello del capoluogo umbro, dalle grandi tradizioni, nato come associazione sportiva (sebbene all’epoca non avesse ancora una squadra di calcio) addirittura nel 1890 come Società Ginnastica Braccio Fortebraccio, anche se la data di fondazione viene indicata 15 anni dopo, nel 1905 — dalla collaborazione tra la stessa Braccio Fortebraccio e un’altra società sportiva cittadina, la Libertas — mentre la sua prima apparizione ufficiale si fa risalire solo due anni più tardi, nel 1907, quando proprio a Perugia venne organizzato un triangolare con la partecipazione della Lazio e della Robur di Siena. Nel corso della sua lunga storia, il Perugia può vantare 13 partecipazioni ai campionati di massima Serie ed è stato pure la prima formazione, nella storia della Serie A a girone unico, a portare a termine un campionato senza sconfitte, nella stagione 1978-1979, annata chiusa peraltro al 2º posto assoluto, miglior risultato di sempre nella storia degli umbri. A questo si aggiungano i 29 tornei disputati – di cui uno vinto – in Serie cadetta, compreso quello in corso. In ambito internazionale i biancorossi hanno conquistato due titoli: il primo assoluto è la Coppa d’Estate 1978, seguito dalla Coppa Intertoto 2003. Grazie a quest’ultimo successo, gli umbri sono fra le undici formazioni italiane e le settantanove europee che sono riuscite a conquistare nella loro storia almeno una delle competizioni UEFA per club. Oggi la squadra, che a seguito di due fallimenti (rispettivamente nel 2005 e poi nel 2010) era dovuta ripartire dai dilettanti, è presieduta dall’imprenditore romano Massimiliano Santopadre che era entrato in società nel 2012, inizialmente come socio di minoranza, per poi consolidare la sua posizione ed acquisire, l’anno successivo, le quote di maggioranza. Un profilo assai interessante, quello del numero uno del Perugia, che può essere a ragione considerato un self-made man. Partito come venditore in un mercato rionale delle capitale (via Sannio) e dopo aver conseguito alle scuole serali un diploma di ragioneria, nel 1998 aveva dato inizio ad un’avventura imprenditoriale nel settore dell’abbigliamento provando a lanciare un marchio – Ireland – che aveva portato discreti successi. Sette anni più tardi, nel 2005, i tempi erano maturi per lanciare un nuovo brand, Frankie Garage che ha adottato come logo il viso dell’icona rock Frank Zappa – reso fumetto, con berretto, occhiali, basettoni e pizzetto – ed il nome dello stesso famoso cantante, associato alla parola di uso comune ed internazionale, garage. Il brand e la nuova linea di street wear con il logo piazzato in modo irriverente sul sedere nei primi jeans prodotti, indirizzata prevalentemente ai giovani, non ha avuto un successo immediato, finché Santopadre non ha preso la decisione di entrare nel calcio come sponsor: con questa mossa il brand ha cominciato a decollare. Dalle sponsorizzazioni nel mondo della pedata nazionale alla proprietà di un club professionistico il passo è stato breve, così il 54enne presidente romano ha – dieci anni fa – acquistato il Perugia e così ha aperto per la sua azienda anche lo sbocco dell’abbigliamento tecnico sportivo diventando sponsor tecnico dello stesso Perugia, ma lo è stato anche del Taranto e di diverse realtà di futsal. Infine, con l’avvento della pandemia da Covid-19 il presidente del Perugia ha pensato bene di convertire parte della produzione alla realizzazione ed alla commercializzazione di mascherine e più in generale dispositivi di protezione individuale. Questo anche per rispondere alla grave crisi che la situazione sanitaria ha innescato e che sappiamo ha interessato il tessuto industriale italiano. Così come, anche, il mondo del calcio. Ed il Perugia, parimenti, è stato travolto dai problemi correlati alla pandemia, che si è sovrapposta alla retrocessione (noi la ricordiamo bene, perché valse proprio la miracolosa salvezza dei Lupi) del 2020. Questi fattori hanno determinato un passivo, registrato nell’ultimo bilancio, di 2,5 milioni di euro, con una massa debitoria schizzata fino a quota 8 milioni. Per questo motivo la Società ha impostato un piano austero che si è tradotto in spese controllate e ponderate.

E meno male che grazie ad un’esaltante cavalcata in serie C, due anni fa, il Grifo dopo appena un anno di purgatorio, era ritornato di nuovo in serie cadetta, per poi consolidarsi nella passata stagione con un buon campionato che sotto la guida di Massimiliano Alvini è valso l’accesso ai playoff, poi persi ai supplementari col Brescia. Questo ha garantito alla Società una grande boccata d’ossigeno sui conti, grazie ai più cospicui contributi di Lega, sponsor, diritti TV ed ai ritrovati incassi ai botteghini. Durante l’estate, poi, la chiamata dalla A, da Cremona, così il tecnico di Fucecchio ed il presidente dei biancorossi hanno trovato un accordo (Alvini era sotto contratto fino al 2024), quindi è arrivata lo scorso 8 giugno l’ufficializzazione del nuovo tecnico, un vero esperto per la Serie B: Fabrizio Castori. Ma le cose non sono andate per il verso giusto e già il 19 settembre, con la squadra quartultima con 4 punti raccolti dopo sei giornate, il tecnico, nativo San Severino Marche era stato esonerato e sostituito con Silvio Baldini. Trascorso da allora appena un mese ed altre tre giornate con zero punti raccolti, l’allenatore toscano si è dimesso, quindi Castori è stato richiamato (il 19 ottobre scorso) con la squadra nel frattempo scivolata all’ultimo posto. A pagare le conseguenze di una stagione iniziata in modo balordo quanto inaspettato, non solo gli allenatori, ma anche il DS, Marco Giannitti (colui il quale aveva costruito sia la squadra promossa in B, quanto quella che aveva raggiunto i playoff la scorsa stagione) che è stato, in parallelo con le dimissioni di Baldini – sollevato dall’incarico, per poi essere sostituito da un ex Cosenza, vale a dire Renzo Castagnini, al quale è stato affidato il compito di raddrizzare la barca, con l’obiettivo di capire le dinamiche di squadra e spogliatoio e cercare di sfruttare al meglio il mercato di riparazione di gennaio. Giannitti ha pagato sulla propria pelle le scelte fatte la scorsa estate, quando ha letteralmente stravolto la rosa con ben 18 operazioni in entrata e qualcuna in più in uscita, ma soprattutto puntando su giocatori d’esperienza che hanno finito, però per innalzare l’età media in rosa (circa 27 anni, anche se l’età media dei titolari in campo ha superato in alcuni casi i 29 anni), con conseguenze sul piano atletico e sulla verve in campo. Alla fine del mercato, sono cambiati tutti i portieri e nel ruolo di titolare è arrivato Gori per Chichizola. Sei sono gli attaccanti, di cui ben cinque nuovi: quattro prime punte duttili come Melchiorri (rientrato dal prestito alla S.P.A.L.), Strizzolo, Di Serio e Di Carmine, quindi Olivieri e Matos, che è l’unico presente in rosa dalla passata stagione. Nel reparto arretrato, dall’anno scorso sono rimasti i soli Sgarbi, Angella, Dell’Orco e Rosi. Per il resto, nella retroguardia sono arrivati Casasola ed il connazionale Curado, Vulikic, Struna, Beghetto e Righetti. Infine, altra rivoluzione pure per la mediana, dove a parte i confermati Kouan, Lisi e Santori, ne sono arrivati ben cinque: Paz, Vulic, il colpaccio Bartolomei, Luperini e Iannoni.

Una campagna acquisti che ha finito per appesantire il monte ingaggi di un Perugia già in difficoltà finanziaria (lo scrivevamo in precedenza), che ha puntato su giocatori di nome, ma evidentemente non di gamba, a giudicare dai risultati. Se a questo, poi, si aggiunge che si era puntato su un allenatore come Castori che adotta sì, pure lui come Alvini l’anno scorso, il 3-5-2 ma lo interpreta in modo diametralmente opposto rispetto al tecnico di Fucecchio, e che in corsa si è preso Baldini, il quale invece ha provato ad impostare la squadra con il suo 4-2-3-1, beh, si può comprendere come la squadra possa essere disorientata e disunita. Ora Castori è rientrato e di accorgimenti tattici non sembra averne adottati, continua con il suo 3-5-2 piuttosto prudente, anche se c’è da ammettere che nelle ultime cinque partite, tante ne ha giocate il Perugia dal ritorno del tecnico 68enne marchigiano, un miglioramento nella tenuta fisica ma, soprattutto, mentale della squadra c’è stata. Tant’è vero che il Grifo, secondo le statistiche la formazione di B che ha subito più gol nei primi quindici minuti, non solo ha invertito questo score negativo nelle suddette gare, ma in esse ha ottenuto 7 degli 11 punti totali che ha in classifica, portando la media punti a partita da 0,44 (comprese le gare di Baldini, altrimenti la media del primo Castori si attestava a 0,66) all’attuale 1,4 del Castori bis. Che la crescita sia oggettiva, questo è riscontrabile anche dai successi di prestigio ottenuti dai biancorossi, capaci di espugnare il Granillo (la Reggina non aveva mai perso in casa fino ad allora) e di sconfiggere domenica scorsa un Genoa che fino ad allora era la squadra che in trasferta aveva totalizzato più punti di chiunque altro. Per il resto, nel pareggio di Modena, Di Carmine e compagni meritavano ben più del pareggio, così come immeritate sono state le sconfitte maturate con Cittadella e Frosinone. Insomma, un Perugia in crescita, soprattutto sul piano fisico grazie, a stare con le dichiarazioni di Castori all’intensità degli allenamenti: “Ora giochiamo anche di ritmo, alto per tutti i novanta minuti. I ragazzi vanno a manetta e abbiamo capito come fare: cioè allenarsi tanto e forte, la squadra ha acquisito questo concetto e adesso bisogna proseguire.” Trattando di aspetti tattici, in fase di transizione negativa – quando cioè il Perugia perde palla – o comunque più in generale in fase di non possesso, Castori chiede ai suoi giocatori di abbassarsi per difendere e di aggredire solo in mediana con un pressing portato a metà campo e la creazione di duelli individuali, al fine di riconquistare palla il più velocemente possibile e ripartire. Quando ciò si verifica permette al Perugia di poter verticalizzare subito, rendendosi particolarmente pericoloso in contropiede. Lo schema base adottato dal tecnico di San Severino Marche è – dicevamo – un 3-5-2 dinamico che all’occorrenza si fa 3-4-1-2 o 3-4-3, con i tre centrali di difesa, due centrocampisti in mediana oltre ai due terzini larghi, un play avanzato – che arretra per aiutare in fase di contenimento e si propone avanti quando bisogna costruire gioco – ed infine due attaccanti, di cui almeno uno dinamico e rapido pronto a raccogliere le verticalizzazioni di cui parlavo poc’anzi. Detto dello schema base, tuttavia bisogna osservare che il sistema di gioco adottato varia ed è molto dinamico a partita in corso, a seconda delle fasi: in quella di possesso basso, il Grifo gioca con un 3-5-2, con il play che si abbassa fino alla linea di centrocampo o addirittura di regista basso, mentre adotta 3-4-3 in fase di possesso alto, di attacco; in fase di non possesso, invece, solitamente i terzini arretrano garantendo una linea piatta difensiva a cinque (5-3-2). In difesa, questo schema è piuttosto prudente perché, se ogni giocatore è responsabile dell’uomo che entra nella rispettiva zona di competenza, c’è subito il compagno più vicino pronto a scalare ed a garantire copertura. In pratica si tratta di marcature a uomo non battezzate, diverse da quelle classiche, per cui, per evitare l’imbucata sono chiesti, a ciascun calciatore, aggressività, dinamismo, supporto degli uomini in avanti che devono fare densità soprattutto a metà campo per riconquistare – come detto – immediatamente palla, oltre ad una grande abilità nel sostenere il sistema puro dietro: in questo tipo di approccio di protezione della propria porta, i difensori del Perugia non cercano di tenere la linea per mandare in fuorigioco l’avversario, ma si preoccupano più della posizione e della marcatura di quest’ultimo. Infine, il reparto mediano, non solo è tenuto a coprire le incursioni dei compagni che si staccano dalla difesa, soprattutto gli esterni, ma devono altresì attaccare anche loro gli spazi, chiudere le triangolazioni e spingersi con inserimenti mirati fino all’area avversaria nella ricerca del gol.

Il 3-5-2 di Castori

Detto del sistema di gioco, andiamo adesso a valutare i potenziali interpreti della gara di domani (la formazione, in grafica) sulla base del 3-5-2. Non avrà dubbi di essere della partita, tra i pali, Gori davanti al quale verranno schierati i tre centrali, vale a dire Sgarbi a destra, Curado centrale (con Angella come alternativa) ed il capitano Dell’Orco a sinistra; in mediana dovrebbero giostrare Kouan come play (favorito, piuttosto che Luperini, se Castori vuol fare un po’ di turnover) ed ai suoi lati le mezzali dovrebbero essere con buona probabilità Bartolomei e Santoro (ma anche Iannoni è in lizza). Come quinti di centrocampo dovrebbero essere schierati Casasola a destra (ma se non decide di concedergli un turno di respiro, in quella posizione l’allenatore biancorosso potrebbe sistemare anche l’ottimo Rosi) e Paz a sinistra. Ecco, questa è una soluzione anomala, adottata da Castori, considerato che il giovane colombiano di proprietà del Sassuolo è un centrocampista di destra come ruolo naturale, mentre in rosa per quella posizione ci sarebbero come terzini sinistri Beghetto, Righetti e persino il già citato Dell’Orco. E’ probabile che su quella fascia ci sia comunque qualche avvicendamento a partita in corso, perché Castori vuole che gli esterni siano sempre freschi e arino a dovere le fasce di competenza senza risparmiare i polmoni. In attacco, infine, i maggiori dubbi per il tecnico marchigiano: le soluzioni sono diverse, con cinque giocatori pronti a contendersi i due posti disponibili nel reparto. In pole, sicuramente Di Carmine che ultimamente sembra avere conquistato la considerazione di Castori, nonostante siano appena due i gol stagionali finora per lui, tanti quanti ne ha realizzati Strizzolo, mentre Melchiorri ne ha messi a segno tre, ragion per cui lo vediamo come possibile titolare. Tutti ovviamente papabili per una maglia dal primo minuto, mentre ci sta che per cautela (problema muscolare per lui scongiurato)e per i turni ravvicinati di campionato che si prospettano(tre in una settimana) il giovane autore del gol vittoria contro il Genoa, Marco Olivieri, possa essere lasciato a riposo. Così come sarà anche per Matos, appena rientrato dopo essere stato vittima di una fastidiosa ernia del disco, quindi difficile possa fare parte degli 11. Infine, più remoto l’utilizzo, almeno dall’inizio, di Di Serio un po’ dietro nelle gerarchie, rispetto ai compagni.

Pur essendo gli ultimi in classifica, i Grifoni vengono, come noi del resto, da una miniserie positiva fatta da un pareggio esterno (a Modena) ed una convincente affermazione casalinga ottenuta contro il forte Genoa (l’abbiamo scrito) per cui la squadra è in fiducia. Il momento buono dei perugini ed il gioco, ultimamente migliorato, espresso dagli uomini di Castori, unitamente ad una buona condizione fisica sono evidentemente elementi sufficienti perché gli ospiti domani siano dati incredibilmente favoriti dai bookmakers, nella sfida coi rossoblu, nonostante siano, come detto fanalino di coda: ne abbiamo attenzionati ben 11 e tutti, con leggere sfumature, dicono lo stesso. Le quotazioni, infatti, pendono nella bilancia a favore degli umbri – ormai, viene da scrivere, ci abbiamo fatto il callo: a proposito, grazie anche per questo antipaticissimo quanto fisiologico stato di assuefazione, presidente Guarascio! -, visto che, fino a ieri, il segno 1 era dato tra 2,90 e 3,05; la X tra 2,90 e 3,22; il 2 invece pagato a 2,30 e fino ad un massimo di 2,51. Per fortuna che poi, le partite si giocano sul campo e non nelle sale di betting e, d’altra parte, il bilancio delle partite giocate in Calabria è in assoluto equilibrio, con i Lupi che hanno perso due volte, l’ultima fu nello scorso febbraio, quando a segnarci il gol che poi si sarebbe rivelato decisivo (1-2 il finale) fu quel Cristian D’Urso che oggi veste la casacca rossoblu. Nelle altre sei gare disputate al San Vito, arrivarono tre pareggi e due vittoria per noi. Detto di D’Urso, tra gli ex possiamo annoverare anche l’attuale mister dei Lupi, William Viali, che da calciatore ha vestito la maglia biancorossa. A parti invertite, invece, il DS Castagnini, da poco arrivato al Perugia, ha lasciato buoni ricordi a Cosenza, così come pure Tiago Casasola. Tornando alla partita, il calcio d’inizio domani sarà battuto alle ore 15,00 allo Stadio San Vito – Gigi Marulla dove sono attesi, pochi spettatori (previsti tra i 4 ed i 5.000). La gara sarà diretta dal signor Feliciani della sezione di Teramo: seconda partita diretta dalla giacchetta nera abruzzese ai Lupi dopo il precedente di Cosenza – Modena dello scorso agosto: speriamo porti altrettanto bene, anche perché nei due precedenti toccati al Perugia con lo stesso arbitro sono arrivati solo due pareggi per gli umbri. Il direttore di gara sarà coadiuvato dagli assistenti sigg. Mastrodonato di Molfetta e Scatragli di Arezzo, mentre il quarto uomo sarà il sig. Marinelli di Tivoli. Infine, al VAR il sig. Di Martino di Teramo, AVAR il sig. Prontera di Bologna. L’augurio è che si possa tornare ad una vittoria e che la squadra possa finalmente regalare un po’ di continuità, quindi di serenità al popolo rossoblu ed ottenere, dunque, lo scalpo di un nuovo Alarico!

Sapiens

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