SE UN CAMPIONATO DOPO NON E’ CAMBIATO NULLA


COSENZA (4-3-2-1): Marson; Rispoli, Rigione, Vaisanen, Martino (11′ st La Vardera); Kornvig (27′ st Brescianini), Voca, Florenzi (40′ st Nasti); Brignola (11′ st Zilli), Merola (27′ st D’Urso); Larrivey. A disposizione: Matosevic, Lai, Meroni, Panico, Venturi, Vallocchia, Sidibe. Allenatore: Viali
ASCOLI (3-5-2): Leali; Simic, Botteghin, Quaranta (17′ st Adjapong); Donati, Collocolo, Giovane (1′ st Eramo), Caligara, Falasco (1′ st Giordano); Gondo, Dionisi (29′ st Ciciretti, 38′ st Lungoyi). A disposizione: Baumann, Guarna, Tavcar, Salvi, Buchel, Falzerano, Mendes. Allenatore: Bucchi
ARBITRO: Sacchi di Macerata
MARCATORI: 17′ pt Donati (A), 44′ st Gondo (A), 47′ st Nasti (C), 50′ st Collocolo (A)
NOTE: Spettatori totali 3.399 di cui 4 ospiti, per un Incasso di 19.653 euro. Ammoniti: Falasco (A), La Vardera (C), Larrivey (C). Angoli: 3-3. Recupero: 2′ pt – 8′ st

Era più o meno da dentro o fuori la gara con l’Ascoli per gli uomini di Viali, dopo che in città si è attraversata una pessima settimana segnata da due pareggi interni (ok, salutati da certuni come grandi risultati, ma è gente che non fa testo e sappiamo perché), dalla devastante sconfitta di Venezia – al culmine di una prestazione sconfortante – e dall’ondata di provvedimenti amministrativi / sanzionatori che la società avrebbe comminato a parte della tifoseria organizzata, che ora è ovviamente sul piede di guerra. A proposito di quest’ultima storia sarebbe doveroso per tutti approfondire, perché i contorni di questa vicenda sono talmente inquietanti che si rischia davvero che stavolta l’enorme solco che già c’è tra i tifosi e la società diventi incolmabile: se il Cosenza Calcio ha ritenuto di dover sanzionare, vietare l’accesso allo stadio a tifosi non allineati (la cui unica colpa sarebbe avanzare delle critiche all’operato societario) o minacciare di farlo, ebbene diventerebbe indifendibile, e gli sforzi che eventualmente spenderebbero in tal senso (ce ne vorrebbe, di faccia di bronzo!) i soliti servi in livrea, opinionisti prezzolati, tifosi del presidente e parenti di Parenti andrebbero incontro a reazioni spontanee imprevedibili da parte della tifoseria.
Bene sarà dunque se si chiarirà in maniera cristallina questa storia, perché non riterremo tollerabile che provvedimenti del genere siano presi davvero e portati avanti fino in fondo. Una società che andasse allo scontro aperto con la tifoseria, e per giunta con il solo folle e inaccettabile motivo di pretendere di non essere contestata (e sa il Cielo quanta ragione hanno i tifosi rossoblù nel ritenere dilettantistico e contestabile l’operato di Guarascio), dovrebbe fare le valigie e andarsene da Cosenza di notte prima di subito. E allora, chiarite questa vicenda incresciosa.
Questo, dunque, era l’ambiente in cui l’ennesima mossa suicida (su tutti i piani, da quello della simpatia a quello della comunicazione e delle relazioni col pubblico) di una società esperta di autogol ha costretto i ragazzi di Viali a giocarsi una gara tanto importante – al punto tale che il tifo è rimasto in glaciale silenzio per il primo quarto d’ora, come annunciato dalle curve. E forse questo silenzio sarebbe tutto ciò che potrebbe meritare il Cosenza di Guarascio (ancora una volta inteso come società, mentre i ragazzi in campo meritano e hanno bisogno di tutto l’apporto del popolo che ama i Lupi): un silenzio che sottolinei l’assoluto distacco tra società e tifoseria, che faccia da colonna sonora al menefreghismo con cui questa società è stata scelleratamente gestita per dodici anni, che ricordi a tutta l’Italia che la piazza di Cosenza è ben altro rispetto a chi la rappresenta calcisticamente, troppe volte indegnamente e con quel modo di fare che ci fa apparire come i soliti abusivi in serie B.


La partita con l’Ascoli, alla fine, ha ricalcato drammaticamente quella della scorsa stagione, sia nel punteggio che nella replica del gol di Collocolo (che ha segnato una rete tipo Pelé 1958, dribblando due difensori, e per il resto ha fatto una partita che sembrava il miglior Pogba): il fatto che ancora una volta sia stato il nostro ex Primavera a mettere il suo nome nel tabellino dei marcatori, al culmine peraltro di una prestazione come detto mostruosa (avrà recuperato 80 palloni), dovrebbe dare moltissimo da pensare ai tifosi del presidente di cui sopra – come dimenticare, infatti, che quello che oggi è uno dei migliori centrocampisti della cadetteria era nostro ma lo abbiamo perso perché una volta uscito dall’età della Primavera non gli si è voluto fare un contratto da professionista?
Che scusa avete per questo?
Come giustificherete ancora una volta l’ineffabile società?
Un’altra circostanza di questa partita ha ricordato molto da vicino quella dello scorso campionato, ed è la considerazione che anche oggi, esattamente come una stagione fa, la partita si è giocata a ridosso del calciomercato di riparazione e dunque si è avuta l’impressione che fosse una partita bruciata, persa quasi già in partenza – perché ormai si dà questa squadra per morta e si aspetta con speranza il mercato di gennaio per riportarla in vita. Inutile aspettarsi granché dalla gara con l’Ascoli, sembrava quasi si pensasse inconsciamente, il vero Cosenza ci sarà dopo il mercato. Poi in realtà il mercato di riparazione dello scorso gennaio ci portò più che altro travasi di bile, e sinceramente le speranze che stavolta le cose vadano diversamente e la società investa finalmente cifre in linea con la categoria si direbbero decisamente malriposte. Insomma, un campionato dopo non è cambiato nulla: Cosenza-Ascoli dava l’idea che fosse del tutto inutile scendere in campo.
In realtà però oggi il Cosenza avrebbe meritato di più. Non che sia stata una prestazione scintillante, ma le palle gol create (e fallite) dai Lupi, le strepitose parate di Leali, la traversa che ha di nuovo respinto un tiro di Brignola, il fatto che secondo e terzo gol dell’Ascoli siano stati in un certo senso estemporanei (il secondo ha subito due deviazioni prima di finire alle spalle di Marson, il terzo è arrivato in pieno recupero con i ragazzi sbilanciati in avanti a cercare un insperato pareggio) – tutto ciò fa ritenere che stavolta la sconfitta punisca i rossoblù ben oltre il dovuto.
La partita ha detto anche che D’Urso potrà pure giocare male (come a Venezia) ma a lui non si può rinunciare, specie se manca Calò; che Zilli sarà pure un ragazzino, ma alle sue qualità non si può rinunciare (un’altra partita da quando sono entrati il friulano e l’ex Cittadella), anche quando manca un tap-in davanti alla porta (ma da posizione molto angolata) che poteva essere l’uno a uno; che a Calò nemmeno si può rinunciare e quando non sta bene è un guaio, perché la velocità di circolazione della palla quando manca il regista fa venire il sonno.
E soprattutto ha detto, la partita, che dal calciomercato prima di ogni altra cosa devono arrivare esterni bassi di categoria come se piovesse, perché né a destra né a sinistra stiamo tranquilli: Rispoli, poi, oggi oltre a sbagliare tutto lo sbagliabile ha definitivamente dimostrato limiti tecnici non più emendabili, soprattutto nella sua incomprensibile tendenza a stoppare il pallone di esterno per portarselo sempre verso la fascia anziché verso il centro del campo – questa cosa ci è costata il terzo gol, perché con noi in possesso di palla e con la squadra in avanti a cercare il pari, a tre minuti dalla fine del recupero, l’esterno ex Parma ha cervelloticamente optato come suo solito per portarsi di nuovo il pallone in fascia (anziché appoggiare in mezzo verso i liberissimi Marson e Rigione), si è fatto chiudere dagli avversari perché aveva da un lato la linea del fallo laterale, e poi – costretto a sparacchiare via – ha svirgolato, riconsegnando la palla agli avversari, nella nostra trequarti. Il tutto per non aver voluto o saputo accentrarsi dove c’erano decine di metri quadrati di spazio libero, ovvero per quel maledetto incomprensibile vizio di portarsi la sfera sempre verso l’esterno. Da lì, ridata palla agli avversari, a farla arrivare a Collocolo – che poi è entrato in area e ha segnato un eurogol – è stata tutta discesa per il Picchio, che così ha chiuso la partita.
Tre a uno a tutti a casa.
I bianconeri avevano aperto le danze al primo tiro in porta, a metà primo tempo, con un colpo di tacco di Donati che ha superato Marson passando da dietro le spalle di Rigione e non venendo contrato da Martino che non è scalato in diagonale. Diagonale che l’altro esterno rossoblù ha mancato anche in finale di tempo (al massimo ha fatto l’obliqua…), quando Collocolo di testa ha mancato il due a zero. I rossoblù, oltre a mancare numerose palle gol nella ripresa (allucinante Leali nell’opporsi tre volte consecutive a Zilli, Larrivey e Nasti, togliendo dalla porta un uno a uno che ormai sembrava segnato), avevano accorciato le distanze in pieno recupero su percussione di Zilli, filtrante geniale di D’Urso e taglio di Nasti che ha finalmente superato l’estremo ospite con un rasoterra. Il guardalinee aveva tolto il gol, la VAR l’ha restituito.
I Lupi, in realtà, avrebbero gradito un intervento della VAR anche in precedenza, in almeno una circostanza, quando un difensore bianconero ha travolto Zilli e Larrivey contemporaneamente mentre le due punte rossoblù si stavano lanciando su un pallone che aspettava solo di essere appoggiato in rete. Né l’arbitro né gli addetti alla sala VAR sono però intervenuti, anche se come minimo almeno un controllo ci poteva ampiamente stare.


Ora cosa ci aspetta?
Ripeto, questa squadra senza un calciomercato decente non si salva. La classifica è drammatica (tanto per ricordare come stanno le cose a quei lacché in livrea che sparavano cazzate dopo le prime due partite ad agosto) e il livello tecnico è povero: deprimente come non si riesca a velocizzare la circolazione del pallone, requisito essenziale per costruire azioni offensive almeno potenzialmente pericolose. Il punto è che da questo ci siamo passati già altre volte – e tutte le volte, alla fine, si è avuta coi fatti la dimostrazione che Guarascio non ha nessuna intenzione di aumentare il budget per portarlo alla media di serie B e consentire quindi al direttore sportivo di avere margini ampi di manovra e la possibilità di ingaggiare giocatori di categoria.
La contestazione odierna, fortissima, con cori a squarciagola contro il presidente dopo il primo quarto d’ora di silenzio – seppure ovviamente dovuta soprattutto ai provvedimenti ammnistrativi di cui sopra – chiarisce in maniera inequivocabile quale sia attualmente il livello di gradimento di Guarascio presso la tifoseria. Basterà per convincerlo a cambiare politica e a metterci finalmente i milioni, e al diavolo gli oneri diversi di gestione?
Io sono pessimista, ma voi sperate pure, se volete. Hai visto mai…

NubeDT

3 pensieri su “SE UN CAMPIONATO DOPO NON E’ CAMBIATO NULLA

  1. Laura Granata

    buongiorno, oggi non è ancora arrivato il cretino? Quando le cose vanno male o c’è da commentare l’articolo sul bilancio e sugli oneri diversi si nasconde? Meglio così

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