​#57 WAITING FOR THE BARBARIANS: ASCOLI

Viali finora non stava facendo male ed era persino riuscito, prima di domenica scorsa, ad inanellare quattro risultati utili consecutivi, pur disponendo di una squadra dal livello tecnico davvero mediocre ed inadeguato per competere in questa B. Ciò detto, non si può pretendere dal mister di Vaprio D’Adda che faccia le proverbiali nozze con fichi secchi, così è arrivata puntuale la sconfitta nel turno finora forse più delicato dell’attuale stagione: lo scontro diretto giocato a Venezia. Oh, quanto servirebbe immediatamente il mercato di riparazione per evitare un appesantimento di una già di per sé preoccupante classifica! Non solo subito, ma anche in modo consistente, perché c’è da ricostruire una squadra che nelle intenzioni del DS Gemmi, la scorsa estate, avrebbe dovuto stupire. Effettivamente, per stupire, ha stupito, decisamente in negativo, quindi per ricostruire una squadra messa su male, con pochi fondi (il problema ab origine deriva sempre da chi è a capo, ecco perché non smettiamo MAI di scrivere, GUARASCIO VATTENE!) ci vorrebbe un impegno non solo economico che fatichiamo a pensare potrà compiutamente esserci e significare una vera svolta per il nostro campionato. Questo perché se da un lato il DS ha finora dimostrato di non disporre di qualità ed inventiva particolari per sperare possa estrarre dal cilindro il fatidico coniglio (in realtà i conigli dovrebbero essere almeno 4 o 5, tanti sono gli elementi di categoria di cui necessita la squadra), dall’altra 5 stagioni di B e più in generale oltre 11 anni di gestione Guarascio, ci inducono a non nutrire speranze sul fatto che il budget che verrà messo a disposizione di Gemmi possa essere particolarmente cospicuo, tale da garantire un mercato davvero significativo. Però i soldi per fare bagordi ed ingraziarsi certa stampa (non tutta: alcuni giornalisti, disertando l’invito del Club di via degli Stadi ha dimostrato di avere la schiena dritta. Per gli altri, invece, quelli che sono andati a gozzovigliare, mi chiedo che ne è della propria dignità personale e professionale, dopo che il “presidentissimo” li aveva trattati a pesci in faccia con sprezzante indifferenza quando gli avevano ufficialmente chiesto un incontro, mai tenutosi) ci sono eccome, tutti avrete visto le foto dell’evento che si è svolto martedì scorso, mentre non solo non si pensa di coccolare i tifosi (una squadra competitiva sarebbe un giusto tributo a chi si dedica col cuore e spende fior di quattrini per il Cosenza), ma addirittura si sono in settimana rincorse voci circa sanzioni arrivate ad alcuni ultrà, con la minaccia di trasformarle in daspo in caso di recidività, ammantate da una coltre di silenzio da parte della stampa di cui sopra. Insomma, si tenta di mettere il bavaglio a chi non è allineato: non c’è che dire, una bella strenna natalizia, per un ambientino che è diventato un vero e proprio bijou. Tornando al campo ed al calcio giocato, vediamo di tornare a concentrarci sulla gara che ci aspetta domani, con i prossimi “barbari” che si accingono a guadare il Campagnano, vale a dire i piceni di Ascoli.

L’Ascoli Calcio 1898 F.C. è uno dei club più antichi d’Italia (anche se per onor di cronaca bisogna dire che non c’è continuità, essendo il Club fallito e poi rifondato nel 2013), essendo nato, appunto, nel lontano 1898. L’Ascoli è anche il club più blasonato delle Marche per aver disputato 16 stagioni in Serie A e 26 in seconda Serie. Nel corso della sua storia, il Picchio (nome e simbolo a più riprese associato alla squadra) è riuscito ad ottenere un quarto posto in Serie A nel 1979-80 ed a vincere due campionati di Serie B, uno di Serie C, uno di Serie C1, una Mitropa Cup ed una Supercoppa di Lega di Serie C1. La squadra marchigiana può contare anche sul record assoluto di punti realizzati in un campionato di Serie B a 20 squadre con 2 punti per vittoria: 61 punti, realizzati nella stagione 1977-78. La storia più vincente della squadra marchigiana è indissolubilmente legata all’imprenditore Costantino Rozzi che nel 1968 ne divenne il presidente e sotto la cui gestione arrivarono i risultati più prestigiosi. Nel 1971 il Club, che aveva nel 1955 assunto la denominazione di Del Duca Ascoli, si trasformò nell’Ascoli Calcio 1898 e l’anno seguente grazie anche al tecnico emergente Carlo Mazzone riuscì ad essere promossa in Serie B. Nel 1973-74 i bianconeri marchigiani centrarono la prima storica promozione in Serie A, divenendo anche la prima squadre della propria regione a giocare nella massima Serie. Una nota di colore legata al suo carismatico presidente: Rozzi era noto anche per i suoi calzini rossi portafortuna, da indossare durante le partite del Picchio. Per ricordarlo l’Ascoli ogni anno gioca con i calzettoni dello stesso colore la partita più vicina al giorno del suo anniversario (quest’anno sarà proprio la gara di domani ndr). Non solo: due anni fa, visto che la squadra navigava in cattive acque (lo ricordiamo perfettamente perché era una nostra diretta concorrente per la salvezza) i calzettoni rossi sono entrati da allora stabilmente nella divisa perchè, a quanto pare, effettivamente il gesto scaramantico avrebbe sortito gli attesi effetti, con il raggiungimento della salvezza diretta ottenuta a fine stagione. Sempre a proposito dei calzettoni rossi, segnaliamo un’altra curiosità: il Woodbrige Town, formazione inglese – ovviamente bianconera – che milita nella Eastern Counties League Premier Division, per rinnovare la sua amicizia con l’Ascoli Calcio, ha deciso di disputare – il 13 dicembre dell’anno scorso – un incontro del suo campionato con i calzini rossi. Oggi l’Ascoli è proprietà di più soci, a seguito del recente riassetto del pacchetto societario attraverso la redistribuzione delle quote azionarie. Così la Distretti Ecologici Spa della famiglia Passeri detiene il 20% della Società, è fa parte del puzzle di soci composto dall’azionista di maggioranza, la Ferinvest Italia S.r.l. del patron Massimo Pulcinelli (51%), proprietario anche della Bricofer, dai fratelli D’Alessandro di Rabona Mobile (10%), e dagli americani della North Sixth Group che fa capo all’italo-americano Matt Rizzetta (19%). Proprio quest’ultimo, che puntava a scalare, con il beneplacito di Pulcinelli, la proprietà del Club, ha anzi fatto un passo indietro interrompendo quel processo di internazionalizzazione già avvenuto in B pure per Como, Genoa, Palermo, Parma, Pisa, S.P.A.L. e Venezia: il gruppo statunitense nello scorso luglio invece di fare all-in come inizialmente promesso, pur rimanendo come abbiamo appena scritto nella compagine societaria, ha rivenduto al patron (Pulcinelli) un 12% delle proprie quote. Non nuovo al calcio italiano, Rizzetta aveva stupito quando due anni fa, nel dicembre 2020, era arrivato a rilevare quote del Campobasso, per poi uscirne già l’estate 2021, allorquando gli fu negato di rilevare la maggioranza del Club molisano. Subito dopo, l’approdo in terra picena, dov’è stato portato dallo stesso Pulcinelli che ne ha letto le potenzialità per un ambizioso progetto Ascoli, visto che Rizzetta è a capo di una holding, forte di azioni in quattro società operanti nel mondo dei media, due nel settore della tecnologia, mentre le ultime due sono impegnate nel settore dello sport e sono la 196 Sports e l’Ascoli Calcio, appunto. Alle sue spalle un gruppo di investitori americani che sostengono finanziariamente i progetti della North Sixth Group, la capofila. A proposito della sua azienda Rizzetta, che vanta origini calabresi (ma guardare a noi, no?) per parte di padre, ha di recente dichiarato di averla chiamata North Sixth perché quella era la strada di New York in cui emigrarono i suoi nonni quando lasciarono l’Italia. Il Club, con questa compagine societaria, si è dunque piuttosto consolidato, regalando ai sostenitori bianconeri un po’ di serenità dopo il fallimento vissuto quasi 10 anni fa.

Se sul piano societario, sul versante finanziario e della solidità, la situazione è senz’altro positiva, sul piano tecnico un po’ di confusione c’è senz’altro stata anche se va normalizzandosi. Pulcinelli, nella passata stagione, nel giro di pochi mesi, aveva fatto con i suoi direttori sportivi ciò che Maurizio Zamparini era solito fare con i suoi allenatori: siluramenti a ripetizione. Guadagnandosi, pertanto, l’appellativo di mangia DS. Così, in soli 15 mesi, nelle stanze di Corso Vittorio Emanuele 21 si erano succeduti ben cinque direttori: Tesoro, Bifulco, Polito, Lupo ed infine, dal 31 ottobre dell’anno scorso, Marco Valentini. Il 46enne maceratese, cui è stato rinnovato il contratto fino al 2024, è un cavallo di ritorno in terra picena, considerato che aveva lavorato per i bianconeri, sempre in B, nelle stagioni 2008/09 e 2011/12. Ad un anno di distanza e dopo il buon campionato disputato l’anno passato Valentini si è trovato a dover risolvere intanto la grana di dover sostituire l’ottimo Sottil, chiamato in A ad allenare l’Udinese. La scelta è ricaduta su Cristian Bucchi al quale, lo scorso 14 giugno, è stato fatto sottoscrivere un contratto della durata di un anno, anche se proprio tre giorni fa il presidente Pulcinelli si è detto soddisfatto dell’operato del tecnico romano classe 1977, tant’è che ha annunciato a breve il prolungamento dello stesso contratto. Risolto il nodo allenatore, in collaborazione con lo stesso, Valentini si è potuto dedicare alla campagna acquisti nella scorsa sessione estiva, che si è sostanzialmente autofinanziato facendo cassa grazie alle importanti cessioni di Saric (al Palermo per 1,8 milioni di euro) Sabiri (alla Sampdoria per 1 milione di euro) e Baschirotto (al Lecce per 350mila euro) su tutti, che hanno permesso l’arrivo a titolo definitivo in terra picena di giocatori di assoluto valore come Adjapong, Caligara, Gnahoré, Baumann, Falzerano, Bellusci (già in squadra nella seconda metà della scorsa stagione, ma ora riscattato a titolo definitivo dal Monza), Fabbrini, il portoghese Pedro Mendes e Simic. A questi poi si aggiungano alcuni forti calciatori in prestito, come Ciciretti e Gondo, oltre ai giovani arrivati dalla A, tra i quali citiamo l’attaccante scuola Juve Lungoyi, l’atalantino Samuel Giovane, Donati dall’Empoli e Giordano da Genova, sponda Samp. Una campagna che è stata chiusa con bilancio in attivo ed ha regalato al Bucchi una rosa lunga, composta da ben 33 calciatori, con 26,5 anni d’età media (un po’ al di sopra della media di B) e di cui fanno parte ben 12 calciatori stranieri (più di un terzo del totale, dunque) e che ha un valore totale di oltre 17 milioni di euro, che si attesta al 14° posto considerando i valori dei cartellini tra le squadre di B.

A questa graduatoria del tutto strumentale (se ci si dovesse attenere unicamente a quella, noi dovremmo essere al penultimo posto, davanti solo alla neopromossa Sud Tirol) non stanno corrispondendo i valori espressi realmente in campo, perché evidentemente Bucchi riesce a far pesare maggiormente il gruppo e si sa, il calcio è un gioco di squadra. Così, attualmente, il Picchio veleggia sereno al 10° posto in classifica – quella vera -, appaiato ad un Cagliari che stando ai valori di rosa ha un organico che vale come costo dei cartellini quasi il triplo di quello dei bianconeri marchigiani. Quindi senz’altro merito al trainer romano, che è riuscito a raccogliere un testimone pesante, quello lasciatogli da Sottil e ad assicurare continuità. Sul piano tattico, Bucchi non si può considerare un fanatico di un modulo specifico, sicuramente non è un integralista. Per lui sono importanti le distanze fra i reparti, richiede dunque ai suoi di stare più corti, più alti ed abbastanza aggressivi. Anche se in passato ha adottato pure la difesa a 4 (come ai tempi di Perugia) ad Ascoli pare prediliga il 3-5-2. Il tecnico bianconero è dedito allo studio degli avversari e quest’approccio si è denotato nel corso di questa prima fase di stagione, in quanto la sua squadra è stata capace di posizionarsi in campo in maniera molto fluida e dinamica, andando ad alternare, sia durante le varie partite sia nella singola partita, diversi sistemi di gioco, dimostrando anche un’ottima capacità di passare dalla difesa a 3 a quella a 4, a seconda delle caratteristiche delle squadre che durante l’anno si sono opposte alla compagine ascolana. Quando è l’avversario che è chiamato a fare la partita l’Ascoli diventa micidiale, infatti è squadra votata alle trasferte, nel corso delle quali ha collezionato più punti (12), vincendo ben tre partite rispetto a quanto fatto al Del Duca (appena 10 punti – uno in meno di quanto fatto dai Lupi al Marulla), dove ne ha vinte due e perse tre. L’Ascoli in fase di possesso forma un rombo composto dai due difensori laterali che si allargano, il centrale della difesa a tre e uno dei tre centrocampisti che a rotazione si abbassano per formare il vertice alto. Una delle caratteristiche principali della squadra è proprio la continua rotazione dei tre centrocampisti centrali che non danno mai punti di riferimento agli avversari. Il gioco si sviluppa principalmente per catene laterali, mentre, se vengono chiuse le prime linee di passaggio, si cerca direttamente la palla in zona di rifinitura, dove si posizionano una delle ali che stringe il campo. Un movimento ricorrente è quello effettuato dalla mezzala e dall’ala, quando una si accentra l’altra va a occupare la posizione esterna in modo da garantire sempre ampiezza alla manovra. Questo movimento permette di avere superiorità numerica sul terzino avversario e di aumentare le probabilità di andare al cross. Quindi, in zona offensiva l’azione si svolge principalmente con cross da parte del giocatore che si trova più esterno, mentre l’area viene occupata oltre che dalle punte, anche dall’ala sul lato debole, ma spesso pure da una delle mezzali che si inserisce centralmente. Buona parte dei gol, infatti, sono arrivati da cross dalle zone laterali, schema che ha permesso al Picchio di sfruttare al meglio, sia la bravura dei propri centravanti (Dionisi e Gondo hanno entrambi 4 reti ciascuno all’attivo), sia la capacità d’inserimento di Collocolo (2 i gol stagionali oltre ad un assist per l’ex Cosenza, perso a parametro zero, ricordiamolo). In fase di non possesso, nelle zone alte, la squadra di Bucchi porta un pressing molto elevato, spesso con cinque uomini che attaccano immediatamente con aggressività il portatore di palla e tutti gli scarichi, costringendo il possessore di palla al rilancio lungo. La squadra si mostra pertanto molto aggressiva nel recupero palla. Lavoro importante è ancora una volta quello svolto dagli esterni che rimangono molto alti, oltre la linea del mediano, in modo da attaccare immediatamente la palla coperta. I difensori centrali invece si posizionano vicino alle punte avversarie, pronti ad aggredire nel momento in cui l’uomo di competenza riceve palla. Superata la prima zona di pressing, l’Ascoli si ricompone sotto la linea della palla con tutti i suoi uomini, ad eccezione della prima punta. La difesa si dispone in linea mentre il centrocampo si posiziona scaglionato, con un ruolo fondamentale svolto dal mediano che tiene stretta la squadra e si occupa di dare copertura alle uscite in marcatura degli altri centrocampisti. Analizzando le transizioni, invece, per quel che concerne quella positiva, essa è molto agevolata dall’atteggiamento dell’intera squadra in fase di non possesso, in quanto la pressione portata nelle zone alte del campo fin nella trequarti avversaria, facilita il recupero palla, che porta o alla ricerca della verticalizzazione verso uno dei compagni che attacca la profondità o al consolidamento del possesso palla se le linee di passaggio sono coperte. La squadra di Bucchi ha saputo sfruttare in molte occasioni questa “fase” di gioco per mettere in difficoltà gli avversari. In fase di transizione negativa, i bianconeri cercano di disturbare il nuovo possessore di palla con un’azione di pressione da parte del giocatore più vicino in modo da dare il tempo agli atri compagni di riprendere le posizioni, mentre i difensori tendono a scappare verso la propria porta. Portando molti uomini in fase di possesso, molto spesso in transizione negativa la squadra si trova a essere mal scaglionata sul campo e pertanto non capace di andare a coprire le situazioni di pericolo in maniera tempestiva. Molto spesso i centrali tendono a scappare aumentando le distanze con il centrocampo e concedendo sia profondità sia libertà in zona di rifinitura. Su questo Viali, a nostro avviso, dovrebbe impostare la gara perché la cattiva gestione di questa “fase” è la vera vulnerabilità del Picchio. Vedremo quali saranno domani misure e contromisure dei due tecnici.

Il probabile 3-5-2 di Bucchi domani a Cosenza

La formazione bianconera, che svolgerà un allenamento di rifinitura stamattina alle ore 10 al Picchio Village, a seguire partirà in pullman per l’aeroporto di Roma-Fiumicino, dove nel pomeriggio si imbarcherà sul volo per Lamezia Terme, quindi in serata raggiungerà il ritiro di Cosenza, per il match contro i rossoblu ritroverà diverse pedine tant’è che Bucchi conta di potere avere a disposizione quasi tutti, fatta eccezione per il lungodegente Gnahorè. Il tecnico romano teme la partita di domani tant’è che ieri ha dichiarato, a proposito del match: “affrontiamo una squadra vivace, viva, che ha tanti giovani bravi, di corsa, di gamba, di intensità. Le partite del Cosenza sono state tutte estremamente combattute fino all’ultimo secondo, ci aspettiamo una gara tosta, sappiamo il peso specifico di questa partita, abbiamo bisogno di tornare alla vittoria e cercheremo di farlo domenica. A volte i pareggi ti lasciano insoddisfazione, ma assumono un peso diverso quando riesci ad inanellare qualche vittoria e fa diventare il pareggio un mattoncino importante”. Dice così perché i marchigiani sono un po’ a digiuno di risultati, con particolare riferimento alla vittoria che manca ormai da quasi due mesi, da quando il 29 ottobre scorso andarono a conquistare l’intera posta in palio a Venezia, laddove – ironia della sorte – noi abbiamo fallito domenica scorsa. Negli ultimi sei turni Dionisi e compagni hanno raccolto appena 4 punti, frutto di altrettanti pareggi e due sconfitte. A Cosenza, dunque, i bianconeri si presentano dichiaratamente per ritornare al successo e per ottenerlo Bucchi, verosimilmente, confermerà il suo 3-5-2. Proviamo allora ad ipotizzare l’11 che potrebbe essere schierato domani. In porta tornerà disponibile Leali il quale, con ogni probabilità, dovrebbe riprendersi la titolarità del ruolo, vincendo il ballottaggio con Guarna. Davanti all’estremo difensore, in difesa, torneranno tutti disponibili visto che il tecnico potrà contare sui rientri di Simic, che ha smaltito l’influenza, e di Bellusci dalla squalifica. Problemi di abbondanza, dunque, per Bucchi per il quale rinunciare ad un lanciatissimo Tavcar, che si è disimpegnato benissimo nelle ultime due gare, diventerà difficile. Ad ogni modo, al centro Quaranta dovrebbe spuntarla su Bellusci ed anche Botteghin dovrebbe essere confermato come centrale di sinistra, con la fascia di capitano al braccio. Come centrale di destra, pensiamo che alla fine Simic avrà la meglio su Tavcar. In mediana, la cabina di regia potrebbe essere affidata ancora a Collocolo con ai suoi lati i due freschi convocati in Nazionale da Mancini (stage che si terrà da martedì 20 a giovedì 22 dicembre presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, a cui parteciperanno anche i nostri Florenzi e Gozzi) rispettivamente Caligara a destra e Giovane a sinistra, con Eramo che scalpita pure lui per una maglia da titolare. A completare la mediana a cinque, i due esterni, con Ciciretti favorito nel ballottaggio con Donati per la corsia di destra e Falasco più che Bidaoui sull’out opposto, di sinistra. Anche in attacco ci sono dei ballottaggi all’orizzonte, con Dionisi che potrebbe ripartire da titolare dopo il turnover di settimana scorsa e Gondo pronto a fare tandem con lui, mentre potrebbe essere chiamato a tirare il fiato il n. 7 Lungoyi seconda punta che ha giocato con buona continuità anche se con poche realizzazioni (un solo gol all’attivo per lui).

Con le varie ed eventuali, siamo dunque anche per oggi giunti in chiusura di rubrica. Cosenza ed Ascoli si sono incontrate 14 volte all’ombra della Sila ed i precedenti hanno visto prevalere i Lupi per sei volte contro le tre strappate dai marchigiani, mentre le squadre hanno impattato per 5 volte. Il bilancio vede 17 gol all’attivo per i rossoblu, mentre 12 sono le reti realizzate in terra bruzia dall’Ascoli. I Lupi non trovano la vittoria da quattro turni consecutivi ed hanno pareggiato le ultime due gare casalinghe. Mentre il Picchio, l’abbiamo già scritto, non vince da sei turni consecutivi. Nonostante ciò ancora una volta ci dobbiamo misurare con la cruda realtà dettata dai pronostici dei bookmakers pertanto, per la 18a volta su altrettanti turni, siamo sfavoriti: l’1, è pagato da un minimo di 2,85 a 3,10; il pari, segno X, da 2,90 a 3,10; infine il 2 con la vittoria fuori casa dei marchigiani, ha una quota che va da 2,40 e fino a 2,62 la posta giocata. Juan Luca Sacchi della sezione di Macerata (un marchigiano arbitra una gara di una squadra della sua regione) è il direttore di gara designato per il match valido per la 18a giornata di andata del Campionato di Serie BKT, in programma domani, 18 dicembre, alle ore 14:00, allo stadio San Vito – Gigi Marulla. Con Sacchi il Cosenza ha quattro precedenti, di cui due sconfitte entrambe casalinghe, così come tra le mura amiche è arrivato pure un successo. L’unica gara diretta da Sacchi ai Lupi in trasferta è invece finita in parità. Per quanto concerne i precedenti del fischietto maceratese coi suoi corregionali, il bilancio è in assoluto equilibrio, con una vittoria, un pareggio ed una sconfitta nelle tre gare in cui Sacchi ha incrociato il Picchio. Gli assistenti saranno Mauro Vivenzi della sezione di Brescia e Sergio Ranghetti di quella di Chiari. Quarto Ufficiale Daniele Minelli di Varese, al VAR Luigi Nasca di Bari, AVAR Oreste Muto di Torre Annunziata. Quella di domani, si preannuncia una partita per pochi intimi, considerato che a causa delle disposizioni dell’Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive, è stato imposto ai tifosi ascolani l’obbligo di tessera del tifoso per acquistare il biglietto ed assistere alla gara. Questo ha ingenerato la protesta da parte dei gruppi organizzati della tifoseria bianconera che, in un comunicato, hanno fatto sapere che non verranno in trasferta a Cosenza. Per contro, visto quanto già scritto in premessa a proposito della “strenna natalizia” riservata da via degli Stadi ad alcuni supporters rossoblu, non pensiamo che gli spalti domani, soprattutto nei settori popolari (gli accreditati, invece, saranno sempre lì al loro posto, ci potete scommettere!) saranno particolarmente gremiti. A dire il vero non ci è giunta notizia di alcuna presa di posizione ufficiale da parte dei gruppi organizzati nei confronti di una Società che da oltre undici anni dimostra di non tenere minimamente in considerazione i tifosi stessi e non vogliamo, in questa sede, enumerare le tante promesse disattese oltre alle innumerevoli occasioni in cui il presidente Guarascio ha mancato di rispetto nei confronti di noi tifosi. Ma tant’è, questa è un’altra storia che probabilmente commenteremo in modo più approfondito prossimamente qui, su questo blog, perché noi rimaniamo in trincea e non abdichiamo al nostro ruolo di lupi da guardia, i quali amano visceralmente il Cosenza e non tollerano che venga trattato dal suo proprietario come un hobby qualsiasi, né tanto meno come un affare personale.

Speriamo, ad ogni modo, che i Lupi – almeno quelli in campo – riescano ad andare contro avversità e pronostico, quindi a chiudere positivamente la partita, con la conquista di qualche punto, perché la classifica comincia davvero a farsi pesante. Bruzi contro Piceni e… che Alarico ci assista!

Sapiens

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