DAL NOSTRO INVIATO SUL LAGO

COMO (3-5-2): Gomis; Odenthal, Scaglia, Binks; Pierozzi (30′ st Faragò), Bellemo, Fabregas (21′ st Arrigoni), Baselli (11′ st Iovine), Parigini (21′ st Ioannou); Cutrone (21’ st Mancuso), Gabrielloni. A disposizione: Ghidotti, Cagnano, Chajia, Canestrelli, Blanco, Vignali, Da Cunha. Allenatore Longo
COSENZA (4-3-2-1): Micai; Venturi (14’ st Rispoli), Rigione, Vaisanen D’Orazio; Cortinovis (14’ st D’Urso), Calò, Brescianini; Marras (35′ st Agostinelli), Nasti (35′ st Zilli), Delic (14’ st Finotto). A disposizione: Marson, Martino, Meroni, La Vardera, Kornvig, Florenzi, Voca. Allenatore Viali
ARBITRO: Feliciani di Teramo
MARCATORI: 13′ pt Gabrielloni (Co), 26′ pt Marras (Cs), 48′ pt Cutrone (Co, rig.), 1’ st D’Orazio (Co, aut.), 25′ st Ioannou (Co), 31′ st Gabrielloni (Co)
NOTE: Spettatori circa 4500 con un migliaio di sostenitori ospiti. 
Espulsi: -. Ammoniti: Nasti (Cs), Brescianini (Cs), Ioannou (Co). 
Angoli: 6-2 per il Cosenza. 
Recupero: 5′ pt -.

Potete scommettere che la prima cosa da fare è stata togliere virtualmente il portatile dalle mani di NubeDT, impedendo che fosse lui a scrivere la cronaca di Como-Cosenza, così abbiamo evitato che stavolta ci arrestassero tutti; perché se si fosse espresso lui oggi sul blog, nei termini che ha usato privatamente noi della Bandiera, ci avrebbero chiuso lo spazio web. C’è chi guida al posto mio mentre si torna a casa dopo aver assistito alla vergogna criminale del Sinigaglia (non è che se per oggi imbavagliamo NubeDT, io ci vada leggero), così posso buttare giù io a caldo due righe sulla partita, mentre la Lombardia invernale ci scorre dal finestrino e l’aria del lago colora di una triste nostalgia il ritorno a casa, da un’altra parte di questo profondo nord.
Quello che il signor presidente Guarascio, unico e solo responsabile di un simile abominio, ha fatto assistere a tutti oggi, è stato uno spettacolo repellente NON per la partita in sé, il risultato o le giocate, ma per l’ineluttabilità del tutto. Semplicemente è andata esattamente come doveva andare, oggi come quasi sempre. Qualche partita in questa stagione la si è vinta contando soprattutto sulla fortuna (vedi Benevento alla prima, vedi la gara di andata con lo stesso Como), ma questa resta una squadra che forse neanche in serie C andrebbe bene, perché qualche elemento di qualità lo annovera pure, ma oltre allo scarsissimo livello medio generale è anche una squadra assemblata male.
Marras aveva rimediato con un eurogol all’ennesima sciagura da fucilazione su calcio d’angolo (gol di Gabrielloni), e per la seconda metà del primo tempo il Cosenza ha trovato gli stessi spazi trovati nella prima frazione di gioco a Bari (complice un Como ributtatosi in avanti per cercare di ritrovare il vantaggio), sfiorando la marcatura in tre circostanze (clamorosa quella di Vaisanen su cross in rovesciata di Marras), ma replicando ancora una volta lo stesso film dell’orrore nel finale di tempo: un rigore rischiato di D’Orazio e poi uno subito, per l’ennesima volta su fallo di mano (oggi è toccato al finlandese). Una palla che al terzo minuto di recupero doveva finire nel lago ce la siamo ritrovata in area, dove ancora, ancora e ancora un nostro difensore si è fatto trovare a braccia larghe, come se avessimo ingaggiato un manipolo di disadattati che non hanno mai frequentato una scuola calcio.
Cutrone ha ringraziato e siglato il 2-1 dal dischetto.
Peggio il secondo tempo, dove dietro prima si è regalato in 28 secondi (e senza toccare palla) il terzo gol, con Gabrielloni che a due metri dalla porta ha avuto agio di girarsi e tirare sul palo senza che nessuno si sognasse di disturbarlo e Pierozzi che ha messo dentro la ribattuta (con l’indispensabile collaborazione di D’Orazio), e poi di reti ne sono giunte altre due, in ripartenza, e così Gabrielloni sul 5-1 ha potuto segnare la seconda doppietta della sua carriera. Anche la prima l’aveva segnata al Cosenza di Guarascio, l’unica società in grado di prendere ripetutamente due gol da uno che altrimenti in B non vedrebbe palla o giù di lì.
Netto miglioramento invece davanti, rispetto all’era Dionigi: lì non si costruiva un’azione se non al massimo un tiro in porta ogni tre partite, qui si creano palle gol anche clamorose, che però vengono miserabilmente fallite.


Qui tocca aprire un approfondimento.
Quello che ha combinato Delic sul 3-1, quando si poteva riaprire la partita, ha dell’indescrivibile. Confido che lo abbiano visto tutti perché è troppo raccapricciante da ricordare e raccontare. Ma ovviamente non è questo il discorso da fare, altrimenti si rischia di raccontarci che se Delic avesse segnato… o se lo avesse fatto almeno D’Urso portandoci sul 4-2 o 5-2… o… o…; ed è evidente che solo un perfetto idiota potrebbe porre la questione da un punto di vista simile, quando molto semplicemente si è vista la differenza di categoria (come all’andata, quando pure si è vinto) con un Como che peraltro non è né il Genoa né il Frosinone, ma che dalla panchina può buttare dentro un Mancuso (ex capocannoniere della cadetteria), mentre noi a un certo punto almeno diamo minutaggio ad Agostinelli (hai visto mai la Fiorentina ringrazi con qualche euro di valorizzazione, visto che incassare sembra l’unica mission aziendale del Cosenza di Guarascio).
E infatti sono questi i termini della questione. NON il gol che ha sbagliato Delic che poteva riaprire la partita, ma la follia, il menefreghismo, l’avarizia, l’offensiva provocazione verso la tifoseria che è stato andare a ingaggiare questo ragazzo croato che i gol non li faceva manco a casa sua (e non è che il suo campionato patrio sia propriamente competitivo) raccontando che sarebbe stato lui a risolvere i problemi offensivi del Cosenza. E in tutto ciò anche lasciando andar via Larrivey.
Non ci può essere il minimo dubbio che chiunque, compresi quelli che in società hanno portato a compimento questa operazione, sapesse perfettamente che Delic, esattamente come Nasti, è inadeguato alla B ora come ora (e chissà se mai sarà all’altezza); eppure non si è esitato a prendere lui, nonostante sul mercato ci fosse gente di categoria (La Mantia, Forte, eccetera), magari contando sulla resurrezione di Zarate, calciatore finito da tempo (e persino il suo infortunio lo dimostra). E se lo sapevano, come mai hanno preso lo stesso Delic, cercando di buttare fumo negli occhi ai tifosi e ritenendoli dei perfetti cretini incapaci di rendersi conto che si stava portando a Cosenza un giocatore non all’altezza? PERCHE’ IL PADRONE DOVEVA RISPARMIARE.
Quello stesso padrone che, per fare un calciomercato vero, pretendeva che fossero gli sponsor a metterci (ulteriormente) i soldi, o mi date altri tre milioni o non si fa nulla. Quelli gli hanno giustamente risposto picche e lui coerente NON HA FATTO NULLA, non ci ha messo un centesimo, altro che Forte e La Mantia. Poi qualche consigliere dei suoi, NON GEMMI palesemente, per fare credere che anche il Cosenza operasse sul mercato è andato a raccattare questo ragazzo da sei gol a stagione in Croazia e l’argentino ex campione che era finito da tempo fuori dal giro del calcio europeo per evidenti raggiunti limiti fisici.
Questi sono i termini della vicenda.
Il 5-1 di Como, come il 5-0 di Ferrara, il 3-0 di Reggio e tutto quello che volete voi sono le conseguenze, abbastanza prevedibili, di queste scelte. Di questa precisa volontà di NON FARE ASSOLUTAMENTE NULLA per provare a evitare una retrocessione vergognosa e avvilente che adesso è dietro l’angolo. Come dietro l’angolo si approssima, in settimana, una probabilissima sconfitta interna nel derby, contro una Reggina lanciata a sognare la serie A, in uno stadio totalmente svuotato dai colori del Cosenza (se tifosi ci saranno, saranno quelli provenienti da Reggio).
E anatema su chiunque tra oggi e la sera della partita con gli amaranto oserà tentare di chiamare i tifosi al Marulla, magari cercando di puntare sull’orgoglio da derby o fanfaluche simili da demente prezzolato. Anatema. Non osate picchiettare sulle tastiere argomenti del genere. La situazione è così grave e offensiva, l’atteggiamento della proprietà verso la piazza talmente provocatorio, irresponsabile e grottesco, che a nessuno può davvero fregare nulla del fatto che la prossima partita sia un derby. Davvero, non vi azzardate a lanciare appelli.
Io me ne starò ovviamente a casa mia, nel profondo nord. Chi vive a Cosenza probabilmente se ne starà a casa ugualmente, derby o non derby, a protestare contro chi in una situazione del genere e con una classifica del genere ha portato Delic come “rinforzo“. E chi se ne starà a casa farà benissimo.
Noi ce ne andremo pure in serie C, ma Guarascio se ne deve tornare a Lamezia. Perché se in B, fatturando 14 milioni, ricambia con questa oscenità una piazza che a un playout porta ventimila spettatori, figuriamoci in C cosa potrebbe propinarci.

Mario Kempes

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