IL COSENZA NON É IN VENDITA ?

Arrivati a questo finalmente caldo fine settimana di maggio inoltrato, mentre ancora digeriamo l’amaro boccone di una retrocessione quasi perseguita con ostinata volontà – tanto grotteschi sono stati gli errori e tanto facile, ancorché contrario alla politica societaria del risparmio estremo, sarebbe stato evitarli – e ci tappiamo le orecchie per non essere pure costretti a sentire vergognose corbellerie su favoleggiati ripescaggi, ci sorge in capo (a noi del blog) la responsabilità di informare i nostri lettori e tutti i tifosi del Cosenza circa la trattativa per la cessione della società di cui nella scorsa settimana vi avevamo parlato (solo noi), instaurata con un gruppo di imprenditori campani molto solidi economicamente.

Ci corre l’obbligo di farlo perché, come detto, siamo stati gli unici ad avere i contatti e il coraggio di venire a sapere queste cose e di scriverle pubblicamente, attirandoci gli strali dei sonnolenti giornalisti locali, pronti ad accusarci di avervi dato in pasto una bufala – magari inventata da noi stessi? – e piccati per aver cannato totalmente la notizia.

C’è stato, come abbiamo svelato qui, un incontro tra le parti a Lamezia (giovedì l’altro), in cui il presidente Guarascio ha avanzato richieste che noi riteniamo assurde quanto irricevibili – la presentazione di una fideiussione a garanzia se la trattativa fosse saltata a prescindere dal motivo (il presidente avrebbe potuto intascarsi i soldi anche se a far saltare la trattativa fosse stato lui?) e una valutazione della società, pari a quasi cinque milioni di euro (4,85 per la precisione), risalente a una perizia giurata del 2020 – e tali le hanno ritenute anche gli imprenditori che volevano acquistare. C’è stata comunque un’apertura possibilista da parte loro, che volevano e vogliono entrare nel calcio (non per forza acquistando il Cosenza, infatti pare abbiano rivolto già le loro attenzioni altrove), con la richiesta a Guarascio e ai suoi commercialisti di produrre e inviargli entro lunedì scorso tutta una serie di documenti che avrebbero dovuto portare all’incontro e non hanno portato. Studiati quei documenti, gli imprenditori campani avrebbero presentato un’offerta.

Ebbene, come ormai avrete capito, lunedì è passato da giorni, siamo arrivati a sabato, e i campani non hanno visto recapitarsi nemmeno un bigliettino di ringraziamento per l’interessamento. Nulla. La trattativa è definitivamente morta o quasi – diciamo al 99% – perché il presidente Guarascio, legittimamente per carità, ha manifestato per facta concludentia l’assoluta contrarietà (o almeno mancanza di volontà) a vendere la società. Quantomeno a loro, ai campani. Se per comprare ti chiedono di mostrargli i documenti societari e tu non glieli mostri, la sola cosa che si può pensare è che tu non voglia vendere. No?

Come anticipato, i possibili acquirenti hanno già diretto altrove i loro interessi nel mondo del calcio, arrivederci e grazie. Allo stato riteniamo praticamente impossibile che tornino sui propri passi anche perché a fare un passo indietro dovrebbe semmai essere Guarascio, inviando finalmente quei documenti richiesti dagli imprenditori campani, i quali sembrano comunque aver capito l’antifona.

Non sappiamo se il presidente abbia semplicemente preferenze per altri, e quindi non abbia venduto ai salernitani (anzi, più precisamente non abbia nemmeno trattato con loro) perché vuole passare la mano a gente maggiormente di sua fiducia; fatto sta che appena pochi giorni fa è uscita nel frattempo l’intervista a Padre Fedele, in cui il monaco ha dichiarato che Guarascio ha disertato, sabato scorso, un altro appuntamento preso in precedenza con altri imprenditori disposti ad acquistare (Pellegrino di Calabria Maceri?). Fosse vera anche quest’altra notizia – su quella data da noi relativa agli imprenditori campani ci mettiamo la mano sul fuoco: abbiamo fonti direttissime –, anche se (è notizia di oggi) Calabria Maceri all’improvviso sembra aver altro a cui pensare, una riflessione sulla – a questo punto evidente – mancanza di vera volontà di cedere da parte di Guarascio va fatta.

I manifesti GUARASCIO VATTENE sono stati diffusi in tutta la città. Ogni cosentino, dal Centro Storico all’UNICAL, da Portapiana e dal Castello fino a Zumpano e oltre, ne ha visto almeno uno.

Le pressioni al presidente perché capisca di dover considerare conclusa la sua avventura calcistica in riva al Crati – e forse di conseguenza anche quella imprenditoriale, e magari è proprio questo quello che teme Guarascio – stanno arrivando da tutte le parti, comprese ex glorie del calcio cosentino e istituzioni (queste ultime timidamente), oltre ai media che ormai sembrano aver definitivamente abbandonato il Titanic del presidente rossoblu, già nel gelido abbraccio delle acque dell’oceano dopo l’impatto con un iceberg terribile.

La manifestazione dei tifosi per chiedere al presidente di andarsene è stata partecipatissima.

Abbiamo dimenticato qualcuno? Forse i rettiliani? Crediamo che anche nello spazio ci siano forme di vita intelligenti che reputino che il tempo di Guarascio nel Cosenza Calcio sia scaduto.

Perché dunque il presidente fa tanta resistenza alla cessione? Come facciamo a respingere la fastidiosa impressione che non voglia vendere affatto? Al sindaco che gli chiedeva di passare la mano o – in difficoltosa alternativa – costruire una squadra che potesse tornare immediatamente in serie B, il lametino re della differenziata ha opposto la richiesta di tempo per una pausa di riflessione – terminologia più adatta ai ménages amorosi giunti alla fine, mentre non ci risulta che sia davvero mai sbocciato l’amore tra Guarascio e il Cosenza. Purtroppo a Cosenza siamo ormai tristemente abituati alle pause di riflessione del nostro presidente, assolutamente incompatibili con le tempistiche necessarie alla gestione di una società di calcio – concetto ripetuto per anni al presidente (Stefano Fiore fu il primo che provò a farglielo capire), che certamente lo avrà compreso ma che non sembra darsene per inteso.

Solo che qui non si tratta più di decidere se fare uno sforzo in più oppure no al calciomercato, specie di riparazione – circostanza che già imporrebbe una velocità decisionale estrema per impedire che poi sul mercato, ammesso che si opti per fare lo sforzo, restino solo gli scarti altrui -, bensì di sbrigarsi a decidere in una situazione enormemente più delicata, con una retrocessione cocente sul groppone e una serie C da affrontare assolutamente al meglio, senza la superficialità scandalosa e il tiro al risparmio su ogni singolo centesimo che hanno caratterizzato questi anni di gestione. Serve, cioè, che il presidente decida qui e ora cosa fare, anziché stare a riflettere, perché in tutta evidenza si rischia che la programmazione per la nuova stagione venga iniziata (iniziata, non messa in atto) a luglio inoltrato, con tutte le conseguenze del caso.

Presidente carissimo, ci hai spedito a Vibo, Bisceglie (o Pagani) e Francavilla.

Da questo fango – con tutto il rispetto per queste piazze e le loro tifoserie – occorre che qualcuno ce ne tiri fuori ora, subito, nella stagione entrante, mediante gli investimenti necessari a riportare Cosenza e il Cosenza dove compete loro, in serie B. Presidente carissimo, qualcosa ci dice che quel qualcuno non puoi essere tu, e dunque il passaggio di mano dovrebbe avvenire in tempi strettissimi per consentire a chi verrà dopo di te di operare senza perdite di tempo; e anche tu ritenessi di poter essere quel desso che rimediando ai propri errori ci riporterà in cadetteria, lo stesso un’impresa simile, oltre agli investimenti di cui sopra (e ai quali ti obbligherai se deciderai di non vendere), necessita di agire tempestivamente.

Altro che pause di riflessione.

2 pensieri su “IL COSENZA NON É IN VENDITA ?

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