LA ZONA MORTA #5 – UN ALTRO COSENZA CALCIO NON ESISTE!

Se c’è una cosa che insegna l’esperienza è che quando commetti un errore, devi farne tesoro per il futuro, in maniera tale da evitare di ripeterlo. Nella Nostra Storia calcistica di errori ne abbiamo commessi parecchi. Molti in buona fede, altri con un evidente disegno perfido e sgangherato che pochi riuscivano a comprendere (forse nemmeno chi lo aveva ideato!). Ma la costante è che li abbiamo sempre pagati a caro prezzo. Resta il fatto che non ci vuole molto a capire quando stai per commettere di nuovo lo stesso errore. E noi un errore gravissimo lo abbiamo commesso in passato. E ce lo ricordiamo molto bene!

Tutto parte da quel maledetto fallimento del 2003. Si sta cercando di assemblare una nuova Società, e la prima stagione fra i dilettanti non va proprio bene. La stagione successiva è Storia recente, e basta andare su Wikipedia per ricordare cosa successe:

Intanto, nell’estate del 2004, il Cosenza Calcio 1914 S.p.A. fu riammesso in Serie D dopo una sequela di ricorsi alla giustizia ordinaria. Per la prima volta, quindi, la città di Cosenza avrebbe avuto due squadre cittadine nello stesso campionato, situazione che divise la tifoseria creando malumori e dissidi tra le due società. Inoltre il Cosenza F.C. e il Cosenza Calcio 1914 disputarono entrambe un campionato anonimo, chiudendo rispettivamente in ottava e nona posizione.

Per chi, come me, l’ha anche vissuta di persona, il ricordo è anche più brutto di queste quattro fredde righe. Ero presente quando le due “squadre” si incontrarono al San Vito. Si disputava lo scontro diretto e l’atmosfera era surreale, con picchi ambientali votati al ridicolo da gente assurda. E questo perchè era evidente che non si parlava più di calcio – nonostante si stesse per giocare una partita – ma di uno scontro di potere. Peggio, una battaglia di galletti! Non erano più Amore e Passione per quei colori le parole che facevano da sottofondo al Calcio in città, ma una vile e squallida lotta per la supremazia cittadina. Interessi, affari, accordi nascosti sul territorio. Di questo si parlava. Il resto era irrilevante, visto che, anche con gli stessi colori addosso, si cercava solo di gonfiare di più il petto.

Morale, la situazione “migliore” che ho vissuto in quella giornata è stato sicuramente il momento in cui dei Tifosi sono entrati in campo ed hanno sospeso la partita.Perchè quel gesto portava ad una domanda importante, se non proprio fondamentale.

A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO?

Il resto penso lo ricordiate tutti. Quelle squadre hanno fatto la fine che si poteva immaginare, nuova rifondazione (stavolta di una sola squadra) e di nuovo giù nel 2011!

E adesso sono passati già 10 anni. E, a fronte della evidente situazione che stiamo vivendo, con le solite pantomime di questa proprietà, a cui ci siamo tristemente abituati, ecco che a qualcuno viene fuori l’ennesimo “colpo di genio”!

Se non cede la Società, fondiamone una nuova ripartendo dalla D!

Non me la prendo con chi ha messo in giro questa bizzarra voce, perchè la maggior parte (non tutti purtroppo) è palesemente in buona fede. Ma vorrei che si riguardassero un po’ la Nostra Storia calcistica, anche facendo una veloce lettura su internet, prima di continuare a parlare. E non dovrebbe essere nemmeno necessario, visto che non è successo neanche molto tempo fa.

Le conseguenze si sa già dove porterebbero! Ripeto, l’esperienza insegna a non ripetere gli errori del passato. Poi, quale sarebbe l’utilità di questa ennesima “rifondazione” di un’altra squadra? Chiami Pagliuso (ancora? Ancora? ANCORAAAAAAAA?)? Magari convinci Citrigno – quello che è convinto di aver acquistato un decoder Sky, non il marchio del 1914; per la serie “ lo cedo gratis, ma voglio che mi si paghi il comodato d’uso” – ad essere magnanimo da lasciar mettere il “Lupo Giallo” (un giorno vedrò di schiarirvi le idee su quel logo e la sua effettiva nascita) sulle maglie? Chiedi di giocare solo tu al San Vito/Marulla? Per poi fallire come sempre? Ditemelo.

Stavolta nella Zona Morta non vi ci porto, perchè paradossalmente ci siete già. Ed è quella che è nella memoria di ogni vero tifoso del Cosenza. Il Cosenza di Zsengeller, Montez, Aldi, Sonetti, Di Marzio, Giorgi, Silipo, Zaccheroni, Braglia, Campanini, Tivelli, Marulla, Rizzo, Zaniolo, Negri, Lucarelli, Margiotta, Zampagna, Tatti, Okereke, Tutino, Lamantia, Riviere. Quello dello stadio Emilio Morrone, del San Vito ad una curva sola, che passa in vantaggio contro l’Udinese di Zico in Coppa Italia, della festa contro la Nocerina, dello 0-0 con la Juve, del palo di Lombardo, del gol di Marulla allo spareggio, dei 15000 a Lecce, dell’esodo a Pescara per la finale playoff. Di Gigino Lupo, dei Nuclei Sconvolti, delle coreografie indimenticabili, della partita in silenzio per la morte di Bergamini, delle lacrime per Catena, dei cori contro l’arbitro, delle partite che ci hanno rubato, ed anche dell’invasione per quella farsa dei due Cosenza. E tante altre persone, ricordi, gol ed emozioni.

Un’unica linea continua, che parte dall’anno 1914. Unica, come la Squadra, una sola squadra! E non importa se chi la possiede ora non lo capisce. Rimane sempre quella. Altre non ne esistono. Non è un vecchio marchio, una denominazione o un logo a renderla diversa. E chi ha organizzato petizioni, o fatto la protesta in piazza contro Guarascio lo sa benissimo. Se non se ne vuole andare ora, prima o poi se ne andrà. Forse tra un mese, forse tra un anno. E la Squadra rimarrà lì, sempre nostra. Come la fede che ci ha ogni volta riunito intorno a lei. Questo è l’unico errore che non ci possiamo concedere!

Sinn Feìn

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