L’ANNO CHE VERRA’

Tagliamo fin da subito la testa al toro: che giudizio dare al calciomercato del Cosenza? Si può esserne soddisfatti? Sul blog lo siamo? Io lo sono? Esordiamo immediatamente così, da quelle che dovrebbero essere le conclusioni, tanto per fare qualcosa di diverso e sempre fermo restando che quanto seguirà da qui in poi non saranno altro che le mie opinioni (NubeDT, potrebbero non collimare magari in parte con quelle degli altri redattori del blog), nulla di oggettivo.
Dunque, sì: se ripenso a come siamo partiti e a come eravamo tra Firenze e Brescia, passando per Ascoli, sono quasi del tutto soddisfatto del calciomercato del Cosenza – diciamo fiducioso. Col solito budget guarascesco Goretti ha fatto un mezzo miracolo, riportando in rossoblu il sospiratissimo Luca Palmiero (due anni che non c’è stato, due anni che mi è salita la febbre ogni volta che ho guardato al nostro centrocampo, specie con Greco e Kanoute), piazzando un colpo in prospettiva che può essere pesantissimo (Pandolfi, addirittura a titolo definitivo: operazione alla Lucca in sedicesimo, esattamente come mi auguravo ieri l’altro, per un giocatore che potrebbe essere in rampa di lancio) e portando in riva al Crati elementi di spessore per la categoria come Djavan Anderson, Situm e soprattutto Millico, senza dimenticare Vigorito che in B è una garanzia. Pirrello, difensore via Empoli, Kristoffersen – che, non fosse altro, almeno ha la bestemmia incorporata nel cognome e non costringe a sforzi di fantasia quando sparerà qualche pallone alle quaglie – attaccante norvegese dalla Salernitana ed Eyango, classe 2002 dal Genoa, sembrerebbero i classici elementi di contorno per movimentare il mercato e arrivare ad altro: il norvegese, ad esempio, centravanti col memorabile score di undici gol segnati in carriera – una carriera il cui punto più alto è rappresentato da 5 gol in 24 partite nella serie B coreana… – dovrebbe avere lo stesso procuratore di Palmiero, il caro Pisacane, e non diciamo altro perché per Palmiero mi faccio andare bene pure questo bomber implacabile.
Cosa manca? Essenzialmente due elementi: vistosissima l’assenza del centravanti di categoria, meno appariscente ma potenzialmente problematica quella – forse, ma lo vedremo dopo – di una mezzala di inserimento e supporto alle punte.


Partiamo dalla punta: Gori ha dimostrato a Brescia di essere pronto a lottare per la maglia e ha trovato anche il gol, con potenza e tenacia. Il suo curriculum – a dispetto della fama da potenziale goleador che lo accompagna da anni ogni volta che lascia Firenze – dice però che segna pochissimo. È ancora giovane e anche Marco Negri prima di esplodere da noi, più o meno alla sua età, non aveva brillato per capacità realizzative; la speranza è che stavolta per Gori l’anno della consacrazione tanto agognato arrivi davvero, ma dobbiamo appunto aggrapparci a una speranza. Stesso discorso per Pandolfi: gol e grandi prestazioni nelle categorie minori (un passaggio anche da Castrovillari), poi al momento di spiccare il volo e imporsi anche in B, nello scorso calciomercato invernale, un infortunio ha fatto saltare il suo passaggio al Brescia già definito. Per aver suscitato l’interesse della società di Cellino, che all’epoca aveva sborsato alla Turris proprietaria del cartellino 300mila euro, i numeri il ragazzo li ha. Voglia il cielo che li metta in mostra tutti qui, ché ne abbiamo parecchio bisogno.
Su Kristoffersen credo di aver detto già abbastanza (però hai visto mai che venga miracolato dall’aria della Sila) e il parco centravanti finisce qui. Si è provato fino all’ultimo, come sanno tutti, a riportare da noi il rimpiantissimo Rivière: di Guarascio come sapete ne abbiamo scritte di ogni su questo blog, io per primo, ma stavolta la scena gliela porta via il suo omologo crotonese Vrenna: un milione, poi mezzo milione, poi dicono 400mila euro, sono cifre folli per un 31enne a scadenza, roba da camicia di forza.
Si è provato nella serata di ieri a compiere l’impresa La Mantia: sarebbe stato un colpo stellare. Il buon Andrea, però, al contrario di Palmiero non si è ricordato degli amici (lo avremmo lanciato noi nel calcio che conta, ma pazienza) rifiutando e preferendo legittimamente giocarsi le sue carte in serie A. Peccato davvero, perché con lui o con Rivière saremmo stati quasi perfetti.
L’altra possibile pecca è la citata mancanza di un centrocampista con determinate caratteristiche: quello che per noi negli ultimi anni (specie la sua prima stagione a Cosenza) è stato Sciaudone, ma in parte anche Bruccini. Una mezzala che abbia inserimento dalle retrovie e tiro da fuori, un giocatore in grado di sparigliare le carte sostenendo l’azione offensiva e affiancando le punte arrivando da dietro.
Poteva essere André Anderson, magari, ma l’ex Salernitana è rimasto alla Lazio seppure fuori lista; poteva essere Paganini, ex esterno del Lecce che negli ultimi anni ha sempre più accentrato il suo raggio d’azione mantenendo però corsa e spinta, ma ha rifiutato il trasferimento.

E allora?
Allora veniamo a noi. A quelli che ci sono, non più a quelli che mancano: alla società, per una volta, va riconosciuto di aver fatto uno sforzo sul mercato – molti prestiti, molte compartecipazioni all’ingaggio come al solito, ma finalmente anche qualche cartellino acquisito con contratti pluriennali – e sarebbe ingeneroso ora lamentarsi degli assenti senza invece analizzare chi c’è, dando fiducia a Zaffaroni e riconoscendogli le capacità di assestare tatticamente la squadra col materiale a disposizione.
Il tecnico, allo stato attuale, non dovrebbe rinunciare alla difesa a tre: davanti a Vigorito, dunque, ci sarà Rigione già comandante in capo della retroguardia, con Vaisanen da una parte e uno tra Tiritiello, Minelli e Venturi dall’altra, senza dimenticare Pirrello. Più uno dei primi due se si vorrà copertura, più il secondo se si vorrà impostazione – ma con un centrocampo di palleggiatori questa potrebbe non essere una priorità: in ogni caso, finalmente, che si parta dalla difesa o dalla mediana avremo, a Dio piacendo, giocatori che danno del tu al pallone e sanno cosa farsene. Sembra poco, ma dopo certi spettacoli orripilanti dell’anno scorso è acqua fresca nel deserto.
Le fasce saranno presidiate da Bittante, Panico e Sy a sinistra, Anderson, Situm e Corsi a destra, con Bittante che all’occorrenza può imperversare anche da quella parte (dove, ricordiamo, ha il piede forte, anche se paradossalmente rende di più sull’out mancino) e Gerbo che a mali estremi dal centro può tornare una tantum su quella fascia dove ha trascorso parte della carriera. L’impressione è che Bittante e Sy lotteranno per la maglia da titolare da una parte, con l’italiano favorito quando rientrerà a pieno dall’infortunio, e Anderson al momento titolare indiscusso dall’altra, anche perché Situm, come vedremo più avanti, potrebbe essere dirottato altrove. Difficilmente invece capitan Corsi vedrà ancora il campo, in un 352 che ne penalizza le caratteristiche.
In mezzo c’è l’incognita più grande, ma anche – va detto – il piatto forte, se a Zaffaroni riesce l’impresa di trovare la quadra. Palmiero in cabina di regia dovrebbe essere imprescindibile. Il mister non vuole che mi salga la febbre, vero? Teoricamente, questo dovrebbe escludere Carraro, parimenti regista: ma il corazziere dell’Atalanta ha già giostrato da mezzala in carriera, e resta ancora l’opportunità di un doppio play, soluzione tattica molto di moda. Oltretutto sia Palmiero che Carraro hanno ottime capacità di schermo davanti alla difesa, quindi se schierati insieme (alchimia difficile da raggiungere, ma non si sa mai…) potrebbero costituire non solo un propellente eccezionale per fare partire le azioni del Cosenza, ma anche una diga in grado di fare da frangiflutti durante i marosi e infine anche una sorta di Triangolo delle Bermude in cui, con le loro capacità di palleggio, fare scomparire il pallone quando serve addormentare la partita.
La soluzione del doppio play, e in generale la scelta di Palmiero e Carraro insieme, dovrebbe però escludere Gerbo dall’undici di partenza: se si può trovare una pure impervia soluzione per la coabitazione dei due registi, in ogni caso l’ex foggiano sarebbe comunque incompatibile con un centrocampo simile – rientrando in gioco solo se Carraro si dovesse accomodare in panchina.
Chi dunque come terzo di centrocampo?
Se si parla di doppio play serve un trequartista: in questo caso l’indiziato dovrebbe essere Boultam, che si spera una volta entrato in forma non sia la controfigura finora vista ad Ascoli e Brescia. In caso di uno dei due registi dirottato a mezzala, servirà dall’altra parte proprio il centrocampista di gamba, inserimento, dinamismo e supporto all’attacco che dal mercato non è arrivato. In organico dunque per il ruolo ci sono di nuovo Boultam, e rinnoviamo le speranze di cui sopra, Florenzi, atteso però alla maturazione, e soprattutto Situm, cursore di fascia ma dalle notevoli qualità, che potrebbe essere testato nel ruolo. Forse persino Caso si presterebbe a un tentativo. Lo so, saranno tentativi, appunto, esperimenti, speranze: al momento il buco c’è e si vede. Di nuovo, ricordatevi come eravamo messi prima e pensate positivo.
Dovranno fare la loro parte anche gli altri, a partire da Vallocchia.
Resta l’attacco. L’incognita più grande. Non facciamoci del male e non torniamo di nuovo sui nomi di quelli che per il momento non ci sono (a gennaio chissà). La batteria di seconde punte, che prima contava su Caso e Sueva, si è arricchita di un pezzo da novanta: Vincenzo Millico lo è, senza scherzi. Viene da un periodo difficile con problemi fisici, altrimenti difficilmente sarebbe sceso in serie B, ma può dare un contributo enorme. Mezzi tecnici da serie A, confidenza col gol già manifestata nonostante la ancora giovane età, una manna dal cielo per chi punta alla salvezza: fino a ora è mancato dal punto di vista caratteriale, non si è arrampicato in alto con la sufficiente tenacia e la giusta determinazione. Ma ha ancora il tempo dalla sua e Cosenza è una piazza che può aiutare molto chi vuole rilanciarsi.
Gori, Pandolfi e Kristoffersen si divideranno il compito di giostrare da prima punta (ma due su tre potrebbero anche giocare insieme con Millico poco dietro: abbiamo grandi possibilità di varianti tattiche). Dal norvegese, come detto, ci aspettiamo solo che ci sorprenda: viene da Salerno accompagnato dallo scherno dell’ambiente granata ed è stato accolto qui con battute sul suo nuovo ruolo di avvitatore di lampadine sui lampioni, stante l’altezza fuori dal comune (del resto, il Cosenza di quest’anno brulica di gente sul metro e novanta: magari abbiamo smesso di prendere gol su calcio d’angolo?), tutto ciò che farà in più, se scenderà in campo, sarà ben accetto. Gori e Pandolfi – anche questo accennato sopra – sono attesi alla consacrazione, specie il secondo alla sua prima vera occasione nel calcio che conta. Da loro il Cosenza vuole i gol, ne necessita. Millico, Palmiero e le fasce potranno foraggiarli di palloni da spingere in rete, la capacità di Zaffaroni di fare coesistere tutti i facitori di gioco rossoblu potrebbe portare avanti il nostro baricentro di trenta metri e aumentare esponenzialmente il nostro possesso palla nella trequarti avversaria, con la conseguenza – ancora una volta – di favorire le punte rossoblu. Il resto dovranno mettercelo loro e ne hanno i mezzi e le qualità.

Questo, dunque, grossomodo è il Cosenza che affronterà la stagione di serie B 2021-2022.
Un Cosenza che ispira fiducia e contestualmente suscita dubbi. Io spero di aver chiarito in queste righe i motivi di entrambi gli stati d’animo. La fiducia la ripongo, come già detto più volte, in Zaffaroni. Servono idee e soluzioni tattiche che esaltino le qualità e i pregi dell’organico e coprano i difetti e le lacune, e l’allenatore si direbbe in grado di riuscirci.
La salvezza, primo obiettivo di questa stagione – piedi per terra e pronti alla lotta fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata – passa da questo.

NubeDT

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