LA ZONA MORTA #29 – UNA LEZIONE DI “APPEAL”…

Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna, arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri.

(Fedor Dostoevskij)

25 Gennaio. Le mura adesso cadono senza nemmeno più fare rumore! Ormai siamo arrivati alla resa più totale, anche di chi aveva delle fette di prosciutto spesse come bistecche davanti agli occhi! Questa Società è totalmente gestita alla carlona, senza nessun riferimento se non quello di risparmiare fino all’osso. E’ stato un calvario durato ben 11 anni (ma gli ultimi 4 non hanno eguali, visto che la Serie B non si camuffa come la C o la D), ma adesso è tutto alla luce del sole, e nessuno può inventarsi ulteriori scuse. I conti sono a posto? Mica tanto. La società fa dei sacrifici? Non credo proprio! Ala fine si faranno gli investimenti necessari? Ma quando mai. L’unica cosa di cui tenere “conto” nell’era Guarascio era solo quella di salvare le apparenze e fare felici quei quattro cinque elementi che fortificavano le truppe cammellate, per alzare delle scuse e difese inverosimili contro questo scempio, E’ paradossale , ma l’unica vera cosa organizzata a modo in questa gestione, è stata la serie sistematica di scuse che uscivano a ripetizione per tenere botta, e aspettare che arrivasse il proverbiale colpo di fortuna. Perchè? Non si sa. Quello che si sa è che adesso è rimasta in mano ai farisei Guarasciani solo un dubbio. E cioè: “Ma non è che non abbiamo veramente appeal?” Eh già, è vero! Era rimasta solo questa! Dopo i “conti sono a posto” “se non c’è lui non c’è nessun altro” “prendetevelo voi il Cosenza se ne siete capaci (magari, se vendesse si potrebbe pure fare un pensierino…)” era rimasta l’ultima scusa. L’appeal. Questa parola venne fuori nel 2019, nella sciagurata conferenza di Trinchera dopo il mortificante calciomercato. Calciomercato che era iniziato con Braglia che sbraitava in ritiro (l’ultima e unica volta che un allenatore del Cosenza di Guarascio ha osato) “Siamo in mezzo ad una strada”, e che si chiuse con la frase del Ds che rimane storica: “Il mercato degli attaccanti non è partito.” A parte che si poteva replicare – ma nessuno in sala lo fece – che per partire ci voleva almeno che qualcuno volesse effettivamente farlo partire, e noi non eravamo stati certamente fra quelli – nonostante ne avessimo bisogno – , ma poi Trinchera disse che ci avevano effettivamente offerto attaccanti di categoria, con curriculum validi, ma lui li aveva rifiutati! Il perchè non lo chiese nessuno (mai un po’ di intraprendenza in queste conferenze a Cosenza, eh?) e la cosa morì lì. Fra dubbi (pochi) e certezze (tante), soprattutto quando gli scappò che il budget messo a disposizione “non era adeguato alla categoria“. Ma nel frattempo, la frase mancanza di appeal che spuntò fuori venne reinterpretata, demonizzata, e convenientemente utilizzata per relegarci in uno strano confine che ci rendeva piccoli e neri. Bene. Analizziamola correttamente questa parola. Appeal significa: Capacità o grado di attrazione, richiamo.

Ora, se dobbiamo trasferire questo significato ad una Società di calcio, come si potrebbe rappresentare? La storia ed il blasone possono fare certamente la differenza e dargli il giusto risalto, ma bastano? Forse ai massini livelli sono un fattore che ancora induce a mantenere un certo magnetismo, ma non in una serie inferiore. Altrimenti il tanto decantato Cittadella, che ogni volta si usa (su alcune cose erroneamente) come pietra di paragone con noi, non avrebbe mai avuto la storia degli ultimi 10 anni per il “blasone”. Soprattutto se confrontata alla nostra Storia! Cosa cambia? Che lì, e questo lo dicono tutti, si è sempre pensato a investire sul calcio. Vale a dire, nonostante un bacino d’utenza periferico, e spese misurate per la categoria (per la categoria, non per la testa di Guarascio!) c’è un progetto chiaro, misurato e volto a migliorare una situazione che per noi già adesso sarebbe paradisiaca. Eppure si vuole sempre superare, andare oltre quella mezz’ora che li ha separati dalla Serie A nella finale playoff contro il Verona. Ed è un miglioramento graduale, coerente, e in continua competizione con le altre partecipanti. Si investe sulle strutture, sui giocatori, sul futuro della Società. Un giocatore qualsiasi che arriva lì deve essere introdotto correttamente verso una filosofia chiara, che è stata impostata e mantenuta anche se adesso l’allenatore è cambiato. E questo perchè sopra c’è una direttiva e un’organizzazione societaria che cura e continua a curare questa idea di fare calcio. Per cui, un giocatore, se è funzionale al progetto, deve rimanere ed essere di proprietà della Società. Eventualmente può lasciare l’ambiente, ma solo se c’è un ritorno economico o si ha già in mente chi può sostituirlo, al netto degli errori di valutazione che si possono fare! In questo pezzo ci sono tanti contributi diretti ed indiretti di riflessioni che si fanno da anni, e che non sono venute solo a me quando si parla della gestione Societaria. Ma riporto qui le giustissime parole di un utente del Forum, che ieri riassumeva in poche righe la verità dietro la quale si cela la famigerata mancanza di Appeal: « In tutti questi anni di B il diktat è sempre stato: ” Lasciamo da parte le polemiche e salviamo la categoria, ci sarà tempo poi di analizzare gli errori commessi”. Questo ritornello dura da 4 anni, e abbiamo constatato sulla nostra pelle che dagli errori non si impara. Anzi, ci si spinge sempre oltre il limite quasi perché ci si sente onnipotenti anche davanti a situazioni oggettive.» E, oggettivamente, oggi parlare di mancanza di appeal è fuori luogo come scusa! Adesso Casasola “pare“ ci stia ripensando, e non sia tanto sicuro di voler venire a Cosenza. Ed è strano secondo voi? Nelle nostre condizioni pessime e conosciute ( vale a dire mancanza di strutture, di progetto, e un budget SEMPRE basso basso) un conto è arrivare al mercato con una situazione di classifica tranquilla, e magari l’entusiasmo e la fiducia che ci poteva essere dopo le prime 10 partite, un altro è ora, dopo 7-8 sconfitte nelle ultime 10 partite. Ambiente spaccato – ma mai perfettamente unito contro Guarascio! – contestazioni assenti, allenatore inadeguato e inviso a tutta la piazza, con una rassegnazione che si evince pure dal comportamento dei calciatori che scendono in campo. Del resto, se molti sono in prestito secco ( è ancora un “falso problema” caro Presidente?) o comunque non percepiscono che qui c’è un futuro per loro, anche se dovessero dimostrarsi validi, che senso di appartenenza hanno? A quale progetto si devono legare o per cosa devono mettere il sangue agli occhi quando scendono in campo? Chiunque ha visto Cosenza-Ascoli ci pensa 100 volte prima di venire in questo “inferno”. E adesso, paradossalmente, servono anche più soldi per convincere un calciatore. Persino con eventuali offerte nostre un po’ più alte (che non abbiamo fatto, state tranquilli), preferiscono andare altrove. E la dimostrazione del come e dove si deve vedere correttamente il cosiddetto “appeal”, è la posizione di Vicenza e Pordenone. Che stanno (per ora ) sotto di noi, ma investono dando contratti a giocatori con cui cercano di costruire un progetto! Quindi, se fosse veramente una parola legata solo al blasone, siete sicuri che la gente andrebbe al Pordenone che è oggettivamente in una situazione peggiore della nostra adesso? O magari lo fanno soprattutto perché lì ed al Vicenza c’è una VISIONE? Poi magari retrocedono lo stesso, ma c’è un’idea di come muoversi, c’è un’idea di futuro. Se quest’anno si salvano, è probabile che tutt’e due creino le basi per fare i playoff l’anno prossimo. Può darsi che alla fine non li fanno lo stesso, però ci provano, e ci riprovano. Tu Cosenza, se quest’anno per miracolo ti salvi, l’anno prossimo a che punto sei? Lo stesso. Sempre lo stesso. Senza arte né parte. Senza un progetto ed un futuro. Per cui – cari ultimi difensori del Presidente -, se pensate che parlare di Appeal assente aiuti a migliorare la posizione di Guarascio agli occhi della tifoseria, siete in errore! Dimostra ancora di più che, se avesse fatto il Presidente in maniera normale, tutto questo non sarebbe successo. Perchè la gente, a tutte le latitudini, lo capisce subito quando vuoi creare qualcosa invece di tenerti solo un “hobby”! Soprattutto dopo aver fatto sempre le stesse stagioni. La vera lezione di Appeal da imparare sarebbe questa, caro Presidente Guarascio! Non quella che ci propinate, lei o chi per lei, quando rimaniamo col solito pugno di mosche in mano alla fine di ogni calciomercato.
E visto che il budget è (molto) basso, sappiamo già cosa ci aspetta. Fatevi due conti. Voi, non Guarascio. Lui si fa sempre gli stessi, e mai per il nostro Cosenza….

Sinn Feìn

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