INTERVISTA COL VAMPIRO


E così è arrivato l’esonero di Occhiuzzi.
Ho avuto e sto purtroppo avendo ripetutamente modo di criticare ampiamente il lavoro dell’allenatore di Cetraro in questa stagione (su quella scorsa è meglio calare un velo pietoso), senza contare che peggio del solito quest’anno il tecnico ha dato l’impressione di sentirsi un precario sulla nostra panchina, a cui è restato abbarbicato a forza di pareggi che erano il frutto di gare in cui non osava nulla, asserragliato in difesa dentro la sua trequarti, col timore che scoprendosi potesse prendere gol, perdere la partita ed essere esonerato – anche se, non mi stancherò mai di ripeterlo, coi pareggi lui rimaneva in panchina ma la squadra sarebbe retrocessa, cosa che non sembrava peraltro importargli affatto (l’importante è mantenere il posto?).
Il presidente sembrava non volerne più sapere nulla del cetrarese dopo la retrocessione, eppure rieccolo lì per otto partite sulla nostra panchina. Il DS, dal canto suo, lo aveva addirittura incoronato come l’allenatore del futuro (prospettando il suo ritorno come segno di un progetto a lungo termine: voi mi volete male), facendo baluginare l’idea di un rinnovo fino al 2025 (davvero, cos’ho fatto di male?) e però nel contempo dandogli una elegantissima quanto feroce sferzata nel definirlo bravissimo durante la settimana, che è un modo sottile per dire che nei 90′ è totalmente incapace di leggere la partita.
Quanto si è impiegato a levarlo dalla nostra panchina?
Già dopo le due prestazioni in terra veneta, conclusesi con due pareggi contro Cittadella e Vicenza al termine di gare diverse ma legate entrambe dal tragico leitmotiv della viltà del condottiero, capace persino di mettere un centrocampista per un attaccante (migliore in campo) in superiorità numerica e sul punteggio di parità, io avrei detto a Occhiuzzi di non disturbarsi a tornare a Cosenza.
Come avete avuto modo di leggere, abbiamo sottoposto a un match analyst professionista la partita del Cosenza a Vicenza – e il quadro che l’esperto ci ha fatto non solo è sconsolante, ma ricalca pari pari ogni cosa che da sempre sostengo circa le capacità di allenatore di Occhiuzzi. Una cosa aggiungo, che l’analyst ci ha detto ma nell’articolo non è entrata, e la dedico tutta ai detrattori di Palmiero: Occhiuzzi stava rovinando questo ragazzo, en passant – vorrei ricordarlo – il miglior regista della serie B degli ultimi anni. Quando Palmiero aveva la palla il Cosenza di Occhiuzzi non gli si muoveva intorno con l’armonia, l’organizzazione e la precisione di meccanismi che servono a un regista per fare girare la squadra – e letteralmente il talento napoletano non sapeva a chi dare la palla. Ha funzionato qualcosa da quando ci sono Kongolo e soprattutto Ndoj, che sopperiscono uno con il dinamismo l’altro con la classe alle spaventose lacune dell’impostazione tattica di Occhiuzzi, ma in linea generale le sole due opzioni che sotto Robbé altrimenti si presentavano al nostro numero 19 erano il retropassaggio ai difensori o il lancio per le isolatissime punte. Avrebbe dovuto poter quantomeno scaricare in corsa sugli esterni, ma gli esterni nei dettami di Occhiuzzi erano esclusivamente due terzini che non dovevano superare la metà campo (hai visto mai ci si scopra), e difatti quando uno di loro per miracolo arrivava nella trequarti e crossava o il pallone lo prendeva il nostro centravanti oppure era perso, perché l’altro esterno non tagliava in area di rigore ma restava rigorosamente anchilosato in difesa. Ma come, e lo sbandierato scivolamento dei quinti? Abbandonato in favore degli zero a zero, così la panchina è salva. La squadra, invece, no.
Questo fino a ieri, poi vivaddio è arrivata l’ufficialità dell’esonero.
Speriamo non sia già troppo tardi.

Messo da parte il capitolo allenatore, in un attimo di respiro nel difficilissimo e contingentato periodo di partite ogni tre giorni che stiamo vivendo (peraltro tutti scontri diretti), approfitto dell’occasione di un giorno di intermezzo per proporre un’analisi globale delle più recenti uscite mediatiche della società, alla luce dell’ultimo colpo di scena che vi abbiamo anticipato, l’ufficiale richiesta di un incontro della cordata russa per rilevare il Cosenza Calcio. Come si legge il tutto, messo insieme alle ultime due uscite mediatiche, ovvero l’intervista concessa dal presidente a La C channel e la successiva conferenza stampa del DS Goretti, che ha preceduto la trasferta di Vicenza?
Come va analizzato?
Mi dispongo a questo lavoro perché, se prese in considerazione insieme e insieme analizzate, queste tre circostanze permettono di ricostruire uno scenario abbastanza completo che potrebbe anche rappresentare squarci del futuro del Cosenza – di certo quello più immediato e prossimo, ma forse anche a medio termine. E questo per me è estremamente importante perché se è vero che l’impellenza è conquistare la salvezza (di nuovo) per l’ennesima volta anche in questa stagione ’21-’22, è altrettanto fondamentale avere già le idee chiare per luglio.
Cioè, in realtà dovrebbe averle chiare soprattutto la società – e su questo ho molti dubbi. Ma proviamo a proiettarci noi in avanti e intanto soprattutto a leggere anche tra le righe quello che in due momenti diversi hanno detto Guarascio e Goretti: incastrando tra di loro come tessere di un mosaico le loro dichiarazioni, lo sguardo globale che se ne ottiene è molto significativo.
Inutile che oggi, a distanza di giorni, io ripercorra nello specifico quanto è stato detto da entrambi: ormai tutta la tifoseria ne è ampiamente a conoscenza. Guarascio si è presentato davanti alle telecamere dopo tempo immemore per venire a tentare di parlare in politichese – cosa di cui è poco capace -, ovvero nella speranza di poterla sfangare per l’intera durata di un’intervista televisiva senza dire assolutamente nulla. Questo ha influito enormemente sulla qualità dell’intervista: è chiaro che, per fare un esempio, se un giornalista chiede quali intenzioni di investimenti ci siano e il proprietario del Cosenza Calcio risponde di aver speso soldi in seggiolini per lo stadio (!!!) si va ben oltre il muro di gomma: appare netta in tutta la sua portata la precisa volontà di non rispondere – o peggio, di far trasparire in modo nemmeno troppo contorto che a non esserci è magari proprio la volontà di investire. Giusto per la cronaca, i seggiolini non rappresentano un investimento ma una spesa obbligata e che soprattutto ha costituito semplicemente un’anticipazione (erano soldi che doveva metterci il Comune), spesa dalla quale quindi Guarascio e la sua società Cosenza Calcio stanno agevolmente rientrando (se non lo hanno già fatto interamente) scomputandola dagli oneri per la locazione dello stadio.
Chiamare questa spesa (di soldi comunque recuperati) investimento è profondamente scorretto e nemmeno troppo furbo, visto che qui l’anello al naso non ce l’ha nessuno. E nessuno, se proprio devo dirla tutta, ha mai visto un seggiolino fare gol.
Tralascio poi le dichiarazioni sull’entusiasmo nell’aria e sui futuri pienoni di pubblico che si aspetta il presidente, che evidentemente si è affezionato a tal punto all’ormai celeberrimo concetto di boutade da diffonderne a profusione appena può. Più interessante rimarcare come Guarascio abbia escluso (“assolutamente no“) che i malumori del pubblico possano portarlo a ripensare il suo impegno (soprattutto economico) nella società, magari aumentando il budget a disposizione di chi deve costruire la squadra: questo si sposa benissimo con l’impressione che mediante le sue dichiarazioni il presidente ci abbia detto che non intende investire. Per meglio dire, non intende operare quegli investimenti (strutture ricettive di proprietà, campi di allenamento, giocatori di proprietà, settore giovanile, eccetera) che renderebbero il Cosenza Calcio una società di serie B.
Da repertorio classico, poi, le solite esternazioni sulle trattative inesistenti e/o portate avanti da gente poco seria: a noi tocca rimarcare ancora una volta che fino a prova contraria i signori Patakarcishvili, Mamedov e soprattutto Usmanov tutto sono fuorché gente poco seria (e quanto a capacità imprenditoriali ed economico-finanziarie possono comprarsi tutta Cosenza, Castello Svevo compreso), anche se sarebbe giusto che ad affermazioni simili replichino per ora tutti coloro che pubblicamente hanno avvicinato il Cosenza di Guarascio per fare un’offerta: ad esempio, gli imprenditori locali rappresentati dall’avvocato Calvelli, che per loro si è espresso e manifestato pubblicamente (guarda caso quando la notizia dei russi è esplosa in città: coincidenze?). Loro pure, per proprietà transitiva come minimo, sono stati definiti poco seri: non hanno da ribattere? L’avvocato Calvelli non ha esternazioni da fare su come sono stati definiti i suoi rappresentati?
Ma alle trattative e soprattutto ai russi arriveremo tra poco: continuiamo intanto la nostra analisi.
C’è stato un momento bellissimo che voglio rievocare qui a imperitura memoria: “presidente, quanto vale il Cosenza Calcio?“. La risposta (più o meno): “andate a vedere a quanto è stato venduto il Milan, e nemmeno il Milan aveva lo stadio di proprietà“. Poesia altissima. Il Milan. Quello con sette coppe dei campioni e diciotto scudetti in bacheca, quello con un parco giocatori di proprietà su cui ogni aggettivo si sprecherebbe, quello che di proprietà comunque possiede il centro sportivo di Milanello e la sede sociale Casa Milan (un immobile gigantesco). Il Milan è il termine di paragone del proprietario del Cosenza per valutare la sua società, che da tre anni a ogni agosto si presenta all’avvio della nuova stagione calcistica con otto, sette, sei tesserati, tanto che manco va più in ritiro precampionato, caso unico al mondo tra le società professionistiche e non solo.
Non è autentica poesia?
Le dichiarazioni di Goretti, quando incrociate con quelle di Guarascio, come detto si combinano in un puzzle molto istruttivo: con troppa fretta si è liquidato il DS come un aziendalista, un vile o un complice, bypassando i concetti che ha espresso per la furia di volerlo attaccare: si può avere l’opinione che si vuole su Goretti, intendiamoci, ma le parole che ha espresso in conferenza stampa sono in ogni caso molto interessanti. Non mi interessa qui tanto l’aneddotica sulle singole operazioni (Asencio che non era un obiettivo ma una possibilità, Casasola che ha scelto un’altra squadra, eccetera), quanto la visione a più ampio respiro.
Prendiamo ad esempio quanto ha detto circa la costruzione della squadra ad agosto: chiarito che un gran numero di suoi colleghi avrebbero cercato di dissuaderlo dall’accettare l’incarico (perché il Cosenza è ormai visto come una piazza già spacciata, che ha l’1-2% di possibilità di salvarsi, e non solo perché ha iniziato in ritardo a muoversi), Goretti ha poi spiegato come abbia illustrato a Guarascio due percorsi per centrare la salvezza: uno oneroso nei limiti di una spesa normale di una società di serie B, consistente nell’ingaggio di una rosa di calciatori di categoria (ricordiamo che in quel momento, a due settimane dall’inizio del campionato, ce n’erano solo sei); l’altro economico, al risparmio totale oserei dire, consistente nell’ingaggio di un manipolo di giovani per vedere come sarebbero andate le cose ed eventualmente rimediare a gennaio (quando i calciatori di categoria sarebbero costati meno, perché avrebbero avuto sei mesi di contratto in meno per cui chiedere emolumenti). Inutile sottolineare per quale strada abbia infine optato Guarascio, vero?
E questo chiarisce una volta di più a che livelli sia la volontà di investire del presidente. Per bocca dello stesso DS (ed esplicitamente), messo davanti alla prospettiva di lottare fin da subito per la salvezza oppure, in alternativa, di risparmiare e cercare di galleggiare il più possibile per poi spendere meno a gennaio, il proprietario del Cosenza Calcio non ha minimamente esitato ancora una volta a dare priorità alle sue tasche. Se ne vadano pure in oneri diversi di gestione i milioni, ma giammai per prendere calciatori di categoria e pronti già a luglio/agosto.
Ancora, Goretti ha detto testualmente “vent’anni fa mi sentivo con due calciatori amici miei che giocavano qui a Cosenza, mi dicevano: Roberto, qui non abbiamo un campo di allenamento, ci alleniamo sui campetti. Ecco, oggi che sono il DS del Cosenza e sono passati vent’anni non è cambiato niente“. Ed è verissimo, in undici anni di presidenza (una delle più longeve di tutta la nostra storia) Guarascio non ha mai dotato la società di una struttura di allenamento di proprietà, esattamente quello che gli rimproveriamo da sempre. Il DS ha individuato anche due campi bellissimi qui vicino (quelli del Real Cosenza) e non capisce perché non si stabilisca una convenzione coi proprietari per allenarsi lì: questo glielo posso spiegare io se ha due minuti di tempo, perché in effetti sì, c’è stato un tempo in cui il Cosenza si allenava lì (c’era Stefano Fiore che cercava di far ragionare Guarascio), poi è successo qualcosa – storie di soldi, meglio non aggiungere altro per carità di patria. Giusto l’altra sera nell’intervista, guarda caso, lo stesso Guarascio diceva pure che si stava raggiungendo un’intesa coi proprietari dei campi del Real per risolvere un problema vecchio di anni. Non è certo un ravvedimento (strutture di proprietà significa strutture di proprietà, non convenzioni e locazioni), è una pezza tardivissima, ma almeno la squadra potrebbe finalmente allenarsi in condizioni decenti per professionisti di serie B – e magari, chissà, fare pure la doccia, dopo.
Qualcuno ha ribattuto che non deve venircele a dire Goretti queste cose, le sappiamo già. Certo, che le sappiamo già è un dato di fatto – che siccome però non si comunque sia mossa foglia (nonostante siano cose risapute) allora è il caso che ce ne vengano a dire e ribadire in continuazione, mi sembra un dato altrettanto incontrovertibile.


E veniamo, dunque, all’ultimo colpo di scena di cui vi dicevo.
Vi devo raccontare un bel po’ di cose.
Come ormai saprete, abbiamo annunciato ieri mattina che i russi, per mezzo di una PEC del loro avvocato lametino, inviata anche agli organi di stampa e al sindaco Franz Caruso, hanno richiesto ufficialmente un incontro col presidente Guarascio a Cosenza per formalizzare nuovamente la loro offerta di dodici milioni da versare in tre tranches per il 90% delle quote societarie, evidentemente sempre dietro concessione della due diligence.
Siamo stati attaccati da schiere di curiosi contestatori, in queste settimane, che ci hanno riservato spesso obiezioni altrettanto curiose e mosso rimostranze particolarmente singolari; soprattutto in occasione della prima PEC che abbiamo diffuso, quella che l’avvocato spagnolo Rodriguez Casas ha inviato al proprietario del Cosenza recante le condizioni dell’offerta, ce ne sono state dette di tutti i colori (e persino ai russi ne hanno detto di tutti i colori, questionando persino sulle modalità dell’acquisto, perché una società di calcio mica si compra a rate: in realtà è esattamente così che le società di calcio passano di mano, ma volete mai che si abbassino a capire queste quisquilie gli esperti di Corso Mazzini?).
Ci sono state spammate in tutti i commenti le vicissitudini del signor Usmanov con la giustizia sovietica (esatto, sovietica. Infatti sì, lo sappiamo: è stato in carcere fino al 1980, quando in URSS c’era un regime: di solito chi finisce in carcere per motivi politici sotto un regime è una brava persona. Successivamente peraltro è stato completamente riabilitato). Ci sono stati riversati addosso link di misconosciuti blog spagnoli con infervorati editoriali a proposito di russi e Devetia e mirabolanti reportages su presunti intrecci tra futbòl y mafia, senza lo straccio di una prova – e abbiamo saggiamente resistito alla tentazione di replicare con i link che ricordano che Guarascio è stato accusato da un pentito di essere contiguo alla ‘ndrangheta, e se non abbiamo mai tirato in ballo come risposta questa storia è perché riteniamo che la presunzione di innocenza valga per tutti e che non possano bastare le parole di un pentito per considerare mafiosa una persona (figuriamoci allora se basta uno sconosciuto blog spagnolo per accusare alcuni tra gli uomini più ricchi del pianeta).
Abbiamo lottato sempre e comunque sotto un’unica bandiera, sempre e comunque dalla parte del Cosenza. Abbiamo fatto il possibile e l’impossibile, più di quanto sia emerso e più di quanto forse saprete mai. Abbiamo intervistato Fernando Martinez Vela, rappresentante di Devetia LTD, preannunciandovi una bomba; e siccome qualcosa posso anche dirvelo, chiarisco che abbiamo letteralmente fatto in modo NOI, col nostro tenace interessamento e mostrando ai russi quanta passione ribolle a Cosenza, che si chiarisse cosa era successo nella trattativa Guarascio/Devetia, e che stava portando la Devetia LTD a Reggio o Catanzaro, e adesso tutto questo sta portandoci a questa conclusione: eccoli, i russi. Sono sbarcati. Non potete scappare o nascondervi più.
Da tempo si chiedeva che almeno una di queste cordate di imprenditori potenziali acquirenti, che in molti – soprattutto guarasciani – definivano fantomatiche, uscisse allo scoperto. I russi lo hanno fatto nel modo più fragoroso possibile. Con l’atteggiamento di chi non ha nulla da nascondere, hanno coinvolto la stampa e il primo cittadino, invitando tutti a un incontro pubblico. Non siete contenti? Una cordata è uscita allo scoperto, esattamente come volevate voi (la mente mi va all’enorme impegno che ci abbiamo messo noi del blog per tessere i fili di questa trama, reperire il signor Martinez Vela a Odessa, mantenere i contatti, fare tutto quanto in nostro potere per far venire fuori la verità e offrire tutto questo alla causa dei tifosi rossoblù: non potete immaginare quanto oggi siamo tutti quasi commossi, e i ringraziamenti dei nostri seguaci più affezionati sono per noi una medaglia).
Se ne sono finalmente accorte le testate giornalistiche locali, che adesso parlano di “offerta seria e concreta“, che ripostano l’immagine della PEC come se l’avessero in mano loro (peccato, che a parte quelle indicate nella PEC, molti di questi non l’hanno ricevuta) e che addirittura vanno a intervistare l’avvocato Marchese. Cosa ne sapevano i giornalisti locali di chi fosse l’avvocato lametino dei russi ve lo siete mai chiesto? Ve lo dico io, ZERO. Non ne sapevano nulla. Per la precisione, le testate locali non avevano idea di chi fosse e come si chiamasse l’avvocato lametino dei russi perché non l’hanno mai manco cercato: se i russi ancora non si sono diretti a Reggio e Catanzaro, tornando sui loro passi dopo che avevano abbandonato Cosenza, è perché un blog di tifosi (quattro ciotarìaddrhi, siamo stati definiti non molto tempo fa da qualcuno che si pregia di far parte della stampa, anche se si è dovuto spacciare per “massmediologo“) ha trovato i contatti del professionista lametino e lo ha avvicinato attraverso dei legali nominati all’uopo (che ringraziamo enormemente), chiedendo chiarimenti esclusivamente per il bene del Cosenza. Abbiamo chiesto chiarimenti, delucidazioni e prove del loro reale interesse. Potevano farlo benissimo da settimane queste testate giornalistiche, sarebbe pure il loro lavoro – invece di trovarsi poi a giochi fatti addirittura a inseguire un blog di quattro ciotarìaddrhi.
E intanto cosa dicono adesso i nostri contestatori?
Quali altri attacchi vogliono muoverci?
Come pensano di difendere ancora l’indifendibile?
E soprattutto, adesso come si regolerà la società, a parte l’inevitabile e imbarazzato no comment delle prime ore? Ora non è più il tempo di sproloquiare di boutade, di poca serietà, di offerte inesistenti, di cordate solo fantomatiche: ora il presidente Guarascio deve venire allo scoperto anche lui, come hanno fatto i russi, e mostrare le carte che ha in mano – parlando figuratamente: ovvero, con questo non intendiamo dire ovviamente che sia obbligato alla due diligence e a mostrare l’interezza dello stato patrimoniale della società, ma a manifestare totalmente, senza giri di parole e senza infingimenti, le sue intenzioni sì, in questo è obbligato: può accettare l’incontro con i russi – con la garanzia del sindaco di Cosenza che mi sembra più che sufficiente -, accettare la due diligence, mostrare le carte, cedere loro il Cosenza oppure no, può rifiutare tutto perché è liberissimo di non vendere la società se ritiene di non volerlo fare, ma non ci venga a parlare di boutade. Questo non può più farlo.
Abbia il coraggio di dire pubblicamente non me ne importa nulla di nessuna offerta, seria, poco seria, boutade o altro, il Cosenza Calcio è mio e non intendo venderlo a nessuno.
E se ne assuma la responsabilità.

NubeDT

Per non dimenticare.

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